DI

ULSON GUNNAR

globalresearch.ca

 

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L’emittente Russa RT ha riportato in un articolo intitolato “Russia will not import GMO products – PM Medvedev“, che il primo ministro del paese Dmitry Medvedev, ha annunciato che “la Russia non importerà prodotti OGM”, aggiungendo che “la nazione ha abbastanza spazio e risorse per produrre cibo biologico.” L’articolo citava il primo ministro della Russia, che ha dichiarato espressamente, “se gli americani amano mangiare prodotti OGM,  allora lasciamoglieli mangiare a loro. Noi non abbiamo bisogno di farlo; abbiamo abbastanza spazio e le possibilità per produrre alimenti biologici”.
L’articolo sosteneva inoltre che in Russia i prodotti contenenti più dello 0,9% di ingredienti geneticamente modificati devono essere etichettati, al contrario delle leggi degli Stati Uniti, in cui non è richiesta alcuna etichettatura per i prodotti geneticamente modificati, nonostante la continua e crescente opposizione dell’opinione pubblica a questa pratica.

La posizione della Russia contro gli OGM viene rispecchiata anche altrove, sia in Francia, dove proprio recentemente il mais OGM della Monsanto è stato vietato, che in Cina, dove è stata dichiarata illegale l’importazione di mais OGM.
La reazioni negative contro gli OGM sono sempre più diffuse a causa di ben fondati timori per la salute e per l’ambiente condivisi da popolazioni sempre più informate. Ma l’impulso della spinta contro gli OGM in nazioni come Russia e Cina, ha anche una dimensione geopolitica.
Un esercito marcia sul suo stomaco (proverbio attribuito a Napoleone o a Federico il Grande n.d.t)
La biotecnologia da cui gli organismi geneticamente modificati derivano, è attualmente monopolizzata da una manciata di potenti multinazionali concentrate in Occidente. Questo monopolio costituisce (in parte) il fondamento del potere egemonico occidentale. Come si è visto in Afghanistan, i monopoli delle grandi industrie delle tecnologie legate all’agricoltura come la Monsanto hanno giocato un ruolo fondamentale nel tentativo di colonizzazione aziendale dello Stato dell’Asia meridionale. Gli interessi delle multinazionali e la tecnologia, unitamente alle organizzazioni umanitarie occidentali, sostenute dalla forza militare della NATO, hanno contribuito a trasformare il paesaggio agricolo dell’Afghanistan attraverso l’avvelenamento sistematico delle colture tradizionali e la loro sostituzione con la soia geneticamente modificata (una coltura precedentemente estranea al settore agricolo afgano e alla sua cucina). Le radici che la Monsanto ha affondato in Afghanistan saranno profonde e durature. Gli agricoltori che dipendono dalla soia geneticamente modificata brevettata, saranno dipendenti dalla Monsanto e da altri giganti occidentali del biotech e della grande industria delle tecnologie agricole a tempo indeterminato, e, a loro volta, così sarà anche per le persone che dipendono da quegli agricoltori per il sostentamento quotidiano. La stessa sovranità dell’Afghanistan come nazione indipendente è stata minata al livello più essenziale e fondamentale, cioè quello della sicurezza alimentare, che ora si trova in mani straniere.
E ‘chiaro quindi che le nazioni come la Russia, la Cina e altre, stanno rispondendo non solo alle crescenti preoccupazioni tra le proprie popolazioni per quanto riguarda la sicurezza e l’impatto ambientale dei prodotti OGM, ma anche alla minaccia che questa tecnologia monopolizzata pone riguardo l’approvvigionamento di generi alimentari di ciascun paese e, di conseguenza, alla loro sovranità.

Le recenti sanzioni rivolte alla Russia nel tentativo dell’Occidente di cementare un cambiamento di regime nella vicina Ucraina, illustrano perfettamente quanto potenzialmente dannosa possa essere la assoluta dipendenza dalle grandi industrie delle tecnologie agricole occidentali. Se l’ agricoltura russa fosse stata più dipendente dagli OGM occidentali, e se le sanzioni dell’Occidente fossero state erogate ad ampio spettro o in maniera più generale come accade contro le nazioni come l’Iran, la potenziale sopravvivenza della popolazione Russa sarebbe potuta essere messa a repentaglio, e l’instabilità politica sostenuta dall’ estero in grado di minacciare Mosca, si sarebbe raggiunta  facilmente.
Ogni nazione un castello
Le sanzioni contro l’Iran hanno costretto il paese a diventare autosufficiente in una vasta gamma di attività socioeconomiche tra cui la produzione alimentare, la ricerca e lo sviluppo tecnologico, e lo sviluppo di armi. Malgrado le sanzioni che l’Occidente rivolge all’Iran siano progettate per agire come una forma moderna di assedio praticato a livello nazionale per indebolire il paese  contribuendo infine al suo crollo, queste hanno reso l’Iran più forte.
L’Iran è diventato un proverbiale “castello”, resistendo all’assedio rompendolo in alcuni punti, e indebolendolo tramite una attività economica autosufficiente all’interno dei suoi confini in altre aree. Nazioni come la Russia e la Cina, direttamente affrontate da un Occidente che prova apertamente a circondarle sia con alleanze stipulate che con specifiche strategie (la NATO e il “perno verso l’Asia”, nell’ordine), devono garantirsi altresì l’indipendenza e l’autosufficienza attraverso una vasta gamma di attività socioeconomiche, con necessità fondamentali come la sicurezza degli alimenti, a cui viene data la priorità.
L’agricoltura biologica, incrementata dall’uso delle moderne tecnologie, come suggerito dal premier Medvedev, ha il potere di garantire la sicurezza alimentare per la Russia oggi e anche in futuro. Con la crescente domanda globale di un cibo più salutare senza gli OGM, una politica nazionale predisposta verso il cibo biologico potrebbe diventare un vantaggio economico oltre i confini della Russia. Altre nazioni, comunità, e in effetti le persone di tutto il mondo dovrebbero guardare a questo primo passo fondamentale, garantire il proprio approvvigionamento alimentare, e capire come questa sia la chiave per la sovranità nazionale, locale e individuale, nonchè un mezzo per migliorare le prospettive economiche.
I grandi monopoli agricoli occidentali cercano di infiltrare ed invadere le forniture alimentari nazionali in tutto il mondo, mentre mirano a bloccare le sanzioni alle nazioni che tentano di influenzare o controllare geopoliticamente. Una nazione subordinata ai grandi monopoli agricoli dell’Occidente, se fosse presa di mira da sanzioni o da altri mezzi per minare e rovesciare l’ordine politico esistente, sarebbe particolarmente vulnerabile. Così, passare al cibo biologico non è solo un modo per mantenere la popolazione di una nazione sana e quindi più produttiva, ma anche un mezzo fondamentale per proteggere la sovranità nazionale.
I benefici miopi in termini di profitti dei grandi monopoli agricoli da cui i governi di tutto il mondo potrebbero essere attualmente tentati, potrebbero essere la leva utilizzata dall’Occidente un domani per estirparli quando la loro utilità sarà percepita dall’Occidente come esaurita, e verrà richiesta una nuova direzione . Per le nazioni che credono nei meriti degli OGM, i loro abitanti dovrebbero esigere che tale tecnologia venga sviluppata, attuata, regolamentata e monitorata a livello locale, precludendo la moltitudine di pericoli che la dominazione straniera della loro fornitura alimentare pone a riguardo.
Ulson Gunnar è un analista geopolitico che vive a New York e uno scrittore in particolare per la rivista online New Eastern Outlook

Fonte: www.globalresearch.ca

Link: http://www.globalresearch.ca/geopolitics-of-organic-food-russia-china-and-france-ban-gmos/5380228

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SURVIVAL