di
Lorenzo Ursica
Non ha per ora il design della Powerball di Tesla ma Mr Elon Musk dovrà presto guardarsi le spalle da ciò che sta accedendo in Brianza.
Nei laboratori di Genport – spin off del Politecnico di Milano, oggi tra le realtà più avanzate nella ricerca e produzione di sistemi di generazione e accumulo di energia – è pronta per il mercato la super batteria per la casa completamente made in Italy, alimentabile con l’impianto fotovoltaico o mini-eolico.
È un rack in alluminio, con otto moduli di batterie agli ioni di litio di nuova generazione, interconnesse con un sistema di gestione elettronica. Un prodotto che permette di accumulare energia durante la giornata per l’autoconsumo, garantire l’indipendenza dalla rete elettrica e assicurare le migliori prestazioni grazie ad un software di diagnostica e controllo via web.
Il risultato finale, installabile in ogni casa, è poco più grande di due scatole di pizza, pesa una trentina di kg per 3,1 KWh ed è stato ideato e assemblato sotto il tetto di quello che una volta era la gigantesca fabbrica di IBM a Vimercate (MB).
Geniol – il nome commerciale scelto – è il frutto di anni di ricerca sui sistemi di accumulo e qualche milione di euro di investimenti su risorse umane e tecniche della stessa Genport che sul progetto ha conquistato il supporto di investitori nazionali e internazionali e la collaborazione di centri di competenza europei.
“La nostra batteria – spiega il Ceo Paolo Fracas – ha superato tutti i test: 10mila cicli di carica/scarica, è ricaricabile da tutte le fonti rinnovabili ed è modulare. Il sistema parte dai 3 KWh fino a 12,4 KWh e 6 kW ma possono essere raggiunte capacità superiori collegando via internet diverse batterie . In sostanza, installato in una villetta con un pannello fotovoltaico, Geniol permette di realizzare il sogno dell’indipendenza energetica”.
Il costo. “Il prodotto è già presente nel mercato delle telecomunicazioni e siamo praticamente pronti per quello residenziale in tutto il mondo. L’obiettivo fissato nel nostro piano di sviluppo è quello di raggiungere un prezzo sul mercato inferiore ai 300 Euro al KWh”.
Come nel caso di Tesla, un prodotto del genere è destinato a rivoluzione l’attuale sistema energetico e introdurre anche in Italia la figura del prosumer, cioè l’autoproduttore di energia in grado di rivenderla sul mercato cancellando l’intermediazione. “I big dell’energia ci accoglieranno a braccia aperte? – si chiede con un sorriso ironico Fracas – Al momento le normative tecniche di certo non ci spianano la strada e non ci sono certezze sugli incentivi per questa nuova tecnologia in Italia mentre l’applicazione di questi sistemi stanno esplodendo in California, Germania e Australia”.
Dunque, un altro pezzo di made in Italy rischia di andare ad arricchire le economie di altri Paesi? “Paradossalmente sì. In questo momento non abbiamo altra scelta che guardare oltre frontiera. Quando l’Europa imporrà il cambio delle regole rischiamo di essere travolti da chi avuto l’opportunità di farsi le ossa sui propri mercati. E pensare che in questo momento senza i sistemi di accumulo il nostro Paese non riesce a sfruttare una quantità immensa di energia prodotta da fonti rinnovabili”. Eppure, il tutto sembra molto semplice.
“Per installare la nostra batteria è sufficiente l’intervento di un qualunque elettricista. Basta collegare il cavo della batteria all’inverter con un sistema plug&play e connettere l’apparecchiatura via internet al nostro sistema di controllo”.
Da Vimercate, dunque, il piccolo Davide dell’energia vuole dare la scossa al sistema. Chi finirà fulminato? “Come i sistemi dei concorrenti – anche il nostro impianto, moltiplicato per milioni di pezzi, potrebbe trasformare rapidamente il mercato e le infrastrutture energetiche di tutto il mondo, con giganteschi benefici per l’ambiente e creando migliaia di posti di lavoro”.
E se Tesla assicura che la super batteria di casa si potrà appendere in salotto col colore intonato alla tappezzeria, in Brianza al momento preferiscono concentrarsi sulla sicurezza e sull’affidabilità del prodotto. “Siamo nella culla del design italiano e quando penseremo al prodotto finale sappiamo che qui non mancheranno certamente le competenze. Purtroppo è il nostro ultimo problema”.