DI

SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

 

 

 

 

 

 

 

 

"Ma se i soldi prestati dalla BCE al governo irlandese vengono creati dal nulla, perché i cittadini dovrebbero svenarsi e privarsi dei loro risparmi per rimborsare del denaro che una volta rientrato alla base verrebbe distrutto o bruciato? Che senso ha mettere in ginocchio un’intera nazione per dei semplici bit elettronici o delle voci contabili all’interno del bilancio di una banca centrale? Non sarebbe più giusto che la parte di debito dovuto alla BCE venisse in qualche forma legale abbonata o decurtata, lasciando intatta solo la quota prestata dal FMI?"
Enda Kenny, primo ministro della Repubblica d’Irlanda. 20 marzo 2013.
Parliamo d’Europa e di noi, nella nostra quota parte. Perché è d’Europa che dobbiamo parlare oggi. E dei nostri soldi. Perché c’è il rischio che i colossi finanziari e la BCE ci affondino ulteriormente per salvare il loro collo.
Sono in gravissima difficoltà, non vi è alcun dubbio, grazie anche al costante e quotidiano lavoro di smascheramento continuo operato dal web, dai siti indipendenti e dai bloggers autonomi che hanno smascherato il re, offrendo alle masse del mondo l’impietosa immagine della loro nudità: non valgono nulla.
Dell’euro, delle banche, dei governi e del nostro continente bisogna parlare, soprattutto della guerra in atto in Europa nella quale siamo tutti infognati fino al collo, anche se cercano di non dirlo apertamente.
Parliamo anche del M5s, dell’incontro con Bersani e dell’impatto provocato dalle parole di Franco Battiato nell’immaginario collettivo della nazione.
Tenendo presente che in questi giorni, direi in queste ore, gli oligarchi stanno scegliendo quali decisioni prendere sul nostro destino, sopra le nostre teste, dentro le nostre tasche, (e le prenderanno a modo loro: che a noi piaccia o non piaccia) è necessario avere una visione ampia dal punto di vista geo-politico della posta in gioco e di ciò che sta accadendo.
Partiamo da noi, per finire in Europa.
Ottima l’idea di presentare in streaming l’incontro. Una spruzzata di realismo. Nel senso che offre l’immagine di un paese per ciò che esso è: totale medioevo, anche infantile.
L’idea dello streaming è avvilente di per sé, anche se ottima. E’ basata su una presa d’atto della realtà italiana non più considerata dal punto di vista dei mitomani ma sulla base di ciò che il paese è diventato in termini pratici: il 100% della gente teme che i tre schieramenti in campo si mettano d’accordo per fotterci alla grande. L’Italia, quindi, ha trovato una sintesi nazionale unificante post-ideologica, che ha il sapore di una autenticità etnica ritrovata: il cinismo e lo scetticismo. Nessuno si fida più di nessun altro. In seguito al perdurante attacco da parte della cupola mediatica contro il M5s, il movimento, giustamente, sceglie la strada più elementare e vincente, per mostrare e “dimostrare” al proprio elettorato che non esiste nessuna possibilità di sottobanco, di inciucio, di accordo trasversale, di compra-vendita di voti, e che le chiacchiere infamanti sono, per l’appunto chiacchiere da bar, orchestrate da agenti prezzolati, i cosiddetti “giornalisti ben informati”. Il risultato è, per il movimento, tranquillizzante e pragmatico, perché è basato sulla semplice constatazione che il parlamento italiano – 23 anni di esperienza lo dimostrano – ha assunto una funzione eticamente satanica: trasforma le persone in soggetti politici in vendita al miglior offerente.
Come l’artista italiano ha spiegato in maniera forse troppo diretta ma efficace e contundente.
L’incontro in streaming, quindi, è stato un successo della trasparenza, e siamo contenti.
Rimane l’avvilimento nel constatare che siamo costretti a usare marchingegni rassicuranti per l’elettorato, essendo stati commissariati da noi stessi. Siamo il prodotto e la manifestazione di un paese che vive immerso in un totale vuoto culturale perenne, privo di eticità, di ideali, gravemente malato di narcisismo auto-referenziale, dedito alla clientela, al ladrocinio, alla corruttela, alla prostituzione, nel nome di ho da campà o c’ ho famiglia.
In un paese serio, evoluto, quando i leader politici si incontrano, giustamente, non ci sono testimoni. Ve l’immaginate la quarta riunione tra Ronald Reagan e Mickail Gorbacev a Helsinki nel 1987, quando scelsero e decisero di porre fine alla guerra fredda, aperta a tutti? Se fosse stata trasmessa in streaming, dopo 24 ore sarebbe esplosa la guerra civile in almeno dieci nazioni occidentali provocando poi una guerra nucleare e il pianeta sarebbe finito lì. I due esponenti garantivano, ciascuno ai propri, che avrebbero strappato il miglior prezzo “realisticamente possibile” nel firmare la pace. Così fecero. Lo dimostra il fatto che 25 anni dopo, entrambi gli imperi, rispetto al resto del mondo, godono di ottima salute imperiale e belligerante.
Il M5s ha strappato il “miglior prezzo realisticamente possibile” in queste condizioni, ottenendo tre risultati: ha ricompattato il rapporto di fiducia con il proprio elettorato, allo stesso tempo ha offerto con le immagini la pochezza argomentativa di Bersani e Letta mostrandone la loro pochezza e miseria politica; infine, ha azzeccato una lampante verità con una frase che nessun cittadino italiano può osare non fare propria: “negli ultimi venti anni avete fornito l’esempio di incapacità politica nel fare le riforme necessarie: noi siamo il risultato di ciò che voi avete prodotto”.
Certo, se il senatore Vito Crimi avesse detto una certa frase (sarebbe bastata un’unica frase) la borsa sarebbe crollata almeno dell’8% oppure sarebbe salita del 10%, lo spread sarebbe salito in due orette almeno a 500 punti base oppure sarebbe sceso a 220, non è dato saperlo, senz’altro una delle due. Ma una cosa è certa, avrebbe avuto risonanza nell’intero continente europeo. Io l’ho sperato. Ma forse non ci sono ancora le condizioni. Arriveranno, basta avere pazienza, manca poco. La frase che avrebbe potuto rappresentare secondo me, una rivoluzione propositiva, avrebbe potuto essere la seguente: “Nel nome della responsabilità collettiva dinanzi alla nazione, tenendo in considerazione la situazione davvero drammatica che stiamo vivendo e che voi avete prodotto, noi facciamo la seguente proposta: siamo anche disposti a dare la fiducia e consentire dunque la formazione di un governo che duri l’intera legislatura, purchè ci venga garantito formalmente, adesso, qui, davanti a tutti, che non appena insediato il governo varerà al massimo entro 90 giorni le seguenti disposizioni:
1) Immediato discorso alla nazione in relazione ai depositi bancari dei correntisti italiani, in cui viene garantita la salvaguardia dei risparmi e dei depositi fino ad una determinata cifra, di cui il presidente della repubblica si farà garante, con l’annuncio che le quattro più importanti banche italiane vengono nazionalizzate subito, la prossima settimana, abolendo in toto le fondazioni bancarie. Tali banche finiscono per essere gestite da una commissione mista presieduta dal Tesoro la cui attività viene monitorata e controllata dal parlamento. Tali banche provvederanno ad assumersi in proprio il compito di iniziare dal 1 giugno 2013 il pagamento dei 70 miliardi di crediti che le imprese vantano dalla pubblica amministrazione. I soldi vengono chiesti al tasso dell’1% alla BCE ma invece di essere trasferiti alle banche vengono trasferiti direttamente alle imprese creditrici per riannodare subito il volano dell’economia produttiva.
2) Immediata comunicazione al Consiglio d’Europa, alla BCE, e alle apposite commissioni di Bruxelles, che l’Italia chiede formalmente l’apertura immediata, in data non posteriore al 2 aprile 2013, di un tavolo di rinegoziazione del fiscal compact dichiarando pubblicamente che la nazione non è in grado di far fronte al rispetto del pareggio di bilancio, pena l’uscita dall’euro immediata, per salvaguardare la tenuta della spina dorsale industriale della nazione.
3) Una legge elettorale nuova entro 90 giorni, costruita da PD PDL e M5s insieme.
4) Riunione pubblica in streaming tra PD PDL e M5s in cui si discute il dispositivo legale che consenta l’applicazione entro 60 giorni di una legge sul conflitto di interessi per impedire che cariche istituzionali vengano affidate a personalità attive nel mercato dei capitali e delle merci.
5) Una legge entro 60 giorni che imponga la separazione tra banche d’affari di carattere speculativo e banche commerciali che gestiscono il risparmio della cittadinanza per fornire crediti agevolati alle imprese.
6) Il riconoscimento pubblico dello “stato d’emergenza sociale” per cui il neo nato governo si assume l’impegno di aprire immediatamente un tavolo di concertazione tra tutte le parti sociali esistenti in Italia, con l’obbligo, entro 30 giorni, di proporre una soluzione immediata per arginare l’emergenza, rilanciare gli investimenti e aprire il mercato del lavoro a nuovi soggetti attivi.
7) Proposta formale al governo di Francia di aprire immediatamente un tavolo pubblico che coinvolga tutti le parti sociali, sia quelle italiane che quelle francesi, sponsorizzata dal Consiglio d’Europa, per valutare l’esatto costo della TAV Torino-Lione e verificare sulla base di arbitrati internazionalmente riconosciuti se quella linea ferroviaria corrisponda alle reali esigenze del territorio, dell’economia, del trasporto e della cittadinanza sia francese che italiana”.
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Nel caso, in diretta, Bersani e Letta fossero stati in grado di rispondere “ci stiamo, ci assumiamo formalmente l’impegno, dinanzi alla nazione, di rispettare queste clausole” allora poteva nascere un accordo. Si trattava di una mutazione alchemica, di un passaggio linguistico-epocale dall’inciucio alla mediazione politica, dalla chiacchiera demagogica al pragmatismo efficiente, dalle fumose argomentazioni para-ideologiche all’idea che esiste una classe politica dirigente in grado di voler risolvere i problemi del paese. Nel caso avessero risposto di no, allora, in quel caso, davanti a tutti, la risposta sarebbe stata naturale “Lo capite adesso perché non vi daremo mai la fiducia e perché dovete andare tutti a casa non avendo l’obiettivo di salvare la nazione?”.
Per il momento accontentiamoci di ciò che abbiamo.
Ma è bene sapere come stanno le cose in Europa oggi: il comparto bancario italiano è al collasso, così come quello spagnolo e quello portoghese. Non sono più in grado di sostenere finanziariamente la copertura delle migliaia di miliardi di euro che hanno usato per investirli nella roulette della finanza speculativa ad alto rischio. Li hanno persi. E’ semplice e banale. Hanno puntato sul rosso ma è uscito il nero, o viceversa. La BCE si appresta a elargire prestiti e aiuti complessivi per circa 120 miliardi di euro a questi tre paesi che finiranno nelle banche che seguiteranno a non dare credito alle imprese obbligandole a chiudere. Da una parte l’Italia prenderà questi soldi all’1%, li darà alle banche private al tasso del 9% e li metterà nel bilancio sotto la voce “profitto dell’8%” e quindi presentando un bilancio che è FALSO. Perché in quel bilancio non verrà conteggiata anche la cifra che il Tesoro italiano deve devolvere alla BCE, perché –così recitano le disposizioni volute da Mario Draghi- mentre da una parte prenderà soldi dalla BCE per le banche collassate italiane allo stesso tempo dovrà versare la propria quota parte dei soldi da dare anche a spagnoli e portoghesi, e alla fine del giro, per la nostra nazione, il tutto avrà un costo valutato ieri l’altro dagli economisti americani –soltanto per l’Italia- di circa 24 miliardi per il 2013 e 30 per il 2014 che obbligheranno giocoforza il neo governo a dover varare delle suppletive manovre economiche non previste DI CUI NESSUNO PARLA IN QUESTI GIORNI.
Il MPS è ormai “tecnicamente” già fallito. Soltanto negli ultimi venti giorni ha perso il 22% del proprio capitale e il proprio buco si è ulteriormente allargato raggiungendo la cifra di circa 30 miliardi. Unicredit, Intesa S.Paolo, Ubi, Banco Popolare, Banco popolare di Milano, Banca Popolare di Spoleto, Banca Carige, sono tutte banche compromesse che ogni giorno perdono in borsa depauperandosi. E il conto lo presenteranno ai correntisti.
Serve un governo che impedisca questo.
Da cui la citazione, di una nazione pragmatica vicina al collasso (l’immagine è quella del primo ministro irlandese).
Il primo ministro irlandese Enda Kenny ha parlato chiaramente, e si sta muovendo in quel senso. E’ un personaggio curioso. Leader del partito del Fine Gael (vuol dire “famiglia degli irlandesi”) è un moderato di centro-destra, progressista in economia e conservatore in politica. Nel 2011 i sondaggi gli attribuivano alle elezioni politiche un buon 15%. Ne ha ottenuti il 36%. Ha vinto e si è posizionato in Europa nel partito Popolare. Ha chiamato a raduno i laburisti e i sindacalisti irlandesi e ha fatto con loro un patto d’acciaio basato su alcuni punti comuni. Alla fine del 2011 ha fatto un governo d’alleanza con i laburisti. In Irlanda destra e sinistra governano insieme. Sono riusciti a sopravvivere fino alla fine del  2012. Da gennaio di quest’anno, Kenny ha cambiato passo, registro, linguaggio. Da dieci giorni a questa parte sta andando all’attacco della BCE, ha cominciato a tuonare contro la Merkel e Draghi appellandosi anche al papa, essendo, da bravo irlandese, un devoto credente. E noi, intanto, che cosa facciamo? Discutiamo se i deputati del M5s sanno o non sanno qual è la capitale dell’Azerbaigian e se conoscono a memoria l’articolo 59 e 27 della costituzione. Intanto (la notizia è delle ore 14 di oggi) la Guardia di Finanza si presenta nella sede milanese di Banca Nomura, una delle più importanti società finanziarie del mondo e sequestra i libri. Come racconta Il Sole 24 ore:

militari del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza stanno eseguendo da questa mattina una perquisizione a Milano nella sede della banca d’affari Nomura International, nell’ambito dell’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. La perquisizione è stata disposta dalla Procura senese. La perquisizione in corso riguarda la vicenda della conference call del luglio 2009 tra i vertici delle banche per la ristrutturazione del derivato Alexandria. Il ‘mandate agreement’ venne ritrovato dagli attuali vertici di Mps solo nell’ottobre 2012 nella cassaforte appartenuta all’ex dg Antonio Vigni. Per questi fatti l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni sono indagati per ostacolo all’attività organi vigilanza cioè Bankitalia e Consob.

Ne sta venendo fuori un quadro che definire allucinante è dir poco. In uno dei suoi interrogatori, l’ex direttore generale Vigni ha dichiarato che avevano “perso” dei documenti che però, successivamente, sono stati magicamente “ritrovati” (quattro anni dopo) nella sua cassaforte. Tutto ciò per giustificare il fatto che per sei anni non è stata rendicontata tutta l’attività svolta in sede di intermediazione bancaria con la suddetta società Nomura che si occupa, a Milano, di “investimenti ad altissimo rischio sui cds”. I magistrati non se la sono bevuta e hanno aggiunto anche l’accusa di “ostacolo all’attività degli organi di vigilanza”.
Sono soldi che dovremmo metterci noi, se la banca non viene nazionalizzata subito.
C’è bisogno di un governo che dica subito come intende affrontare in questo momento “l’emergenza banche” di cui nessuno parla.
Anche Giulio Tremonti sosteneva fino all’agosto del 2011 che i “conti erano in sicurezza”.
Anche Grilli e Monti sostengono che le banche italiane non hanno bisogno di liquidità e sono a posto e che i conti sono al sicuro.
Noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia sapere immediatamente come intende gestire la questione delle banche.
In Europa stanno in attesa di ciò che in Italia riusciamo a combinare.
Grazie all’uscita di Battiato, con la scusa di venire a controllare se si trattava di una battuta gossip, e quindi appartenente al circo mediatico di berlusconiana memoria, si sono resi conto di ciò che sta accadendo da noi.
Chi ci garantisce, oggi, a noi cittadini, sul comportamento e sull’andamento delle banche italiane, tuttora amministrate, dirette, presiedute da funzionari di partito scelti negli uffici della direzione di PDL PD Lega Nord Udc Lista Monti?
Vogliamo parlare di questo, visto che si tratta del valore reale di questa nazione, invece che andare appresso alle chiacchiere da bar delle sirene mediatiche a pagamento? Franco Battiato li chiama in un altro modo.
p.s.: Il senatore Crimi ha dichiarato alle ore 16: “se Napolitano fa un altro nome, allora è tutta un’altra storia”.
Lo trovo molto interessante. Apre suggestivi e ipotetici scenari.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/03/e-i-nostri-soldi-e-le-banche-italiane-e.html