Un rilancio Wikileaks sulla vicenda di spionaggio dei fratelli Occhionero: la CIA. Un nuovo caso NSA ?
Un caso di spionaggio su larga scala, quello dei fratelli Occhionero. Servizi segreti internazionali, massoneria e logge deviate.
Il rilancio di Wikileaks di un articolo di Daniele Dell’Orco su “Il Conservatore”.
C’è la Cia, ovvero la Central Intelligence Agency americana dietro alle malefatte di Giulio e Francesca Maria Occhionero, i due fratelli romani accusati di aver spiato per anni le caselle di posta elettronica di numerosi politici, economisti, funzionari istituzionali: l’ingegnere nucleare ha negato agli inquirenti le password di accesso al server in Minnesota (Usa) utilizzato, secondo gli inquirenti di Roma, per allocare parte dei dati carpiti.
Nei confronti degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti, nonché del presidente della Bce Mario Draghi c’è stato solo un tentativo, ma non l’accesso, alle caselle di posta elettronica. Di conseguenza non sono stati “infettati” i telefoni cellulari.
Il motivo per cui Occhionero stia giocando a nascondino è ben chiaro: i legami con gli Usa sono più che semplice gossip.
Scrive Chiara Giannini su Il Giornale: “Il nome di Giulio Occhionero compare su diversi siti legato a un’attività situata a Dover, nello stato del Delaware, presso la Dover Air Force Base, la stessa dove, si dice, a bordo di un aereo della Cia, fu trasportato, nel 2012, il corpo di Osama Bin Laden, il leader di Al Qaeda, dopo che era stato ucciso e da dove fu poi spostato per essere esaminato dall’istituto di patologia di Bethesda, nel Maryland, secondo fonti vicine a Wikileaks.
Su internet si legge che l’azienda di Giulio Occhionero appartiene alla categoria «fornitori di computer e attrezzature industriali per ufficio». La mail fornita, guarda caso, è quella della Westlands securities, società che ha sede a Wilmington, sempre nel Delaware, a un’ora e mezza di auto da Dover”.
Francesca Maria, poi, ha persino cittadinanza americana, mentre Giulio, al di là dei contatti per affari, anche in Italia si faceva vedere spesso con esponenti dell’entourage Usa.
E poi c’è un gioco di scatole cinesi che non finisce più. Basta andare sui motori di ricerca inglesi, specializzati in collegamenti societari, per risalire al fatto che la società dei due fratelli romani, prima di aprire una sede a Londra, veniva controllata da altre due società: una londinese e una di Turks and Caicos, nelle Antille.
La Westlands è registrata in California e risulta collegata alla International company services di Malta, alla Marshen Corporation Llc, che ha sede nel Delaware e, infine, alla Homeric Limited, nelle Antille, coinvolta nello scandalo Bahamas Leaks sui conti offshore.
Alla Westlands Securities risultano collegate la Westland suppplies Ltd, con sede nello Yorkshire, la Westlands supported accomodation limited, con sede nel Somerset la Westlands trading Ltd, nello Staffordshire, la Westlands Trust, di Torquay, la Westlands Willesborough Limited, di Ashford, nel Kent, la Westlane apartments LLp, nello Yorkshire, la Westlands Salt and Winegar Limited, con sede nello Worchestershire, la Westlands Rtm company limited, con base nel Surrey, la Westlands Road 1952 Limited, nello Staffordshire, la Westlands retirement home Ltd, nel Devon e la Westlands residential home ltd di Chelmsford, ancora in Gran Bretagna.
Ma perché la Cia avrebbe interesse ad acquisire informazioni su un così ampio numero di italiani?
Pare, secondo ambienti vicini agli inquirenti, che siano «semplici» fini di spionaggio internazionale. Insomma, sapere l’andamento dell’Italia per prevedere anche mosse economico finanziarie e agevolare qualcuno nel controllo dei mercati.
Il piano, c’è da scommettere, rientra in quella strategia ormai di lungo corso riconducibile al Datagate che esplose nel 2013, quando Edward Snowden raccontò al Guardian come funzionava il sistema di sorveglianza della National Security Agency.
Obama in pratica metteva in fila una bel numero di nazioni, nomi di capi di governo e di stato, organizzazioni politiche ed economiche internazionali, società multinazionali e imprese straniere e americane, e tanti, tanti, ma proprio tanti semplici cittadini.
Non solo controllo per la sicurezza, ma anche e soprattutto raccolta di informazioni utili alla politica estera americana.
Il presidente uscente, aveva dapprima persino difeso l’operato della NSA salvo poi correggere il tiro e annunciare importanti limitazioni all’apparato orwelliano a stelle e strisce. Anche perché negli Stati Uniti non esiste cosa più sacra della privacy, e la credibilità del presidente che aveva occhi e orecchie dappertutto ne era uscita pesantemente minata.
La responsabilità, va detto, non era tutta di Obama.
La “Stasi” americana, risalente già ai tempi della Guerra Fredda, era cosa ben più longeva. La sua colpa, tuttavia, è sempre la medesima: non aver cambiato nulla.
Anzi, il caso dei fratelli Occhionero sta proprio a suggerire che gli spioni dello zio Sam cambiano regole, forma, strumenti tecnologici, agenti sotto copertura, ma restano tali e quali.
Uno Stato ormai preda di un complesso di inferiorità che lo vede relegato sul secondo, terzo gradino delle potenze globali e che fatica ad accettare una continua e costante regressione, ricorrendo a strumenti miseri come lo spionaggio stile anni ’60. E d’altronde, a giudicare dalla politica estera degli ultimi 8 anni, all’establishment americano la Guerra Fredda manca. E molto.