DI
CHARLIE SKELTON
I titoli degli industriali straricchi non collimano con l’evento del Bilderberg allo stesso modo dei titoli accademici “professore” o “associato”
Quando arrivano al Bilderberg, alcuni degli invitati semplicemente non possono non sogghignare. È troppo divertente. È il loro grande evento: il loro ingresso nel sancta sanctorum del potere. La possibilità di strofinare di potere blocnotes e fare una pausa sigaretta con il re d’Olanda. Fare buona impressione, sciorinare qualche barzelletta sul primo ministro del Belgio e magari ritrovarsi nel CDA della Royal Dutch Shell.
Quando Dave Cote, il capo del gigante delle forniture per la difesa Honeywell, è uscito dalla sua limo, ho seriamente pensato che stesse per esplodere di gioia. Non era stato così felice da quando la sua azienda era stata selezionata per produrre i motori dei droni Reaper.
Ma persino il sorridente Dave non era felice come Niall Ferguson. Il biografo di Kissinger è saltato fuori dalla sua Mercedes come Usain Bolt scatta dai blocchi. Tre giorni chiuso in un seminterrato con il suo adorato Henry! Cosa ci può essere di più adorabile?
Attraverso l’accecante intensità della sua gioia Niall ha notato Jacob Wallenberg, il miliardario svedese, che entrava con il suo bagaglio. È svicolato attraverso il vialetto dell’hotel come una gazzella, saettando tra i concierge per poter entrare al fianco di Waalenberg. Da zero a marchetta in 4.8 secondi. È da record del mondo.
Ferguson fa parte della lista del Bilderberg in qualità di “professore di storia ad Harvard”, vero, ma forse non a sufficienza. Forse sarebbe meglio specificare, per l’occasione, che fa parte del CDA della boutique di investimenti AMG, che “attualmente gestisce circa 642 miliardi di dollari di asset”. Non male per un prof. Di storia.
Forse non è sorprendente, dato l’amore patologico per la privacy dei ragazzi del Bilderberg, che ci siano persone a Dresda che si nascondono dietro ad un dito. Marie-Josee Kravis, ad esempio, è vagamente menzionata come “senior fellow dell’Hudson Institute”, invece che membro di Publicis – una delle più grandi aziende pubblicitarie e di PR – e direttore dell’LVMH, la più grande azienda legata ai beni di lusso. Era nel CDA di Ford – definirla un’accademica è come definire Cliff Richard un mercante di vino. Sicuramente se la cava bene con il syrah portoghese, ma ciò non è il modo migliore per definirlo. Si potrebbe anche dire si Marie-Josee Kravis che è “la persona con il bagaglio più grande del Bilderberg”. Vero, ma non dal punto di vista degli interessi.
Un esempio ancora migliore è Marta Dassù, partecipante come “senior director, per gli affari europei, dell’Aspen Institute”, che suona più arido ed accademico di “membro del CDA del conglomerato industriale italiano, il Trevi Group” o “direttore di una delle più grandi aziende di armi al mondo, Finmeccanica”.
Marta ha il tipico sorriso che ci si aspetta dal direttore di un’azienda di appalti della difesa. Si capisce che la presenza di Honeywell e Finmeccanica ad una conferenza organizzata da Airbus, che vede nel proprio comitato organizzativo Alex Karp della Palantir (con alle spalle la CIA) insieme a Jacob Wallenberg (azionista di maggioranza di Saab), vi farà osservare una fantastico focus group sugli armamenti. Questa non è l’immagine pubblica che il Bilderberg vuole dare (sempre che ne voglia dare una).
Ovviamente tutti questi ruoli aziendali sono pubblici, ma non fanno pendant con il Bilderberg come quelli accademici.
Parlando di professori non dimentichiamoci il grande capo del Bilderberg, il professor Victor Halberstadt, il quale, con i suoi baffi da Geppetto e gli occhiali scuri, sembra una via di mezzo tra un falegname e un sicario siciliano in pensione.
Victor è sulla lista in qualità di “professore di economia della Leiden University” ma è anche nel CDA di Goldman Sachs. È il silenzioso olandese nel cuore di Bilderberg ed è vicino al potere e ai soldi che contano da decenni. Era “l’informatore di sua maestà la regina”, un indizio alle origini della sua influenza: Beatrice e i reali d’Olanda.
I politici che sono al Bilderberg, come la laburista Helen Goodman, dovrebbero sapere che un meeting con Halberstadt è un meeting con Goldman Sachs più che uno con la Leiden University.
Goodman è un caso interessante. Menzionata come “parlamentare laburista” è anche membro del tesoro della Casa dei Comuni. Questo comitato supervisiona la “politica economica di sua maestà”.
Tutto questo è toccante, se si realizza che la Goodman sarà rintanata tre giorni in un meeting privato organizzato da Dutsche Bank con due membri del CDA di HSBC. Sarà circondata da banchieri e dsa capi di istituti finanziari, senza la stampa a supervisionare e con grande pressione per non riferire in pubblico gli argomenti delle discussioni. Si tratta di conflitto di interessi o solo uno “scambio di vedute”, come sostiene Bilderberg? Chi lo sa? Forse potrebbe chiedergliene conto un altro membro del parlamento al suo rientro.
Solo alcuni anni fa, Helen Goodman, parlamentare laburista per Bishop Auckland, rimproverava David Cameron in parlamento per essere andato all’estero con un dirigente di una compagnia petrolifera, Ayman Asfari. Ora si rintana tre giorni in un evento di lobbying a Dresda con il CEO di Royal Dutch Shell e tre membri del CDA di BP. Che stranezza!
Forse è per questo che al suo arrivo il suo sorriso sembrava fragile. Non sorrideva con gli occhi. Era improvvisamente dubbiosa delle frequentazioni dei giorni successivi. O forse non sapeva come rivolgersi al re d’Olanda. In caso ci fossero ancora dei dubbi io suggerirei “vostra altezza reale azionista di maggioranza in Shell”, dovrebbe funzionare.
Fonte: https://www.theguardian.com
Fonte versione italiana comedonchisciotte.org, traduzione a cura di FA RANCO