di
Daria Lucca
La portaerei Saratoga aveva mollato l’ancora e aveva lasciato Napoli per una esercitazione cruciale. Si trattava di far vedere a Gheddafi che le sue minacce non spaventavano gli Usa. Giunti nella zona di operazione, furono fatti decollare decine di aerei, fra caccia e velivoli di supporto. L’aiuto nocchiere Brian Sandlin, arruolato nella Navy da poco più di un anno, dal suo posto in plancia non poté fare a meno di notare che i Phantom tornarono scarichi. Senza i missili aria-aria che sono la loro ragion d’essere. “Lo videro tutti, qualcosa bisognava dire”, e infatti qualcosa il comandante disse. Parlando direttamente dagli altoparlanti con cui si fanno le comunicazioni a tutto l’equipaggio (anche i più giovani avranno visto Caccia a Ottobre rosso), l’ammiraglio James H. Flatley spiegò che “due MIG libici ci erano venuti incontro in atteggiamento aggressivo e avevamo dovuto abbatterli”.
Scene di guerra nel basso Tirreno. Perché ci interessano? Perché siamo a fine giugno 1980 e quella sera, quando il marinaio Brian vide i Phantom rientrare senza missili, un Dc9 della compagnia Itavia cadde in mare nella zona compresa tra Ponza e Ustica.
Ottantuno italiani sono morti la sera del 27 giugno 1980 e da allora si aspetta di sapere come sono stati uccisi. Che cosa li ha uccisi, ma soprattutto, come ha spiegato oggi sul manifesto l’avvocato dei familiari delle vittime, Daniele Osnato, chi li ha uccisi. Volutamente o meno.
Posso immaginare che per molti di voi questa non è più cronaca, ma ormai storia. Sono passati 37 anni dai fatti. E però vorrei ricordare che il reato di strage non si prescrive. Mai. Il marinaio Brian viene intervistato questa sera da Andrea Purgatori su La7 e racconta non solo quello che succedeva vicino a casa nostra, a nostra insaputa (stavolta per davvero), ma anche le ragioni per cui non ha mai parlato prima.
Tanto per cominciare, la spiegazione data da Flatley non era contestabile per uno che stava a bordo della portaerei e nulla sapeva di quello che era successo durante la battaglia aerea svoltasi al crepuscolo (l’ultimo contatto radar del Dc9 è infatti delle 20,58). “Gli abbiamo creduto sulla parola, eravamo marinai giovani,orgogliosi di avere abbattuto due MIG libici, la Libia non piaceva a nessuno”, racconta Brian. Solo nel 1993 una puntata di 60 minutes dedicata a Ustica gli mette un tarlo nel cervello. Fra l’altro, nel programma della Cbs, viene detto che i registri di bordo della Saratoga erano stati redatti da una sola mano per i turni che ricoprivano le 24 ore a cavallo dell’incidente. Brian si preoccupa: quello è il tipico segno di una cover up, in marina non esiste che qualcuno sia di turno per 24 ore e le spiegazioni fornite dal Pentagono sono viscide: “Quando si sbaglia sul registro, si tira una riga e si corregge sopra”, dice Brian a Purgatori. Il dubbio ce l’ha, ma anche la paura. Fra l’altro, rammenta che pochi giorni dopo quei fatti, il furiere addetto ai fascicoli dei piloti era stato ucciso mentre era in libera uscita a Napoli durante una strana rapina. Brian si spaventa e tace.
Adesso, viceversa, non teme più né la Cia né il suo governo. E’ stato Brian, infatti, a contattare Purgatori dopo averlo visto in una più recente trasmissione televisiva in cui si parlava di incidenti aerei. Ed è disposto anche a confermare la sua versione davanti ai giudici italiani.
Bene, che cosa aspettiamo? Ecco, questo è un capitolo a parte ma neanche troppo della storia italiana. E’ il capitolo in cui le illusioni devono cedere il passo alla realtà. Vi immaginate che, ascoltata l’intervista, domani un ufficiale di polizia giudiziaria salti su un aereo e corra a interrogare Brian in Texas? No, non ci siamo proprio. Per avere una rogatoria con gli Usa ci vogliono mesi. E mesi.
Tornando agli avvenimenti, le rivelazioni dell’aiuto nocchiere Sandlin confermano quello che molti – a partire dal giudice che rinviò a giudizio alcuni ufficiali dell’Aeronautica militare per attentato contro organi costituzionali, Rosario Priore – hanno supposto quasi immediatamente. Ovvero, che il volo Bologna-Palermo sia stato vittima di un “danno collaterale” nel corso di una battaglia aerea tra caccia alleati e MIG libici svoltasi la sera del 27 giugno, di cui erano rimaste abbondanti (ma non accettate dalla corte d’assise) tracce nelle conversazioni tra radaristi italiani nei minuti successivi l’incidente.
Nessuno al momento intende accusare gli Usa di avere abbattuto il Dc9 Itavia. Brian precisa che in quella mega-operazione anti Libia erano coinvolte anche una portaerei inglese e una francese. Resta però l’evidenza delle menzogne perpetrate da tutti i governi, compreso quello italiano, nel corso di questi 37 anni. Secondo le versioni ufficiali, avremmo dovuto concludere che fossero tutti a letto a dormire. Tutti hanno mentito davanti ai magistrati, tutti hanno mentito nelle rogatorie a cui è stata data finora risposta. Non fu una serena notte di mezza estate, quella in cui ottantuno italiani persero la vita. No. Fu una notte di guerra, e ci hanno preso in giro finora.