Di
Marcello Foa
Ricordate lo scandalo del doping? Sembra appartenere a un’altra epoca. La notte di sangue di Parigi ha modificato la nostra memoria e di fatto cancellato qualunque altra notizia, come avviene sempre in queste circostanze. E’ una delle regole del giornalismo e non c’è da stupirsene.
Ora che, almeno in parte, l’emozione per il dramma del 13 novembre inizia ad affievolirsi, è buona cosa verificare se ci siamo persi qualche notizia importante negli ultimi dieci giorni. E la risposta è sì. Lo avete indovinato: una di queste riguarda proprio il doping.
Forse ricorderete che il sottoscritto è stato uno dei pochissimi giornalisti a evidenziare come – stando ai resoconti di fonti autorevoli – l’inchiesta sul doping non riguardava solo la Russia ma anche altri Paesi, di cui tuttavia nulla si sapeva perché la parte del rapporto che li riguardava era stata secretata dall’agenzia anti-doping WADA. E questo rendeva molto plausibile il sospetto che lo scandalo fosse stato gestito per screditare la Russia e Putin, anteponendo ragioni politiche al desiderio di ripulire in maniera oggettiva e senza altri fini il mondo dell’atletica. Così attraverso l’uso selettivo delle fonti, una mezza verità diventava l’unica, devastante verità.
La mia tesi era così originale e controcorrente che è stata ripresa da alcune agenzie internazionali e due televisioni russe mi hanno intervistato. Poi la strage al Bataclan ha spazzato via tutto.
Ora scopriamo che quella vicenda non è affatto finita. Lo scorso 19 novembre la WADA ha pubblicato la parte secretata del rapporto e – lo avreste mai detto? – scopriamo che altri cinque Paesi sono risultati non conformi: Andorra, Israele, Argentina, Bolivia e Ucraina. E altri sei sono sotto osservazione. Mica Paesi qualunque. Trattasi di Francia, Spagna, Belgio, Grecia, Brasile e Messico.
Scopriamo voi, cari lettori, il sottoscritto e pochi altri. Non il grande pubblico, perché nessuno dei grandi media il 19 novembre ha pubblicato la notizia, che è scivolata via. La WADA in fondo ha compiuto il proprio dovere, le opinioni pubbliche di questi 11 Paesi non hanno saputo che anche le loro federazioni molto probabilmente dopavano gli atleti o comunque truccavano le carte.
Ma nella memoria collettiva la Russia resta l’unico, grande cattivo. Il timing di questa operazione di spin è risultato ancora una volta perfetto.
Capito come va il mondo, se sai gestire l’informazione?
Fonte: blog.ilgiornale.it