di
Giuseppe Di Bella
segnalo un pezzo del Financial Times indicativo del potere di condizionamento delle multinazionali del farmaco sulle istituzioni sanitarie. Recentemente si è verificata negli ospedali Usa la scarsità del più semplice ed economico dei farmaci,la soluzione fisiologica (“saline”), carenza artificiosamente pianificata e indotta dalle tre sole case farmaceutiche fornitrici del prodotto, per costringere le istituzioni sanitarie ad acquistare formulazioni più costose, e al prezzo da loro imposto :
Saline investigation highlights the cost of American healthcare
https://www.ft.com/content/4593b93e-1887-11e8-9376-4a6390addb44
(La conclusione dell’articolo è abbastanza ovvia:
“That means patients and hospitals are vulnerable, not only to the pricing power and sales tactics of for-profit companies, but also to future shortages caused by natural disasters, biological warfare and cyber attack, he says. One option would be to regulate products such as saline as though they were utilities rather than drugs, which would give authorities more of a say on where they are made and how much they cost. Alternatively, the big manufacturers could be broken up to increase competition. But Mr Wendelbo says those ideas are unlikely to gather much traction in the the US.”
“Ciò significa che i pazienti e gli ospedali sono vulnerabili, non solo per il potere di determinazione dei prezzi e le tattiche di vendita delle società a scopo di lucro, ma anche perché si prospettano future carenze causate da disastri naturali, guerra biologica e attacchi informatici. Un’opzione sarebbe quella di regolamentare prodotti come la soluzione fisiologica, come di assoluta utilità piuttosto che farmaci, il che darebbe alle autorità più voce in capitolo per difinire produzione e costi .In alternativa, i grandi produttori potrebbero essere messi in concorrenza. Ma il signor Wendelbo dice che è improbabile che queste idee possano essere accettate negli Stati Uniti.”
Forse anche noi dovremmo abituarci a considerarla l’industria farmaceutica, alla stregua degli altri comparti scientificamente e tecnologicamente avanzati dell’economia che, se da un lato sono in grado di esprimere contenuti fortemente innovativi solo grazie all’intervento decisivo del settore pubblico, dall’altro si uniformano a criteri di gestione aziendale orientati all’esclusiva ricerca del profitto in ossequio alla sovranità dei mercati (che nelle attuali condizioni vuol dire principalmente mercati finanziari). Per concludere, se è vero che non è riscontrabile nei dirigenti di big pharma alcun intento particolarmente malvagio, non è certamente da loro che ci si può aspettare un cambio di paradigma a favore del bene comune. Spetta agli Stati operare in modo che gli interessi dei mercati non prevalgano sulle legittime esigenze dei malati.