Uno dei massimi architetti dell’ideologia imperiale statunitense fa un’inversione a U: Gli USA ‘non sono più la potenza imperiale globale’.
Counterpunch commenta un recente articolo di Zbigniew Brzezinski, noto politologo e geostratega americano, consigliere sotto diverse amministrazioni, famoso per aver teorizzato nel 1997 la strategia (successivamente adottata) per consolidare la supremazia “imperiale” degli USA nella prima metà del XXI secolo – strategia di cui la Clinton è una delle principali promotrici. In questo articolo, Brzezinski fa un’inversione a U: gli USA non sono più una superpotenza, sostiene, si sta formando una vasta coalizione anti-americana e perseguire il progetto originale nelle mutate condizioni potrebbe portare caos e guerra in tutto il globo. Meglio collaborare con Russia e Cina e cercare di preservare la leadership americana. Una svolta letteralmente storica nell’indirizzo geostrategico di una parte dell’establishment americano, che prospetticamente lascia Hillary Clinton sola ad inseguire un progetto imperiale sconfessato dal suo stesso ideatore.
di
Mike Whitney.
L’architetto principale del piano di Washington per governare il mondo ha abbandonato il progetto e ha richiesto la creazione di legami con la Russia e la Cina. Anche se l’articolo di Zbigniew Brzezinski su The American Interest dal titolo “Towards a Global Realignment” [“Verso un riallineamento globale”, ndT] è stato ampiamente ignorato dai media, esso dimostra che membri potenti dell’establishment decisionale non credono più che Washington prevarrà nel suo tentativo di estendere l’egemonia degli Stati Uniti in tutto il Medio Oriente e in Asia. Brzezinski, che è stato il principale fautore di questa idea e che ha redatto il progetto per l’espansione imperiale nel suo libro del 1997 “La Grande Scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici“, ha fatto dietro-front e ha richiesto una incredibile revisione strategica. Ecco un estratto dal l’articolo del AI:
“Mentre finisce la loro epoca di dominio globale, gli Stati Uniti devono prendere l’iniziativa per riallineare l’architettura del potere globale.
Cinque verità fondamentali per quanto riguarda l’emergente ridistribuzione del potere globale e il violento risveglio politico in Medio Oriente stanno segnalando l’arrivo di un nuovo riallineamento globale.
La prima di queste verità è che gli Stati Uniti sono ancora l’entità politicamente, economicamente e militarmente più potente del mondo, ma, dati i complessi cambiamenti geopolitici negli equilibri regionali, non sono più la potenza imperiale globale.” (Towards a Global Realignment, Zbigniew Brzezinski, The American Interest)
Ripetete: gli Stati Uniti “non sono più la potenza imperiale globale”. Confrontate questo giudizio con quello che Brzezinski ha dato anni prima, ne La Grande Scacchiera, quando affermava che gli Stati Uniti erano “il massimo potere a livello mondiale.”
“. L’ultimo decennio del ventesimo secolo è stato testimone di uno spostamento tettonico nelle relazioni internazionali. Per la prima volta in assoluto, una potenza non eurasiatica è emersa non solo come giudice chiave delle relazioni di potere eurasiatiche, ma anche come il massimo potere a livello mondiale. La sconfitta e il crollo dell’Unione Sovietica sono state il passo finale nella rapida ascesa di una potenza dell’emisfero occidentale, gli Stati Uniti, come l’unica e, in effetti, la prima potenza veramente globale” (“La Grande Scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici”, Zbigniew Brzezinski, Il Saggiatore, 1997, p. xiii)
Qui altro ancora dall’articolo del AI:
“Il fatto è che non c’è mai stata una vera e propria potenza “dominante” globale fino alla comparsa dell’America sulla scena mondiale. La nuova, determinante realtà globale è stata la comparsa sulla scena mondiale dell’America come giocatore allo stesso tempo più ricco e militarmente più potente. Durante l’ultima parte del 20° secolo nessuna altra potenza gli si è nemmeno avvicinata. Quell’epoca sta ormai per finire.” (AI)
Ma perché “quell’epoca sta ormai per finire”? Che cosa è cambiato dal 1997, quando Brzezinski si riferiva agli Stati Uniti come il “massimo potere a livello mondiale”?
Brzezinski indica l’ascesa della Russia e della Cina, la debolezza dell’Europa e il “violento risveglio politico tra i musulmani post-coloniali”, come le cause approssimative di questa improvvisa inversione. I suoi commenti sull’Islam sono particolarmente istruttivi in quanto egli fornisce una spiegazione razionale per il terrorismo, invece dell’aria fritta governativa sull'”odiare le nostre libertà”. A suo merito, Brzezinski vede lo scoppio del terrore come lo “sgorgare di lamentele storiche” (da un “senso di ingiustizia profondamente sentito”), non come la violenza cieca di psicopatici fanatici.
Naturalmente, in un breve articolo di 1.500 parole, Brzezniski non può coprire tutte le sfide (o minacce) che gli Stati Uniti potrebbero affrontare in futuro. Ma è chiaro che quello che più lo preoccupa è il rafforzamento dei legami economici, politici e militari tra la Russia, la Cina, l’Iran, la Turchia e gli altri Stati dell’Asia centrale. Questa è la sua principale area di preoccupazione; infatti, ha anche anticipato questo problema nel 1997, quando scrisse La Grande Scacchiera. Ecco cosa disse:
“D’ora in poi, gli Stati Uniti potrebbero dover stabilire come far fronte a coalizioni regionali che cercano di spingere l’America fuori dall’Eurasia, minacciando in tal modo lo status degli Stati Uniti come potenza mondiale” (P.55)
“. Per dirla in una terminologia che richiama l’età più brutale degli antichi imperi, i tre grandi imperativi della geostrategia imperiale sono di prevenire la collusione e mantenere la dipendenza sulla difesa tra i vassalli, tenere i tributari docili e protetti, e impedire che i barbari si uniscano”(p.40)
“. prevenire la collusione. tra i vassalli”. Questo dice tutto, non è vero?
La politica estera sconsiderata dell’amministrazione Obama, in particolare il rovesciamento dei governi in Libia e in Ucraina, ha notevolmente accelerato la velocità con cui si sono formate queste coalizioni anti-americane. In altre parole, i nemici di Washington sono apparsi in risposta al comportamento di Washington. Obama può biasimare solo se stesso.
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha risposto alla crescente minaccia di instabilità regionale e al posizionamento delle forze NATO ai confini della Russia, rafforzando le alleanze con i paesi perimetrali della Russia e in tutto il Medio Oriente. Allo stesso tempo, Putin e i suoi colleghi dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) hanno istituito un sistema bancario alternativo (BRICS Bank e AIIB) che finirà per sfidare il sistema dominato dal dollaro, che è la fonte del potere globale degli Stati Uniti. È per questo che Brzezinski ha fatto una rapida svolta a U e ha abbandonato il piano egemonico degli Stati Uniti; è perché egli è preoccupato per i pericoli di un sistema non basato sul dollaro che sta nascendo tra i paesi emergenti e i non allineati, che dovrebbe sostituire l’oligopolio della Banca Centrale occidentale. Se ciò accadrà, allora gli Stati Uniti perderanno la loro morsa sull’economia globale e il sistema di estorsione nel quale biglietti verdi buoni per incartare il pesce vengono scambiati per beni e servizi di valore sarà giunto al termine.
Purtroppo, è improbabile che l’approccio più cauto di Brzezinski sarà seguito dal candidato presidenziale favorito Hillary Clinton, che è una convinta sostenitrice dell’espansione imperiale attraverso la forza delle armi. E’ stata la Clinton che per prima ha introdotto la parola “pivot” [perno, ndT] nel lessico strategico in un discorso che ha tenuto nel 2010 dal titolo “America’s Pacific Century” [Il secolo pacifico dell’America, ndT]. Ecco un estratto dal discorso che è apparso sulla rivista Foreign Policy:
“Mentre la guerra in Iraq si esaurisce e l’America comincia a ritirare le sue forze dall’Afghanistan, gli Stati Uniti si trovano ad un punto di svolta. Negli ultimi 10 anni, abbiamo stanziato risorse immense in questi due teatri. Nei prossimi 10 anni, dobbiamo essere intelligenti e sistematici su dove investiremo tempo ed energia, in modo da metterci nella posizione migliore per sostenere la nostra leadership, garantire i nostri interessi, e far avanzare i nostri valori. Uno dei compiti più importanti della politica americana nel prossimo decennio sarà quello di tenere al sicuro gli investimenti – diplomatici, economici, strategici, e di altro tipo – sostanzialmente aumentati nella regione Asia-Pacifico .
Sfruttare la crescita e il dinamismo dell’Asia è centrale per gli interessi economici e strategici americani ed è una delle principali priorità per il presidente Obama. L’apertura dei mercati in Asia fornisce agli Stati Uniti opportunità senza precedenti per gli investimenti, il commercio, e l’accesso alla tecnologia d’avanguardia. le aziende americane (devono) sfruttare la vasta e crescente base di consumatori dell’Asia.
La regione genera già oltre la metà della produzione mondiale e quasi la metà del commercio mondiale. Mentre ci sforziamo di soddisfare l’obiettivo del presidente Obama di raddoppiare le esportazioni entro il 2015, siamo alla ricerca di opportunità per fare ancora più affari in Asia . e delle nostre opportunità di investimento nei dinamici mercati dell’Asia. ”
(“America’s Pacific Century”, il segretario di Stato Hillary Clinton, Foreign Policy Magazine, 2011)
Confrontate il discorso della Clinton coi commenti fatti da Brzezinski ne “La Grande Scacchiera” 14 anni prima:
“Per l’America, il premio geopolitico principale è l’Eurasia . (p.30) . l’Eurasia è il più grande continente del globo ed è l’asse geopolitico. Una potenza che domini l’Eurasia controllerebbe due delle tre regioni più avanzate ed economicamente produttive del mondo. . Circa il 75 per cento della popolazione mondiale vive nell’Eurasia, e la maggior parte della ricchezza fisica del mondo sta lì, sia nelle sue imprese che sotto il suolo. L’Eurasia conta per il 60 per cento del PIL mondiale e circa tre quarti delle risorse energetiche conosciute al mondo”. (p.31)
Gli obiettivi strategici sono identici, l’unica differenza è che Brzezinski ha fatto una correzione di rotta sulla base di circostanze mutevoli e della crescente resistenza al bullismo, al dominio e alle sanzioni statunitensi. Non abbiamo ancora raggiunto il punto di svolta per il primato degli Stati Uniti, ma quel giorno si sta avvicinando velocemente e Brzezinski lo sa.
Al contrario, la Clinton è ancora completamente impegnata ad ampliare l’egemonia degli Stati Uniti in tutta l’Asia. Non capisce i rischi che ciò comporta per il paese o per il mondo. E’ intenzionata a continuare con gli interventi fino a quando il titano combattente Stati Uniti si immobilizzerà di colpo, cosa che, a giudicare dalla sua retorica iperbolica, accadrà probabilmente dopo un po’ di tempo durante il suo primo mandato.
Brzezinski presenta un piano razionale ma opportunista per fare marcia indietro, ridurre al minimo i conflitti futuri, evitare una conflagrazione nucleare e mantenere l’ordine globale (cioè il “sistema del dollaro”). Ma la sanguinaria Hillary seguirà il suo consiglio?
Nemmeno per sogno.