DI HS
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"Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete" (Matteo 7,15-16).
Malgrado si citi spesso a proposito in una società che, nonostante faccia professione di cristianesimo, è caratterizzata da quanto di più contrario si possa concepire rispetto ai precetti evangelici, il buon Gesù ci rammenta quanto una comune persona di buon senso non dovrebbe mai perdere di vista: la necessità di tutelarsi da coloro che, con sorrisi e fare suadente, ci promettono sogni e paradisi artificiali. All’epoca i giudei attendevano la venuta di un Messia, un liberatore che li liberasse dal giogo dell’oppressione romana in aderenza al contenuto delle scritture e, perciò, proliferavano i falsi profeti, coloro che sfruttavano la credulità e l’ingenuità delle persone per turlupinarle e derubarle.
Al di là di quel tumultuoso periodo storico e della complessità del contesto territoriale, religioso e sociale le parole riportate dall’evangelista Matteo mantengono una grande attualità e si potrebbero estendere nono solo ai falsi profeti, clerici, teologi, ideologie che diffondono false dottrine per irretire la gente, ma anche i mercanti, i venditori, i piazzisti, gli imbonitori e i pubblicitari disposti a ricorrere a qualsiasi espediente pur di vendere deleteri prodotti materiali e immateriali di scarsa qualità. Quindi non si può fare a meno che rapportare l’avvertimento di Gesù alla contemporaneità della società edonista e consumista del benessere con le sue promesse disattese, con i suoi sogni artificiosi e con le sue illusioni fumose ed aleatorie.
Se è bene cautelarsi dai falsi profeti perché dalle loro promesse sbocceranno frutti amari, non ci resta che costatare come questa nostra società fottutamente postmoderna si fosse retta proprio sulla virtualità di impossibili sogni di ricchezza, danaro, fama, successo e gloria… Di crescita e sviluppo da poter condividere con tutta la collettività. I frutti non hanno tardato a manifestarsi: una sempre più grossa fetta dell’umanità versa in condizioni di disagio, povertà e miseria morale e materiale mentre una minoranza ben definita ha acquisito ricchezze incalcolabili. Le guerre continuano a funestare interi continenti, la fame nel mondo attende ancora di essere debellata e le condizioni climatiche e ambientali del pianeta non lasciano presagire nulla di buono. Eppure i soliti piazzisti e i pericolosi venditori di fumo ci hanno costantemente ripetuto che gli sviluppi sociali, economici, morali e materiali si sarebbero volti al meglio, dando vita alla migliore dei mondi possibili grazie alle impagabili virtù del mercato, alle opportunità offerte dalla deregulation e all’efficienza di cui imprese e finanza stavano dando prova. In realtà non ci siamo mai accorti che stavamo precipitando come quel tizio che, ad ogni piano di un grattacielo, continuava a ripetersi che “per ora tutto andava bene…”. A dispetto dell’universo fatato, virtuale ed effimero dell’Occidente benestante presto o tardi avremmo addentato i frutti del Mercato intrisi di sangue, lacrime e sudore…
Forse abbiamo smarrito quel briciolo di saggezza che l’esperienza donava agli antichi, oppure il semplice senso comune… L’avvertimento di Gesù era in qualche modo entrato nel senso comune e, spesso la letteratura ne ha riportato la pura essenza. Non posso fare a meno di citare il capolavoro collodiano “Pinocchio” che non era semplicemente una fiaba per bambini, ma un compendio sulle difficoltà e le traversie che l’uomo è costretto ad affrontare per maturare. Siamo un po’ tutti burattini di legno in perenne attesa di conquistare pienamente la nostra umanità. Così Pinocchio deve affrontare numerose insidie, lusinghe e tentazioni per poter conquistarsi il suo posto nel mondo… L’untuoso e mellifluo Omino di Burro e il Paese dei Balocchi – che oggi potrebbe essere Disneyland, Las Vegas o il solito parco a tema -, il Gatto e la Volpe con le loro promesse di facili ricchezze o ancora il teatrino dei burattini di Mangiafuoco, che oggi forse potrebbe essere interpretato come una sorta di rappresentazione della società dello spettacolo. E’ veramente sorprendente come Collodi – munito di buona penna e semplice buon senso – sia riuscito ad esprimere i travagli e la precarietà dell’umana condizione contemporanea. Come tanti burattini ci aggiriamo per le strade, increduli e smarriti, insidiati da figuri che non sfigurerebbero nei panni dell’Omino di Burro, del Gatto e della Volpe o del signor Mangiafuoco. Come asserì Benedetto Croce, sul legno di Pinocchio è intagliata l’umanità, sempre in attesa di un futuro diverso, migliore… Se proprio desideriamo ancora sentirci pienamente ed essenzialmente uomini, se ancora vogliamo combattere per un domani che restituisca ai nostri figli una parvenza di dignità, allora – come ha spesso ripetuto il professor Chomsky – occorre sbarazzarsi delle illusioni, di quelle effimere promesse di democrazia e di libertà con cui hanno riempito i nostri occhi e le nostre orecchie. E’ necessario riappropriarsi della concretezza delle cose ed affastellare le vuote parole e le immagini più ingannevoli per gettarle nella spazzatura…
Con un certo ritardo – e meno scuso on il lettore – vorrei spendere qualche parola sulla discussa puntata di “Report” dedicata a illustrare le virtù della moneta elettronica all’ignaro e sprovveduto spettatore che, nonostante tutto, poco conosce quanto sono insinuanti e pervasivi gli strumenti di cui fanno sfoggio i media per condizionare e per persuadere sulla bontà di tesi erronee e fallaci. Sembra che Gesù o anche Pinocchio poco abbiano da spartire con gli argomenti della Gabanelli, ma vedrete che non è proprio così… Sulla signora che ormai impera su Raitre non intendo dare alcun giudizio di merito sulla vera o presunta attività di informazione o controinformazione che a dir si voglia. Tuttavia non posso tacere sul fatto che la puntata andata in onda la domenica del 15 aprile altro non è stata se non un megasuperspottone al servizio del governo dei tecnici – finanzieri + politici retto dall’ex advisor di Goldman Sachs e “trilateralista” Mario Monti e appoggiato con relativo entusiasmo dall’ABC, ovvero dal PDL di Berlusconi/Alfano (espressione dell’impero berlusconiano mediatico e spettacolare Mediaset), dal PD di Bersani e degli ex cattocomunisti convertiti al neoliberismo (in quota De benedetti e gruppo Repubblica/Espresso) e il Terzo Polo della triade Casini/Fini/Rutelli (a cui fanno riferimento FIAT e lo zoccolo duro di Confindustria, Marchionne e Montezemolo). Una micidiale miscela di interessi privati e privatissimi – al di là dell’ormai nauseante spreco di parole sulla necessità di affrontare i necessari sacrifici per il bene comune – di carattere finanziario e imprenditoriale – d’affari – nazionale e internazionale e riconducibili a una classe (im)politica corrotta, parassitaria, compiacente, arricchita, incompetente, viziosa, crapulone, ignorante, sperperatrice di denaro pubblico e priva di qualsiasi progettualità come i più recenti scandali hanno dimostrato al di là di qualsiasi considerazione di tipo meramente legale e giudiziario. Vi sono pochi dubbi che l’ABC che sostiene il professore transistorizzato fa impallidire il ricordo del già inguardabile e filopiduistico CAF (Craxi – Andreotti – Forlani) e del Pentapartito (DC – PSI – PSDI – PRI – PLI). Abbiamo assistito all’incredibile evoluzione e della “metamorfosi” della razza dei nani e delle ballerine…
Senza alcun tema di smentita le argomentazioni della Gabanelli sulla magnificenza della moneta elettronica portano acqua al mulino del neoliberista e neoconservatore professor Monti – tipico esponente grigio di un mondo finanziario e tecnocratico imbevuto di cultura pragmatica e utilitarista di stampo angloamericano – che sulla completa tracciabilità economica ci sta facendo un pensierino. Un modello – quello dell’eliminazione completa del contante cartaceo e dell’introduzione del corso legale “elettronico” con tanto di carte di credito e tessere – importato da quel gran paradiso in terra che siamo soliti chiamare Stati Uniti d’America. Eppure, nonostante questa trovata geniale gli States sono stati colpiti dalla più grave crisi finanziaria dai tempi del 1929, scaraventando sulle nude strade miriadi di cittadini costretti a vivere in tenda, mentre il debito pubblico e con l’estero continua ad essere il più alto del mondo. I conti faticano a tornare, anzi si allontanano sempre più, ma l’esterofilia della Gabanelli è proprio difficile da curare… La sicurezza con cui tiene e “buca” lo schermo si accompagna ad una sicumera e a una presunzione che facilmente si impadroniscono di coloro a cui arride il successo. A volte bisognerebbe tapparsi le orecchie per osservare le espressioni, la postura e la gestualità… Par che dica “Io sò io e voi nun siete un cazzo !!!” come il mitico Sordi nei panni del Marchese del Grillo. D’altronde, durante una vecchia trasmissione della RAI, interpellato da Enzo Biagi, Pasolini lamentò che attraverso la televisione si instaura necessariamente un rapporto antidemocratico con il telespettatore. Realmente, mentre guardavo la Gabanelli – ma non pendevo dalle sue labbra – non fissavo il televisore, ma mi pareva fosse in più in alto, qualche metro sopra il cielo e sopra le teste di noi, poveri mortali, costretti a sorbirci il Verbo. Nessun reale contradditorio, nessun autentico dibattito… Madama la Marchesa del Grillo si esibiva nella propaganda di un’idea assai gradita ai soliti noti delle Superclassi nostrane e internazionali assumendo una falsa veste scientifica. Ahimé ! I nuovi cattivi profeti – e sicuramente per l’occasione la Marchesa lo è stata… – popolano i nostri teleschermi e boccheggiano da tubo catodico. Rimangono le illusioni, le false promesse di felicità e prosperità, i sogni mal riposti…
Anche se varie obiezioni tutte egualmente valide e degne di essere prese in considerazione sono state avanzate nei confronti della nota puntata di “Report” mi sia permesso di esercitarmi per smontare i punti fondamentali e qualificanti delle argomentazioni presentate senza entrare troppo nel merito anche perché di economia politica e di finanza capisco veramente poco… Tuttavia è sufficiente un minimo di spirito critico per avvedersi dell’inconsistenza dell’impostazione. Come non vedere che per Madama la Marchesa del Grillo i complessi problemi economici e sociali si riducono a facili formulette, espressioni matematiche con incognita di primo grado ? In sostanza il succo – indigesto – della trasmissione si risolve nella seguente proposizione: “La moneta elettronica e la sua tracciabilità costituiscono il giusto e necessario prezzo da pagare in termini di libertà perché tutti pagheranno le tasse e le imposte in modo tale che il paese ritornerà ad essere prospero e felice. Inoltre si potranno eliminare o mettere in seria difficoltà trasgressori come i percettori di tangenti e i mafiosi oltre agli evasori fiscali.” Si può scomporre tali asserzioni aggregandole in tre teoremi, i teoremi della Gabanelli. Altro che Pitagora o Euclide…
1° Teorema della Gabanelli: “La moneta elettronica con la sua tracciabilità costituiscono il giusto e necessario prezzo da pagare in termini di libertà.”
E’ veramente inquietante che intellettuali e giornalisti che si fregiano del titolo di paladini progressisti della democrazia, della libertà e dei diritti possano allinearsi con questa facilità e con questa dedizione acritica a concezioni che rispondono pienamente alle esigenze e alle aspirazioni mica tanto nascoste della tecnocrazia finanziaria e neoliberista. A conti fatti non sono pochi gli arretramenti che le nostre progressive società occidentali hanno fatto sotto il profilo delle libertà sociali, politiche e civili. A partire dai tempi dell’ondata protestataria e contestataria della fine degli anni Sessanta e degli inizi degli anni Settanta e con una forte accelerazione in tempi di affermazione del Mercato, della deregulation e dell’egemonia del Verbo neoliberista, le spese pubbliche (e private) per modernizzare ed estendere gli apparati polizieschi interni o “esterni” – gli eserciti assolvono compiti di mantenimento di ordine globale ben preciso – sono aumentate a dismisura, mentre, al contempo, si sono ridotte progressivamente e costantemente le risorse destinate ai servizi pubblici, alla sanità, all’istruzione, alla preservazione del paesaggio e del territorio, alla tutela dei beni culturali, storici, artistici ed archeologici, ecc… Basterebbe prendere in mano il fondamentale testo del sociologo Loic Waquant (“Tolleranza zero”) per rendersi conto di questo stato di cose. Apparentemente tutto questo apparato militare e repressivo è stato allestito per contrastare ogni tipo di illegalità dagli stati canaglia ai dittatori sul piano internazionale, fino alle mafie, alla criminalità organizzata, ad ogni tipo di terrorismo, agli “estremisti” di vario colore, e ad altri perturbatori della pace sociale, fino alla delinquenza comune spicciola, soprattutto quella extracomunitaria e straniera, ad ogni forma di teppismo e di devianza tipicamente giovanile o giovanilista. In genere, proprio quei campioni del neoliberismo che troppo spesso hanno esaltato le gioie e i piaceri del consumismo e dell’acquisto di beni voluttuari, si scagliano contro il permissivismo dei costumi e la mancanza di moralità ritenute le cause dell’incremento dell’illegalità e della delinquenza. Contraddittoriamente, pur di evitare di discutere sui fattori sociali ed economici alla base del degrado urbano, costoro hanno imputato all’edonismo e al consumismo individualista della società del benessere che hanno contribuito a diffondere, la responsabilità della diffusa immoralità e, quindi, dell’aumento degli atti criminali. Veramente curioso… Sarebbe inutile aggiungere che proprio Wacquant, rilevando come nelle società occidentali regolate dal sistema del Mercato di stampo angloamericano si approfondisca il divario sociale ed economico tra le classi con la conseguente concentrazione della ricchezza in poche e salde mani. Una società così strutturata non può far altro che sviluppare un regime poliziesco sempre più invasivo e militarizzato proprio per fare fronte alle ondate di malcontento. In quella gran democrazia che risponde al nome di United States of America l’1 per cento della popolazione è carcerata. Si tratta nella quasi totalità dei casi di individui appartenenti alle minoranze e a soggetti deboli, emarginati o espulsi dal consorzio cosiddetto “civile”. Tale apparato poliziesco e militare non può non giovarsi delle più efficaci innovazioni tecnologiche soprattutto per qual che riguarda le intercettazioni telefoniche, ambientali o di altro tipo. La stessa rete Internet è stata originata da un progetto militare americano degli inizi degli anni Settanta denominato Arpanet, poi commercializzato da Bill Gates e dalla Microsoft. Con buona pace dei cultori e sostenitori della privacy, della riservatezza dei dati personali e della sacralità della sfera privata, le possibilità di spiare dal buco della serratura si sono moltiplicate considerevolmente. Più discreto, il controllo sulla vita pubblica e privata dei cittadini si è fatto più capillare e invasivo…
E’ abbastanza agevole costatare come Madama la Marchesa del Grillo si inserisca abbastanza agevolmente su questa “linea di pensiero”. Analizzando gli altri “Teoremi” avremo modo di appurare come la mannaia della “giustizia gabanelliana” si abbatta preferibilmente sulle fasce meno tutelate e più esposte della società. In via teorica la tracciabilità assoluta assicurata dal denaro elettronico consente un controllo pressoché totale su ogni tipo di transazione, dal pagamento di un caffè al quello dei fornitori di beni e servizi per imprese ed esercizi commerciali, aumentando il gettito fiscale. Gli stati avrebbero modo di esercitare un controllo più stretto e stringente sui contribuenti incrementando il loro potere di incidenza sulla vita sociale, privata ed economica degli individui, tuttavia il più grosso regalo viene fatto alle banche private che, grazie all’eliminazione completa del contante, possono detenere il corso legale della nuova moneta utilizzandola a proprio piacimento. Facile prevedere che il costo delle transazioni “virtuali” – oltre a quello previsto per accendere il conto corrente e al suo “mantenimento” – non sarà propriamente “nullo”, ma che si dovranno pagare “tasse aggiuntive”, le commissioni bancarie per ogni pagamento e per ogni transazione effettuata. Nei fatti, i cittadini non saranno più padroni di poter gestire una parte dei propri sudati risparmi sotto forma di contanti, ma dovranno sottostare alle condizioni delle banche, autentiche proprietarie della liquidità in circolazione. Senza contare, poi, che quelle stesse banche rappresentano propri azionisti, investitori e imprese interessate a conoscere gusti, inclinazioni e stili di vita dei consumatori, facilmente rilevabili con la tracciabilità… Se già oggi i vostri telefoni e cellulari squillano fastidiosamente per proporvi l’ennesima vantaggiosa offerta, preparatevi all’imminente bombardamento !!!
E’ molto arduo poter sostenere che, a fronte di futuri grandi benefici, i cittadini si devono spogliare di alcuni diritti acquisiti. Occorrono argomenti particolarmente forti, come il perdurare di uno stato di guerra incendiaria di “tutti contro tutti” che richiederebbe l’intervento del Leviatano disegnato dal filosofo inglese Hobbes. Insomma è comunque necessario che, misurando e soppesando pragmaticamente costi e benefici la bilancia penda nettamente a favore di questi ultimi. Quali incredibili vantaggi potrebbero controbilanciare e annullare gli effetti del controllo capillare, del prelevamento virtuale forzoso, della sostanziale rinuncia alla privacy, ecc… ? L’interrogativo ci permette di introdurre i “Teoremi” successivi e di affrontare le argomentazioni apparentemente solide della Marchesa…
2° Teorema della Gabanelli: “La tracciabilità della moneta elettronica consente di far pagare le tasse e le imposte in maniera generalizzata, in maniera tale che potremo poi pagarne di meno, determinando una spirale virtuosa che riavvierà la crescita e la prosperità nel paese.”
Semplicemente fuorviante, falso e mistificatorio…
Una tale asserzione è perfettamente compatibile con lo spirito di quella pubblicità ingannevole che, trasmessa sulle emittenti televisive dal governo Berlusconi prima e dal governo Monti poi, afferma che la riduzione dell’evasione fiscale si tradurrà in maggiore efficienza dello Stato e dei suoi servizi. Ovviamente non si intende qui rimarcare la necessità che, compatibilmente con le possibilità economiche di ciascuno, le tasse e le imposte vanno pagate e che i disonesti devono essere perseguiti – anche se, escludendo evasori incalliti e “totali”, bisognerebbe porsi la domanda sul perché tante piccole e medie imprese e tanti commercianti siano giornalmente costretti a chiudere l’attività senza trovare il benché minimo punto d’appoggio o sostegno -, ma che, ancora una volta, i conti non tornano e il semplice rapporto consequenziale “più tasse pagate – più servizi – più crescita” esclude variabili determinanti e fondamentali. Se il “rosso” dello Stato fosse da ricondurre solo al disavanzo primario – ovvero entrate tributarie ed extratributarie meno i costi per servizi ed interventi vari – potrebbe forse essere parzialmente sufficiente a garantire maggiori entrate fiscali per riavviare la crescita, ma ormai sappiamo che il vero problema – che infatti si ripropone pari pari negli altri stati europei – non è l’evasione fiscale, ma la quota di interessi sul debito pubblico che i governi si – ma sarebbe meglio dire ci – condannano a pagare. Il cosiddetto disavanzo “secondario”, appunto… Per raggiungere il maledetto pareggio di bilancio – avviato a diventare norma di rango costituzionale – i governi sono “costretti” a emettere altri titoli del debito pubblico a copertura degli interessi del debito pubblico già acquisito. Inevitabilmente si crea una spirale, un circolo vizioso perché per coprire i nuovi interessi emessi occorrerà immettere nuovi titoli su cui dovranno essere pagati nuovi interessi e così via, verso un pozzo davvero senza fondo. Come ormai anche i sassi sanno, tutti questi interessi devono essere corrisposti sempre agli stessi soggetti, ovvero alle banche e agli istituti finanziari perlopiù esteri che hanno nelle mani il controllo del debito e del disavanzo e, quindi, il destino di stati e nazioni di non secondaria importanza nella politica internazionale. Non si può più ormai calcolare la misura dello strapotere della finanza internazionale: immaginatevi se, oltre al controllo della liquidità sui circuiti finanziari internazionali e del debito di stati sempre meno sovrani, fosse loro demandata la gestione del corso legale della moneta elettronica !!! Pur avendo percepito prestiti dalla BCE (dall’altro ex Goldman Sachs Mario Draghi) a interessi irrisori, le banche europee possono pretendere interessi largamente maggiori sul debito pubblico e una qualche forma di “corresponsione” grazie anche al forte sostegno della cancelliera Merkel che, in tale veste, rappresenta soprattutto gli istituti tedeschi.
Schematizzando come si conviene, i titoli del debito pubblico generano nuovo debito e gli interessi si accumulano e – aumentando il rischio di insolvenza – aumentano. Il governo – o i governi – altro non possono fare se non aumentare le tasse e le imposte e riducendo le spese per gli interventi e i servizi pubblici essenziali. Che in Italia, a causa degli sprechi e dell’accaparramento di denaro pubblico di una classe politica, dell’alta imprenditoria e dirigente fallimentare e parassitaria contribuisca ad aggravare il quadro, scaricando i costi delle misure economiche ed emergenziali adottare sul comune cittadino, è un altro paio di maniche e su questo anche la Marchesa può convenire tranquillamente. Comunque, che i cittadini decidano di assolvere o meno il loro gravoso dovere versando i tributi allo Stato fa una minima differenza, perché il gettito fiscale è comunque destinato ad essere assorbito dall’incontrollabile buco di bilancio causato dagli interessi sul debito. In questo frangente, aggravato dalla generale congiuntura depressiva, parlare di crescita e assumerla come indirizzo di politica economica – abbinandola peraltro al rigore – suona come un atroce beffa a danno dei cittadini soprattutto da parte chi ha fama di esimio ed eminente economista e tecnico delle scienze finanziarie e tributarie. L’oppressione fiscale – ufficialmente dichiarata dalla Corte dei Conti – alleggerisce il portafogli del cittadino che, di conseguenze, si trova costretto a contenere acquisti e consumi di qualunque genere, mentre lo Stato perde progressivamente l’ossigeno con cui respirare avviandosi alla parziale o totale destrutturazione. Ed è veramente superfluo precisare che tutto ciò si traduce nell’approfondimento degli effetti depressivi, nella decrescita, nella contrazione degli investimenti pubblici e privati, nella chiusura, nel fallimento e nella liquidazione della media e piccola impresa e degli esercizi commerciali, nella contrazione del potere d’acquisto di stipendi e salari, nell’aumento della disoccupazione, nella perdita del potere contrattuale da parte dei lavoratori e nella ulteriore diffusione del ricorso dei contratti atipici e della precarietà. Inoltre – e potrei scommetterci quanto volete – sono sicuro che non assisteremmo ad una benefica riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL che, anzi, sarebbe trascinato dal disavanzo “secondario”…
E in tutta questa situazione – con il rischio di dissesto delle compagini statali – le banche che hanno acquisito gli interessi sui debiti, non correrebbero forse il rischio di trovarsi nelle mani un mucchio di titoli senza valore ? Mi sia permesso di precisare – come altri hanno anche rilevato – che il meccanismo somiglia a quello dell’usura… Usura d’alta scuola in questo caso… I grandi speculatori e businessmen – attraverso rinomati gruppi finanziari – spingono perché gli Stati non siano più in grado di risollevarsi, costringendoli a completare le privatizzazioni di ogni risorsa più o meno strategica disponibile (energia elettrica, termica, acqua, trasporti, ecc…) e, nel contempo, si assicurano che, attraverso una prolungata fase repressiva, i cittadini si immiseriscano ulteriormente, privandoli di stipendi, diritti sociali e potere contrattuale in modo da creare una riserva di forza lavoro facilmente gestibile, controllabile e ricattabile. Una vera manna per quegli investitori che le banche dell’alta finanza rappresentano… Si può prevedere che, quando il paese sarà messo in liquidazioni, finalmente entreranno i capitali internazionali a fare incetta a man bassa… Sembra uno scenario fantasiosamente apocalittico, ma, giorno dopo giorno, si sta rivelando tangibile e dolorosamente fattibile. Qualche anno fa avremmo detto che simili sviluppi sarebbero stati concepibili solo in America Latina o nel Terzo Mondo…
Se veramente sta a cuore la sorte del nostro paese – così come dei cittadini del mondo – allora giocoforza si dovrebbe avere il coraggio di rifiutarsi di assumere impegni per il pagamento dei debiti sugli interessi o imporre una unilaterale riduzione degli stessi… Se, inoltre, si fosse muniti della necessaria volontà si farebbero pressioni per la chiusura dei mercati e delle borse, per la sospensione indeterminata dei titoli azionari e per fissare i cambi valutari, impedendo qualsiasi volatilità dei capitali, perché tali sono gli strumenti con cui, attraverso la speculazione, si esercitano pesantissime pressioni e condizionamenti sul normale corso delle politiche degli stati sovrani in senso sempre neoliberista e “mercantilista”.
In ogni caso, al di là di qualsiasi considerazione si possa fare in merito al quadro qui ritratto, a me pare abbastanza chiaro che la Marchesa ha evitato di affrontare e di approfondire la reale variabile indipendente primaria della crisi italiana, ossia l’interesse sul debito, sostituito in toto, dall’evasione. 3° Teorema della Gabanelli: “La tracciabilità della moneta elettronica mette in seria difficoltà evasori, percettori di tangenti, mafiosi e criminali assortiti, spianando la strada all’eliminazione delle loro attività.”
“La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi.” Sarebbe bastato alla Marchesa ricordarsi semplicemente di questa massima del grande legislatore greco Solone per non avventurarsi in asserzioni improbabili e risibili. Nonostante la tracciabilità “liquida” sia assicurata per le cifre di una certa consistenza si moltiplicano le transazioni transnazionali con tanto di proliferazione di società off shore, hedge fund, gruppi fiduciari, holding e miriadi di scatole cinesi e altre diavolerie che occultano la provenienza di capitali e ricchezze di origine ben poco trasparente e lecita, con la complicità dei ben conosciuti paradisi fiscali (Cayman ,Hong Kong, Bahamas, Seyschelles, Lussemburgo, ecc…). In queste ridenti e tranquille località viene sapientemente occultato il vero Vaso di Pandora dell’umanità: i ben noti servizi sono messi a disposizione di finanzieri, grandi industriali, supermanager, speculatori, agenti di borsa, grandi azionisti, magnati, dittatori e “democraticissimi” politicanti occidentali, faccendieri, businessmen, per tacere dei soliti mafiosi e grandi criminali internazionali. Scavando a fondo nei conti cifrati potremmo risalire a beniamini del pubblico: grandi firme e giornalisti che si vendono tanto al chilo (di articoli concordati), conduttori e presentatori televisivi, showmen, rock e popstar celebrate, stelle del cinema, divi pallonari e piloti di Formula 1 e moto GP, tanto per rendere l’idea. Il vizio dei “ricconi” – auto di lusso, coca, pasticche, sesso “libero”, alcool, ecc… – costa molto e richiede gli espedienti più adatti per poterlo gestire. Naturalmente alla grande evasione fiscale – quella che secondo Monti è difficilmente controllabile – e alla sottrazione di risorse alla collettività, si aggiungono i frutti della corruzione politica e gli introiti derivanti dal riciclaggio dei proventi dei più sporchi traffici criminali, dalla droga alle armi, dai rifiuti tossici alla tratta di esseri umani. A ciò si aggiunga il finanziamento delle “operazione sporche e coperte” di agenzie di intelligence che, in realtà, sono vere e proprie organizzazioni allestite a scopi terroristici e di provocazione, o le provviste di danaro raccolte per condizionare partiti e gruppi politici e i media più influenti (stampa, televisione, ma probabilmente anche Internet). Si può anche supporre che il gigantesco apparato bellico degli americani e del Patto NATO, venga finanziato attraverso tali canali dato che gli stati occidentali possono difficilmente sostenere i costi di strutture militari insediate ad ogni angolo del pianeta. E’altrettanto facile inferire che, di fronte a questa criminale e criminogena situazione sulla quale non è certo sufficiente gridare allo scandalo, la grande finanza internazionale,mettendo a disposizione i propri circuiti e canali, non sia semplicemente complice, ma motore di una macchina infernale, mentre i governi girano la testa dall’altra parte… E’ drammaticamente vero: il denaro non dorme mai ed è neutro a certi livelli. Pretendere di ridurre il problema – che non è esclusivamente italiano – alla lotta all’evasione di piccolo cabotaggio equivale a prescrivere l’aspirina come cura per il cancro. Con o senza carte di credito e la relativa tracciabilità la grande evasione, la corruzione ad alto livello e gli affari delle numerose mafie – più o meno “rispettabili” – che infestano il pianeta, continueranno per il semplice fatto che l’umana giustizia è sempre più emanazione delle Superclassi che, naturalmente, reputano inconcepibile la sola idea di essere processate.
L’argomento potrebbe risultare capzioso o demagogico ma non vorrei dilungarmi sul fatto che, comunque, coloro che accumulano illeciti capitali attraverso l’evasione, la corruzione e attività criminali, escogiterebbero comunque gli espedienti più efficaci per riciclare il denaro elettronico. La criminalità – quella strettamente “mafiosa” e quella “rispettata” – è sempre stata dieci passi avanti agli altri e ha globalizzato da lustri le proprie attività. Deve essere corrisposta la tangente ad un amministratore pubblico che ha pilotato una gara d’appalto per un grande evento ? Niente paura, posso rivolgermi a professionisti amici – magari avvocati – che si prestino simulando una “regolare” prestazione. E’ più difficile affidare lo spaccio di sostanze stupefacenti alle reti di pusher ? Non c’è problema, posso sfruttare più intensamente la copertura di pubblici esercizi, pub, locali notturni, discoteche come centri per lo smercio di droga e paravento legale… Non penso ci vogliano grandi geni per studiare il modo migliore di adattarsi al corso legale della moneta elettronica. Senza contare che si estenderanno nuove fattispecie di reati riconducibili all’hackeraggio e al furto di identità e documenti virtuali. Non sembra che la Marchesa se ne sia data eccessiva cura…
Dopo aver confermato il pollice “verso” per la terribile trasmissione della Marchesa mi preme ribadire come nei marosi e nelle tempeste dell’attuale Crisi si impone come un imperativo categorico il dovere di diffidare dei falsi profeti e delle facili formulette di saccenti guru dell’informazione, presunti scienziati e propagandisti, come delle lusinghe di venditori, imbonitori e altri professionisti dello smercio dell’effimero e del Nulla. Troppi sono i frutti che dobbiamo ancora raccogliere…
Per quel che mi riguarda non molto potrà essere fatto finchè non si cambierà radicalmente il paradigma del Mercato che ci sta portando per mano verso la catastrofe e ciò sarà possibile solo a condizione di scacciare i mercanti dal Tempio dell’Umanità…
Alla prossima
HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org