di

Piero Cammerinesi

(corrispondente USA di Altrainformazione)

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Se noi italiani fossimo un popolo solo un po’ meno provinciale, vorremmo renderci conto di com’è visto il nostro Paese fuori dei confini nazionali.

E allora faremmo delle scoperte davvero spiacevoli.

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Ma noi naturalmente guardiamo solo – quantomeno così fa la larga maggioranza della popolazione – ai fatti di casa nostra, senza curarci del resto del mondo, come se non vivessimo nell’epoca della globalizzazione ma ancora in quella dei Comuni e delle Città-Stato.

A cominciare dai media. Provate a guardare la BBC o El Pais, o la  Deutsche Welle – per non parlare della CNN naturalmente – e i relativi siti Web; vedrete che vi sono notizie e approfondimenti su eventi di ogni parte del mondo.

Da noi ai TG si parla di fatti internazionali solo quando è impossibile ignorarli.

Per proseguire con i giornali; confrontate i nostri quotidiani con il New York Times o The Guardian oDie Welt e vi accorgerete delle abissali differenze. Vi sono sezioni di approfondimenti e notizie su tutti i continenti.

Ma il capitolo più triste e squallido è costituito dalla nostra classe politica, sicuramente una delle peggiori al mondo.

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Gente che non parla le lingue; avete visto che, salvo rari casi, quando questi meschini personaggi parlano in consessi internazionali lo fanno sempre in italiano? provate a vedere se avviene lo stesso per politici di altri Paesi.

Ora, con gli emolumenti che ricevono, non dovrebbe essere obbligatorio per loro imparare almeno due lingue fondamentali per dare di sé e del Paese una immagine dignitosa? Si tratta di personaggi che – con le dovute eccezioni (poche) – non rappresentano minimamente la cultura e la dignità di gran parte del popolo che li ha votati ma che, soprattutto, quando va all’estero in missioni internazionali si ostina a tenere conferenze stampa su fatti italiani, su fatti che avrebbero dovuto lasciarsi alle spalle alla partenza. Gente che, in occasione di meeting internazionali, durante le interviste rilascia dichiarazioni sulle affermazioni dei propri concorrenti politici a casa senza rendersi conto che è lì, pagata dai cittadini, per occuparsi di difendere in qualche modo gli interessi e il decoro del proprio Paese e non per fare campagna elettorale, lo sport preferito di questi tristi figuri.

Non parliamo poi del vergognoso assenteismo che buona parte degli eletti al Parlamento europeo ha dimostrato, causando lo sbeffeggiamento del nostro Paese da parte dei media internazionali.

Sembriamo una nazione di masochisti; quanto più è importante un’occasione per difendere il nostro buon nome e le nostre capacità, tanto più ci facciamo del male.

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Prendete ad esempio la vicenda dell’EXPO 2015 di Milano.

Si tratta di un appuntamento fondamentale sul palcoscenico internazionale per le ribadire le nostre capacità imprenditoriali e la nostra creatività.

Vi ricordate i proclami di trionfo quando strappammo l’EXPO 2015 alle altre città concorrenti? L’autoincensamento con cui i nostri media martellarono la pubblica opinione?

Era un’occasione unica per mostrare al mondo…cosa? Che ne è stato di quei proclami, di quell’orgoglio nazionale, di quei mirabolanti programmi?

L’Expo 2015 non solo è diventato un pantano mafioso-camorrista dove si fatica persino a dividere il sano dal marcio ma – quello che è peggio – è qualcosa che, vista la sua dimensione internazionale, ci sta danneggiando in maniera inimmaginabile davanti a tutto il mondo.

“Another example of Italy’s inability to keep corruption out of major events” – scrive la Reuter – un altro esempio dell’incapacità italiana di tenere la corruzione fuori dalle manifestazioni più importanti– e mi sembra il commento meno velenoso.

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Per carità di patria non elencherò qui tutti i titoli con cui la stampa internazionale ha presentato questo scandalo e vi risparmierò le considerazioni che qui, dall’altra parte dell’Atlantico, vengono espresse dai commentatori politici ed economici.

I criminali che hanno causato tutto questo – e coloro che l’hanno permesso girandosi dall’altra parte – dovrebbero subire una punizione esemplare, perché – indipendentemente da come andrà a finire – stanno provocando al Paese maggiori danni di una guerra persa.

Certo, se noi continueremo a fare gli struzzi e a non voler vedere cosa succede sul palcoscenico mondiale – cosa scrive The Economist o Le Monde o Die Welt su questa vergogna tutta italiana – continuando a leggere solo la stampa italiana o a guardare i vuoti e boriosi talk-show, consentiremo a questi personaggi di sgretolare del tutto quel poco di credibilità e di dignità che il nostro Paese ancora gode sul palcoscenico internazionale.

Fatevi un giro sul Web – oggi ci sono anche i traduttori automatici, se non leggere altre lingue – e condividete con me un quarto d’ora di vergogna.