DI
ELLEN BROWN
Common Dreams
Il North Dakota ha il più basso tasso di disoccupazione da quando è scoppiata la crisi. Qual è il suo segreto?
In un articolo apparso sul New York Times il 19 agosto intitolato “Il Miracolo del North Dakota”, Catherine Rampell scrive:
“Se il suo segreto non è il petrolio, cosa c’è di così particolare in questo stato? Il North Dakota ha una cosa che gli altri stati non hanno: una banca di proprietà dello stato.
Dimenticatevi del miracolo texano. Diamo invece uno sguardo al North Dakota, che ha la più bassa disoccupazione e il più alto tasso di crescita di posti di lavoro della nazione.
Secondo i nuovi dati diffusi oggi dal Bureau of Labor Statistics, il North Dakota aveva un tasso di disoccupazione pari a solo il 3,3 per cento a luglio, un terzo di quello nazionale (9,1%) e circa un quarto del tasso dello stato con più persone senza lavoro (il Nevada, col 12,9 per cento).
Il North Dakota ha avuto la più bassa disoccupazione della nazione (o era prossima a esserlo) in tutti i mesi da luglio 2008.
Il suo mercato del lavoro si riflette anche nella crescita degli stipendi. […] anno dopo anno, le sue paghe sono cresciute del 5,2 per cento. Il Texas viene al secondo posto, con un incremento del 2,6 per cento.
Perché il North Dakota riesce a fare così bene? Per una delle stesse ragioni per cui il Texas è riuscito a fare bene: il petrolio.
Il North Dakota è l’unico stato ad avere un surplus continuato dalla crisi bancaria del 2008.
Il petrolio è sicuramente un fattore, ma non è quello che ha messo il North Dakota in cima alla lista. L’Alaska ha circa la stessa popolazione del North Dakota e produce quasi il doppio del petrolio, ma la disoccupazione in Alaska è ancora al 7,7 per cento. Il Montana, il South Dakota e lo Wyoming hanno tutti beneficiato dal rialzo dei prezzi dell’energia, e il Montana e lo Wyoming estraggono molto più gas del North Dakota. I giacimenti petroliferi di Bakken coprono parte del Montana come del North Dakota, e la produzione maggiore arriva dal campo petrolifero di Elm Coulee in Montana. E il tasso di disoccupazione del Montana è lo stesso dell’Alaska’s, il 7,7 per cento.
Un certo numero di altri stati ricchi di minerali non sono stati inizialmente colpiti dal rallentamento dell’economia, ma hanno perso entrate a causa dei recenti cali del prezzo del petrolio. Il North Dakota è l’unico stato ad avere sempre un attivo di bilancio dall’inizio della crisi bancaria del 2008.
I suoi bilanci sono così in salute che ha recentemente ridotto le tasse individuali e quelle sulle proprietà di un totale di 400 milioni di dollari, e sta discutendo di altri tagli. Ha anche il più basso tasso di mutui non pagati per gli immobili e il più basso indice di default sulle carte di credito nel paese, e non ha avuto fallimenti bancari almeno nell’ultimo decennio.
Se il suo segreto non è nel petrolio, cosa ha di così particolare questo stato? Il North Dakota ha una cosa che gli altri stati non hanno: una banca di sua proprietà.
L’accesso al credito è il fattore che ha favorito sia un rialzo dei profitti nel petrolio che nell’agricoltura. La Bank of North Dakota (BND) non è in concorrenza con le banche locali ma collabora con loro, aiutandole per i requisiti di capitalizzazione e di liquidità. Partecipa ai prestiti, fornisce garanzie e agisce come una sorta di mini-Fed per lo stato. Nel 2010, in base al resoconto annuale della BND:
La Banca ha fornito linee di credito federali garantite e non garantite a 95 istituzioni finanziarie per un totale di 318 milioni di dollari nel 2010. le vendite dei Fondi Federali hanno avuto una media di oltre 13 milioni di dollari al giorno, con il massimo raggiunto a giugno per 36 milioni.
In un periodo di quindici anni la BND ha contribuito maggiormente al budget dello stato rispetto alle entrate del petrolio.
La BND ha anche un programma di prestiti chiamato Flex PACE, che consente a una comunità locale di fornire assistenza ai richiedenti prestito nei settori della conservazione dei posti di lavoro, della creazione di tecnologia, delle vendite al dettaglio, delle piccole imprese e dei servizi essenziali alla comunità. Nel 2010, in base al resoconto annuale della BND:
Le necessità per il finanziamento ai Flex PACE erano notevoli, e sono aumentati del 62 per cento per aiutare sia i servizi essenziali alla comunità che gli sviluppi del settore energetico presenti nel North Dakota occidentale.La partecipazione ai prestiti delle banche commerciali è salita fino al 64 per cento dell’intero portafoglio, pari a 1,022 miliardi di dollari.
Le entrate della BND hanno avuto un forte impatto sul bilancio dello stato. Ha portato oltre 300 milioni di dollari di entrate fiscali nei forzieri dello stato nel corso dell’ultimo decennio, una somma notevole per uno stato che ha una popolazione inferiore a un decimo di quella della contea di Los Angeles. Secondo uno studio del Center for State Innovation, dal 2007 al 2009 la BND ha portato nelle casse dello stato quasi gli stessi soldi delle entrate derivanti dal petrolio e dal gas (le entrate del petrolio e del gas hanno raggiunto 71 milioni di dollari mentre la Bank of North Dakota ne ha apportati 60). Nel corso di quindici anni, secondo altri dati, la BND ha contribuito più al bilancio dello stato rispetto alle entrate petrolifere.
La banca di proprietà statale permette al North Dakota di sfruttare le proprie risorse al massimo vantaggio.
Il denaro e le riserve bancarie del North Dakota vengono tenute all’interno dello stato e qui investite. Il portafoglio dei prestiti della BND mostra una crescita ininterrotta dei programmi di finanziamento dal 2006.
Secondo il resoconto annuale della BND:
Finanziariamente, il 2010 è stato il nostro anno migliore di sempre. I profitti sono aumentati fino da quasi 4 a 61,9 milioni nel corso del settimo anno consecutivo di profitti record. I guadagni sono dovuti a una base di depositi forte e in crescita, creati da un settore energetico in rialzo e dell’economia agricola. Abbiamo terminato l’anno con il più alto livello di capitali nella nostra storia fino a quasi 325 milioni di dollari. La Banca ha restituito il 19 per cento dei profitti, che rappresenta il ritorno dello stato per i propri investimenti.
Un margine di ritorno del 19 per cento! Quanti stati hanno guadagni simili dai loro investimenti a Wall Street?
Timothy Canova è professore di Legge Economica Internazionale alla Chapman University School of Law di Orange, in California. In un articolo del giugno 2011 intitolato “The Public Option: The Case for Parallel Public Banking Institutions”, ha paragonato la situazione finanziaria del North Dakota a quella della California. Parlando del North Dakota e della sua banca di stato, scrive:
Lo stato deposito le sue entrate fiscali nella Banca, che a sua volta assicura che una larga fetta dei fondi dello stato verranno investiti nell’economia interna. Inoltre, la Banca può restituire una parte dei suoi profitti alla tesoreria della stato. […] Grazie in parte a questi accordi istituzionali, il North Dakota è l’unico stato che ha avuto continuamente un attivo di bilancio da prima della crisi finanziaria e il più basso tasso di disoccupazione della nazione..
Poi va a analizzare le cattive condizioni della California:
Per contrasto, la California è la più grande economia statale della nazione, e non avendo una banca si proprietà è incapace di impiegare centinaia di miliardi di dollari di entrate fiscali in investimenti produttivi all’interno dello stato. Invece, la California deposita i suoi molti miliardi di entrate in grandi banche private che spesso prestano i fondi fuori dallo stato, li investono in strategie speculative (comprese le scommesse dei derivati contro le obbligazioni dello stesso stato) e non restituisce niente dei profitti ottenuti alla tesoreria dello stato. Nel frattempo, la California soffre di rigidi condizioni per il credito privato, alti livelli di disoccupazione ben al di sopra della media nazionale e la stagnazione degli incassi locali e dello stato. L’unica sua risposta è stata quello di rimbalzare da una crisi di bilancio all’altra negli ultimi tre anni, e ogni volta ha effettuato tagli di spese che hanno ulteriormente indebolito la sua economia, la base imponibile e il rating del credito.
Non tutti gli stati hanno il petrolio (che difficilmente può essere considerato una base sostenibile di un’economia), ma tutti possono imparare dalla banca di proprietà dello stato che consente al North Dakota di sfruttare le proprie risorse al massimo vantaggio. Gli stati che depositano le proprie entrate e investono i propri capitali nelle grandi banche di Wall Street stanno gettando al vento questa opportunità economica.
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Fonte: North Dakota’s Economic “Miracle”—It’s Not Oil
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE