Marco Pizzuti
Intervista di: Cinzia Ciarmatori
Fonte: www.dasapere.it
Il suo ultimo libro, Scoperte mediche non autorizzate, Marco Pizzuti esplora con dovizia di informazioni, contatti e documenti scientifici in un ambito quanto mai attuale e affascinante.
Dopo averlo letto non potevamo che incontrarlo per conoscere qualcosa in più…
In un sistema così ben organizzato e trasversale come quello utilizzato da Big Pharma per difendere i propri interessi milionari, c’è ancora modo di creare un varco?
Ogni volta in cui uno scienziato trova una cura scomoda e si batte per difenderla si crea “un varco” nell’informazione ufficiale, un braccio di ferro con l’establishment che può essere vinto solo con il sostegno attivo dei malati e la solidarietà della popolazione. Si tratta però di scienziati e di medici accademici totalmente impreparati a ciò che li aspetta, perché fino a quando non si scontrano personalmente con la realtà che li circonda credono ancora nella lealtà e nella correttezza delle istituzioni. Il sistema più collaudato per metterli a tacere (anche di fronte all’opinione pubblica) si avvale di commissioni di esperti e sperimentazioni farsa pilotate dall’alto. I libri come i miei non possono certo battere un gigante come Big Pharma, cambiare l’intero sistema o aprire gli occhi alle masse ipnotizzate dai media, ma possono creare tanti altri piccoli “varchi” per salvare o migliorare la vita di molte persone. Per me questo è già un grande risultato.
La salvaguardia degli enormi interessi economici è davvero l’unico motivo per determinare livelli di salute sempre più bassi nelle popolazioni, creando dipendenza dal sistema e dalla chimica dei farmaci?
Non ci sto a girare intorno e le dico ciò che penso, duro e crudo così com’è. Purtroppo viviamo in una società materialista corrotta fino al midollo, che si regge sull’ipocrisia di chi fa ancora finta (per superficialità o convenienza) di vivere in un sistema sociale fondamentalmente sano con qualche mela marcia. È piuttosto vero il contrario e se guardiamo alla realtà dobbiamo ammettere che ad “andare avanti” non sono le persone oneste e capaci, ma quelle furbe e scorrette. Le eccezioni confermano questa regola e più un affare tira molti soldi in ballo, più aumenta la difficoltà di trovare persone oneste. Big Pharma dispone di capitali immensi e dove c’è molto profitto si dimentica facilmente ogni etica morale. Ormai non possiamo più nemmeno far finta di stupirci per questo.
Livelli di istruzione sempre più scadenti nelle scuole di ogni ordine e grado, contribuiscono a rendere i medici meno consapevoli del sistema che li muove?
Sì, certamente, la formazione universitaria e post universitaria svolge un ruolo fondamentale nel determinare questa situazione. Non esiste alcuna cospirazione globale dell’ordine medico e la stragrande maggioranza dei medici sono professionisti che operano con lealtà e coscienza. Il problema sta a monte, ovvero nel modo in cui vengono selezionati i dati e le tesi scientifiche che poi vengono inserite nei loro testi didattici e nelle loro pubblicazioni di riferimento.
Privati cittadini che per motivi personali si trovano a dover combattere per il diritto alla salute e alla libertà di scelta terapeutica, possono influire nelle decisioni dei governi?
I privati cittadini possono solo creare delle associazioni per la difesa dei propri diritti e sperare nel coraggio e nell’intelligenza dei magistrati affinché una volta appurata la verità facciano giustizia. Purtroppo non possono fare altro.
Quanto è pericoloso per la stabilità politico-sociale mettere i propri cittadini in condizione di assumersi la responsabilità della propria salute?
Non credo sia giusto e privo di rischi per la collettività obbligare i pazienti a farsi somministrare dei trattamenti sanitari contro la loro volontà. È lo stato paternalista ad avere dimostrato di essere pericoloso per la salute pubblica e ciò emerge evidente dal fatto che come ammesso anche dall’illustre farmacologo italiano Silvio Garattini, su circa 10.000 farmaci approvati dalle commissioni di controllo, solo qualche decina è realmente utile o efficace. Ai grandi lobbysti basta infatti corrompere gli uomini chiave delle istituzioni per vendere veleni da spacciare come elisir. Preferisco quindi una società dove ogni cittadino adulto sia libero di decidere per la propria salute.
Da Rivelazioni non autorizzate a oggi, cosa è cambiato nella tua vita e nella vita dei tuoi lettori?
Se mi guardo indietro mi sento come uno che è scappato di casa per cercare se stesso. Dico questo perché la mia famiglia voleva che diventassi un brillante avvocato, mentre io, nella fase decisiva della mia vita, ho preferito rischiare tutto per seguire ciò che sentivo veramente di dover fare. Cosa è cambiato dopo? Praticamente tutto, stile di vita, amicizie e modo di occupare il tempo. Il primo libro è stato il mio “battesimo del fuoco” come divulgatore scomodo, un successo inaspettato che mi ha consentito di proseguire la nuova strada intrapresa. Prima ero una specie di dr. Jekyll e di mr. Hyde, perché se da un lato conducevo una vita pubblica apparentemente normale in segreto ero un intellettuale dissidente. Con la pubblicazione del primo libro mi sono liberato scegliendo di tirare fuori il mio lato nascosto e diventare chi volevo essere veramente senza più timore del giudizio degli altri. Da allora a oggi continuo a sentirmi come un sonnambulo che cammina pericolosamente in equilibrio sui cornicioni dei palazzi guidato solo dai suoi sogni. A volte mi capita addirittura di trovarmi in un convegno o in qualche altro evento pubblico senza sapere bene come sono finito lì, poi riprendo il mio consueto “stato di trance” e non penso più a com’ero prima. Che effetto hanno avuto i miei libri sui lettori? Questo non posso saperlo con esattezza, ma di certo mi scrivono in tanti per ringraziarmi di avergli cambiato la vita o per chiedermi dei pareri. Insomma, ormai penso che anche molti dei miei lettori sono diventati dei mr. Hyde e spero aumentino fino a raggiungere la massa critica…
Qual è il ruolo della controinformazione oggi? C’è una progettualità e una comunione d’intenti o solamente frammentazione e azioni individuali?
La controinformazione oggi rappresenta l’ultima speranza, l’unica possibile difesa della popolazione contro le manipolazioni dei media e degli uomini delle istituzioni al servizio delle lobby. Purtroppo in questo campo non esiste una progettualità condivisa a livello di leader perché, soprattutto nella cultura italiana, prevale il sentimento di rivalità e antagonismo piuttosto che quello di collaborazione. Le personalità con spirito di competizione costituiscono la stragrande maggioranza e a rimetterci sono sempre quelli che offrono sinceramente la propria collaborazione. Personalmente infatti ho già avuto pessime esperienze e ormai ho imparato che per quelli come me è meglio “ballare da soli” o indossare mutande di ferro.