DI
PAUL CRAIG ROBERTS
dissidentvoice.org
Il fiscal cliff – la scogliera fiscale è una cosa vera o un’altra bufala? La risposta è che il fiscal cliff è vero ma è una conseguenza, non una causa. La bufala è il modo in cui si vuole usare la scogliera fiscale. Il fiscal cliff è il risultato dell’incapacità di bloccare il deficit del bilancio federale, ma il deficit di bilancio non può essere bloccato, perché negli USA un gran numero di posti di lavoro della classe media che costituiscono la base del PIL e delle conseguenti entrate fiscali sono stati spostati oltreoceano, provocando una contrazione delle entrate federali.
Il fiscal cliff non può essere bloccato per le tante spese senza copertura finanziaria approvate in undici anni di guerre, contro una mezza dozzina di paesi musulmani, che hanno portato vantaggi e profitti solo al complesso militare/sicurezza e alle ambizioni territoriali di Israele.
Il deficit di bilancio non può essere bloccato, perché la politica economica è concentrata solo a salvare le banche che hanno potuto speculare, fondersi, e diventare troppo grandi per fallire solo grazie a illecite deregolamentazioni finanziarie e ai sussidi pubblici che solo per il loro costo fanno sembrare un nano l’intera spesa sociale degli Stati Uniti.
La bufala è la propaganda con cui si racconta che il fiscal cliff può essere evitato disconoscendo la promessa dei servizi di Social Security e Medicare che la gente ha già pagato con le imposte sui salari e tagliando tutte le forme di sicurezza sociale, dai buoni pasto ai sussidi di disoccupazione a Medicaid, ai sussidi per la casa. La destra ha cercato di sbarazzarsi della briglia della sicurezza sociale fin da quando Franklin D. Roosevelt l’ha realizzata, per paura o per pietà o per entrambi i motivi, durante la Grande Depressione.
La risposta di Washington al fiscal cliff è l’austerità: tagli alla spesa e aumenti delle tasse. I repubblicani dicono che voteranno per l’aumento delle tasse proposto dai democratici solo se i democratici voteranno per l’assalto dei repubblicano sui servizi di sicurezza sociale. A quale compromesso bipartisan potrà portare una doppia dose di austerità?
Dai tempi di John Maynard Keynes, gli economisti hanno capito che l’aumento delle tasse e i tagli alla spesa non possono stimolare l’attività economica. Questo è particolarmente vero in un’economia come quella americana, che insegue i consumi. Quando la spesa si taglia, cala anche l’economia. Quando l’economia cala, il deficit di bilancio aumenta.
Il nostro è proprio il caso di un’economia debole che è già in declino. Un’economia in declino significa meno vendite, meno occupazione, meno entrate fiscali. Questo succede quando si assiste al tentativo di fermare il deficit federale di bilancio con misure di austerità, così non si dà vigore all’economia ma la si indebolisce ulteriormente.
Anzi, tagliare i sussidi di disoccupazione e i buoni pasto quando la disoccupazione è alta e sta crescendo ancora potrebbe essere il modo giusto di provocare instabilità sociale e politica.
Alcuni economisti, come Robert Barro della Harvard University, dicono che le misure di stimolo all’economia, al contrario dell’austerità, non funzionano, perché i consumatori prevedono le maggiori imposte che saranno necessarie per coprire il deficit di bilancio e, di conseguenza, continuano a ridurre le spese e ad aumentare il risparmio per prepararsi a pagare le tasse che aumenteranno ancora.
In altre parole, lo sforzo keynesiano per stimolare la spesa dovrebbe causare nei consumatori l’effetto di ridurre ancora le loro spese. Personalmente, non sono a conoscenza di nessuna prova empirica di questa affermazione.
Indipendentemente da questo, la situazione reale di oggi è che per la maggior parte delle persone gli stipendi sono al limite se non sotto. Molti non possono pagare le bollette, i mutui, le rate della macchina, i prestiti di quando studiavano. Sono sommersi dai debiti, e non c’è nulla che possano tagliare ancora per risparmiare soldi con cui pagare tasse più alte.
Molti commentatori si lamentano che il Congresso si rifiuti di affrontare le questioni difficili e continui a prendere a calci i barattoli per strada, aspettando di arrivare al baratro fiscale, al fiscal cliff, che incombe. Ma questo sarebbe probabilmente il miglior risultato, perché il baratro fiscale è una conseguenza, non una causa e concentrarsi sul cliff significa concentrarsi sul sintomo e non sulla malattia.
L’economia statunitense ha due gravi malattie, e nessuna delle due è una spesa sociale troppo alta.
Una malattia è la delocalizzazione dei posti di lavoro della classe media fuori dagli Stati Uniti, sia per la manifattura che per i servizi professionali come ingegneria, ricerca, design e tecnologia dell’informazione, tutti lavori che prima erano l’occupazione dei laureati negli Stati Uniti, ma che oggi vengono inviati all’estero o sono svolti da stranieri importati con un visto di lavoro H-1B pagandoli un terzo in meno.
L’altra malattia è la deregolamentazione, in particolare la deregolamentazione finanziaria, che ha provocato la crisi finanziaria ed ha fatto diventare le banche troppo grandi per fallire, cosa che ha impedito al capitalismo di fare il suo lavoro e far chiudere le imprese in crisi.
La politica della Federal Reserve è focalizzata sul salvataggio delle banche, non sul salvataggio dell’economia. La Federal Reserve sta comprando non solo nuove obbligazioni del Tesoro emesse per finanziare gli oltre mille miliardi di dollari di deficit federale annuo, ma anche gli strumenti finanziari sottomarini delle banche che spostano i debiti dai libri delle banche per scriverli sui libri della Federal Reserve.
Normalmente, la monetizzazione di un debito tanto importante provoca la crescita del’inflazione, ma il denaro che la Federal Reserve sta creando nel suo tentativo di gestire il debito pubblico e il debito privato delle banche resta congelato nel sistema bancario come riserve in eccesso e non entra nel circolo economico. Le banche sono troppo impaurite per prestare, ed i consumatori sono troppo indebitati per prendere un prestito.
Tuttavia, la monetizzazione del debito sta creando una seconda minaccia che può colpire duramente l’economia degli Stati Uniti e rendere la vita dei consumatori molto difficile. Le banche centrali straniere, gli investitori stranieri che possiedono i titoli e gli strumenti finanziari americani, e gli stessi americani che vedono la continua monetizzazione di debito degli Stati Uniti, non possono non preoccuparsi per il valore del dollaro stesso, vedendo la quantità di dollari che la Federal Reserve continua a sfornare.
Già ci sono prove di banche centrali e di altri soggetti che stanno vendendo dollari per comprare lingotti d’oro e d’argento o altre valute di paesi che non sono sommersi dal debito. Secondo John Williams di Shadowstats.com, il dollaro USA nel 2006 rappresentava il 36,6 % delle riserve patrimoniali globali mentre nel 2012 la percentuale è scesa al 28,7% ; l’oro è aumentato dal 10,5% al 12,8% e le altre valute estere, tranne l’euro, sono salite dal 38,4% al 44,4%.
Russia, Cina, Brasile, India e Sud Africa intendono commerciare tra loro nelle proprie valute, senza l’uso del dollaro come valuta di riserva. I paesi UE usano l’euro nel loro mercato interno e anche se non riportato nei media americani, i paesi asiatici stanno cercando una nuova moneta comune per gli scambi tra di loro.
Il mondo sta abbandonando l’uso del dollaro per regolare i conti internazionali, e la domanda di dollari è in calo mentre la Federal Reserve aumenta la sua offerta di dollari.
Questo significa che il prezzo del dollaro è minacciato.
Preoccuparsi per il dollaro significa preoccuparsi anche per gli strumenti finanziari emessi in dollari, come azioni e obbligazioni. I cinesi possiedono circa due mila miliardi di dollari di strumenti finanziari degli Stati Uniti. I giapponesi circa mille miliardi di dollari di titoli del Tesoro USA. Anche i sauditi e gli Emirati del petrolio possiedono una gran quantità di strumenti finanziari emessi in dollari. Ad un certo punto abbandonare il dollaro significa anche abbandonare gli strumenti finanziari USA. Sbarazzarsi delle azioni e delle obbligazioni americane destabilizzerebbe i mercati finanziari statunitensi e farebbe piazza pulita di quel che resta della ricchezza degli Stati Uniti.
Come ho scritto in precedenza, la Federal Reserve può continuare a creare nuova moneta con cui acquistare gli strumenti finanziari oggetto di dumping, mantenendo così il loro prezzo. Ma la Federal Reserve non può stampare moneta d’oro o valute estere con cui comprare i dollari con cui pagare gli stranieri per le loro azioni ed obbligazioni USA. Quando saranno i dollari l’oggetto del dumping, il valore di scambio del dollaro crollerà, ed esploderà l’inflazione americana.
L’ insorgenza dell’iperinflazione può essere tanto improvvisa quanto il crollo del valore di scambio di una valuta.
La vera crisi che devono affrontare gli Stati Uniti è l’imminente crollo del valore del dollaro sul mercato estero. Il valore del dollaro in relazione a oro e argento è già crollato. Negli ultimi dieci anni, il prezzo dell’oro in dollari è aumentato da 250 dollari l’oncia a 1.750 dollari, con un aumento secco di 1.500 dollari.
Il prezzo dell’argento è aumentato da 4 dollari l’oncia a $ 34. Questi aumenti dei prezzi non sono dovuti a una carenza improvvisa di oro e argento, ma a una fuga dal dollaro per tornare ad investire nelle due forme storiche di denaro, quelle che non si possono creare in tipografia.
Il prezzo del petrolio è passato da 20 dollari al barile dieci anni fa ad un massimo di 120 dollari a barile all’inizio di quest’anno e agli attuali 90 dollari al barile.
Questo aumento dei prezzi è avvenuto nonostante un’economia mondiale debole e che non soffre di nessuna restrizione di forniture se non quelle causate dal tentativo di occupazione statunitense dell’Iraq, dell’assalto occidentale alla Libia, e alle sanzioni contro l’Iran che però hanno fatto più danni all’occidente. Tutti piccoli impatti che comunque sono stati compensati dai sauditi, ancora fedeli burattini di Washington, in un paese che elargisce la sua preziosa fluida linfa vitale per salvare l’Occidente dai propri errori.
E ci sono anche certi idioti di neoconservatori che vogliono rovesciare il governo dell’Arabia Saudita, ma quando ha avuto mai Washington un servo più fedele della reale casa saudita?
Cosa si può fare?
Per troppi anni ho ripetuto che il problema è la perdita dei posti di lavoro negli Stati Uniti, il reddito dei consumatori, il PIL, e tutte le tasse che si perdono con le compagnie off-shore. La soluzione è quella di invertire il flusso e riportare a casa i posti di lavoro, riportarli negli Stati Uniti. Questo si può fare, come ha chiarito Ralph Gomory, tassando le società nel paese in cui il loro prodotto acquisisce valore aggiunto. Se il valore viene aggiunto all’estero, le aziende dovrebbero essere tassate di più. Se il valore aggiunto del lavoro fosse acquisito nel mercato domestico, allora pagherebbero delle imposte più basse. La differenza di aliquote d’imposta andrebbe a compensare il vantaggio ottenuto da un minor costo della manodopera straniera.
Dato che tutti i prodotti off-shore immessi sul mercato per essere venduti agli americani contano come importazione, se dovessimo spostare la produzione negli Stati Uniti il deficit commerciale diminuirebbe drasticamente, rafforzando così la fiducia nel dollaro. L’aumento dei redditi dei consumatori degli Stati Uniti farebbe aumentare le entrate fiscali e in tal modo si ridurrebbe il deficit di bilancio.
Si tratta di una soluzione win-win.
La seconda parte della soluzione è mettere fine alle costose guerre senza copertura finanziaria, che hanno rovinato il bilancio federale per gli ultimi 11 anni, così come lo saranno anche i futuri bilanci per i costi delle pensioni e delle cure ospedaliere dei veterani. Secondo ABC World News: "In dieci anni, dopo gli attacchi terroristici al World Trade Center dell’11 settembre 2001 ad Agosto 2011 sono stati inviati 2.333.972 militari americani in Iraq e Afghanistan o in entrambi i paesi." Questi duemilioni e trecentomila veterani hanno, e avranno, diritto a molte prestazioni per tutta la vita, inclusa l’assistenza sanitaria, ma non ci sono i fondi.
Sempre secondo ABC World News, 711.986 veterani hanno avuto già bisogno di assistenza sanitaria della Veterans Administration tra il 2002 e il terzo trimestre del 2011.
I repubblicani sono intenzionati a continuare queste guerre di egemonia che, per loro, sono gratis perché a pagare i costi è sempre il 99% della popolazione, dato che l’1 per cento resta protetto da qualsiasi aumento delle tasse.
I democratici sono un poco differenti.
Nessuno alla Casa Bianca e non più di una dozzina dei 535 parlamentari al Congresso degli Stati Uniti rappresentano il popolo americano. Questa è la ragione per cui, nonostante ci siano rimedi evidenti nessuno li prende mai.
L’America sta andando a sbattere, a sbattere molto forte.
E il resto del mondo ringrazierà. L’America, insieme a Israele è il paese più odiato del mondo, quindi non aspettatevi nessun salvataggio dall’estero per questa "superpotenza" fallita.
Paul Craig Roberts è un economista americano, autore, giornalista, ex Assistente del Segretario del Tesoro, ed ex direttore ed editorialista.
Fonte: http://dissidentvoice.org
Link: http://dissidentvoice.org/2012/12/our-collapsing-economy-and-currency/
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI