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KURT NIMMO
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Il greggio del Brent è salito di 1,17 dollari al barile portandosi a 115,73 dollari all’intensificarsi delle notizie che parlano di Israele pronto a bombardare da solo gli impianti nucleari iraniani. È il livello più alto raggiunto in quasi due mesi.

Ma sarebbe nulla in confronto a quanto i prezzi potrebbero aumentare se Israele dovesse veramente attaccare. Nel 2006, non appena Israele e Stati Uniti cominciarono a far sentire il suono delle spade contro il programma nucleare iraniano, le Guardie della Rivoluzione iraniana, secondo un disertore, collocarono una catena di mine sul fondo dello Stretto di Hormuz.
"Il piano è di bloccare il commercio", ha detto la fonte a Newsmax. Un terzo del petrolio mondiale passa attraverso lo Stretto di Hormuz.

La possibilità di attuare quest’iniziativa è stata citata in un progetto realizzato dal Centro Studi Strategici della marina iraniana nel 2005. In esso si era inoltre richiesto l’istituzione di un’unica sede operativa integrata con le unità missilistiche delle Guardie Rivoluzionarie, gli aerei d’attacco, le navi da guerra di superficie e subacquee, i missili C-801 e C-802 di fornitura cinese da usare per colpire la marina, le mine, e l’artiglieria costiera, secondo quanto proposto dall’ufficio di intelligence del Ministero della Difesa in Iran.

L’unità missilistica delle Guardie Rivoluzionarie ha identificato "più di 100 obiettivi, tra cui la produzione di petrolio saudita e centri di esportazione del petrolio", ha dichiarato il disertore, che ha aggiunto: "Hanno tra i 45 e i 50 missili Shahab-3 e Shahab-4 pronti per il lancio" puntati contro quei bersagli e contro Israele.

La CIA non ha preso in considerazione questa fonte, Hamid Reza Zakeri, definendolo un millantatore. In aggiunta alla vasta gamma di armi di cui sopra, Zakeri ha detto che l’Iran, se attaccato, userà armi biologiche e nucleari.

Nel 2009 l’Iran ha testato una nuova generazione di missili, tra cui il Fateh-110, un missile a corto raggio terra-terra, e Tondar-69, un missile navale a corto raggio.

Israele corre il serio rischio di subire una rappresaglia dall’Iran. La scorsa settimana è stata fatta una esercitazione in cui è stato simulato un attacco missilistico nel centro del paese. Secondo la Reuters, la simulazione di giovedì ha coinvolto diversi servizi di emergenza israeliani, con personale di servizio sulle ambulanze e soldati, alcuni dei quali indossavano maschere e attrezzature per la protezione contro le armi chimiche e che si sono esercitati nel curare i possibili feriti.

Il 1° novembre un gruppo di tredici generali e ammiragli ha prodotto un rapporto in cui si avvertiva che la "interruzione prolungata" del petrolio “avrebbe avuto effetti devastanti se non paralizzanti sulla nostra stessa libertà di movimento." Il rapporto, intitolato "Garantire la libertà di movimento dell’America: un’azione imperativa per la sicurezza nazionale al fine di ridurre la dipendenza dal petrolio degli Stati Uniti"è stato sponsorizzato da una fondazione per l’energia con sede a San Francisco.

"Nel caso peggiore di chiusura dello Stretto di Hormuz per trenta giorni, l’analisi rileva che gli Stati Uniti perderebbero quasi 75 miliardi dollari in termini di PIL", riferisce National Defence Magazine.

La scorsa settimana il Gruppo Rapidan ha previsto che il prezzo del petrolio salirà oltre i 175 dollari al barile in caso di attacco all’Iran. Secondo un sondaggio condotto da un gruppo di specialisti del settore del petrolio, i prezzi del petrolio aumenterebbero in media del 23% nelle prime ore dell’attacco.

Arnaud de Borchgrave, scrivendo per la UPI, ha suggerito che il prezzo del petrolio sarebbe aumentato ancora di più. "Basterà sganciare una sola bomba sull’Iran e il prezzo del petrolio potrebbe schizzare fino a 300 o anche 500 dollari al barile", scrive."Lo Stretto di Hormuz, tra l’Oman e l’Iran, è lo stretto più importante del mondo per il trasporto del petrolio con un flusso di petrolio giornaliero di 16 milioni di barili, circa il 33 per cento di tutto il trasporto marittimo di idrocarburi o il 17 per cento del petrolio scambiato in tutto il mondo."

"Mentre molti esperti di mercato ritengono che una guerra contro l’Iran potrebbe far alzare i prezzi del petrolio almeno tra i 200 e i 300 dollari al barile, le analisi più ottimistiche degli effetti sui mercati petroliferi di un attacco israeliano contro l’Iran e la successiva chiusura dello Stretto di Hormuz parlano di un picco di 175 dollari al barile”, riferisce Fars News Agency, l’agenzia ufficiale di stampa iraniana.

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Fonte: Oil at $300 or $500 per Barrel If Israel Attacks Iran

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSIA