“Stiamo arrivando a Roma”. L’hastag che nei giorni scorsi ha riempito pagine e pagine di giornali e dato come prima notizia in tutti i Tg come minaccia dei tagliagole dell’Isis è stato diffuso via twitter dall’ “analista del terrorismo” Rita Katz. Un nome che ai più dice poco, ma che per il mainstream nostrano e internazionale è una garanzia. Rita Katz, racconta Italia Oggi, è una signora ebrea di 52 anni che vive a Washington e dalle sua labbra pendono i nostri media per qualsiasi informazione in materia di terrorismo islamico. Definita dal Corriere della sera “cofondatrice del gruppo di intelligence Site ed esperta di terrorismo internazionale”, la Katz con la sua agenzia scandaglia 24 ore su 24 i siti del fondamentalismo islamico: senza di lei in l’Occidente non avrebbe mai visto i filmati delle barbare decapitazioni compiute dall’Isis nell’ultimo anno, compresa quella dei 21 contadini copti, né avrebbe saputo così tanti particolari sul Califfato e i suoi obiettivi, in sintesi della sua propaganda.
Il ritratto – I suoi detrattori, scrive Tino Oldani, sono convinti che sia un’abilissima agente del Mossad (sul web, i post che lo affermano sono decine), impegnata a dare la caccia ai terroristi islamici, così come un altro ebreo, Simon Wiewenthal, ha speso la vita per dare la caccia ai criminali nazisti. Di certa c’è la sua biografia che lei stessa ha raccontato in un libro. Nata nel 1963 a Bassora, seconda città dell’Iraq, da una famiglia ebraica, aveva cinque anni, nel 1968, quando suo padre fu arrestato dal regime di Saddam Hussein con l’accusa di spionaggio in favore di Israele, torturato e impiccato sulla piazza centrale di Baghdad, davanti a una folla di mezzo milione di persone. Per l’occasione, Saddam organizzò pullman gratuiti dalla provincia e allestì accanto alla forca un palco dove un gruppo di ballerine si esibì nella danza del ventre. Dopo che i beni della famiglia furono confiscati, riassume Italia Oggi, la madre riuscì a fuggire in Israele con tre figli piccoli e si stabilì a Bat Yam, una città sul mare. La giovane Rita Katz ha studiato all’università di Tel Aviv e ha svolto il servizio militare nella Israeli Defense Force.
La fuga negli Usa – Parla arabo ed ebraico, e benché da sionista convinta avesse più volte dichiarato che un ebreo non deve mai lasciare Israele, nel 1997 seguì il marito, un endocrinologo, negli Usa, dove gli avevano offerto un incarico come ricercatore. Madre di tre figli, Rita Katz non ha mai fatto la casalinga. Negli Usa, prima entrò come ricercatrice nell’ Istituto di ricerca sul Medio Oriente, e pochi anni dopo si mise in proprio, fondando la Site, un’agenzia di analisi del terrorismo. Tipo tostissimo, non si limitava a scrivere analisi, ma agiva sul campo. Si infiltrò in alcune formazioni terroristiche presenti negli Usa e raccolse preziose informazioni, che passò al Federal Bureau of Investigation (Fbi). Da allora, collabora stabilmente con le autorità investigative americane e le sue analisi sono tenute in considerazione anche dalla Casa Bianca. Nel 2007 fu la Katz a far pervenire alla Casa Bianca l’ultimo video di Osama Bin Laden. E un video del vice-capo di Al Queda, Ayman al-Zawahiri, entrò in possesso della Site prima ancora che fosse pubblicato sui siti internet dei militanti. La Site di Rita Katz, che in origine era “senza fini di lucro”, ha cambiato statuto ed è ora finanziata dai servizi di intelligence Usa e da gruppi privati.
Le accuse – E a chi l’accusa di fare da grancassa mediatica proprio di quel terrorismo che dice di voler combattere Rita Katz risponde con interviste e articoli pubblicati sui maggiori quotidiani del mondo, compresi New York Times, Washington Post e Yedioth Ahronot. “La nostra abilità nel trovare così in fretta i materiali jihadisti non dipende dalla fortuna: tracciarli è una scienza”. Proprio così, puntualizza Oldani: “Una scienza”. Che nell’era della comunicazione globale fa sì che una spia del Mossad, pagata dagli Usa, sia l’unica fonte mediatica sull’Isis, e detti i tempi della politica mondiale sul terrorismo. Il che, francamente, suona strano.
Fonte: Libero.it