DI
AMBROSE EVANS-PRITCHARD
blogs.telegraph.co.uk
Con la loro protesta i Greci non hanno ceduto la loro sovranità.
Continuiamo a sentire che la Grecia non può imporre controlli su cambi e capitali – come fece l’Islanda – per contenere i danni, ripristinando la stabilità per prepararsi alla botta della svalutazione che arriverà con il Dracma-Day.
Continuiamo a sentire anche che la Grecia dovrebbe lasciare l’UE, se espulsa o se si ritirerà dall’ Euro.
Entrambe le affermazioni sono sbagliate.
La Commissione europea ha pubblicato uno studio del 2003 della "Economic Review" che esamina la base del trattato sui controlli del cambio in caso di emergenza.
Vi si conclude che gli Stati possono difendersi in base al trattato di Maastricht: "Tra le azioni che possono essere intraprese quando uno Stato membro incontra gravi difficoltà con la bilancia dei pagamenti, gli articoli 119 e 120 CE prevedono la possibilità di reintrodurre misure quantitative di protezione contro i paesi terzi. "
Le misure richiederebbero un accordo da parte del Consiglio Ecofin dei Ministri delle Finanze dell’UE, con voto a maggioranza qualificata (VMQ). Le misure possono essere imposte per sei mesi, e rinnovate a tempo indeterminato.
Il lavoro è stato preparato da una gruppetto di funzionari francesi dell’UE a Bruxelles, per scopi arcani che non hanno alcun rapporto con gli eventi di oggi. Ma non importa.
Per quanto riguarda la Grecia che deve lasciare l’Unione europea. I trattati sono opachi. Un funzionario della BCE – che casualmente è greco – ha pubblicato un parere personale, due anni fa "Ritiro e espulsione da parte dell’UE e dell’UEM: Alcune riflessioni – di Febo Athanassiou, dicembre 2009" concludendo che la Grecia dovrebbe lasciare.
"Un Ritiro dalla UEM, senza un ritiro parallelo dalla UE sarebbe giuridicamente impossibile", ha affermato. In realtà, i trattati non ne parlano.
Ha sviluppato una serie di argomenti complessi per giungere a questa conclusione, che dovrebbe interpretare lo spirito dei redattori del trattato, ma ha anche attinto alla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. Ha tutto il diritto di farlo. Ci piacciono a tutti gli stimoli intellettuali. Ma chiunque altro ha ugualmente diritto a giudicare questa conclusione subdola.
Il documento contiene un gran numero di affermazioni che io considero sbagliate e pericolose per l’ordine democratico europeo. Implica che il Regno Unito non può più lasciare l’Unione europea, come se fosse una prigione.
L’affermazione che gli Stati dell’UE abbiano già perso la loro sovranità per sempre – perché vittime di adulazione ed inganni del passato, non può essere irreversibile perché non si possono escludere nuovi accordi – almeno il Daily Telegraph questo non lo accetterà mai con leggerezza.
(Queste dichiarazioni fanno capire che Cameron potrebbe aver fatto bene a bloccare il trattato fiscale dell’Unione europea, malgrado i cavilli del testo. Gli ideologi dell’UE potrebbero mettersi in tasca il testo e dopo venti anni ritorcertelo contro). Sia come sia, la BCE ha dichiarato: "Le opinioni espresse in questo articolo non riflettono necessariamente il parere della Banca Centrale Europea."
La realtà politica è che la Grecia potrebbe semplicemente ritirarsi :
a) con la formula polacca o svedese (valute fluttuanti, con un impegno pro-forma ad aderire all’euro, al momento giusto).
b) con la formula Baltica (ERM 2 associarsi all’euro-PEG, con una svalutazione approssimativa del 30 %).
Se i leader europei potranno andare avanti, tutto dipenderà dal tipo di governo in carica ad Atene. Se sarà una pazza coalizione di sinistra, che userà il ricatto e cercherà di mettere la Russia contro l’Unione europea, qualcuno potrebbe perdere la pazienza. Se sarà più o meno responsabile, l’UE dovrebbe trovare un modo per mantenere la Grecia in famiglia. La questione è tutta politica.
Nell’UE la "legge", non esiste. Ci sono delle regole scritte nei trattati dell’UE. Le leggi sono nazionali. Devono essere recepite nel diritto sovrano da parte dei parlamenti sovrani prima di avere qualsiasi validità. Il termine “legge europea” è un trucchetto del grande apparato di burocrazia e interessi costituiti che ha il compito di farci credere che esista questo mito.
La Corte di Giustizia Europea è il più grande inganno di tutti. Si tratta di una giuria, non un tribunale. Possiamo dire alla Corte di Giustizia di andare all’inferno ogni volta che ne abbiamo voglia. E un giorno lo faremo.
Per quanto riguarda la Grecia, guardiamo a tutte queste minacce vuote, per quello che sono. La Grecia può lasciare l’euro senza essere buttata in pasto ai lupi. Si può evitare il disastro. Una volta che la pentola ricomincia a bollire e si ristabilisce un tasso di cambio fattibile, i ricchi greci riporteranno a casa i loro capitali. I cinesi investiranno, così anche i russi, e anche i tedeschi – in particolare i tedeschi. Le svalutazioni si vendono “due per un soldo”. Si verificano in tutto il mondo, molto spesso. Ci sono un sacco di dati analitici e il verdetto è che i paesi, di solito, guariscono in fretta.
Ci potrebbe essere un’iperinflazione se i greci rovinassero tutto, ma questo sarebbe un errore, non una forzatura. Possono mettere controlli sui capitali per evitare uno shock commerciale e un salto nel vuoto della dracma. Hanno già un timido 1% di avanzo sul bilancio primario, quindi non si capisce perché la macchina del governo dovrebbe crollare. Il FMI è lì per aiutare a gestire la transizione. Questo è il motivo per cui esiste il FMI.
E’ possibile – forse probabile – che la Grecia riprenda a crescere vivacemente entro 18 mesi, accompagnata da un boom turistico e da sostituzioni nelle merci importate, come conseguenza della ripresa di produzione locale.
Il pericolo per l’UEM è che il percorso della Grecia possa sembrare allettante per gli altri Stati, una volta che la polvere si sarà abbassata. Allora Portogallo, Spagna e Italia si renderanno conto meglio che sono in una spirale di morte, che le trascina sempre più in una deflazione del debito auto-alimentata. Le loro tragedie greche interne – meno gravi, forse, ma altrettanto inesorabili – si estenderanno.
Non sarà un contagio. Sarà una replica.
Ambrose Evans-Pritchard si è occupato di politica ed economia per 30 anni, con base in Europa, USA e America Latina. Ha cominciato a collaborarare con The Telegraph nel 1991 come corrispondente da Washington e poi da Brusselles. Ora è International Business Editor a Londra.
Fonte: www. blogs.telegraph.co.uk
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Tradotto per ComeDonChisciotte.org da ERNESTO CELESTINI