DI
AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
La sinistra europea ha sofferto sei mesi calamitosi. I governi socialisti hanno avuto sconfitte storiche in Portogallo e Spagna. Il Pasok greco è stato rovesciato da un Putsch tecnocratico dell’UE. In Irlanda la sinistra moderata del Fianna Foil ha perso quasi tutti i seggi a Dublino.
Quasi il 97% della popolazione dell’Unione Europea è ora governato da coalizioni tendenti a destra o ai conservatori, o ai mandarini imposti dell’UE. Ai socialdemocratici sono rimasti solo l’Austria (8,4m), la Danimarca (5,5m) e la Slovenia (2,1m).
L’intera struttura dell’Unione Europea è ora sotto il controllo della Destra, con le varianti del corporativismo renano nel Consiglio e degli hayekiani pre-moderni alla Banca Centrale Europea. Che questa ascendenza sia per voi positiva oppure no, ha certamente conseguenze profonde.
Sulla stessa falsa riga dell’ex Primo Ministro Margaret Thatcher quando a Bruges disse che “non abbiamo con successo riportato le frontiere sul suolo britannico solo per vedercele di nuovo imposte a livello europeo”, la sinistra sembra ugualmente protestare dopo aver combattuto una lotta lunga e duratura a favore dei diritti dei lavoratori nelle proprie democrazie per vedere lo stato sociale distrutto da Bruxelles e Francoforte.
In Italia il viceré dell’UE Mario Monti ha grosso modo ordinato di riformare le leggi sul lavoro, di rompere l’unione sindacale spostando le contrattazioni a livello aziendale e riscrivendo l’Articolo 18 che protegge i lavoratori dal licenziamento per ragioni economiche, la questione che ha portato all’omicidio di due riformatori del lavoro da parte della Brigate Rosse dal 1998.
Non ci sono dubbi che l’Italia debba prendere di petto i sindacati se spera di competere nel mondo, ma il mio punto di vista è diverso. Chi decide su simili questioni? Perché la sinistra italiana pensa che sia auspicabile concentrare ulteriori poteri nelle mani dell’UE che verranno poi usati senza intralcio contro essa stessa? Potrebbe prendere il controllo dell’Italia. Ma non ha alcuna possibilità di prendere il controllo del timone in Europa nel futuro immediato, se non mai.
David Begg, presidente dell’Irish Congress of Trade Unions ha detto che il suo incontro con la Troika (UE-BCE-FMI) che sta ora ristrutturando Irlanda è stata un’esperienza che gli ha dato da pensare.
“L’inviato del FMI è stato molto disponibile, ma i funzionari dell’UE erano ideologhi neoliberisti. C’è stata una riunione testa, quasi un scontro urlato”, ha detto: “Sarebbe stato molto meglio se fossimo mai entrati nell’euro.”
Le conseguenze dell’ascendente della Destra Renana sulle istituzioni dell’UE – comunque, non la stessa cosa del conservativismo anglosassone o del “piccolo plotone” di Burke – sono state dimostrate alla riunione dei Merkozy che si è tenuta a Bruxelles. Come descritto da Paul Mason della BBC, l’accordo ha messo “fuori legge le politiche fiscale espansive” mantenendo vicino allo zero i deficit strutturali nelle leggi internazionali, con freni costituzionali al debito, sanzioni obbligatorie e commissari al bilancio per le nazioni inadempienti.
Le ventisei nazioni che hanno seguito questo piano della Merkel non hanno più il diritto di introdurre gli stimoli contro-ciclici keynesiani e si sono accordate per farlo in modo perpetuo dato che è quasi impossibile abrogare l’acquis comunitario.
Personalmente, non sono un keynesiano – e neppure molti lettori del Daily Telegraph – ma tutto questo mi sembra un impegnativa folle. Per la sinistra è sicuramente un disastro assoluto. Non potrà mai più perseguire il propria programma economico. I Fabiani temevano già molto tempo che un simile esito era insito nell’UE. Definirono l’euro una “rampa d’accesso per i banchieri”, ma in qualche modo i loro allarmi furono sommersi dall’isteria di massa dell’unione monetaria.
Owen Jones al New Statesman ha detto che è sconcertante che i socialisti siano stati così lenti dal riconoscere questa minaccia. “Il trattato dell’UE proposto è forse la peggiore catastrofe occorsa alla Sinistra Europea dalla Seconda Guerra Mondiale. Dopo questo accrocchio, la Sinistra ha davvero bisogno di pensare molto e a lungo riguardo il suo approccio verso l’UE per come è al momento strutturata. C’è ancora la sensazione che qualsiasi critica venga rivolta all’UE vi faccia inserire nello stesso recinto dei nazionalisti invasati. È una farsa che evidenzia come la palese mancanza di democrazia dell’UE sia diventata una questione della Destra.”
Bene, sì, ora siamo tutti invasati. Ma la cosa non dovrebbe avere niente a che fare con l’affiliazione alla Destra o alla Sinistra. Inoltre, se fate attenzione, i discorsi focosi stanno sobbollendo in tutt’Europa, nelle file del partito socialista francese, nella Linke tedesca, nella Rifondazione italiana e nell’appena emancipato Partito Socialista Operaio (PSOE).
Da notare l’uscita della scorsa settimana di Pedro Nuno Santos, vicepresidente socialista dell’Assembleia portoghese: “Abbiamo una bomba atomica da agitare in faccia a tedeschi e francesi: dire loro semplicemente che non paghiamo. Il debito è la nostra arma e dobbiamo usarla per imporre condizioni migliori. […] Dovremo far tremare le gambe ai tedeschi.”
In Portogallo la sacrosanta settimana lavorativa di 40 ore è stata porta a 42. Manuel Carvalho da Silva, presidente della Confederazione Generale dei Lavoratori Portoghesi, ha detto che i tagli allo stipendi dei lavoratori pubblici per i prossimi pacchetti di austerità raggiungerà il 27 per cento.
Si tratta di una “svalutazione interna” di epiche proporzioni.
In queste ultime settimane è stato scritto molto sul passaggio dell’Europa all’estrema destra, sull’ascesa di Geert Wilders nei Paesi Bassi o del Fronte Nazionale di Marie Le Pen in Francia o, in modo molto differente, su Garda Magyar del partito Jobbik ungherese con la sua camicia nera. Gli echi degli anni ’30 sono forti e lo diventeranno ancora di più se la combinazione di contrazione monetaria e fiscale metteranno radici alla recessione.
C’è poi un’altro parallelo di uguale risonanza: l’elezione in Francia del Fronte Popolare con il sostegno dei Comunisti nel maggio del 1936, il rifiuto catartico delle politiche deflattive. Che Leon Blum in privato volesse o meno uscire dal Gold Standard – quella replica tra le guerre dell’unione europea della disoccupazione -, la logica delle sue politiche forzò comunque il suo esito. L’ortodossia fu rimossa.
La questione focale per la Sinistra di oggi è se è nei suoi interessi continuare a difendere un regime monetario dell’UE che ha spinto il tasso di disoccupazione per i giovani al 49% in Spagna, al 45% in Grecia, al 30% in Portogallo e Irlanda, al 29% in Italia e il 24% in Francia – oltre all’8,9% della sottovalutata Germania – e che non offre una via d’uscita credibile alla metà meridionale.
Compagni di tutt’Europa, passate dalla parte degli euroscettici. Avete solo le vostre catene dell’euro da perdere.
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Fonte: Workers of Europe unite, you’ve only euro chains to lose
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE