Umberto Bianchi
Massoneria. Un termine che evoca, in chi lo pronuncia, una molteplicità di sensazioni, tutte però accomunate da un unico ed onnipresente denominatore: il mistero, proprio perché si parla di un ordine esoterico, ovverosia legato ad una modalità di rapportarsi con la realtà, legato all’idea di una conoscenza nascosta rivelata per simboli e per ciò stesso, comprensibile solamente a pochi eletti. Massoneria non costituisce solamente “un” ordine esoterico tra i tanti bensì, a detta di taluni, “l’ordine” esoterico par excellence, rappresentando “de facto” l’ultima parvenza ufficiale, in un Occidente fondamentalmente scettico ed agnostico, di un sapere misterico tale da poter vantare una plurisecolare presenza sullo scenario occidentale.
Massoneria evoca complotti, uomini incappucciati, servizi deviati e chissà quali altre oscure trame, ma anche interi pezzi di storia patria che videro le organizzazioni massoniche fornire un rilevante apporto ideologico, culturale ed alfine operativo alla realizzazione del disegno dell’Unità d’Italia. Massoneria è tutto questo, ma anche di più. Massoneria ci riporta ad una modalità d’agire antica quanto l’uomo stesso, ovverosia quella di legarsi in società segrete che prendevano le proprie mosse dall’esigenza di rapportarsi ad un totem protettore, ad un animale sacro che spesso richiamava alla mente degli adepti l’uccisione di un padre primordiale, al cui posto quest’ultimo veniva eretto, a monito e simbolo dei limiti all’azione degli appartenenti al clan comunitario.
Freud a parte, la società segreta rappresenta l’esaltazione dell’idea di un’azione sottoposta a particolari vincoli ed obblighi, nel nome di un particolare status o appartenenza, generalmente inseriti in un più ampio contesto comunitario. Ci vengono alla mente le società segrete di adolescenti rinvenibili nei contesti tribali di mezzo mondo quale, per esempio, quella degli “uomini-coccodrillo” della Nuova Guinea, o di altre consimili nel continente africano, tutte caratterizzate dai cosiddetti “riti di passaggio” da un’età ad un’altra e di cui fanno parte anche le donne nel passaggio dalla pubertà all’età adulta.
Queste società non svolgono solamente un’azione di definizione ed esaltazione di particolari ruoli comunitari legati al singolo momento della vita dell’individuo, bensì divengono un vero e proprio contenitore di conoscenze segrete destinate ai più virtuosi della comunità, inizialmente anziani e guerrieri, ma in seguito (e qui risiede il punto di discrimine) anche ad altri individui in grado di mostrare la propria “valentia”, nel settore di competenza all’interno di una comunità. Iniziamo allora a vedere come, per esempio tra gli indiani Hopi del Messico o tra le popolazioni della Sierra Leone e della Costa d’Avorio esista il Poro, una vera e propria società segreta, i cui membri occupano le più importanti cariche all’interno delle comunità di riferimento.
LE ORIGINI
Volgendo il nostro sguardo all’Europa, i primi gruppi esoterici di cui si abbia ufficiale conoscenza, sono quelli riferiti al contesto della civiltà classica, con particolare riferimento ai praticanti dei cosiddetti “misteri di Eleusi”, (che traevano origine dalla complicata vicenda del rapimento di Kore-Persefone, figlia di Demetra, dea delle messi, da parte di Ade-Plutone) ai seguaci dell’Orfismo (ovvero di tutta quella serie di conoscenze che traevano spunto dalla vicenda mitologica di Orfeo) e a quelli del filosofo greco Pitagora, le cui idee di matematica e di musica sacre, rimandavano ad un ordine occulto della realtà, di cui solo pochi eletti avrebbero potuto intendere il senso compiuto.
Questi ultimi due gruppi, in particolare, presentano le caratteristiche di un primo compiuto corpus dottrinale teologico, inserito all’interno della cornice di società a carattere iniziatico, tanto da far sobbalzare dall’indignazione due grandi della filosofia di quel tempo, quali Parmenide ed Eraclito che, in quel primevo tentativo di dare un ordine logico allo sterminato corpus mitologico ellenico, avevano ravvisato un qualche tentativo di privazione della libertà del pensiero. Sia come sia, anche all’interno della quanto mai algida e razionale società greca, le correnti di pensiero esoterico continuarono a farsi silenziosamente strada.
I semi gettati dal pitagorismo, al pari delle suggestioni platoniche che invitavano l’uomo a rivolgere le proprie attenzioni alla iperurania dimensione del mondo delle idee (da “idein/vedere”), avrebbero dato i loro frutti con la vicenda dell’Ellenismo, ovvero quando, in seguito alle conquiste di Alessandro Magno, la cultura greca verrà a stretto contatto con i principali filoni religiosi del Vicino Oriente. La sintesi della cultura ellenica con le culture egizia, anatolica, fenicia, iranica, giudaica, darà luogo ad altrettante svariate misteriosofie, rispondendo in questo alle necessità di salvezza individuale ed al turbamento che la fine della polis greca e l’insediamento dell’impersonale stato universale ellenistico avevano ingenerato nelle coscienze dei cittadini della sterminata ecumene ellenistica.
Il fenomeno del sincretismo ellenistico non può però essere completamente compreso se non se ne comprende la matrice culturale neoplatonica e gnostica alla base delle quali sta la tendenza del pensiero platonico ad assumere via via una valenza sempre più radicalmente dualista ed emanazionista. Il mondo materiale è separato ed al contempo legato all’Uno di matrice spirituale, attraverso una serie di emanazioni che ne rappresentano degli stadi intermedi, nella veste di vere e proprie degradazioni, sino alla dimensione della materia. Mentre però il neoplatonismo tramite Plotino, Ammonio Sacca, Porfirio, Giamblico ed altri, manterrà una visione sostanzialmente olistica, cioè unitaria dell’intera realtà, considerando la stessa materia nella propria negatività, quale prodotto del principio di complementarietà che anima l’intero neoplatonismo per cui Uno e molteplice, materia e spirito, pur nella loro radicale differenza sono accomunati ad una visione organica d’insieme, ad un logos che ne anima e ne giustifica l’esistenza.
Con la Gnosi, invece, materia e spirito sono qui intese quali inconciliabili dimensioni, tra cui non vi può essere alcun punto in comune. L’impatto della Gnosi si ripercuoterà sul mondo tardo antico, sino all’Evo Medio, accompagnato dalla versione iranica di quest’ultima, il Manicheismo, che rappresenterà una forma ancor più estrema di dualismo. E sarà il dualismo il grande protagonista delle dottrine eretiche che renderanno insonni le notti della Chiesa romana. Pauliciani, Bogomili ed infine Catari saranno i tragici ed involontari protagonisti di un’epopea che si concluderà con la cosiddetta “crociata degli Albigesi”, ovvero una delle più spaventose operazioni di pulizia etnica e di persecuzione ideologica, condotta in Linguadoca da una Chiesa cattolica decisa a farla finita con chiunque deviasse dalla propria versione della dottrina di Cristo.
Di poco posteriore a quella dei Catari, vi è un’altra persecuzione che rappresenterà uno dei fondamentali pilastri ideologici della nascita della futura massoneria: la soppressione dell’ordine misterico-cavalleresco dei Templari decisa nel 1312 per mano di Filippo il Bello sotto l’immancabile spinta della Chiesa romana, ambedue interessati all’immenso patrimonio detenuto da quest’ultimo. Il Rinascimento assisterà ad un vero e proprio risveglio delle scienze umane e della filosofia neoplatonica, nella sua versione più misteriosofica ed aperta alle suggestioni offerte dalla riscoperta di tutti quei testi fondamentali dell’ermetismo e dell’alchimia che, in auge durante l’Ellenismo, con la fine del mondo antico erano invece caduti in una sorta di vero e proprio dimenticatoio. Il cardinal Bessarione, Pomponio Leto, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e tanti altri saranno i protagonisti della speranza nella rinascita di una cultura “altra”, in grado di collocarsi cioè, oltre le pastoie dell’arido aristotelismo di S. Tommaso e della Scolastica.
Quel grande afflato di entusiasmo misterico che attraverserà l’intera Rinascenza troverà simbolicamente la propria tragica conclusione nel 1600 con il rogo del filosofo ermetico Giordano Bruno a Campo dè Fiori, in un’Europa attraversata da conati di oscurantismo e dai sussulti di un guerra civile interreligiosa che vedeva orami contrapporsi “urbi et orbi” i fautori della Riforma Protestante e del suo nazionalismo mercantilistico ed i sostenitori del vecchio ordinamento cattolico a carattere universalistico, che nella Controriforma avevano trovato una risposta all’iniziale espansionismo luterano. Ma non sarà solo in Italia che le varie misteriosofie troveranno terreno fertile. Quando nel 1583 Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero, deciderà di trasferire la capitale dell’Impero da Vienna a Praga, la splendida città boema diverrà un vero e proprio salotto per esoteristi, scienziati e filosofi di mezzo mondo, questo grazie agli interessi culturali ed al mecenatismo di questa controversa figura di imperatore.
Suoi illustri ospiti saranno scienziati del calibro di Tycho Brae e di Keplero, o esoteristi come il mago inglese John Dee, il medium Edward Kelly e l’alchimista Michael Sendivogius, senza contare la presenza di pittori del calibro di un Arcimboldo, di un Giambologna o di un Albrecht Durer. Resta preminente però, il fatto che la Praga in quegli anni balzerà agli onori della cronaca in quanto capitale europea del pensiero magico, ruolo questo perduto dal Bel Paese che, all’indomani del Concilio di Trento era oramai tornato sotto l’asfissiante tutela ecclesiastica. La speranza di fare di Praga la capitale di un pensiero “altro” andrà però infrangendosi su una serie di delusioni, rappresentate inizialmente dalla ingloriosa fine del regno di Rodolfo II e successivamente dalla disastrosa battaglia della Montagna Bianca che vedrà nella sconfitta della lega protestante guidata da Federico V, margravio del Palatinato, la fine di una speranza.
Costui aveva difatti, con un gesto simbolico, reinsediato la propria corte a Praga, attirando presso di sé le speranze dei vari cenacoli esoterici europei, che in lui avevano visto un redivivo Rodolfo II. Ben presto sarà l’Inghilterra a dare ospitalità ai vari gruppi in fuga da quel continente europeo, afflitto da un pesante clima di intolleranza e che, contrariamente a quanto si può credere, favorirà il sorgere di gruppi e consorterie esoteriche in grado di fungere da porto franco e punto d’incontro tra persone di differenti estrazioni politiche e religiose. Delle vere e proprie zone grigie ove poter dialogare, confrontarsi e ricercare obiettivi comuni, senza incorrere nei rigori delle censure delle confessioni religiose d’appartenenza, cattoliche o protestanti che fossero.
A tal proposito va menzionato un episodio significativo: l’apparizione nel 1614 a Kassel di “Fama Fraternitatis Rosae Crucis”, un anonimo opuscolo avente per oggetto le peregrinazioni esoteriche di Christian Rosencreuz, a cui l’anno seguente seguirà un altrettanto anonimo “Fama Fraternitatis”, sino alla pubblicazione nel 1616 di “Le nozze chimiche di Christian Rosencreuz”, da parte del teologo Johannes Valentino Andreae. Tutti e tre gli opuscoli sono intrisi di cultura ermetica ed alchemica e, anche se i primi due sono anonimi, qualcuno ha supposto che fossero frutto della mano stessa di Andreae. Sia come sia, la loro apparizione generò un grande scalpore nell’intera Europa; qualcuno, tra cui lo stesso Andreae, parlò di uno scherzo tirato ad arte; fatto sta che gli autori, o l’autore, dei pamphlet non fu mai scoperto, creando in tal modo la leggenda di un misterioso cenacolo formato dalle menti più illuminate dell’epoca, portatore di una misteriosa conoscenza ermetica e che, tra i propri sodali avrebbe addirittura annoverato personaggi come Leonardo da Vinci e Giordano Bruno. E qui arriviamo alla nascita della vera e propria massoneria.
LA NASCITA
In seguito ai prodromi della guerra dei Trenta Anni, molti esponenti di spicco dei vari cenacoli esoterici, migrarono in Inghilterra e Scozia, dove trovarono un clima più favorevole allo studio dell’astrologia e dell’esoterismo in generale. Alcuni tra questi gruppi, per darsi più lustro, cominciarono a voler far affondare le proprie origini nelle antiche corporazione dei costruttori di piramidi egizi, tra i “colegia fabrorum” romani o tra i mastri costruttori di cattedrali dell’Evo Medio.
Per questo motivo, legato più che altro ad una moda culturale, personaggi di elevato lignaggio iniziarono a frequentare le varie corporazioni professionali o logge allora esistenti, sino a snaturarne completamente l’essenza, sancendo in tal modo il passaggio dalla massoneria cosiddetta “operativa” (cioè legata meramente ad un ordine professionale, quale il muratore, lo scalpellino, l’architetto, etc.) a quella “speculativa”, cioè imperniata all’edificazione di una costruzione per le anime, un vero e proprio tempio di conoscenze, a cui l’adepto avrebbe dovuto attingere, quale appunto quello mitico di Salomone, la cui costruzione, macchiata dall’omicidio rituale del suo architetto Hiram Abif, diverrà parte integrante della mitografia massonica. Le varie Logge diverranno così il ricettacolo delle menti illuminate dell’epoca, avendo come primo esempio il misterioso “Ordo Rosicrucianum”.
Come abbiamo sinora visto, le società segrete trovano origine nella notte dei tempi, ma la Massoneria “si et si”, o quantomeno per come noi la conosciamo nella sua attuale veste, ha i propri natali ufficiali in quel di Londra, il 24 giugno del 1717, con la fondazione della Gran Loggia di Londra, più tardi Gran Loggia d’Inghilterra. Nata dall’unificazione di tre differenti gruppi massonici o logge, annovera immediatamente tra le proprie fila letterati, uomini di pensiero e religiosi come quel James Anderson, pastore presbiteriano che, con le sue “Costituzioni” cercherà di dare un primo, fondamentale, assetto istituzionale ed ideologico alla novella muratoria. Fondamentale è, tra l’altro, quella prescrizione che richiede agli adepti l’adesione al credo in un “Grande Architetto dell’Universo”, termine con cui si suole indicare il credo in un’entità metafisica superiore, al di là di qualsiasi particolarismo religioso confinato alla sfera del libero arbitrio dell’individuo.
Ma, al di là dell’apparente compattezza ideologica e dottrinale, ben presto le Logge massoniche, nel loro sorgere e prender piede in Francia, Scozia e Germania, inizieranno anche a differenziarsi in quelli che ne avrebbero dovuto essere i comuni principi ispiratori. Tra questi a primeggiare, sarà l’Illuminismo. Molti, anche se non tra tutti i suoi ispiratori, daranno la loro adesione alle Logge massoniche, all’epoca un vezzo comune a molti famosi personaggi. Basterebbe solo pensare ad un Goethe, ad un Mozart o ad un Newton, solo per citarne alcuni, tralasciando volutamente il caustico Voltaire. E qui già ci dovremmo porre la domanda su cosa sia realmente stato il fenomeno illuminista, almeno ai suoi albori.
Da parte di vari autori si è parlato di una forma di neoplatonismo poi travolta da una deriva di tipo scientista-materialista. Come abbiamo già accennato, la letteratura ufficiale massonica fa risalire la “veneranda istituzione” ad un comune bagaglio di conoscenze misteriche che partendo dalle corporazioni dei fabbricanti egizi di piramidi, attraversa i secoli incarnandosi via via in organizzazioni quali i “collegia fabrorum” romani, le corporazioni dei costruttori di cattedrali dell’Evo Medio, i Cavalieri Templari, sino ai misteriosi adepti alla Rosacroce.
SUCCESSIVI SVILUPPI E CONCLUSIONI
L’evocazione di comuni radici non nasconde, però, il dato di fatto che la massoneria nasca già attraversata da profonde discrepanze. La prima e più rilevante, sorge su uno dei punti più importanti delle “costituzioni” di Anderson, cioè la già citata prescrizione riguardo al credo nel “Grande Architetto dell’Universo”. Così accanto alle varie fratellanze massoniche legate all’idea-base dell’esistenza di un Entità Suprema, sorgeranno presto gruppi massonici ispirati al più radicale laicismo ed ateismo, che, nella Francia sconvolta dalla Rivoluzione, per esempio, troveranno il proprio ideale brodo di coltura e terreno di affermazione grazie all’influenza giacobina, non senza condividere il proprio percorso con altri simili gruppi, come quello germanico degli Illuminati di Baviera. Ma le divisioni non riguarderanno solamente il concetto di laicità.
Massoneria Scozzese, Gran Loggia d’Inghilterra, Grande Oriente d’Italia, ma anche il Rito di Memphis e Misraim, gli Eletti Cohens seguaci sia di Martinez De Pasqually (Martinesisti) che di Claude De Saint Martin (Martinisti), la Massoneria Neotemplare di Von Hund e tanti altri ancora, rappresentano gruppi tendenti a privilegiare uno o più aspetti di quel percorso del sapere esoterico di cui abbiamo poc’anzi parlato. Come in un immane caleidoscopio, le varie logge massoniche accolgono al proprio interno cabalistica, Vangelo di S.Giovanni, sapienza egizio-alessandrina, pratiche astrologiche, conoscenze alchemiche, neoplatonismo, Gnosi, pitagorismo, neopaganesimo e sinanche occultismo, in tal modo accentuando quel carattere di contradditorietà, includente tutto ed il suo contrario. Qui le conclamate simpatie per la razionale civiltà dei Lumi, faranno il paio con l’occultismo di personaggi alla Papus, alla Eliphas Levi, alla Oswald Wirth o alla Ciro Formisano (Kremmerz), destando non poche inquietudini nella società occidentale.
Alla massoneria saranno attribuite adesioni di personaggi circondati da un alone di mistero, come il conte Cagliostro ed il principe di Sansevero, ma anche di intere dinastie regnanti, di uomini politici ed esponenti di punta dell’economia e della finanza mondiale, alimentando in tal modo la “leggenda nera” di un complotto ispirato da “superiori sconosciuti”, in nome della creazione di uno stato universale, così come preconizzato dall’intellettuale “fin de siecle” Yves D’Alveidre, nel suo “L’Archeometra”. Persino di città come Washington, Parigi o Londra si dice portino l’impronta di un progetto esoterico, ispirato dalle varie obbedienze muratorie, con un occhio alla posizione degli astri e del Sole. A volte tollerata, a volte perseguitata da Chiesa e Stato ma mai, comunque, ufficialmente riconosciuta, la massoneria appoggerà indifferentemente insurrezioni e contro insurrezioni, ribellioni e restaurazioni.
E così accanto al conclamato appoggio alla Rivoluzione Americana, a quella Francese, ai vari Risorgimenti europei (ed in primis, a quello italiano) avremo il beneplacito sostegno a regimi ultraconservatori e reazionari come quello dell’anti italiano Napoleone 3°. In Italia, in particolare, dal Risorgimento sino al Ventennio, la maggior parte dei governi sarà più o meno espressione dei desiderata della massoneria, che esprimerà rivoluzionari alla Garibaldi e alla Mazzini (il quale, in un momento successivo, criticherà duramente l’eccessiva moderazione e la poca propensione all’azione rivoluzionaria dell’istituzione, ponendosene de facto, al di fuori, sic! riformisti e moderati come Cavour, Crispi, Giolitti e Nathan (sindaco di Roma), ma anche quella casa Savoia che a fine Ottocento non esiterà a ricorrere alle cannonate del generale Bava Beccaris per sedare le giuste rivendicazioni del popolo affamato, sino alla sinistra figura del generale Badoglio ed alla sua coorte di traditori che, durante l’ultimo conflitto mondiale contribuiranno alla sconfitta ed alla resa italiana, grazie alle loro relazioni di affiliazione massonica con la Gran Bretagna e le sue logge.
Proibite o messe “in sonno” durante il Ventennio, le logge massoniche dal dopoguerra ad oggi, continueranno a rappresentare una silenziosa, ma costante presenza nella vita del nostro paese. Le vicende legate alla loggia P2 di Licio Gelli ed ai risultati della commissione Anselmi, torneranno a conferire all’intera istituzione massonica quell’aura di negatività superata solamente dalla propaganda del Ventennio. L’elezione di Gustavo Raffi quale guida del Grande Oriente d’Italia (la più antica e numerosa delle istituzioni massoniche italiane), accompagnata da un’attività di apertura al mondo esterno, tramite conferenze, etc., aperte a chiunque, sembra proprio voler rappresentare un momento di forte discontinuità e rottura con l’idea di una massoneria “coperta” e semi clandestina nel suo relazionarsi con la società.
Tutte queste vicende, però, non tolgono i dubbi sulla reale essenza e portata di un fenomeno quale quello massonico che, a ben vedere, si presenta molto più variegato e complesso rispetto a certe vicende ufficiali. Per esempio, qualcuno ha, per associazione d’idee, accostato alla massoneria anche realtà che, con quella ufficiale, avrebbero in verità poco o nulla da spartire, quali per esempio gli Ariosofi di Von Sebottendorf e Von List, l’Ordo Templum Orientis di Aleister Crowley, i Teosofi, Anne Blavatsky e addirittura alcune alcune realtà del satanismo. E’ anche vero, però che, la storia e la genesi di tutte queste realtà sono in qualche modo legate ed interconnesse a deviazioni ed interpretazioni di quel comune filone di pensiero esoterico, delle cui vicende abbiamo già parlato. Arrivati a questo punto della nostra analisi, non ci si può esimere dall’interrogarci su quale coerenza possano avere gruppi che, nel loro proclamarsi fautori dell’egualitarismo democratico e del liberalismo, quali dirette filiazioni dell’Illuminismo, adottano invece rituali e simbologie che rimandano a realtà e tradizioni che si situano sul versante opposto.
A ben vedere, la tradizione egizia, non può certo richiamare alla mente l’ideologia liberale e la stessa osservazione vale per tutte le altre tradizioni richiamate dalla massoneria: dall’elitario ed antidemocratico pitagorismo, passando attraverso la tradizione ermetica o a quella alchemica, o ai cavalieri del Tempio, nulla ci sembra evocare un’idea di eguaglianza, anzi. Certe espressioni del sapere esoterico, sono per definizione quanto di più ristretto ed esclusivo possa esistere. L’unica tra le radici massoniche che, in qualche modo ci può riconnettere ai contenuti fondanti della Modernità è quella ebraica. Questo perché lo spirito biblico sta alla base dello spirito della svolta economicista e mercantilista della Modernità, per l’appunto tutta imperniata sul protestantesimo di marca calvinista. Ma, a ben vedere, la stessa Qabbalah, libro sacro di quell’esoterismo ebraico tanto caro a certe comunioni massoniche, altri non è che un concentrato di sapere misterico imperniato su un’idea di esclusivismo gerarchico tale, da far addirittura contemplare delle precise indicazioni sul diritto di appartenenza, esclusivamente ereditario, alla casta dei rabbini-maghi, rappresentata in questo caso dagli appartenenti alla tribù dei Levi.
Di fronte a questa incoerenza ontologica, si può dare una risposta la cui valenza deve rientrare per forza nell’ambito della ricerca psicanalitica e sociologica. La tendenza innata dell’uomo a costituire degli alvei di appartenenza privilegiata all’interno dei contesti sociali in cui vive, porta anche all’adozione di determinati simboli, in quanto richiami ad un passato prestigioso, anche a costo di snaturarne valenze e significati. Il grande Renè Guenon ebbe a descrivere un processo simile, nei termini di una scienza iniziatica i cui simboli verrebbero rigirati e stravolti nel nome di una perversa ed innaturale eterogenesi dei fini. Quella stessa eterogenesi che, dunque, sembra guidare l’intera storia di certa massoneria e dei suoi sviluppi nei secoli.
Da cenacoli iniziatico-sapienziali a vere e proprie congreghe politico-affaristiche di elevato lignaggio, certe massonerie divengono il miglior veicolo per l’elaborazione, la pianificazione e la messa in opera di un’azione volta ad assoggettare il mondo all’unica, omologante legge di stampo occidentale, che del primato dell’economia finanziaria sull’uomo e sulla sua vita, fa il proprio asse portante. Inizialmente portato avanti dallo stato-canaglia britannico, il progetto mondialista avrà negli USA e nei propri stati-satellite il miglior prosecutore. Oggi, in piena Post- Modernità, le ramificazioni del progetto mondialista non necessitano più né di una nazione di riferimento, né delle vecchie istituzioni massoniche, oramai superate ed abbandonate in favore di molto più potenti ed efficaci “Club”, “Commissioni” e via dicendo.
A proposito di mondialismo, abbiamo sinora parlato di “certe” massonerie, proprio perché riteniamo pericoloso e fuorviante parlare in certi termini di un’esperienza che, proprio in quanto esoterica, non è facilmente catalogabile secondo criteri di scienza esatta. Figure come un Reghini, un Armentano, un Frosini ed altri ancora, attraverso il tentativo di rifondare la massoneria, riattivando il Rito Filosofico Italiano e partecipando in prima persona all’esperienza del Gruppo di Ur, impressero all’istituzione massonica una svolta in direzione di quel neopitagorismo che, con un forte richiamo al paganesimo romano e mediterraneo, si situava in una prospettiva ideologica e dottrinale ben lontana da suggestioni cabalistiche.
Questi personaggi di sicuro, con la Massoneria non ci fecero certo i soldi, né ricevettero gratificazioni di altro tipo ma, in compenso, cercarono di dare un contributo ed una spinta chiarificatrice a quel contesto di idee “tradizionalista” che allora, sulla falsariga dell’esperienza fascista, iniziava a muovere i propri primi passi, in direzione di un proprio specifico assetto. Il discorso potrebbe continuare ancora per intere pagine, senza però portarci ad alcun risultato certo, se non quello della fondamentale ed occidentalissima “ambiguità” ontologica dell’esperienza massonica. Il che ci porta, giocoforza, ad essere prudenti nell’emettere giudizi affrettati per non ricadere in stereotipi che altro non fanno il gioco di chi, invece, ha tutto l’interesse a confondere le acque.
Fonte:rinascita.eu