DI

ANTONIO SATTA
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Dopo Goldman Sachs anche Morgan Stanley e Citigroup auspicano che l’Italia non abbandoni la linea del premier che dovrebbe restare al governo alla guida di una grande coalizione o in alternativa salire al Colle
Il messaggio è chiaro, Wall Street punta su un Monti-bis, o comunque su un governo che non esca dal solco tracciato dall’attuale presidente del Consilio. Goldman Sachs pochi giorni fa, in un lungo report dedicato alle prospettive politiche italiane, aveva spezzato una lancia per il Pd, motivando però l’implicito endorsement con la constatazione che la vittoria di una coalizione di Centrosinistra guidata dal partito di Pierluigi Bersani avrebbe sostanzialmente proseguito la poli- tica di rigore del governo Monti.
Ora è la volta di Citigroup e Morgan Stanley, che hanno appena pubblicato due studi aggiornati (tengono conto anche della crisi politica nella Regione Lazio) ed entrambe finiscono per auspicare che le prossime elezioni conducano ad una grande coalizione che riporti Monti a Palazzo Chigi, o anche al Quirinale (proprio ieri, peraltro, l’attuale premier ha chiarito che lui non si candiderà alle elezioni). Una soluzione del genere, scrivono gli analisti di Citi, sarebbe la migliore per «mettere l’Italia sulla strada della ripresa». Di Monti, è scritto ancora nel re- port, si può dire che «ha fatto un eccellente lavoro nel ristabilire la credibilità dell’Italia all’estero», non ha avuto altrettanto successo però nel tagliare il debito o cambiare mentalità e abitudini degli italiani.
Ciononostante è emerso come un leader notevole (anche se si aggiunge che lo stesso non si può dire di alcuni ministri). Tracciando diversi scenari per il futuro Citi arriva quindi ad auspicare un prossimo governo, soste- nuto da una grande coalizione e basato su una formula ibrida tecnico-politica, che sarebbe nella mi- gliore posizione per chiedere «un programma tipo Troika con condizioni lievi, che consenta alla Bce di iniziare a comprare titoli di Stato italiani». Uno scenario, insomma, che avrebbe come completamento l’elezione di Monti al Quirinale, con «un ruolo che probabilmente sarebbe molto più importante di quello di premier per preservare i futuri rapporti dell’Italia con i suoi partner europei»
Altre soluzioni, per Citi, sarebbero molto più pericolose, e con un chiaro riferimento al ritorno in campo di Silvio Berlusconi, gli analisti si chiedono: «Compreremmo titoli di Stato di un Paese il cui premier possa proporre un altro ponte sullo Stretto?».
Anche Morgan Stanley auspica che l’Italia non abbandoni il Montismo. Del resto, scrivono gli analisti della banca d’affari: «Il rischio è che in vista delle elezioni, la volontà e la capacità di implementare le riforma venga meno». MS crede che «una situazione politica non risolta», che veda «nessun partito in grado di ottenere una maggioranza assoluta, e la crescente importanza dei partiti marginali, potrebbe trasformarsi in un canale di contagio».
«Se tutti i pezzi del puzzle politico andranno a posto», concludono gli analisti di Citigroup, che pure mantengono negativo l’outlook a breve, «crediamo che l’azionario italiano, che scambia circa il 60% al di sotto dei livelli del 2007 e con il minor P/E 2013 di qualsiasi altro Paese europeo, offra un potenziale per ritorni notevoli dopo anni di sottoperformance».

Antonio Satta
Fonte: www.milanofinanza.it