DI
MICHAEL HUDSON
counterpunch.org
Ad Aprile del 2014, fresco sia dei disordini di piazza Maidan che del “colpo di stato” del 22 Febbraio, meno di un mese prima della strage di Odessa (2 Maggio), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha approvato un prestito di 17 miliardi di dollari alla “giunta” dell’Ucraina.
La prassi normalmente seguita dal FMI è di non concedere prestiti ad un paese (nel corso di un singolo anno) per un importo superiore a due volte la “quota” che gli è stata assegnata (per saperne di più: http://www.imf.org/external/np/exr/facts/quotas.htm, ndt). Ebbene l’importo del prestito concesso all’Ucraina è stato di ben otto volte superiore.
Mentre Kiev cominciava ad intravedere il fallimento del tentativo di pulizia etnica portato avanti nella regione del Donbass, il FMI elargiva il primo prestito mai concesso ad un paese impegnato in una guerra civile (per non parlare della fuga dei capitali e del collasso della bilancia dei pagamenti), sulla base di proiezioni fittizie sulle sue capacità di restituzione.
Tutto questo dimostra fino a che punto il FMI sia niente più che un mero componente della Guerra Fredda statunitense. Kiev ha utilizzato questo prestito per equipaggiare il suo esercito e per attaccare le province orientali, ma soprattutto per sostenere la valuta ucraina abbastanza a lungo da consentire agli oligarchi di spostare i loro soldi nei paesi occidentali. Nel frattempo le condizioni poste dal FMI stanno imponendo all’Ucraina, come al solito, una dura austerità di bilancio, come se questa fosse in grado di stabilizzare le finanze del paese.
Quasi niente sarà ricevuto dall’est devastato dalla guerra, dove sono stati distrutti gli ospedali e le infrastrutture di base per l’energia e per l’acqua, ma anche le aree residenziali che hanno dovuto sopportare il peso dell’attacco. Quasi un milione di civili sono fuggiti in Russia, ma il FMI ha dichiarato che: “elogiamo l’impegno posto dal governo per attuare le riforme economiche, nonostante il conflitto in corso”. [1]
Un quarto delle esportazioni ucraine sono effettuate normalmente dalle province orientali, e sono destinate più che altro alla Russia. Nonostante questo, Kiev ha bombardato le industrie del Donbas, ed ha lasciato le miniere di carbone senza energia elettrica.
Questo prestito è destinato a creare ancor più dissensi, tra gli economisti del FMI, di quelli che già scoppiarono in occasione del disastroso prestito di 47 miliardi concesso alla Grecia (a quel tempo il più grande prestito mai concesso dal FMI), stante il documento interno di 50 pagine lasciato trapelare al Wall Street Journal, in cui si sosteneva che il FMI aveva “gravemente sottovalutato il danno che l’austerità avrebbero causato all’economia della Grecia”.
Gli economisti puntarono il dito contro le pressioni ricevute da alcuni paesi dell’Eurozona, che volevano proteggere le proprie banche, detentrici di una notevole quantità del debito pubblico greco. Il FMI aveva previsto che la Grecia, tra il 2009 ed il 2012, avrebbe perso il 5,5% del suo PIL, ma questo Paese ha invece perso ben il 17% in termini reali. Il piano prevedeva un tasso di disoccupazione del 15%, ma nel 2012 esso è stato del 25%. [2]
L’accordo costitutivo del FMI vieta espressamente la possibilità di concedere prestiti a quei paesi che, chiaramente, non possono restituirli. Tutto ciò ha spinto i suoi economisti a far pesantemente notare, in occasione della riunione annuale dell’Ottobre del 2013 a Washington, che la loro istituzione stava violando le regole, concedendo prestiti “a paesi incapaci di rimborsare i debiti”.
In pratica il FMI sta semplicemente sostenendo che, se un governo deve salvare le sue banche ed i suoi obbligazionisti, l’austerità non peggiora, bensì migliora, la sua capacità di restituzione. Quella ucraina sembra una replica della situazione greca, ma con un punto esclamativo!
Un funzionario del FMI, lo scorso anno, ha definito la sostenibilità del debito ucraino “uno scherzo”, mentre un funzionario della Commissione Europea l’ha descritta come “una favola da raccontare ai bambini, prima di metterli a dormire”, ed un funzionario del Ministero delle Finanze greco ha detto che era “scientificamente ridicola”. [3]
John Helmer, nel suo “Dances With Bears” (http://johnhelmer.net/, ndt) calcola che “dei 3,2 miliardi di dollari (dei 17 totali, ndt) erogati dal FMI al tesoro ucraino all’inizio di Maggio, a metà Agosto ben 3,1 miliardi erano già scomparsi”. [4]
Ciò solleva la questione se il prestito del FMI debba essere giuridicamente considerato come un “odious debt” (http://www.investopedia.com/terms/o/odious-debt.asp, ndt), essendo stato concesso ad una giunta militare, e poi rubato dagli “addetti ai lavori” di quel governo.
Il FMI ha riconosciuto che la “Banca Centrale Ucraina” (NBU) ha semplicemente girato il denaro ai cleptocrati che gestiscono le banche del paese come se fossero parte delle loro conglomerate. E’ successa la stessa cosa per il finanziamento dell’attacco militare alle regioni orientali, effettuato (dalla NBU) per conto dei principali cleptocrati che erano dietro al “colpo di stato” di piazza Maidan.
“La percentuale delle assicurazioni e dei crediti concessi alle banche private dallo Stato Ucraino è fortemente aumentata: dal 28% del patrimonio complessivo della NBU di fine 2010, al 56% di fine Aprile 2014”. La situazione finanziaria è così brutta che, per scongiurare l’insolvenza, le più grandi banche ucraine hanno bisogno di ulteriori 5 miliardi di dollari, oltre ai 17 miliardi già concessi dal FMI.
Per le elezioni generali previste ad Ottobre (le province orientali non saranno in condizione di poter votare), la giunta ha vietato il Partito Comunista, così come gli articoli dei giornali ed i servizi televisivi ritenuti sgraditi (essenzialmente quelli in lingua russa).
Nei sondaggi effettuati ad inizio Settembre, i principali Partiti favorevoli alla guerra sono ad un livello molto basso anche nella parte occidentale dell’Ucraina, la qual cosa comporta la possibilità di un “colpo di stato” effettuato dalla “destra nazionalista” insieme ai suoi alleati neo-nazisti, guidati dall’oligarca Igor Kolomoyskyy (che può schierare un suo esercito privato).
La sconfitta in guerra porta spesso ad un cambio di regime. Lo spettro di un “colpo di stato” sta vagando ancora una volta per le strade e per le piazze di Kiev. Per poter sopravvivere, i combattenti della Guardia Nazionale minacciano di puntare le loro armi su Poroshenko.
Una terza piazza Maydan sta prendendo forma, allo scopo di spazzar via l’attuale regime. I mandanti sono i militanti dei battaglioni punitivi creati con i soldi di Kolomoyskyy. E’ chiaro che questo oligarca sta giocando una sua partita personale contro Poroshenko. Kolomoyskyy ha un esercito privato molto forte, senz’altro in grado di effettuare un “colpo di stato”. [5]
IL FMI ED I PIANI DI PRIVATIZZAZIONE SOSTENUTI DAGLI STATI UNITI
Il problema principale dell’Ucraina è che il suo debito è denominato in dollari ed in euro. Ci sembra che esista un solo modo perché l’Ucraina possa raccogliere valuta sufficiente per rimborsare il FMI: vendere le sue risorse naturali, a partire dal gas e dai terreni agricoli. E qui riaffiora l’oscura figura di Kolomoyskyy, sostenuta dagli Stati Uniti.
La recente proposta di Legge n. 2277, sottoposta al Senato degli Stati Uniti, “indirizza la ‘Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale’ a garantire i finanziamenti ad ogni fase dello sviluppo dell’estrazione di petrolio e gas in Ucraina, Moldova e Georgia”.
Il figlio del Vice-Presidente Joe Biden, R. Hunter Biden, è stato nominato recentemente nel Consiglio d’Amministrazione della Burisma, una compagnia per l’estrazione di petrolio e gas ucraino registrata a Cipro, di gran lunga la preferita dagli operatori post-sovietici. L’azienda ha abbastanza influenza sulla politica di Kiev, da far dichiarare “obiettivo militare” i territori potenzialmente ricchi di “gas di scisto”.
Citando le dichiarazioni di alcuni residenti, l’Agenzia Novorossiya ha sostenuto nel suo sito che “i soldati ucraini stanno collaborando nell’installazione degli impianti per la produzione di ‘gas di scisto’ nei pressi della città ucraino-orientale di Slavyansk, che hanno ripetutamente bombardato nei tre mesi precedenti. Alcuni civili che, protetti dall’esercito ucraino, stanno preparandosi ad installare gli impianti di perforazione, hanno dichiarato che sul luogo sono state portate anche molte altre attrezzature, e che i militari stanno accerchiando la futura area di estrazione”. [6]
Un report fa notare che essere “pro-russi” significa anche essere contrari al fracking (estrazione del gas di scisto):
La gente di Slavyansk, che si trova nel cuore del giacimento di Yzovka, ha messo in scena, in passato, numerose azioni di protesta contro il fracking. Hanno anche indetto un referendum su questo tema. … paesi come la Repubblica Ceca, i Paesi Bassi e la Francia hanno fermato i piani per lo sviluppo nei loro territori dei giacimenti di “gas di scisto”. Non solo questi paesi, ma anche l’importantissima Germania, due settimane fa, ha annunciato di voler fermare la perforazioni per i prossimi sette anni, a causa delle preoccupazioni per l’inquinamento delle acque sotterranee. [7]
L’appoggio degli Stati Uniti e del FMI è destinato a ridurre la dipendenza europea dal gas russo, per diminuire l’effetto positivo della sua esportazione sulla bilancia dei pagamenti di quel paese. L’idea è che ogni diminuzione nei ricavi derivati dalla vendita di gas, ridurrà proporzionalmente la capacità di manovra dei russi nella nuova Guerra Fredda di oggi.
Ma questa strategia comporta l’alleanza potenzialmente imbarazzante degli Stati Uniti con Kolomoyskyy (nominato dal regime golpista Governatore della “Dnipropetrovsk Oblast”, provincia centro-meridonale dell’Ucraina), come ha riferito il maggior proprietario della Burisma. Egli, inoltre, è stato associato al finanziamento delle forze paramilitari responsabili della brutale uccisione dei cittadini di etnia russa in Ucraina orientale. [8]
Il termine “etnia russa” è un kakaismo (il kakaism è una religione minoritaria nord-irachena, fortemente perseguitata, basata sulla combinazione fra sciitismo e zoroastrismo, ndt) della protesta locale contro il fracking, voluto dai cleptocrati per privatizzare le risorse naturali dell’Ucraina.
Sarà costoso ripristinare le strutture per l’energia elettrica e per l’acqua che sono state distrutte dalle forze di Kiev a Donetsk, i cui cittadini dovranno affrontare un Inverno freddo e scuro. Kiev, inoltre, ha smesso di pagare le pensioni e di effettuare trasferimenti monetari all’Ucraina orientale.
Anche prima degli eventi di piazza Maidan, comunque, la popolazione locale aveva cercato d’impedire il fracking, opponendosi a questa tecnologia esattamente come hanno fatto i tedeschi e le altre popolazioni europee.
La popolazione si è anche opposta all’accaparramento dei terreni (e di altre proprietà) da parte dei cleptocrati sia ucraini che stranieri (come ad esempio la Monsanto, che ha investito in progetti per produrre grano geneticamente modificato in Ucraina), che considerano questo paese come il “Tallone d’Achille” d’Europa, quando si parla di resistenza agli OGM.
Un recente rapporto dell’”Oakland Institute”, intitolato “Walking on the West Side: the World Bank and the IMF in the Ukraine Conflict”, fornisce una descrizione precisa delle pressioni esercitate dal duo FMI-Banca Mondiale per deregolamentare i terreni agricoli ucraini, e promuovere la loro vendita sia negli Stati Uniti che presso altri investitori stranieri.
La IFC (The World Bank’s Investment Finance Corporation) ha consigliato di “eliminare tutte le disposizioni in materia di certificazione obbligatoria dei prodotti alimentari presenti nelle leggi e nei decreti del governo ucraino”, per evitare alle imprese “degli inutili costi” derivati dalle normative sui pesticidi, sugli additivi e così via. [9]
Tuttavia, né la Russia né molti altri paesi europei accettano alimenti geneticamente modificati. Sembrerebbe che l’unico modo perché l’Ucraina possa esportare le colture OGM è che i diplomatici statunitensi facciano pressione sui paesi europei perché abbandonino la loro etichettatura relativa agli OGM.
Tutto ciò servirebbe a conficcare un altro cuneo tra gli Stati Uniti ed i membri europei della NATO, più di quanto abbia fatto la pressione statunitense per imporre sanzioni contro la Russia (“lasciamo che combattiate fra di voi …”).
GLI STRATAGEMMI DEGLI STATI UNITI PER PERMETTERE ALL’UCRAINA DI NON PAGARE I DEBITI CONTRATTI CON LA RUSSIA
La “contraddizione interna” del prestito concesso dal FMI all’Ucraina, è che questo paese deve lo stesso importo alla Russia per le morosità relative a vecchie forniture di gas (e per soddisfare le esigenze attuali, visto che l’inverno si avvicina), ma anche per onorare i prestiti in euro ricevuti dal “Fondo Sovrano” russo in termini strettamente commerciali, che comprendono il cross-default (insolvenza incrociata. Se viene dichiarata l’insolvenza di un’obbligazione, questa si estende a tutti i rapporti posti in essere da quel gruppo o da quello Stato, ndt), nel caso il debito ucraino dovesse elevarsi al di sopra del 60% del PIL.
La risposta degli Stati Uniti (nell’ambito di questa Guerra Fredda) è quella di cercare di predisporre un argomento giuridico per ridurre al minimo i pagamenti alla Russia, come conseguenza della “ristrutturazione” del debito ucraino nei riguardi di FMI e NATO (in quest’ultimo caso l’autore si riferisce, probabilmente, agli importi delle forniture militari fatte dalla NATO all’Ucraina, ndt).
Il “Peterson Institute for International Economics” ha lanciato una proposta dell’ex Funzionario del Tesoro Anna Gelpern, consistente nel tentativo di privare la Russia dei mezzi legali per far valere i suoi crediti nei riguardi dell’Ucraina. “Una singola misura può liberare 3 miliardi di dollari in favore dell’Ucraina”, ella ha sostenuto.
Il Parlamento della Gran Bretagna, in effetti, potrebbe approvare una legge che dichiari che il bond da 3 miliardi di dollari negoziato dal “Fondo Sovrano” russo debba essere considerato un “aiuto”, e non un vero e proprio “prestito commerciale”, soggetto ad una possibile azione giuridica.
“Il Regno Unito può rifiutarsi di far rispettare i termini dei ‘contratti di diritto inglese’ per il denaro prestato dalla Russia”, fatto che consentirebbe agli ucraini di “respingere la reazione dei creditori, per il default su questa parte di debito”. [10]
Il problema, nell’uso di questo stratagemma, è che il “Fondo Sovrano” russo ha prestato soldi all’Ucraina nell’ambito di una rigorosa protezione finanziaria, volta a limitare il debito complessivo di quel paese ad appena il 60% del suo PIL. Se il debito sale al di sopra di questo livello, la Russia ha il diritto di esigere l’immediato pagamento integrale, innescando al contempo le clausole del “cross default” sull’intero debito estero dell’Ucraina.
Non più tardi della fine del 2013, il debito pubblico dell’Ucraina era pari a poco più del 40% del PIL, un ammontare, apparentemente gestibile, di 73 miliardi di dollari. Ma, visto che l’Ucraina aveva un rating pari a solo “B+” (ovvero al di sotto del limite normale del “Fondo Sovrano” russo, che richiedere per gli investimenti obbligazionari un rating pari almeno ad “AA”), la Russia ha agito in un modo finanziariamente molto prudente, con l’inserimento di alcune clausole di protezione, proprio per distinguere senza alcun dubbio che si trattava di un “investimento” e non di un “aiuto”.
A differenza dei normali “aiuti esteri”, il prestito concesso dalla Russia dà “il potere di innescare a cascata il default di tutte le altre obbligazioni ucraine, e di costituire un grande ‘blocco di voti’ in qualsiasi futura ristrutturazione dei bonds. Questo perché tutti i titoli governativi sono legati tra di loro. Quando c’è il default di un titolo obbligazionario, questo si estende anche a tutti gli altri”.
Ma quello che il governo degli Stati Uniti qualifica come “aiuto estero”, ha invece la tipica forma del “prestito” da rimborsare, analogamente a quanto avviene per i corrispondenti fondi in valuta locale, come ad esempio quelli per i “Public Law 480 Food Export”. Già durante l’Amministrazione Kennedy il Congresso aveva insistito perché la “bilancia dei pagamenti” degli Stati Uniti, ed in particolare le sue esportazioni agricole, potesse beneficiare di questa condizione (prestito e non aiuto, ndt). [11]
Le guerre civili sono costose, e la valuta ucraina sta collassando. Al mercato nero il tasso di cambio è già sceso di un terzo. Se ufficialmente riconosciuto (dopo che i cleptocrati avranno spostato tutto il loro denaro), tutto ciò porterebbe il rapporto debito/PIL di quel paese oltre la soglia del 60% del PIL, rendendo il debito verso la Russia immediatamente esigibile.
“Per farsi restituire i soldi prestati, i Governi (di solito) non si citano reciprocamente in giudizio presso i Tribunali Nazionali”, sottolinea la Prof. Anna Gelpern (Editorialista e Senior Fellow al Peterson Institute, ndt). Ma se questo dovesse accadere, la regola del “pari passu” (http://www.investopedia.com/terms/p/pari-passu.asp, ndt) impedirebbe che i debiti possano essere annullati in modo selettivo.
La Gelpern, comunque, avanza un’altra possibilità per prevenire che il credito del FMI e della NATO possa essere usato per liquidare alla Russia i bonds ucraini (che essa detiene) e gli arretrati delle forniture di gas: “l’Ucraina può affermare che il suo debito verso la Russia sia un “odious debt”.
Questo concetto si applica alle situazioni in cui “un governante malvagio sottoscrive contratti che gravano sulle generazioni future ancora a lungo, dopo che questo è stato deposto”. La Gelpern aggiunge che “… ripudiare tutti i debiti contratti sotto Yanukovich, scoraggerebbe gli istituti ad effettuare prestiti ai leaders corrotti”.
In questo caso, il doppio standard è costituito dal fatto che la Gelpern, invece di etichettare come “cleptocrati” tutti i governi ucraini che si sono avvicendati a partire dal 1991, individua come tale solo quello di Yanukovich (rimosso in seguito al golpe di piazza Maidan, ndt), come se i suoi predecessori ed i suoi successori non fossero stati in ugual misura “venali”.
Ma c’è un pericolo ancora maggiore (nel cercare di dichiarare il debito dell’Ucraina come un “odious debt”): quest’accusa potrebbe ritorcersi contro gli stessi Stati Uniti, visto il sostegno che questo paese ha dato alle dittature militari ed alle cleptocrazie di tutto li mondo.
Contrariamente ai prestiti che il FMI ha concesso per sostenere le banche dei cleptocrati ucraini (e per favorire l’accaparramento degli assets delle province orientali), la vendita delle obbligazioni ucraine al “Fondo Sovrano” russo è stata negoziata da un governo eletto democraticamente, analogamente ai contratti per l’acquisto di gas russo (oltretutto a prezzi sovvenzionati, per aiutare l’industria ucraina ed i consumi delle famiglie).
A differenza di quanto è avvenuto in Grecia, non c’e stata la rimozione di un leader nazionale, per evitare un referendum pubblico che si esprimesse sul prestito in fase di concessione da parte del FMI. Se quello ucraino dovesse essere considerato un “odious debt”, quelli concessi dall’Eurozona all’Irlanda ed alla Grecia, o quelli concessi dagli Stati Uniti ai Generali argentini nell’ambito della famigerata “Operazione Condor” (http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Condor, ndt), cos’è che sono?
La Gelpern riconosce, comunque, che il rifiuto ucraino di pagare le proprie obbligazioni invocando il principio dell’”odious debt” è veramente “carico di rischi legali, politici e di mercato, ognuno dei quali in sé stesso potrebbe fare il gioco della Russia”. Davvero!
La soluzione più promettente per ferire la Russia, in conclusione, resta la manovra di cui sopra, che ha per soggetto il Parlamento della Gran Bretagna, che potrebbe approvare una legge che invalidi le sanzioni contro “i bonds di Yanukovich”. Questa legge servirebbe a ridurre la capacità della Russia “di trarre profitto dalla vendita del debito ucraino sul mercato”, semplicemente negandole i diritti legali per poterlo fare … ma distruggerebbe la piazza di Londra come principale centro finanziario globale.
La Gelpern conclude il suo documento suggerendo un principio universale: questi contratti (di finanziamento) “usati per promuovere obiettivi militari e politici … dovrebbero perdere il diritto a che i detentori possano ricorrere in Tribunale”.
Adoro questo suggerimento! Aprirebbe certamente un vaso di Pandora, in considerazione del fatto che Regno Unito e Stati Uniti hanno entrambi fatto uso della forza, in passato, per raccogliere debiti ed influenzare i paesi più deboli. È legittimo che ora essi pretendano di punire la Russia per aver fatto la stessa cosa? Non sono forse di tipo politico o militare, la stragrande maggioranza dei debiti intergovernativi?
Secondo questa logica, non dovrebbe esser spazzata via la maggior parte dei debiti intergovernativi? Gli argomenti della Gelpern non potrebbero essere addotti, oltre che per non restituire i soldi prestati dalla Russia, anche per fornire una base giuridica all’annullamento dei debiti ucraini nei riguardi del FMI e della NATO, a condizioni che costringono l’Ucraina a rinunciare ai propri diritti sulle risorse naturali (gas) e sulla terra, in favore degli investitori stranieri?
La revisione legale effettuata dalla Prof. Gelpern, apparentemente in cerca di motivi per isolare economicamente la Russia, avrebbe quindi l’effetto paradossale di mostrare le difficoltà giuridiche e politiche che si frappongono al raggiungimento di questo obiettivo.
Se l’Ucraina prende soldi in prestito dal FMI e/o dalla UE e poi non li restituisce … con la parte orientale che diventa indipendente, chi sarà tenuto a pagare? Certamente non quest’ultima, attaccata com’è dai militari golpisti.
Non possiamo che tornare alla domanda che è circolata questo mese, in preparazione della riunione annuale del FMI, che si terrà nel prossimo Ottobre: il prestito concesso all’Ucraina farà crollare la credibilità del FMI?
Michael Hudson
Fonte: www.counterpunch.org
Link:http://www.counterpunch.org/2014/09/09/the-imfs-new-cold-war-loan-to-ukraine/
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cuar di FRANCO
Note:
[1] Reuters, “IMF approves loan tranche for Ukraine, warns of risks”, 29 Agosto 2014.
http://www.reuters.com/article/2014/08/29/us-ukraine-crisis-imf-idUSKBN0GT23Z20140829
[2] Matina Stevis, “IMF Admits Mistakes on Greece Bailout”, Wall Street Journal, 5 Giugno 2013.
[3] Matina Stevis, “IMF and Europe Part Ways Over Bailouts”, Wall Street Journal, 12 Ottobre 2013.
[4] John Helmer, “Ukraine Takes Another $1.39 Billion from International Monetary Fund–$3 Billion in IMF Cash Already Sent Offshore–Insiders Suspected in Heist”, Dances with Bears, http://johnhelmer.net, 3 Settembre 2014.
[5] Marina Perevozkina e Artur Avakov – dal “Moskovskiy Komsomolets” del 4 Settembre 2014 e dal “Johnson’s Russia List” del 6 Settembre 2014 – hanno aggiunto che Putin ha ordinato il sequestro delle proprietà di Kolomoyskyy in Crimea ed a Mosca.
[6] “PEU report” del 27 Luglio 2014: “USAID to Help Young Biden: The Burisma File”, http://peureport.blogspot.com/2014/07/usaid-to-help-young-biden-burisma-file.html. Il report aggiunge che: “… un ulteriore supporto al ‘movente del gas naturale’, è il fatto che è stato proprio il Vice-Presidente Joe Biden ad aver chiesto al Presidente Yanukovich di ritirare le forze di polizia il 21 Febbraio. Una mossa che ha aperto la strada alle milizie neo-naziste ed al colpo di stato supportato dagli Stati Uniti. Appena tre mesi dopo, la più grande azienda privata ucraina per l’estrazione del gas di scisto, la Burisma Holdings, ha nominato il figlio di Biden, Hunter Biden, nel suo Consiglio di Amministrazione”.
[7] Tyler Durden:
“Biden’s son a director in shale gas firm set to drill in East Ukraine,” Truthstream Media, 27 Luglio 2014, Zero Hedge, http://truthstreammedia.com/bidens-son-a-director-in-shale-gas-firm-set-to-drill-in-east-ukraine/
[8] Robert Parry, “The Whys Behind the Ukraine Crisis,” Consortiumnews.com, 3 Settembre 2014.
[9] http://www.oaklandinstitute.org/press-release-world-bank-and-imf-open-ukraine-western-interests
Comunicato stampa: “The World Bank and the IMF Open up Ukraine to Western Interests”, Monday, 28 Luglio 2014.
[10] Anna Gelpern, “Debt Sanctions Can Help Ukraine and Fill a Gap in the International Financial System”, Peterson Institute for International Economics, Policy Brief PB14 – 20 Agosto 2014, http://www.piie.com/publications/interstitial.cfm?ResearchID=2654.
[11] Ho fornito un’abbondante documentazione sugli interessi degli Stati Uniti nel libro “The Myth of Aid” (“Il Mito degli Aiuti”, Orbis Books 1970) ed in “Super Imperialism” (1972). La Gelpern accusa la Russia di voler tenere l’Ucraina legata ad un “guinzaglio molto corto”, come se tutto ciò non fosse esattamente quello che fanno il FMI e la maggior parte degli investitori finanziari. La politica anti-russa USA/NATO è piena di questi doppio-pesismi, e si riflette nel sostegno dato dal FMI all’Ucraina.