di
Ilaria Betti
Entro i prossimi 12 anni sarà realtà la cosiddetta “singolarità tecnologica”, ovvero quel punto in cui i passi in avanti in ambito tecnologico (soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale) porteranno le macchine ad essere più intelligenti degli esseri umani. È l’ultima profezia, rivelata in occasione della SXSW Conference ad Austin, in Texas, di Ray Kurzweil, inventore e direttore del reparto Ingegneria a Google, un uomo le cui previsioni, dal 1990 a oggi, si sono rivelate esatte nell’86% dei casi (e il restante – tiene a precisare – “non è sbagliato, ma deve soltanto ancora avvenire”).
Kurzweil è autore di un saggio, “La singolarità è vicina”, del 2005, in cui viene spiegato cosa si intenda per singolarità: si tratta, stando alla sua tesi, di quel punto futuro in cui gli avanzamenti tecnologici cominceranno ad avvenire con tale rapidità, che i normali esseri umani non riusciranno a tenerne il passo, e saranno “tagliati fuori dal ciclo”. Ciò, secondo il direttore, avrà un effetto profondamente disarticolante sulla società e sulla vita di tutti i giorni, e segnerà la fine della storia umana così come la conosciamo. Al posto degli umani normali si imporranno Intelligenze Artificiali Forti e umani migliorati ciberneticamente. La Singolarità avrà inizio quando verranno alla luce le Intelligenze Artificiali auto-miglioranti (programmi per computer senzienti, altamente intelligenti e capaci di ridisegnare rapidamente sé stessi e la propria progenie per migliorare le proprie prestazioni).
Uno scenario apocalittico, in un certo senso, del quale, però, Kurzweil non sembra preoccuparsi, al contrario di altri grandi, come Stephen Hawking, Elon Musk e Bill Gates. Non ci sarebbe motivo di allarmarsi, a suo dire, perché l’idea di una singola intelligenza artificiale in grado di schiavizzare l’intera umanità è semplicemente un’invenzione. “Non è realistica – ha detto durante l’intervista -. Noi non abbiamo una o due intelligenze artificiali nel mondo. Già oggi ne abbiamo miliardi”.
“Ciò che già sta accadendo – ha aggiunto – è che le macchine ci stanno potenziando. Ci stanno rendendo più intelligenti”. Secondo l’ingegnere, entro il 2030 saremo in grado di collegare le neocortecce dei nostri cervelli, ovvero le sedi presunte delle funzioni di apprendimento, linguaggio e memoria. “Avremo una porzione maggiore di neocorteccia cerebrale, saremo più divertenti, saremo più bravi a suonare strumenti musicali, saremo più sexy. Esemplificheremo tutte le cose lodevoli nell’essere umano, ma ad un livello superiore”.
Tempo fa Kurzweil aveva esposto una teoria secondo la quale, nel 2030 non saremo più soltanto esseri umani, ma diventeremo ibridi: il nostro cervello biologico, da solo, non ci basterà più e ricorreremo a degli impianti nanorobotici che ci aiuteranno a pensare, collegando quel che resta della nostra mente al “cloud”, ovvero il grande magazzino, virtualmente infinito, dei dati su internet.
Secondo il direttore, le nostre capacità di pensiero miglioreranno via via che la “nuvola” diventerà sempre più sofisticata. In prospettiva, il ruolo del pensiero non-biologico sarà sempre più preponderante. Così, se nella decade 2030 diventeremo “ibridi”, negli anni 40 il nostro modo di pensare sarà sempre più non-biologico. “Gradualmente, stiamo fondendo e potenziando noi stessi – aveva affermato all’epoca, alla Cnn -. Dal mio punto di vista, è nella natura stessa degli esseri umani, noi trascendiamo i nostri limiti”.