di
Amin Hoteit
Fonte: aurorasito
Oggi e nel contesto della guerra contro l’”Asse della Resistenza“, incentrata sulla Siria, divenuta l’arena delle operazioni militari che si riassumono nel terrorismo e nelle minacce di intervento militare, notiamo come l’occidente conduce la sua strategia di “gestione delle crisi“. Dopo aver gettato in battaglia tutto quello che poteva utilizzare senza ricorrere a una guerra convenzionale diretta, ha optato per una politica delle esercitazioni militari, destinate a far pressione e a terrorizzare il nemico. Le prime manovre chiamate “Leone all’erta” hanno avuto luogo sul suolo giordano, poche settimane fa, e avevano chiaramente intenzione di inviare un messaggio alla Siria. Le successive conosciute come “Aquila volante“, si sono svolte in Turchia e, secondo gli statunitensi e la loro “Organizzazione degli aggressori“, avrebbero dovuto inviare un messaggio ancora più forte alla Siria, nonché al fronte del rifiuto, indicandogli che l’offensiva nemica continuerà fino a quando otterrà i suoi obiettivi, che sono niente di meno che allontanare la Siria dall’Iran e smantellare l’Asse della Resistenza!
Queste manovre sono coincise con l’aumento dell’armamento dei terroristi che assaltano la Siria, in modo che possano aumentare le loro operazioni distruttive e criminali all’interno del paese. Allora, e poiché la pressione fosse portata al suo massimo, delle voci europee, spinte da Israele, hanno ripreso ad agitare la carta dell’opzione militare contro l’Iran e il suo programma nucleare civile. Questo, nel caso in cui i negoziati di Istanbul, Baghdad e Mosca non avessero portato alla rinuncia da parte dell’Iran dei suoi diritti, in modo che l’Occidente ottenesse soddisfazione e che Israele, sufficientemente rassicurato, la smettesse di invocare la guerra.
Questo è stato il caso del Libano, dove è stato condotto un lavoro instancabile per provocare la Resistenza. Si è iniziato con il rapimento di undici pellegrini nei luoghi santi, sotto l’egida diretta della Turchia, e si è continuato con tutti i tipi di pressione su politici e civili, come per esempio, l’operazione “tagliare i ponti”, che probabilmente non sarà l’ultima e che consisteva nel bloccare l’ingresso nord della città di Sidone, esigendo il disarmo della resistenza; ciò che, evidentemente, si presta all’ironia quando si confrontano l’importanza di ciò che è richiesto con chi lo esige! Eppure, coloro che erano dietro questa pretesa sapevano che, coloro che avevano formulato tale pretesa sapevano che era anche impossibile da soddisfare. L’avevano programmato per altri scopi, anche per creare una situazione di discordia per intrappolare Hezbollah in un clima da bombe sonore e fumogene, per distrarre l’attenzione da ciò che sta accadendo nel nord del Libano; vale a dire, respingere lo Stato, affinché non possa dominare la situazione nella regione che, a poco a poco, verrebbe controllata da bande armate destinate a impiegare il loro terrorismo in Siria.
E’ in questo contesto e a seguito delle adeguate risposte militari attuate da Siria e Russia, tra cui l’invio di navi da guerra russe nel porto di Tartus, il riuscito lancio del missile balistico intercontinentale russo nella regione e l’azione della contraerea siriana che ha abbattuto un aereo turco che aveva violato il suo spazio aereo, che sono avvenute le manovre militari iraniane denominate “Grande Profeta 7“, in memoria della nascita del l’Imam Mahdi [1] [2]. Sono di grande eloquenza, tanto per il loro contenuto che per il messaggio che portano:
1. In termini di contenuto, è importante guardare seriamente alle capacità dimostrate dall’Iran durante queste manovre complementari a un altro elemento costitutivo dell’azione militare mobile [fanteria, veicoli blindati, unità speciali], elemento che è stato testato nel corso degli ultimi due anni, e che ha dimostrato grande capacità in difesa, di combattimento e mobilità sul campo; assicurando all’Iran il potere di impedire qualsiasi occupazione durevole via terra, qualunque sia la regione del paese eventualmente penetrata da una forza nemica. Queste recenti manovre completano il quadro, sottolineando l’entità e l’estensione dello spazio vitale della difesa iraniana, ed erano anche più rassicuranti quando hanno confermato le seguenti capacità:
1.1. La capacità di lanciare 700 missili nei primi 10 minuti di una guerra difensiva, e la capacità di controllare le modalità di lancio di almeno 400 missili al giorno.
1.2 La capacità di scoprire e distruggere bersagli fino a 2000 Km dai confini dell’Iran, il che significa che l’Iran è in grado di distruggere obiettivi chiave e strategici in Israele, 13 basi militari statunitensi od occidentali nei paesi del Golfo, 10 basi militari in Afghanistan e altri servizi essenziali situati nei pressi del Canale di Suez e degli stretti di Bab al-Mandeb e Hormuz. In breve, l’Iran è in grado di paralizzare un’operazione militare e le forniture di petrolio.
1.3. La capacità di colpire i siti radar nemici, danneggiando i sistemi di difesa anti-missile drizzati in Israele ["Fionda di Davide", "Iron Dome" e sistema "Arrow"] così come lo scudo antimissile occidentale ospitato dalla Turchia per la protezione di Israele e dell’Occidente.
2. Per quanto riguarda il messaggio e gli effetti di queste manovre dei missili balistici, si legga quanto segue:
2.1. L’Iran è pronto ad affrontare qualsiasi circostanza che potrebbe incontrare in una “guerra difensiva” per proteggere il suo territorio, i suoi diritti, e l’Asse della Resistenza; da cui l’enfasi sui mezzi adeguati per colpire obiettivi fondamentali su tutto il territorio palestinese occupato da Israele.
2.2. Qualsiasi guerra contro l’Iran o contro uno degli elementi dell’Asse della Resistenza non resterà limitato ai limiti definiti dall’aggressore, ma si estenderà a qualsiasi sito nella regione del Medio Oriente che rappresenti una posizione o un interesse dell’aggressore, di qualunque natura sia.
2.3 Le minacce e la guerra psicologica condotta dalla coalizione occidentale non produrrà gli effetti desiderati e non influenzerà alcuna decisione irrevocabile presa dall’Asse della Resistenza … la decisione di una difesa assoluta contro qualsiasi aggressione. Se la coalizione cerca di attuare le sue minacce, farebbe bene a lavorare per migliorare le proprie capacità difensive per proteggersi contro i pericoli da cui sarebbe minacciata per reazione.
2.4. Un forte Iran non è una minaccia per gli arabi, ma un ponte salutare che può aiutarli a rompere il circolo vizioso della dipendenza e della sottomissione agli Stati Uniti. Si tratta di un fattore di difesa indiretta, che permetterebbe a certi leader arabi di cogliere questa occasione per sbarazzarsi delle basi militari straniere o di impedire che vengano utilizzate contro l’Iran. In entrambi i casi, l’interesse sarebbe salvaguardare la propria sovranità.
3. Alla luce di tutto questo, vediamo che le manovre “Grande Profeta 7“, precedute dalle operazioni militari difensive sul terreno siriano e dalle prese di posizione politiche delle ultime due settimane, confermano chiaramente quanto segue:
3.1. L’idea stessa di una opzione militare occidentale contro la Siria, l’Iran, o l’Asse della Resistenza in generale non è realistica ed è impossibile da mettere in pratica. Se dovesse mai accadere, in un momento di follia, non raggiungerebbe i suoi obiettivi e sarebbe una perdita di tempo. Questo nonostante le dichiarazioni, attribuite all’ambasciatore saudita a Beirut, che vorrebbe che l’intervento militare della NATO in Siria, senza una risoluzione del Consiglio di sicurezza, sia deciso per il prossimo dicembre. Parole in cui si vede solo il desiderio di stimolare il morale decaduto dei terroristi, a seguito dei colpi ricevuti da parte delle forze di sicurezza siriane.
3.2. L’idea di un negoziato o un accordo per una soluzione pacifica che soddisfi l’Occidente, contenendo l’Asse della Resistenza o modificando le posizioni di alcuni dei suoi componenti è sterile, perché gli elementi fondamentali della Resistenza in Siria, Libano, Iran e anche in Palestina, sono fortemente decisi e non si piegheranno. Sono convinti che il prezzo esorbitante da pagare, in caso di scontro, sarebbe inferiore a quello che costerebbe se vincesse l’Occidente.
[1] Iran: début des exercices simulant l’attaque d’une “base étrangère”
[2] Dernière étape des manœuvres iraniennes : nouveau missile «Khalij Fares»
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora