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DI

ROBERTO QUAGLIA

 

La Turchia abbatte un bombardiere russo in Siria e i principali giornali italiani non riescono a fare di meglio che includere nei titoli la surreale dichiarazione orwelliana di Obama: “La Turchia ha il diritto di difendersi.” In Germania il quotidiano Bild supera tutti arrivando a titolare nell’edizione online: “Putin attacca la Turchia”.

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Ecco la copertina che Bild ha messo online alle ore 15:41 del 24 novembre 2015.

Un’ora dopo l’ha cambiata con un’altra copertina in cui invece si dice che “Putin minaccia la Turchia”.
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Sono sintomi di un progressivo scollamento dell’Occidente dalla realtà, e sempre più sfacciato. La Turchia non ha dichiarato di essere stata attaccata o di avere reagito ad un’aggressione. E allora perché mai la si difende con argomenti che hanno ancor meno senso, se neppure la Turchia li ha voluti tirare in ballo? Siamo di fronte ad un caso anomalo di Excusatio non petita, accusatio manifesta.
Il fatto è che le ragioni espresse dalla Turchia – la semplice violazione dello spazio aereo, peraltro per pochi secondi – sono semplicemente inaccettabili. Anche per gli standard ormai orwelliani dell’Occidente.

Come infatti ha dichiarato subito Putin, è stata una coltellata alla schiena da parte di una nazione amica. Un conto è subire l’abbattimento intenzionale di un aereo da parte di un nemico, altro conto è da parte di un amico – o presunto tale. Al di là dei discorsi NATO/non-NATO, Russia e Turchia erano nazioni amiche, con grandi interessi in comune. I cittadini turchi e russi possono viaggiare nei rispettivi paesi senza bisogno di visto – e ditemi se questo è poco. Tutti gli anni cinque milioni di ricchi turisti russi inondano di soldi le spiagge turche, per un giro d’affari di 4 miliardi di dollari annui [1]. Più una miriade di contratti commerciali di ogni tipo. Tutto questo è ora messo in discussione.
Tanto bene era stato preparato l’agguato che tra le montagne di Latakia c’erano già appostati i giornalisti per fotografare e riprendere l’abbattimento: l’operatore Erdal Turkoğlu ed il foto reporter Fatih Aktas del canale turco Anadolu. Alcuni giornali ancora usano la parole “incidente”, forse per minimizzare, ma non è stato un incidente. Un atto ostile di tale portata da parte di una nazione amica è un tradimento vile e imperdonabile.
I piloti russi dell’aereo abbattuto si sono lanciati col paracadute, e mentre uno dei due è stato successivamente tratto in salvo dai russi l’altro è stato fieramente ucciso a mitragliate dai guerriglieri turcomanni quando era in volo. I guerriglieri – pardon, “l’opposizione siriana moderata” come ad alcuni piace chiamarla, si sono infatti orgogliosamente vantati del mitragliamento essi stessi. Incidentalmente, questo è un crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra, Protocollo 1 dell’articolo 42 (1977): “Nessuna persona che si lancia in paracadute da un aeromobile che fa naufragio potrà essere oggetto di attacco durante la discesa.” Echissenefrega – i vostri preferiti giornalisti mainstream di questi dettagli si fanno un baffo e guai a parlarne – e quando giornalisti di altra caratura hanno chiesto al portavoce americano un’opinione sul tema la sua elusiva risposta balbettante (“stiamo ancora cercando di accertare i fatti”) ti fa quasi provare pena per lui. Vedere il video per credere.
Durante la missione di salvataggio un marine russo è stato ucciso da un attacco effettuato tramite un sistema missilistico americano TOW (e ciò sia detto giusto per quelli che ancora si interrogano spaesati su chi rifornisca di armi questa bella gente). Esiste un video di tutto ciò [3].
L’attacco è avvenuto poco dopo che la Russia aveva finalmente interrotto il traffico di petrolio che l’ISIS da anni vendeva indisturbata in Turchia, distruggendo 1000 (diconsi mille) autobotti che chissà perché i satelliti americani erano per anni riusciti a non vedere. La televisione americana PBS è poi riuscita a mostrare al proprio pubblico i video della distruzione di queste autobotti dell’ISIS sostenendo con incredibile faccia di tolla che il merito fosse di un bombardamento americano. Peccato solo per le scritte in cirillico a margine delle immagini, ma pazienza, si sa che l’americano medio non legge comunque [4].
C’è chi sostiene che uno dei figli di Erdoğan fosse personalmente implicato nella gestione di questo traffico. Il sospetto che una certa megalomania neo-ottomana di Erdoğan sia da imputarsi a tutto ciò è forte.
La Russia ha interrotto tutti i contatti militari con la Turchia. Il ministro degli esteri Lavrov ha annullato una visita in programma. La lanciamissili Moskva è stata spostata vicino alla base di Latakia con l’ordine di attaccare qualsiasi postazione che dovesse costituire un pericolo. In tutte le prossime missioni aeree i bombardieri russi saranno affiancati dai caccia. I russi hanno deciso di schierare sul terreno i missili S-400, il miglior sistema antiaereo del mondo, capace di intercettare anche missili da crociera che volassero fino a 17.000 km/h. Qualcosa mi dice che gli aerei turchi faranno bene ad evitare di sconfinare a loro volta sul territorio siriano.
Resta da capire cosa accadrà quando aerei NATO di altre nazioni (Stati Uniti e Francia soprattutto) invaderanno di nuovo lo spazio aereo siriano. Ricordiamo che le missioni aeree americane e francesi in Siria sono tutte illegali secondo il diritto internazionale visto che il governo siriano non le ha mai autorizzate (mentre ha autorizzato le operazioni russe). Quindi in teoria i russi avrebbero ogni diritto legale di abbattere per conto della Siria ogni aereo americano o francese che sorvolasse la Siria. Che poi eventualmente non ne abbiano la convenienza (i russi sono gli ultimi a volere una guerra mondiale) è un altro discorso.
Per ragioni di Realpolitik la Russia non vuole certo entrare in conflitto con la Turchia, con la quale ha troppi interessi. Tuttavia, di certo effettuerà ritorsioni asimmetriche. Il giornalista Pepe Escobar ne ipotizza un paio: il 60% del gas necessario alla Turchia è importato dalla Russia; chissà che qualche problema tecnico non interrompa le forniture nel bel mezzo dell’inverno. Non si può escludere qualche incursione degli Spetznaz (le teste di cuoio russe) fra i guerriglieri turcomanni. I separatisti curdi dell’Anatolia potrebbero improvvisamente ricevere qualche aiutino misterioso. In una conferenza stampa Lavrov ha già dichiarato che alcuni contratti commerciali verranno rivisti. Grosse agenzie di viaggi russe hanno già cancellato la Turchia dalle loro destinazioni.
Alla lunga i rapporti con la Turchia potranno anche rinormalizzarsi, ma probabilmente non con Erdoğan. Se in Italia a suo tempo Craxi finì per pagare caro il dispetto fatto agli americani a Sigonella, difficile che i russi oggi possano perdonare Erdoğan per uno “sgarbo” infinitamente più grave. E i turchi stessi potrebbero finire per farla pagare cara ad Erdoğan se le conseguenze economiche per la Turchia dovessero farsi troppo dolorose.
Come ha osservato Putin a caldo, è difficile capire a chi giovi questo attacco. Cui prodest? Per la Turchia è un suicidio d’immagine senza precedenti. Nonostante l’arrampicarsi sugli specchi dei media atlantisti, anche ai cittadini occidentali diviene ora sempre più chiaro che la Turchia è di fatto uno dei principali poteri regionali che appoggia l’ISIS. Parliamo dei tagliateste, mica di gente che stia simpatica a qualcuno. Venire associati a loro nell’opinione pubblica del mondo non è certo un gran guadagno d’immagine.
Gli addetti ai lavori non avevano ormai più alcun dubbio circa il sostegno di Ankara all’ISIS – ad attestarlo c’è addirittura pure uno studio della Columbia University, che comprende una lista lunga ed impressionante di prove[5] – ma il grande pubblico che si nutre di media mainstream non ne sapeva nulla. Adesso un po’ di occhi si stanno aprendo.
Gli unici a cui sembra che la crisi possa portare un vantaggio sono gli Stati Uniti: sarebbe per loro un grande successo se venisse annullato anche il progetto Turkish Stream, il gasdotto che dalla Russia dovrebbe portare il gas in Europa al posto del South Stream, a sua volta abortito in precedenza su pressioni americane sulla Bulgaria. L’ex candidato alla presidenza USA Lyndon Larouche ha accusato apertamente una responsabilità dietro le quinte del governo di Obama [6].
Sergei Lavrov ha fatto osservare una cosa importante: gli risulta che per lanciare in azione un F-16 (il caccia turco che ha abbattuto l’aereo russo) occorra comunque ottenere un’autorizzazione dagli USA. Le dichiarazioni di estraneità degli americani sono un’altra farsa.
Ora che la frittata è fatta, la Turchia sta cercando di salvare il salvabile, ma non è detto che ci sia qualcosa che possa salvare. Si nasconde dietro la scusa risibile di non aver saputo che l’aereo in questione fosse russo. Lavrov ha avuto buon gioco a dimostrare l’assurdità senza scampo di una simile posizione e ha riferito di una discussione nel merito con il suo omologo turco. Ecco in conclusione alcune delle dichiarazioni che Lavrov ha fatto, liberamente riassunte:
«Ho avuto una conversazione telefonica con il ministro degli esteri turco. (…) Ha dichiarato che non sapevano che l’aereo era russo (…) e quando gli ho chiesto “là però volano anche i velivoli della NATO, anche quelli potete abbatterli in 17 secondi senza identificarli?” egli non ha risposto. (…) Ho fatto notare che abbiamo un accordo con gli USA per prevenire incidenti militari in cui è scritto che tutti gli alleati della coalizione americana devono rispettarlo. Il ministro non ha saputo rispondere. (…) Ho chiesto se le azioni turche sono stati coordinate con gli USA. Non ha risposto neanche a questo. (…) Il collega turco chiedeva di pensare ai buoni rapporti tra i nostri paesi… ma non si parla di amicizia dopo aver colpito alle spalle. (…) Il ministro turco ripeteva come mantra del poter rimanere in buoni rapporti… (…) Io ho ricordato al ministro che quando tre anni fa in Siria è stato abbattuto un aereo turco, proprio Erdoğan (…) aveva dichiarato in parlamento che una breve entrata dell’aereo nello spazio aereo non può essere considerata un attacco. (…) Vorrei aggiungere che la Turchia oltrepassa lo spazio aereo greco 1500 volte all’anno, ma i greci non abbattono i velivoli, scrivono proteste ma non ci pensano minimamente a far fuoco»

 

Fonte: http://megachip.globalist.it

LINK

NOTE

[1] http://www.todayszaman.com/business_turkish-tourism-to-be-first-victim-of-russian-jet-crisis_405178.html. [2] http://sputniknews.com/middleeast/20151125/1030713276/us-general-turkey-plane-mistake.html [3] https://www.rt.com/news/323306-video-russia-helicopter-syria/ [4] https://www.rt.com/usa/323070-pbs-isis-video-russian/. Vedi anche: http://www.pandoratv.it/?p=4905. [5] http://asbarez.com/142150/columbia-university-researchers-confirm-turkeys-links-to-isis/ [6] https://larouchepac.com/20151124/larouche-obama-organized-act-war
Roberto Quaglia www.robertoquaglia.com www.roberto.info https://twitter.com/robertoquaglia