DI

GIULIETTO CHIESA
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Democrazia e libertà civili furono gli strumenti culturali e istituzionali indispensabili per la costruzione del consenso. Il loro esercizio soddisfacente permise di controllare e conquistare non solo i ceti intermedi che venivano consolidandosi, ma anche settori decisivi delle classi lavoratrici. Il “welfare state” fu l’arma economica con cui le classi dominanti dell’Occidente si assicurarono il superamento indolore del “turning point” previsto da Karl Marx. Il risultato fu raggiunto. A fatica, certo, e attraverso lotte durissime, poiché le forze lavoratrici si erano nel frattempo dotate di strumenti di difesa: partiti, sindacati, società civile organizzata. La storia del XX secolo è stata, in Occidente, un continuo alternarsi di offensive e controffensive delle due classi principali. Quando la bilancia delle forze si spostò dalla parte dei subordinati, e per il Potere il pericolo divenne concreto, esso ricorse senza esitazione alla forza, al sangue, alla violenza.

Per menzionare solo due esempi illuminanti, dei molti che potremmo scegliere: il rovesciamento di Salvador Allende in Cile, con un colpo di Stato direttamente sponsorizzato dal governo degli Stati Uniti, e la strategia della tensione in Italia, culminata con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Anche quest’ultimo guidato da oltreoceano, con la partecipazione dei servizi segreti italiani e delle frange eversive della destra estrema. Se in Cile non ci furono dubbi sui reali autori dell’operazione (ma ci volle del tempo perché perfino Henry Kissinger ammettesse pubblicamente il proprio ruolo diretto), ancora adesso gran parte dell’opinione pubblica italiana pensa che furono le Brigate Rosse ad “attentare allo Stato”. Non sa, e non può sapere (perché la storia dell’eversione e dello stragismo le è stata raccontata dagli uomini della P2 e dai loro amici, alleati, sodali e servi), che le Brigate Rosse furono solo lo strumento, l’arma che permise al potere imperiale di mettere fuori gioco il più forte partito comunista dell’Occidente, e di scongiurare il pericolo che un regime democratico, con il partito comunista quale sua componente, si affacciasse nella parte “sbagliata” della divisione dell’Europa creata a Yalta. Esempio da manuale di come i detentori del potere informativo-comunicativo abbiano potuto usare anche le bandiere (rosse) del nemico, per combatterlo.

Le Brigate Rosse, certo, sono esistite. Furono un frammento degenerativo, patologico, infantile, delle istanze di liberazione. E, proprio, per questo, divennero lo strumento della più grande “diversione” organizzata nel mondo occidentale per “fermare il comunismo”. Di tutto questo la gente non sa, e non può sapere, perché le è stata raccontata un’altra storia. La cosa straordinaria è che anche una parte della sinistra di allora credette a questa storia. E, per gli stessi identici motivi di subalternità culturale, tutta intera la sinistra, italiana ed europea, non ha saputo cogliere il significato strategico di quell’altra “operazione sotto falsa bandiera” che fu attuata l’11 settembre del 2001 con l’attacco alle Twin Towers di New York e al Pentagono. Torniamo dunque, ancora una volta, alla questione della Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne, che ha prodotto lo spettacolo necessario per stemperare e parare, deviandoli, gli obiettivi di trasformazione sociale; per oscurare, marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per produrre il “rumore di fondo” sufficiente a impedire l’ascolto di altre voci; per catturare, infine, corrompendoli, i capi della resistenza, secondo il principio che è più economico e sicuro comprare un generale nemico che vincerlo in battaglia.

Sul versante della legittimazione formale del sistema, l’efficacia dell’azione deviante fu ancora più clamorosa. I sistemi democratici “liberali” vennero modificati, resi tecnicamente sempre più complicati e non maneggiabili dai cittadini. Con lungimirante intelligenza, nello stesso tempo, una parte del controllo fu concessa ai rappresentanti delle classi medie e delle aristocrazie operaie. Il cambio dei sistemi elettorali in nome della “governabilità” consentì la graduale espropriazione della sovranità popolare da parte di oligarchie partitiche sempre più impermeabili a ogni controllo. Per operare questi cambiamenti in modo relativamente indisturbato, enormi risorse vennero destinate, come s’è detto, alla formazione e alla retribuzione dei mediatori del consenso. Cioè le coorti di politici, giornalisti, manager, pubblicitari che furono piazzati nelle trincee della comunicazione: quelli che oggi vengono giustamente definiti i “gatekeepers”, quelli che controllano la porta d’ingresso dell’informazione-comunicazione.

La lotta di classe è stata combattuta e vinta dal Potere in questo modo. Senza quell’esercito di mediatori, tutti apparentemente disarmati, il punto di ebollizione sociale si sarebbe pericolosamente ripresentato. La spesa per sostenerlo, formarlo e pagarlo divenne, gradualmente ma sistematicamente, parte integrante – e principale – del calcolo economico necessario alla riproduzione del sistema. Questi processi, questo misto di repressione, consenso, democrazia, ebbero andamenti differenziati nei singoli paesi dell’Occidente. Ciascuno procedette secondo i suoi ritmi e i suoi compromessi. Si definì un modello europeo, assai più morbido, e un modello americano, assai più feroce. Negli Stati Uniti, per esempio, le classi padronali usarono la forza per assoggettare i sindacati con molto anticipo e con molta più durezza che in Europa, dove la via del consenso fu e restò prevalente. Ma gli stessi percorsi furono analoghi dovunque, in maggiore o minore misura.

Al di sotto di questo panorama agivano comunque i fattori strutturali che Marx aveva ben previsto: essenzialmente la caduta tendenziale del saggio di profitto e la correlata e ondulatoria serie delle crisi di sovrapproduzione. Furono necessarie due guerre mondiali, con il loro carico di morte, per impedire che l’innalzamento della temperatura del corpo sociale giungesse a livelli pericolosi per le classi dominanti. E’ in questo snodo che nasce la “società dello spettacolo”. Che fu il luogo di convergenza tra le nuove tecnologie della comunicazione-informazione e l’impellente necessità del sistema di impedire lo scontro tra le classi sociali. Le crisi cicliche dell’Occidente continuarono a ripresentarsi, ma la sovrapproduzione venne rinviata con la creazione di una massa di merci sempre nuove, sempre più differenziate, sempre più a vita breve, il cui acquisto venne imposto alle grandi masse (non solo dell’Occidente) mediante un micidiale bombardamento pubblicitario.

Questa fu la crescita, che apparve come infinita. Tutti ci credettero, e tuttora ci credono. Il fatto nuovo, come abbiamo già detto, è l’apparizione dei “limiti”. Che ha posto un ostacolo fisicamente invalicabile a quel sistema di “dilazione”. Al suo posto – ed è la cronaca degli ultimi quarant’anni – ne venne inventato un altro: la finanziarizzazione, che ha permesso di staccare la produzione fondamentale di ricchezza dalla produzione di merci. Il XXI secolo ha visto la luce in questo contesto. L’11 settembre 2001 è stato il primo tentativo di correzione della rotta attraverso la violenza sul mondo intero.

(Giulietto Chiesa, estratti dal capitolo “Matrix” del libro “Invece della Catastrofe”, Piemme, 290 pagine, euro 17,50)
Fonte: www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2013/08/giulietto-chiesa-finito-il-consenso-useranno-il-terrore/