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Laureato in legge, ufficiale dell’esercito non più in servizio, Marco Pizzuti ha lavorato per la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica e il Consiglio di Stato. Ha collaborato con il Museo dell’Energia, tenuto conferenze in tutta Italia e scritto saggi di grande successo. Proprio per la sua natura di “controinformatore” viene spontaneo riferirsi a lui come lo scrittore “non autorizzato”, prendendo ispirazione proprio dai titoli dei suoi libri. Autorizzati o no, gli abbiamo posto qualche domanda incuriositi dalle sue ricerche.
Esiste la possibilità che le realtà accademiche possano riacquistare l’indipendenza dagli interessi economici vigenti?
Credo che per uno studioso accademico sia molto difficile conquistare una reale autonomia da chi decide per la sua carriera e finanzia i suoi progetti di ricerca. Finché un ricercatore s’impegna nell’affermare (consapevolmente o inconsapevolmente) le teorie scientifiche gradite dall’elite finanziaria, la sua condotta verrà premiata con ogni genere di riconoscimento accademico (prestigio personale e carriera), mentre appena inizia a esprimere qualche serio dubbio sulla validità delle teorie fondate sul concetto di scarsità delle risorse energetiche viene screditato come ciarlatano. Dietro l’apparente stato di trasparenza e di democraticità della scienza ufficiale si nasconde un formidabile sistema di controllo di vertice sulla conoscenza di base che impedisce qualsiasi tipo d’interpretazione scomoda dei risultati sperimentali. All’elite finanziaria internazionale basta infatti esercitare pressioni sulle più prestigiose riviste scientifiche e su alcuni luminari dei più blasonati enti di ricerca, per imporre a tutto il mondo cosa deve avere fondamento scientifico e cosa no. Le loro sentenze sono inappellabili e svolgono la funzione di veri e propri “tribunali della scienza” che hanno lo scopo di pilotare il progresso scientifico e tecnologico nella direzione voluta dai poteri forti. Questo è il motivo per cui tutto il mondo moderno ruota ancora intorno alla tecnologia obsoleta del motore a scoppio e sembra non avere alternative ad essa. Qualche esempio clamoroso di questa situazione? il comportamento del MIT (Massachussets Institute of tecnology, il polo tecnologico americano universalmente accreditato come il più autorevole) nei confronti della fusione fredda. Nel 1992, l’allora presidente USA G. Bush (petroliere texano) chiese al MIT di porre fine al dibattito scientifico sorto intorno alla tecnologia delle reazioni nucleari a debole energia (fusione fredda) messa a punto da due stimati ricercatori accademici come Martin Fleischman e Stanley Pons. Così quando il MIT pubblicò i suoi risultati di controllo sulla fusione fredda la definì come più grande frode scientifica di tutti i tempi. Qualche tempo dopo però, Eugene Mallowe, ovvero lo stesso redattore scientifico del MIT, scoprì che il suo prestigioso ente aveva manipolato i dati della sperimentazione per insabbiare questa tecnologia scomoda ai poteri forti che avrebbe posto fine all’era del petrolio e del nucleare sporco (centrali a fissioni). Cosa accadde dopo? I media mantennero il silenzio assoluto sulla vicenda, non venne aperta nessuna inchiesta per frode scientifica, la fusione fredda rimase per tutti una “bufala”, Eugene Mallowe venne brutalmente assassinato nella sua abitazione e Fleischmann e Pons furono allontanati dai centri di ricerca. I ricercatori che sapevano la verità e avrebbero voluto sostenere la fusione fredda tacquero per paura di subire lo stesso trattamento mentre i loro colleghi più opportunisti si misero i paraocchi per confermare a spada tratta la tesi ufficiale del più forte. Insomma in casi come questo non bisogna essere dei “cospirazionisti” per capire come sono andati veramente i fatti dietro alla versione ufficiale. Cose del genere non potrebbero mai accadere se mass media, istituzioni e centri di ricerca non fossero controllati “a monte” dall’elite finanziaria e finché la gente continuerà a non voler vedere questa situazione, non potremo mai creare le condizioni per liberare il progresso scientifico.
Esistono ancora scienziati indipendenti? Di cosa si occupano e come portano avanti i loro studi?
La figura dello scienziato indipendente è iniziata a svanire nello stesso momento in cui si è dato il via al processo di accentramento e di controllo sulla conoscenza scientifica. Si tratta di un processo cominciato molti secoli fa attraverso la creazione della massonica Royal Society, la prima grande istituzione accademica. L’inquadramento degli studiosi in un’organizzazione ben strutturata gerarchicamente all’interno di prestigiosi edifici con biblioteche e laboratori nacque allo scopo ufficiale di riunire le menti più eccelse nella ricerca fondata sul metodo d’indagine moderno. Nel corso del tempo però le istituzioni accademiche si sono rivelate essere un vero e proprio strumento di controllo dell’establishment di potere sulla libera conoscenza e in tale contesto, gli scienziati realmente indipendenti si contano sulla punta delle dita. Quando infatti uno studioso insiste troppo nel voler portare avanti una ricerca scomoda viene isolato e screditato dal resto della comunità accademica. Gli scienziati indipendenti insomma sono solo quelli pronti a rinunciare alla carriera in nome del progresso collettivo, veri e propri eroi in camice bianco che decidono di sostenere le ricerche “più scottanti” ad ogni costo. Nei casi più fortunati, trovano appoggio in qualche laboratorio universitario o del CNR ma i loro lavori non vengono pubblicati o comunque non ricevono un’attenzione adeguata ai risultati prodotti. Due fisici italiani di fama internazionale come Giuliano Preparata e Emilio Del Giudice ad esempio, sono stati lasciati senza finanziamenti e senza mezzi non appena hanno deciso di impegnarsi negli studi sulla fusione fredda.
In un mondo che appare completamente lottizzato e governato da banche e oscuri signori della finanza, c’è ancora spazio per la denuncia e per gettare il seme di un cambiamento?
Lo strapotere delle lobby è evidente a tutti ma ha un tallone d’Achille, la diffusione della conoscenza. A capo delle grandi multinazionali c’è l’elite finanziaria che gestisce le banche centrali delle nazioni e che può continuare a controllare gli Stati con la farsa del libero mercato e dello strumento del debito-truffa (la proprietà della moneta appartiene ai popoli e non a chi la emette) solo se riesce a mantenere la popolazione disinformata e ignorante, ovvero, distante anni luce dai problemi reali. Finora c’è riuscita egregiamente ma adesso qualcosa sta cambiando perché milioni di persone hanno capito di essere state ingannate dal sistema partitocratico e dalle fonti d’informazione main stream allineate ai poteri forti. Una fascia sempre più larga di popolazione infatti, inizia a capire l’importanza di avere a disposizione strumenti di democrazia diretta alla svizzera come unica possibilità concreta per riportare il potere decisionale sotto il controllo dei cittadini. La politica non può più essere una delega in bianco ai partiti e solo se questo concetto continuerà ad affermarsi, potrà avvenire una rivoluzione. Il seme del cambiamento è già stato piantato ma ora dobbiamo sperare che maturi in tempo, prima che sia troppo tardi.
La reazione dei suoi lettori è solo un’indignazione profonda o sta creando un movimento di pensiero, un’ondata di coscienza critica in grado di invertire un processo che sembra ormai irreversibile?
L’indignazione fine a se stessa non serve a nulla e il mio intento è stato sempre quello di contribuire al rinnovamento della società sostenendo una corrente di pensiero radicalmente diversa dalle ideologie tradizionali. Fino al 2008 ne discutevo appassionatamente con il mio vecchio gruppo di amici che reagiva con indifferenza e scetticismo. Alla fine sono stato costretto a fare una scelta, o cambiavo idee o cambiavo interlocutori. Ho scelto la seconda via e ho iniziato a scrivere. Dopo circa 6 anni quelle idee sono diventate patrimonio comune di molti uomini e donne il cui numero aumenta di giorno in giorno. Non credo che ciò sia abbastanza per credere nell’irreversibilità di una rivoluzione ma si tratta indubbiamente della crescita esponenziale di un movimento di pensiero particolarmente ostile all’attuale establishment di potere.
La scelta di inserire esperimenti realizzabili dal lettore aiuta i più scettici a comprendere?
Esperimenti scientifici non autorizzati è stato concepito per essere un libro per tutti, e in particolar modo per i più scettici di buona fede. Anch’io del resto sono uno scettico nato proprio perché ho fatto del ragionevole dubbio la mia filosofia di vita. Sono infatti convinto che la conoscenza possa fare dei progressi solo quando si è sempre disposti a mettere in dubbio tutte le nostre precedenti convinzioni, anche quelle più radicate. Per anni ho visto i documentari di Piero Angela e letto riviste “autorevoli” come Le scienze ma quando mi sono imbattuto nelle denunce di alcuni brillanti scienziati messi a tacere dall’establishment accademico, ho sentito la necessità di fare qualche verifica personale. Per il mio approfondimento ho scelto gli esperimenti più semplici da riprodurre e quando ho finalmente “toccato con mano” l’esistenza di fenomeni fisici assenti nei libri di testo sono stato costretto a rivedere tutti i miei pregiudizi da benpensante sui cosiddetti scienziati-ciarlatani. Ritengo infatti che mentre un esperimento può essere oggetto di legittime controversie accademiche sull’interpretazione del risultato prodotto, il fatto di trovarlo completamento escluso dall’insegnamento universitario presuppone una chiara volontà di censura che non dovrebbe esistere nella libera scienza.
Divenire portavoce di scienziati reietti non espone al pericolo di essere messo a tacere nello stesso modo?
Questo pericolo esiste ed è concreto, ma se nessuno è più disposto a battersi per le cause giuste che tipo di mondo possiamo aspettarci? Il senso della vita per me non è nella sua maggior durata ma nella sua pienezza che si manifesta solo quando raggiungiamo l’armonia con la nostra coscienza.
Verso quale ambito di riflessione sta guardando in questo momento? Sarà ancora l’ambito scientifico ad essere indagato?
Attualmente sto scavando nei meandri della storia contemporanea per portare alla luce un clamoroso falso storico che ha ripercussioni sul presente. Per quanto riguarda invece la scienza, il mio lavoro non si è ancora concluso e tornerò ad occuparmene appena possibile.
Quando hai deciso di diventare uno scrittore “non autorizzato”?
In realtà non avrei mai immaginato di diventare uno scrittore, è successo quasi per caso. A 37 anni mi sono lasciato trasportare dalle passioni e in breve tempo mi sono ritrovato autore di punta dei saggi scomodi.
Quale dei tuoi libri ti ha messo più in difficoltà?
Il testo sulla medicina è l’unico in cui ho un po’ tribolato per essere dovuto scendere a troppi compromessi con l’editore per quanto riguarda formato, copertina e contenuti. Nel prossimo saggio sulle Scoperte mediche non autorizzate avrò invece campo libero.
C’è ancora qualcosa in grado di stupirti?
Mi stupisco ancora di tutto perché penso di non saperne mai abbastanza. Di fronte ai segreti del cosmo e della natura umana mi sento come un neonato ai primi vagiti. Più aumenta il mio livello di percezione della realtà e più vedo svanire le mie precedenti convinzioni come ombre di fronte alla luce.
Fonte: Mangialibri