DI
ALEX KANE
AlterNet
Matt Taibbi mostra i colpevoli del crack del 2008 in una clamorosa storia da copertina. Un articolo di Rolling Stone descrive come le agenzie di rating, che avrebbero dovuto sorvegliare le offerte d’investimento, convalidarono transazioni dubbie.
Chiunque abbia prestato attenzione al tracollo finanziario del 2008 è a conoscenza del ruolo cruciale svolto dalle agenzie di rating, il cui compito è quello di giudicare se le aziende siano affidabili in termini di solvibilità. Meno noti sono i dettagli precisi di quanto fu grande il loro ruolo. Matt Taibbi di Rolling Stone colma la lacuna in una notizia da copertina che ha riscosso particolare successo.
Il nuovo articolo di Taibbi intitolato “L’ultimo mistero della crisi finanziaria” espone dettagliatamente il ruolo delle agenzie di rating e come queste abbiano approvato senza indugio operazioni bancarie dubbie. Taibbi si concentra sulle prime due agenzie nazionali, ovvero S&P e Moody’s, che controllano buona fetta del mercato delle agenzie di rating. Le agenzie di rating definiscono su cosa è sicuro investire e su cosa non lo è. I loro voti sono di vitale importanza per l’industria finanziaria. Tuttavia, anziché valutare le società in maniera oggettiva e assegnare loro un voto che meritavano, Moody’s e S&P hanno elargito massimi rating a entità immeritevoli.
I nuovi dettagli di cui scrive Taibbi vengono desunti da documenti ed e-mail rilasciati a seguito di una causa legale contro le agenzie di rating, accusate di aver cospirato con Morgan Stanley per convincere ad investire nei subprime.
Nel mese di Aprile, le agenzie di rating risolsero la causa intentata contro di esse principalmente dalla King County di Washington e dall’Abu Dhabi Commercial Bank. Il caso è stato imperniato su quel che è noto come veicolo d’investimento strutturato o SIV (structured investment vehicle n.d.t.).
I SIV sono simili ad altri strumenti utilizzati da società che intendono spostare le passività dai loro libri contabili su un’altra entità. I SIV sono stati usati dalle banche per tenere alla larga dai loro libri contabili i titoli garantiti da mutui ipotecari (o MBS, dall’inglese mortgage-backed security, n.d.t.), ovvero fondi di mutui ipotecari, alcuni di essi non sicuri. “La struttura dei SIV” scrive Taibbi, “ha permesso alle banche d’investimento di creare e approfittare, senza rischio, di miliardi di dollari di cose come i mutui subprime che divennero il fulcro della nuova truffa di tendenza delle corporation, creando e poi vendendo come investimenti “AAA” (sigla che corrisponde alla più alta classe di rating fissata da S&P, n.d.t.) grosse quantità di MBS rischiosi a babbei delle istituzioni”.
Venne chiesto alle agenzie di rating di dare il consenso sulla sicurezza di questi SIV. E questo fu quello che fecero, sebbene alcuni di essi non fossero assolutamente sicuri. Il principale motivo di questo consenso stava nel fatto che le banche, che chiedevano alle agenzie di rating l’approvazione per questi investimenti scadenti, erano le stesse che finanziavano quelle agenzie perché operassero in quanto tali.
In un solo caso specifico, un SIV venne creato dall’hedge fund Cheyne Capital Management con sede a Londra. L’hedge fund fu gestito da ex impiegati della Morgan Stanley, la quale venne coinvolta in un accordo per investire nella Cheyne. Morgan Stanley raccolse commissioni per aver strutturato l’accordo d’investimento e, inoltre, guadagnò denaro per aver venduto i loro MBS ai SIV, che erano poi stati messi in vendita a investitori come la Abu Dhabi Bank. Documenti interni provenienti dalla Morgan Stanley rivelano che la banca inserì nei SIV ipoteche scadenti.
I voti ai SIV subprime si basavano sul nulla. Tuttavia Moody’s e S&P conferirono, in ogni caso, dei rating alti. C’è da dire che le banche spesso usavano più agenzie di rating perché di solito queste ultime conferivano rating più bassi a investimenti in cui non venivano direttamente coinvolte nella loro valutazione.
Le e-mail dimostrano che le agenzie di rating sapevano che stavano approvando tout-court dei cattivi affari. “Il Signore aiuti la nostra fottuta truffa” si legge da una e-mail di un dirigente di S&P. “Questo deve essere il posto più stupido dove abbia mai lavorato”.
Le agenzie di rating assegnarono voti massimi a un altro affare marcio con un SIV basato su un subprime, chiamato Rhinebridge. Sia gli investimenti Rhinebridge che Cheyne alla fine fallirono insieme ad altri affari subprime.
Nonostante l’implosione dell’economia statunitense, causata dai voti alti conferiti a questi cattivi affari, il sistema rimane sostanzialmente invariato.
“Quello che è accaduto alle agenzie di rating durante la crisi finanziaria, e quello che probabilmente ancora accade all’interno delle loro mura, è un fenomeno vecchio quanto il business stesso”, scrive Taibbi. “Potendo scegliere tra soldi e integrità, scelgono i soldi”.
Alex Kane
Fonte: Alternet.org
Link: http://www.alternet.org/economy/financial-ratings-agencies-were-complicit-2008-economic-crash
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCA DE LUCA