DI
SHINEY VARGHESE
Global Research
Nel dicembre 2012 Sandra Postel, l’esperta di acqua del Progetto Globale per le Politiche Idriche, scrivendo sul National Geographic a proposito di “irrigazione su piccola scala con semplici secchi, pompe non costose, sistemi d’irrigazione a goccia e altre attrezzature che permettono alle famiglie di agricoltori di poter far fronte a stagioni secche, crescere i raccolti, diversificare le coltivazioni e sfuggire alla povertà”, metteva in guardia contro gli investimenti senza scrupoli che riguardano l’acquisto di terreni e di risorse idriche in Africa.
“A meno che i governi africani e gli interessi stranieri non diano sostegno a tali iniziative da parte degli agricoltori, piuttosto che minarle speculando con l’acquisto di terreni e di acqua che generano grossi profitti commerciali, si sprecherà la migliore occasione che si sia presentata in questi ultimi decenni per un progresso sociale nella regione.”
Lo stesso mese la pubblicazione online di Market Oracle riportava che “i nuovi baroni dell’acqua” – le banche di Wall Street e le elite multimiliardarie – stanno acquistando acqua in tutto il mondo ad un ritmo senza precedenti. Il rapporto fa luce su due fenomeni che si stanno espandendo velocemente e che potrebbero portare ad un accumulo di profitti a scapito della comunità e del popolo, vale a dire l’estendersi degli strumenti di mercato non più alla sola fornitura di acqua ed ai servizi igienico-sanitari ma anche ad altri settori della gestione dell’acqua, nonché il ruolo sempre più importante delle istituzioni finanziarie.
In alcuni casi, il governo stesso ha istituito delle corporazioni pubbliche gestite come vere e proprio aziende, dando in appalto i servizi di fornitura idrica ed igienico-sanitari a persone competenti, oppure inserendosi in partenariati pubblico/privati, spesso con multinazionali dell’acqua. E’ quello che è avvenuto di recente a Nagpur ed a New Delhi in India. In molte zone rurali assicurare forniture di acqua pulita e servizi igienico-sanitari è ancora una sfida. Compagnie a scopo di lucro come la Sarvajal stanno installando chioschi per la distribuzione di acqua a pagamento (o acqua ATMs) tramite l’inserimento di una carta prepagata. Non stupisce che questi distributori d’acqua riscuotano molto successo tra la gente, che altrimenti non avrebbe accesso all’acqua potabile.
Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, la crisi dell’acqua non è percepita come limitata ai soli paesi in via di sviluppo o solamente come una preoccupazione primaria legata alla fornitura idrica ed ai servizi sanitari. Le condutture di acqua si stanno deteriorando sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Negli Stati Uniti la deviazione dell’acqua verso produzioni estensive di biocarburanti e per estrazione del gas tramite fratturazione idraulica stanno alimentando la crisi nelle aree rurali. Nelle zone che vanno dalle falde acquifere di Ogallala fino ai Grandi Laghi nel Nord America, l’acqua è stata definita come il liquido d’oro. Un miliardario come T. Boone Pickens continua a comprare le terre sopra la falda acquifera di Ogallala, acquisendo così diritti sull’acqua; compagnie come Dow Chemicals, con una lunga storia di inquinamento delle acque, stanno investendo nel business della depurazione dell’acqua, facendo così dell’inquinamento stesso una mucca da soldi.
Ma le aziende chimiche non sono da sole: GE e la sua concorrente Siemens possiedono portafogli estesi che includono una varietà di tecnologie dell’acqua a disposizione dei clienti industriali, fornitori d’acqua municipale o dei governi. (Nell’ultimo anno e mezzo, due compagnie con sede in Minnesota hanno acquisito un ruolo molto importante in questo settore – Ecolab con l’acquisizione di Nalco e Pentair fondendosi con Tyco’s Flow control unit – entrambe appartenenti a S&P 500).
Anche l’industria finanziaria ha preso di mira l’acqua. Nell’estate 2011, Citigroup ha pubblicato un rapporto sugli investimenti nell’acqua. La citazione più famosa di Willem Buiter (economista tra i più importanti della società di gestione) ci dà un’idea delle conclusioni a cui sono arrivati: “Dal mio punto di vista, l’acqua, in quanto asset class, diventerà la merce più importante, superando di gran lunga il petrolio, il rame, i prodotti agricoli ed i metalli preziosi”. Ecco qualcun altro che ha visto nell’acqua un’importante opportunità di investimento, incluso GE’s Energy Financial Services, Goldman Sachs e ad alcune società di gestione del risparmio che sono coinvolte in investimenti agricoli in Asia, Africa, Sud America ed Europa dell’est.
Alle luce di tali recenti tendenze, le varie iniziative che tracciano l’uso dell’acqua delle compagnie o mappano le informazioni riguardanti i rischi legati all’acqua potrebbero essere un’arma a doppio taglio, come ad esempio il “progetto di distribuzione dell’acqua” ed il “progetto di mappatura dell’acqua”. Entrambi sono un’iniziativa di think tank no-profit, il primo del Carbon Disclosure Project con sede nel Regno Unito ed il secondo del World Resources Institute con sede negli Stati Uniti. Benché distinti, essi hanno in comune la stessa tipologia di persone che ne fanno parte: investitori globali che si occupano di gestione dei rischi legati all’acqua.
Queste iniziative potrebbero aiutare le compagnie ad identificare e ridurre la loro impronta idrica, ma potrebbero anche orientare gli investimenti aziendali verso l’accaparramento di risorse idriche.
Il “progetto di distribuzione dell’acqua” del Carbon Disclosure Project si propone di aiutare le aziende e gli investitori istituzionali a capire i rischi e le opportunità associate alla scarsità d’acqua e ad altre problematiche ad essa legate. Secondo uno dei suoi rapporti più recenti, commissionato da parte di 470 investitori che gestiscono in totale 50 trilioni di dollari, più della metà dei partecipanti al sondaggio hanno esperienza legate alle sfide nel settore idrico che si sono tradotte in interruzioni di servizi, aumenti di spese ed altre conseguenze negative.
Aqueduct Alliance ed il suo “progetto di mappatura dell’acqua”, il cui scopo è fornire alle varie compagnie un dettagliato rapporto senza precedenti sui rischi legati all’acqua, appare come una risposta diretta alle scoperte rivelate nel rapporto di divulgazione sull’acqua globale del Carbon Disclosure Project. La General Electrics, Goldman Sachs e la think tank World Resources con sede a Washington sono i soci fondatori dell’Aqueduct Alliance. Essi considerano il rischio legato all’acqua come un limite per la loro attività, per la crescita economica senza limiti e per la sostenibilità ambientale. Le mappe dell’acqua, con il loro grado di precisione e di risoluzione senza precedenti, utilizzano dati idrologici avanzati combinandoli con specifici indicatori geografici che rilevano fattori sociali, economici e di governo. Tali iniziative hanno però destato serie preoccupazioni poiché, loro malgrado, forniscono alle compagnie ed agli investitori informazioni molto dettagliate, che non hanno precedenti, riguardanti l’acqua in alcuni dei bacini più grandi del mondo.
Molti di questi investitori, definiti da Jo-Shing Yang come “i nuovi baroni dell’acqua” nel suo articolo “La grande corsa delle Elite globali per il controllo dell’acqua in tutto mondiale”, sono gli stessi che hanno approfittato della speculazione sui contratti nel settore agricolo e contribuito alla crisi alimentare degli ultimi anni. La crisi alimentare e le recenti siccità hanno confermato che il controllo della sorgente del cibo – la terra e l’acqua che vi scorre- hanno la stessa importanza, se non di più.
Uno sguardo più attento agli investimenti nel territorio in Africa, ad esempio, mostra che l’appropriarsi della terra non è un semplice investimento, ma rappresenta anche il tentativo di accaparrarsi l’acqua sotto di essa. Alla recente conferenza Global AgInvesting (con più di 370 partecipanti) i gruppi di gestione finanziaria e le multinazionali dell’agricoltura hanno illustrato i loro piani che prevedono l’acquisto di ampi tratti di terreni in svariati luoghi sparsi per il globo. Grazie a strumenti come le mappe dell’acqua, questi investitori sono ulteriormente avvantaggiati. La corsa globale all’accaparramento di terre, così come la resistenza ad esso, dimostra che tutti i possessori di azioni – fondi pensione, Wall Street o le Nazioni da un lato o le persone che attualmente utilizzano queste terre ed acque ed i loro sostenitori dall’altro sono pienamente consapevoli che l’appropriarsi delle terre (e dell’acqua) è una questione di vita o di morte, soprattutto per i paesi in via di sviluppo.
E’ necessario attivare dei meccanismi di regolazione nazionali ed internazionali in modo che le risorse primarie come la terra, l’acqua ed i mezzi per accedere all’acqua potabile non diventino semplicemente un mezzo di accumulo di profitto per i ricchi, ma siano gestite in modo da assicurare un livello di sussistenza per tutti coloro che dipendono da esse. L’ultima sessione della commissione sulla sicurezza alimentare mondiale (uno strumento delle Nazioni Unite istituito per gestire la crisi alimentare), ha costituito un buon inizio ed ha dato luogo ad una serie di iniziative di consultazione sui principi per gli investimenti nell’agricoltura. Organizzazioni civiche e sociali stanno cercando di individuare i diversi modi in cui tale regolamentazione può essere messa in atto in contesti nazionali: facilitando l’accaparramento delle terre, mitigandone l’impatto negativo e massimizzando le opportunità, oppure bloccandolo completamente. In ultima analisi, qualsiasi approccio deve dare priorità all’accesso al cibo ed all’acqua da parte delle comunità locali: qualsiasi investimento legato all’acqua deve necessariamente ridurre il rischio che i mezzi di sostentamento vengano meno e sostenere le loro capacità a far valere i propri diritti, sia che si tratti di paesi in via di sviluppo o di paesi sviluppati.
Shiney Varghese
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/the-global-water-grab-meet-the-new-water-barons/5322412
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NICOLETTA SECCACINI