DI
SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero
La truffa prosegue inarrestabile.
C’è una notizia in questo post, a mio avviso disgustosamente oscena e chiaro simbolo di un’Italia degradata. E’ lunga un rigo. Si trova come post scriptum. Senza commento aggiuntivo, augurandomi che, così, risulti più incisiva per le coscienze pensanti di questo paese. Potete star certi che nessuno ne parlerà, né oggi, né nel prossimo futuro.
Il post, invece, è una riflessione su quanto sta accadendo in questo periodo, in Italia, che mostra alcuni aspetti che definirei “antropologicamente interessanti”: la trappola della totale ubriacatura di narcisismo che sta spingendo questa nazione bulimica verso un disastro annunciato.
E’ la nuova malattia sociale degli italiani: “La sindrome della candidatura”.
Il morbo è trasversale, contagia chiunque, ed è diventato il nuovo status symbol del paese. Colpisce all’improvviso, è democratico, salvaguarda la pari opportunità e, in questo momento di crisi, è andato a sostituire quello che un tempo era il rolex o la vacanza alle Maldive. L’infezione (di questo si tratta, è una specie di batterio del sistema nervoso centrale) quando colpisce si trasforma, all’inizio, in apparente epopea civica, poi diventa ossessione morbosa e quando il dato della realtà annuncia il risultato, le reazioni sono tutte uguali dovunque: si diventa aggressivi, violenti e – a scelta- distruttivi oppure auto-distruttivi, a seconda della propria caratterialità.
Nessuno ne è immune.
Si candidano tutti. Si autocandidano tutti. Si cerca in ogni modo di farsi candidare, nel nome dei principii più strani, autoeleggendosi come la persona più autorevole a rappresentare una esigenza collettiva. Va da sé che le persone colpite da questa malattia manifestano il proprio essere stati contagiati attraverso una delle frasi tipo dei malati in questione “è l’idea del bene comune che spinge la mia responsabile scelta”.
E così, arrivato Berlusconi, nel PDL tutti in riga dietro il padre padrone in attesa che lui stili la lista che consentirà l’immissione del proprio nome. Nel PD, il democratico Bersani annuncia il proprio rinnovamento e decide di non candidare nessun rappresentante della lista Renzi eliminandoli tutti, promuovendo le new entry della sinistra italiana: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Moroni, Letta, Franceschini, con Nichi Vendola contento come una pasqua perché avrà qualche sottosegretario, così coronerà quella che sembra essere diventata la sua unica grande ambizione: sposarsi celebrando il rito matrimoniale all’interno della cappella della Camera dei Deputati. In tal modo la sinistra finisce in pole position verso una annunciata sconfitta elettorale. Tutti gli altri, idem, ciascuno a modo proprio, comprese le cosiddette “liste della società civile”. Ci sono a destra e ci sono a sinistra, alcuni dentro vecchie sigle, altri con nuovi nomi roboanti. Diverse persone negli ultimi mesi si sono battute (sia a destra che a sinistra e nei cosiddetti movimenti) per dar vita a nuove forme di aggregazione contro i partiti, contro lo status quo, per un cambiamento, e grazie al consenso (chi l’ha avuto) di adepti, seguaci, estimatori, tifosi, ecc., hanno raggiunto la quota sufficiente e necessaria per attirare i tecnici esperti che si presentano con l’offerta del momento “vorremmo candidarti nella nostra lista”. Naturalmente accettano tutti e il primo passo consiste nello spiegare ai propri esterrefatti seguaci che si tratta di una lista “tattica”, di una mossa “strategica”. C’ è cascato perfino il dr. Antonio Ingroia che ha trovato un modello matematico per portare qualche centinaia di migliaia di voti alla destra: annunciando la sua candidatura ha automaticamente prestato il fianco –autorizzandoli a ragion veduta- a tutti coloro che sostenevano quanto le sue argomentazioni avessero come unico scopo quello di tirargli la volata per finire in parlamento. L’Italia non ha bisogno di un magistrato che faccia il deputato, ne abbiamo fin troppi. Il paese avrebbe bisogno di encomiabili magistrati che lottano e combattono in procura dichiarando a viva voce “qui siamo al fronte nel combattere la corrotta classe politica e tutti coloro che aspirano a farvi parte”. Da quando è arrivato in Guatemala non ha detto neppure una parola interessante su ciò che accade laggiù. La sua preoccupazione principale sembra quella di aver organizzato la sua domanda al ministero di grazia e giustizia per avere “l’aspettativa per motivi elettorali” perché rischiare va bene, ma nel caso poi non si venga eletti, meglio tenersi il posto sicuro. Non si sa mai. Grave e cocente delusione.
Ma l’epidemia si sa, non guarda in faccia a nessuno. E’ un po’ come la peste bubbonica nel ‘600, chiunque poteva essere contagiato.
Ho seguito con molta attenzione l’attività all’interno del M5S, negli ultimi giorni, relativa alle conseguenze delle parlamentarie. E dopo aver riflettuto, la mia idea è la seguente: nei prossimi giorni e forse anche nelle prossime settimane, è probabile che il M5S nei sondaggi accuserà il colpo e perderà in quantità. Ma la trovo un’ottima occasione per un meraviglioso salto di qualità che consentirà, quindi, a breve, un nuovo impulso più maturo. Gli aderenti al movimento, infatti, hanno reagito –nelle diverse regioni la reazione è stata pressoché identica- tutti secondo modalità davvero sorprendenti: le stesse persone che per lungo tempo si erano mobilitate per osannare, applaudire, promuovere ed esaltare Beppe Grillo, una volta finita la conta e scoperto che avevano perso, hanno dichiarato che Grillo è un dittatore, che lo sapevano da sempre ma non lo dicevano perché erano buoni. Non solo. Le stesse persone che hanno difeso le regole elettorali, una volta fatta la conta, hanno denunciato tali regole considerandole ignobili, dittatoriali e malvagie. Erano ottime fino a un minuto prima, sono diventate pessime un minuto dopo. Le stesse persone che per mesi, alcuni per anni, si sono mobilitate “per far valere il principio che uno vale uno perché ciò che conta è il collettivo, la comunità, e quindi la rappresentanza individuale non conta perché il valore sta nel progetto” una volta fatta la conta, hanno gridato allo scandalo e hanno dichiarato che alle prossime elezioni non voteranno per il M5S, quindi sono diventati immediatamente distruttivi o auto-distruttivi (a scelta). Quasi nessuno ha accettato il risultato. Non solo. La maggior parte sono diventati attivissimi nel fare propaganda contro, nello spiegare perché il movimento fa schifo, perché si tratta di beceroni al seguito di una coppia di dittatori, perché bisogna combattere il M5S, lo stesso identico movimento nelle file del quale –fino a pochi minuti prima- intendevano essere candidati per rappresentarlo.
Si tratta di una normale bulimia narcisista. E per quanto riguarda il M5S penso che il movimento si avvantaggerà nel perdere per strada gente simile. Chi è furiosamente innamorato del proprio nome da candidato e ha investito tutta la sua energia in quello, non ha senso alcuno che militi nel M5S, lì la prospettiva è diversa.
Conosco almeno dieci persone con le quali, secondo modalità diverse, avevo intrattenuto degli scambi di pensiero negli ultimi mesi, che –sia a destra che a sinistra- sono stati contagiati dal morbo. E così abbiamo rappresentanti di movimenti contro il liberismo economico, finiti candidati nella lista di Oscar Giannino; paladini della cultura laica finiti dentro liste del vaticano; amanti dello sfascio a tutti i costi dentro liste che auspicano rigore e salvaguardia dello status quo e così via dicendo. E’ una malattia tutta italiana.
Le persone sane sono invece quelle che si sono sottratte, come ad esempio Pippo Baudo, a cui va davvero la nostra stima civica. Identificato lo scorso settembre dal PD come ottimo “uomo-immagine” per la presidenza alla regione siciliana gli proposero la candidatura. Lui rispose che ne era davvero lusingato ma non poteva accettare … sono uno showman, un intrattenitore, un uomo di spettacolo, non sono un politico. Ma soprattutto amo la Sicilia. E’ una regione complessa con problemi seri strutturali. Amministrarla vuol dire avere delle competenze che io non possiedo. Non saprei davvero come fare il lavoro, non potrei essere utile. Una risposta davvero intelligente.
I malati di bulimia narcisista, invece, pensano di essere (e proprio qui sta la malattia) le persone migliori al mondo per svolgere l’attività politica istituzionale e quindi il fatto di non essere candidati viene vissuto e interpretato come un attentato al bene comune. Non c’è da stupirsi, basterebbe guardare la rete. E’ piena di quotidiani on-line, siti giornalistici, gente che non ha la più pallida idea sulla comunicazione che organizza convegni sulla comunicazione, persone che non sanno scrivere e pubblicano libri e così via dicendo.
L’abbattimento del concetto di valore basato sul merito, competenza tecnica e curriculum vitae, ha comportato il trionfo di Silvio Berlusconi: un’idea della società basata sulla primogenitura del più forte, del più ricco, del più compromesso, veicolando il concetto pubblicitario marketing per cui conta l’apparenza e non la sostanza, conta la visibilità, conta l’involucro del pacchetto e non il suo contenuto.
Per questo è tornato in pista. Sa che ha ancora qualche chance.
L’Italia è rimasta uguale, è sempre la stessa.
O meglio, per colpa sua, l’Italia è peggiorata di molto.
Gli italiani sono rimasti uguali.
Ed è quello che va rivoluzionato, altrimenti, Monti o Bersani o Casini o Montezemolo o Giannino o Vendola sarà identico e irrilevante.
Non è più possibile ascoltare da chicchessia (a destra) sostenere che Maroni e Tremonti sono contro il liberismo di Monti, essendo stati al governo attuando disastrose pratiche liberiste e dando alle banche soltanto nel 2010 ben 87 miliardi di euro che hanno portato la repubblica italiana sull’orlo della bancarotta. Non è possibile ascoltare da chicchessia (a sinistra) che il PD rappresenta un cambiamento avendo votato per il fiscal compact, per il finanziamento truffaldino alle banche, votando a favore del mantenimento di ogni privilegio corporativo dei ceti oligarchici che stanno insanguinando l’esistenza degli italiani.
Questo è inaccettabile.
Così come è inaccettabile da chi ha militato nel M5S che si svegli un mattino e scoprendo di non aver vinto la possibilità di essere candidato, decida e scelga di andare contro Grillo, soltanto perché non sarà eletto.
Il mondo sembra essere diventato la fotocopia di facebook.
Ma la Politica non è un social network per esibizionisti. Questa è una malattia.
La Politica non è un’attività per tutti. Nella sua massima espressione è un’Arte, in quella minima è comunque una professione (non un mestiere) che presuppone l’esercizio di competenze che si acquisiscono attraverso una specifica e adeguata formazione e preparazione. Non basta “essere onesti” per qualificare se stessi come soggetto politico in grado di rappresentare la collettività: essere onesti è una condizione esistenziale eticamente doverosa e scontata per tutti. Se John Maynard Keynes non avesse avuto dietro di lui (o avanti a lui) due “animali politici” di gran razza, come Franklin Delano Roosevelt e Harry Truman, le sue teorie sarebbero rimaste pura accademia. Senza adeguata formazione, non esistono personalità politiche. Esistono soltanto politicanti, faccendieri, demagoghi, manipolatori. Bisogna apprendere la strumentazione e imparare ad usarla. Si va a scuola di formazione per diventare dei politici e potersi presentare nell’agone come degni rappresentanti degli interessi della collettività. Si impara come funziona il gioco e allora lo si sa giocare.
Altrimenti è sempre e soltanto un puro azzardo.
In conclusione due citazioni, da fonti molto diverse.
La prima viene da una cultura che amo molto, quella ceka, colonna portante del grande spirito libertario europeo.
«Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti […] C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata […] E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.»
Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”
La seconda, invece, viene dalla cultura degli indiani nativi americani e proviene dalla più strutturata di quelle culture, quella della nazione Cherokee. E’ un loro apologo.
Una sera, una donna Cherokee raccontò al nipote: "Figlio mio, la battaglia è tra i due lupi che vivono dentro di noi. Uno è infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore, senso di inferiorità. L’altro è felicità, gioia, amore, speranza, serenità, gentilezza, generosità, verità, compassione."
Il piccolo ci pensò su per un minuto e poi chiese:
"Quale dei due lupi vince?"
La donna Cherokee rispose semplicemente:
"Quello a cui dai da mangiare".
P.S. Ieri al pomeriggio, la commissione bilancio della Camera dei Deputati, con voto unanime (PD PDL Lega Nord Udc FLI Api) ha votato per dare il via a 1250 nuove concessioni per aumentare del 14% dal 1 gennaio 2013 la diffusione di slot machine nel territorio italiano, consentendo anche l’apertura di ben 750 nuovi mini casinò nelle più importanti città italiane, di fatto, quindi, mettendo la parola fine a qualsivoglia forma di lotta e opposizione al dilagare della ludopatia, del gioco d’azzardo e della presenza delle mafie criminali organizzate nel nostro territorio.
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Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/12/esplode-in-italia-lossessione-maniaca.html