di
Elisabella Tomaselli
I vaccini rappresentano una profilassi sanitaria importante, ma devono essere utilizzati esclusivamente per casi individuali
Alla luce delle recenti prese di posizione di alcune personalità a livello di governo, le quali hanno affermato che saranno attuate, o demandate all’ordine dei medici, misure repressive contro i sanitari che sconsigliano una profilassi vaccinale, qual è la sua posizione?
“Sono assolutamente contrario a qualunque iniziativa repressiva o tendente a limitare la libertà di cura ad opera del medico di base. Iniziative del genere non solo sono sbagliate ed antidemocratiche ma sono anche pericolosissime per la popolazione”.
Si è spesso affermato che i non vaccinati siano un pericolo per il resto della popolazione. Cosa ci può dire in merito?
“Questa affermazione è quantomeno assurda: chi si vaccina non dovrebbe avere di queste paure, a meno che non metta in dubbio l’efficacia di questa prassi, mentre chi non si vaccina evidentemente non le ha”.
Qual è la sua opinione in merito al mito della “Herd Immunity”; La vaccinazione dona una reale immunità? Quali sono i reali rischi?
“Studi scientifici portati avanti da diversi gruppi di ricerca e le stesse dichiarazioni di prestigiosi scienziati come la Dottoressa Tetyana Obukhanych sfatano questo mito. Non vi è alcuna garanzia che i vaccini svolgano effettivamente la loro funzione, ma il rischio vero è che chi si è vaccinato si consideri immune anche quando in realtà potrebbe non esserlo”.
Ritiene possibile la trasmissione del virus a causa proprio della vaccinazione?
“È successo in passato (vedi vaccino Sabin orale attualmente sostituito) , ma non dimentichiamo il caso del virus Sirmian SV40, sospetto cancerogeno, scoperto nel vaccino antipolio solo dopo milioni di vaccinazioni eseguite”.
Le proposte di intensificazione delle vaccinazioni fanno riferimento alla presenza di nuovi focolai di patologie in qualche paese: difterite in Spagna e Polio in Ucraina; cosa può dirci in merito?
“Come una rondine non fa primavera un caso non può essere considerato né focolaio né epidemia. Questi casi andrebbero comunque sempre verificati. Il sito del Ministero riferisce che l’ultimo caso di difterite in Italia risale al 1991 ma posso assicurare, perché l’ho seguito personalmente in qualità di medico legale, che non si è trattato di difterite, mentre l’ultimo caso ufficialmente accertato di Polio è del 1982″.
Soffermandoci sui danni relativi alle vaccinazioni, quale tra queste è più temibile?
“Le vaccinazioni sono un atto sanitario, che come qualsiasi altro può portare effetti benefici ma espone anche a possibili reazioni avverse.
Per questo va valutato il rapporto tra rischi e benefici, che col mutare delle condizioni ambientali, igieniche, individuali e di effettivo rischio di contrarre la patologia per la quale si viene vaccinati, può far propendere a volte per una scelta, a volte per l’altra.
La situazione italiana di oltre 40 anni fa, ad esempio, non è minimamente paragonabile con quella attuale, e ciò dovrebbe comportare almeno una adeguata revisione del calendario vaccinale, che oltretutto è completamente difforme rispetto alla maggioranza dei paesi europei.
Le vaccinazioni comunque, una volta verificatane la necessità, andrebbero eseguite in condizioni di assoluta sicurezza, dopo aver controllato tramite specifiche indagini la mancanza di controindicazioni, riducendone il numero per inoculazione e ad una età più avanzata.
Nelle condizioni attuali, praticate senza esami preventivi, in dosi uguali per tutti, inoculando fino a sette vaccini contemporaneamente e ad un’età (a volte neppure tre mesi di vita) nella quale il peso del bambino è assolutamente inferiore a qualsiasi standard considerato valido per un adulto, e per di più con l’utilizzo di adiuvanti a loro volta molto pericolosi, possono portare a reazioni avverse anche gravi e gravissime, che si possono verificare portando danni al sistema immunitario, all’encefalo, al sistema nervoso, tutti con ulteriori possibili complicanze sia cognitive che agli altri organi”.
Esistono i danneggiati da vaccino?
“I danneggiati da vaccino esistono, ed esiste una specifica legge dello Stato, la 210/92 che prevede un indennizzo per coloro che ne sono vittime.
Una casistica in merito, però, non viene raccolta, poiché l’indicazione di segnalare i casi di reazione avversa non viene rispettata, gli stessi casi vengono in primis ignorati o negati dagli stessi medici e la stessa scienza medica riconosce che ogni dato in merito sia ampiamente sottostimato”.
Sono possibili danni prodotti dal vaccino a causa delle caratteristiche fisiche del soggetto vaccinato. Quali sono i soggetti che non possono assolutamente sottoporsi ad una profilassi vaccinale?
“Una specifica Circolare del Ministero elenca una serie di situazioni patologiche di fronte alle quali viene sconsigliata ogni forma di vaccinazione.
Il vero problema è che non solo quella lista è largamente incompleta, ma soprattutto senza analisi preventive specifiche per ogni soggetto non si è in grado di sapere se quelle patologie non sono già in incubazione o potenzialmente presenti, ad esempio per predisposizioni genetiche”.
Sostanze contenute nei vaccini; cosa sono e perché sono considerate pericolose?
“In passato nei vaccini l’adiuvante più utilizzato era il Thimerosal, contenente mercurio.
Dopo centinaia di cause avanzate da famiglie di minori vaccinati e colpiti da reazioni avverse questo è stato parzialmente eliminato, ma sono stati introdotti altri elementi quali formaldeide, squalene, alluminio, tutti tossici ed in quantità esagerate rispetto al peso corporeo dei soggetti destinati a riceverle.
Non entro nel merito della loro cancerogenicità ma sicuramente la loro tossicità è dimostrata”.
Come mai si continua a negare l’esistenza di studi che confermano la pericolosità di alcune vaccinazioni?
“Negarne l’esistenza è impossibile, esistono, sono presenti nelle banche dati di rilievo internazionale, portano il nome ed il cognome degli scienziati che le hanno pubblicate.
In realtà è un dato certo che sono minoritarie rispetto alle pubblicazioni che invece sostengono l’innocuità o la non afferenza dei vaccini con alcune patologie.
Questo è comprensibile sia se si tiene conto del fatto che la ricerca ha progressivamente perduto la sua autonomia a favore di finanziamenti che solitamente arrivano proprio dalle industrie farmaceutiche, sia tenendo conto che della maggior parte di queste gravi patologie la scienza medica non è ancora riuscita a individuare l’esatta eziologia”.
Parliamo di prevenzione e del principio di cautela. Quale l’età migliore per vaccinare un bambino? Condivide la necessità di esami prevaccinali? Quali sono e quali consiglia, sempre a proposito di una corretta anamnesi preventiva? Nel caso di una corretta anamnesi familiare invece quali malattie giudica importanti e rilevanti nei confronti del soggetto da vaccinare?
“Non esistono indicazioni di carattere generale che vadano bene per qualunque situazione.
Se una coppia di genitori decide di optare per la vaccinazione, eseguirà quelle che a suo giudizio possono rappresentare il maggior pericolo, considerando anche l’età del piccolo e fornirà al medico vaccinatore tutti gli elementi necessari per una corretta anamnesi sia individuale che familiare.
Sicuramente una serie di test potrà fornire indicazioni sia relativamente ad una situazione anticorpale già maturata sia rispetto ad eventuali controindicazioni non individuabili altrimenti.
A mio giudizio più si va avanti con l’età minori sono i rischi di reazione avversa“.
Quanto hanno inciso le vaccinazioni nell’eradicazione di alcune patologie o quantomeno nella loro sensibile riduzione?
“Ritengo che la disponibilità di acqua potabile, una sufficiente alimentazione, l’uso di fognature e di abitazioni adeguate ecc. ecc. siano le reali condizioni che hanno di fatto debellato la maggioranza delle malattie infettive.
Le vaccinazioni hanno sicuramente avuto un ruolo, come ad esempio gli antibiotici (non per questo avrebbe senso l’obbligo di utilizzo di questi ultimi per “prevenire” tonsilliti ed influenze).
Oggi, anche quando alcune di esse si manifestano o si dovessero manifestare, la capacità di un immediato isolamento, le terapie sempre aggiornate e una eventuale immunizzazione del gruppo di contatto possono essere giudicate sufficienti ad affrontarle”.
Andrew Wakefield e le sue affermazioni. I giornali, ma anche le affermazioni degli esponenti del Ministero richiamano il caso Wakefield, sostenendo che le paure di chi si oppone alla vaccinazione nascono dal caso di uno studio pubblicato su Lancet ma in seguito smentito dallo stesso autore. Cosa è successo veramente?
“Bisogna ricordare che il Dr. Wakefield insieme al Dr. Smith pubblicò i risultati di uno studio che correlava l’autismo alla vaccinazione anti MMR, che in seguito venne giudicato falso e con vizi nella costruzione dello studio stesso.
Il Dr. Wakefield, in seguito alla successiva espulsione dall’Ordine dei Medici inglesi, preferì trasferirsi a proseguire la sua attività negli USA, mentre il coestensore si appellò, vinse la causa e venne reintegrato nel suo ruolo.
Ma più che quello studio, al quale non ha senso fare riferimento, oggi ci si riferisce a quelli di altri scienziati i quali, come Il Dr. Steve Walker e colleghi, dimostrano la presenza di variazioni molecolari nei tessuti intestinali dei bambini con diagnosi di autismo.
Anche la Dottoressa Theresa Deisher afferma che l’autismo troverebbe correlazione con i frammenti di DNA umano contenuto nei vaccini.
Queste ricerche dovranno essere sviluppate e solo successivamente si potranno esprimere pareri più adeguati”.
Ma a suo parere le malattie infettive, possono essere davvero debellate?
“Si, e lo dimostra la storia dell’uomo e della medicina.
Basta pensare a malattie terribili come la Peste, la Lebbra, Il Vaiolo, ma anche la Malaria ed il Colera in Italia, scomparse senza che per alcune di esse sia mai stato utilizzato un vaccino”.
Ma cosa significa debellate? Che non esistono più?
“No, la maggioranza delle malattie infettive esistono ancora, ma l’importante è avere la capacità di tenere sotto controllo eventuali casi sporadici per impedire che i singoli casi possano trasformarsi in vere epidemie”.
In conclusione secondo lei attualmente i vaccini sono da considerare superati?
“No, i vaccini rappresentano una profilassi sanitaria importante, ma devono essere utilizzati esclusivamente per casi individuali, individuati come a rischio, ad esempio per viaggiatori che si recano all’estero in zone dove alcune patologie gravi sono tutt’ora presenti o per operatori sanitari costretti ad intervenire su malattie infettive estremamente contagiose, o di massa ma solo in presenza di reali rischi di epidemie e quando le stesse non fossero altrimenti contrastabili”.
Fonte: Informasalus.it