DI
MARCELLO FOA
So di andare controcorrente, ma quando il movimento No Tav accusa la stampa di non aver fatto il proprio dovere ha ragione. Sia chiaro: non giustifico le violenze, però se esaminiamo ciò che hanno scritto i giornali in questi anni, ci accorgiamo che
a) hanno parlato della Tav solo quando ci sono state manifestazioni clamorose.
b) per molto tempo nessuna delle grandi testate ha spiegato al pubblico le ragioni dell’opera, i costi, le implicazioni eccetera.
Il primo fenomeno è noto e riccorrente: solo “chi fa casino” ovvero crea un evento spettacolare (spesso violento) ottiene l’attenzione dei media.
Il secondo è altrettanto ricorrente ma per nulla dibattuto. Molto spesso gli editorialisti assumono posizioni di principio su argomenti decisivi, senza spiegare le ragioni più profonde e più logiche della loro posizione. Assumono, insomma, un atteggiamento fideistico. Pensate alla moneta unica, all’atteggiamento acritico nei confronti dell’Unione europea e delle grandi istituzioni internazionali, o all’atteggiamento tenuto durante la suina o l’aviaria. Stesso schema, stessa logica. Tutti hanno convinzioni ferree, che però pochi hanno l’umiltà di spiegare e argomentare.
Sulla No Tav, un professore dell’Università di Ancora, Antonio Calafati, che ho già citato altre volte su questo blog e che stimo molto, scrisse nel 2006 un libricino in cui analizzò la argomentazioni del sì. Il risultato fu sconcertante e infatti intitolò quello studio “Dove sono le ragioni del sì?”.
Calafati con i suoi studenti , cercò le ragioni del sì alla Tav in Val di Susa nei principali quotidiani italiani, certi di trovarle. E invece non trovò nulla che assomigliasse a una ragione, a una argomentazione razionale.Calafati si accorse, prima sorpreso e poi sconcertato, dell’incapacità di giornalisti e politici di organizzare un pensiero sul tema della Tav in Val di Susa che avesse un significato, una logica, un senso. Eppure i giornalisti e politici erano a favore dell’opera – risolutamente, ostinatamente, inspiegabilmente. “Iniziare cercando le ragioni del sì alla Tav in Val di Susa e terminare riflettendo, sconfortati, su che cosa possa essere accaduto ai nostri maggiori quotidiani. Giungere a pensare che, forse, il declino italiano nasce da qui, da questa incapacità del giornalismo italiano di fornire un resoconto attendibile, pertinente e fondato, degli effetti delle politiche pubbliche”, scrisse Calafati nel 2006.
Da allora poco è cambiato e solo recentemente qualche articolo esplicativo e intellettualmente onesto è uscito. Troppo poco, troppo tardi. Le critiche alla stampa sono, ahimè, meritate.
Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it
Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/03/06/no-tav-giusto-criticare-la-stampa/