di
Ida Magli – www.italianiliberi.it
Colgo l’occasione della lettera inviatami da un simpatico amico del nostro sito (pubblicata qui accanto) per chiarire a tutti, e prima di tutto ovviamente ai membri del movimento del Prof. Auriti, quale sia l’effettiva situazione dell’Italia, ma prima ancora di tutta l’Europa, ridotta alla ”recessione”.
Un termine, quello di recessione, che si addice perfettamente, non soltanto al sistema economico, ma a tutti gli aspetti della sua vita.
Dividerò in diverse parti questa analisi, cercando di renderla il più esaustiva possibile, e sarò costretta perciò, data la sua lunghezza, a scriverla a puntate. Dirò subito, tuttavia, per rispondere alle proposte del nostro lettore, che, mentre ritengo quanto mai utile, anzi indispensabile, riunire tutti i vari movimenti che, per un motivo o per l’altro, si oppongono alla costruzione europea, dando così un po’ più di forza alla nostra voce, considero invece quasi del tutto inutile se non addirittura negativa l’idea di organizzare un referendum contro la moneta unica. Occorrerebbero, infatti, molti soldi per far conoscere la situazione agli Italiani, tanto più che l’argomento del “signoraggio”, del valore delle monete, della struttura della banca centrale europea, ecc. è molto difficile da comprendere e non si presta a facili slogan. Dove si trovano questi soldi? Io so, in base alla lunga esperienza degli anni trascorsi dall’inizio della mia battaglia contro l’unione europea, ossia dalla firma del trattato di Maastricht, che soldi per salvare l’Italia non se ne trovano.
I Radicali, cui accenna il nostro lettore, sono stati sempre riccamente sovvenzionati per organizzare referendum, anzi è ben noto che li indicono proprio per ricevere denaro, ma mai lo farebbero contro l’Europa. Emma Bonino è stata uno dei Commissari, nominata dal Governo Berlusconi, della famigerata Commissione Santer, Commissione che è stata costretta alle dimissioni dallo stesso Parlamento Europeo “a causa degli ammanchi e delle truffe di bilancio” (motivazione che si può leggere nella Gazzetta Ufficiale), e, ciò malgrado, ha continuato e continua ad attendere altri importanti incarichi in quella specie di Eldorado che è l’Impero Europeo per i fortunati che vi accedono. Bisogna rendersi conto, proprio per la facilità con la quale i delitti politici ed economici che si compiono nelle strutture di Bruxelles, vengono attutiti o del tutto accantonati dai mezzi d’informazione, che nessuno ci aiuterebbe a propagandare i motivi del referendum, ma anzi avremmo tutti contro.
Inoltre, ammesso che si riesca ad organizzarlo, si può essere quasi certi che, o mancherebbe il quorum, oppure darebbe esito negativo. In tutti i casi, il parlamento e le forze politiche se ne servirebbero per confermare l’idea che gli Italiani sono entusiasti dell’Europa e non terrebbero conto, come hanno fatto in molte altre occasioni, neanche di un risultato positivo perché avrebbe di sicuro una maggioranza scarsissima. Dobbiamo guardare in faccia la realtà: gli Italiani non hanno protestato neanche al momento dell’adozione dell’euro, malgrado l’improvviso impoverimento che ha comportato insieme alla difficoltà di adattamento mentale ai nuovi valori numerici. I governanti, spalleggiati dalla complicità dei mezzi d’informazione, hanno truffato i cittadini facendo brillare ai loro lo splendore delle nuove monete come se si trattasse di quel famoso “tesoro” che è nascosto da secoli nell’inconscio mitico di ogni essere umano.
Né c’è da sperare nell’aiuto della Lega, cosa alla quale nei primi anni mi sono aggrappata anch’io (andai a parlare con Bossi supplicandolo di tenere l’Italia fuori dalla moneta unica). Bossi è un politico astuto e si barcamena, ingannando di volta in volta o i propri elettori che sperano nella secessione dall’Italia per non pagare più le tasse per il Sud, oppure gli Italiani che vedono con favore la limitazione della presenza musulmana e la interpretano come un segnale di “italianità”. Di fatto a Bossi l’Unione Europea conviene, come del resto a tutti gli altri movimenti autonomisti, perché non avrà bisogno di fare la secessione: le Nazioni e gli Stati vengono eliminati di fatto con il Trattato di Lisbona e sarà perciò facilissimo per il Lombardo-Veneto diventare semplicemente una “regione” d’Europa. Bisogna ammettere che Bossi l’ha capito in ritardo che non gli conveniva combattere, come faceva i primi tempi, contro Bruxelles, ma l’ha capito. Per questo si è unito a Berlusconi, così come sta facendo Fini con la sua Alleanza Nazionale: si stanno preparando tutti, armi e bagagli, a trasferirsi nell’Impero Europeo e “cara Italia, addio!” (scrivevo questo già nel 1997, nel libro “Contro l’Europa”, ma allora, così come adesso, nessuno mi ha creduto).
E’ urgente, però, per tutti i piccoli gruppi ostili all’Unione Europea, decidere qualche cosa prima delle prossime votazioni per il Parlamento Europeo: una possibilità sarebbe quella di formare una sola lista per le elezioni con l’unico scopo di combattere contro il processo di unificazione europea e di eliminazione dello Stato Italiano ben chiaro nel nome. Sarebbe la prima volta che succede in Italia (gli altri Paesi hanno sempre avuto nel parlamento uno o più piccoli partiti contrari all’Europa) e riuscirebbe così, ad ottenere l’attenzione dei giornalisti, se non altro per la sua novità, anche prescindendo dagli obblighi di legge.
La domanda, però, è sempre la stessa: dove si trovano le forze e i soldi per organizzarsi?
Il momento attuale
Nei giorni scorsi la Svezia ha ratificato per via parlamentare la Costituzione europea, il cui nome è stato cambiato, con i soliti metodi truffaldini di cui è costellata la costruzione dell’UE, in “Trattato di Lisbona” per farla accettare a quei popoli che, come “Costituzione”, l’avevano bocciata. Anche se non ci sono state le maggioranze assolute che accompagnano di solito le questioni europee, tuttavia i politici svedesi hanno approvato con notevole entusiasmo la rinuncia alla sovranità e all’indipendenza del proprio Stato: 243 “sì”, 39 “no”, 13 astensioni e 54 parlamentari assenti. Due piccolissimi partiti di opposizione, quello della Sinistra (i Comunisti) e quello dei Verdi, avevano tentato di far rinviare di un anno la ratifica; ma le quattro formazioni della coalizione governativa di centro-destra insieme al principale partito di opposizione, quello socialdemocratico, si sono uniti nel sostenere con tutte le loro forze i benefici di una immediata approvazione e l’hanno avuta vinta.
Dobbiamo dunque prendere atto, per l’ennesima volta, che la costruzione dell’impero europeo sta a cuore in modo talmente esorbitante ai politici di ognuno degli Stati chiamati a farne parte, da non ammettere neanche una minima pausa di riflessione, tanto meno una pausa che insinui una qualsiasi perplessità nei cittadini, neanche laddove vige un perfetto regime socialista come in Svezia. Il fatto è che i parlamentari svedesi non dimenticano che sono stati i cittadini, votando “No” tutte le volte che si è fatto un referendum, a impedire l’adesione della Svezia alla moneta unica, e dunque sapevano bene che, se avessero potuto, gli Svedesi si sarebbero opposti anche alla Costituzione.
Dobbiamo tenere sempre bene a mente questa constatazione perché uno dei punti più importanti dell’esame che faremo sarà proprio questo: l’Impero europeo è stato ideato in modo misterioso, segreto, da qualcuno fra i massimi detentori del potere il cui nome ci è sempre stato tenuto nascosto, ed è stato realizzato a poco dai governanti dei singoli Stati tenendo il più possibile all’oscuro i cittadini degli scopi da raggiungere. Una oscurità che si è protratta per anni, con il consenso dei mezzi di informazione, in quanto tutti, politici e giornalisti, erano consapevoli che si trattava di una operazione contraria ai sentimenti e agli interessi dei popoli. Quale popolo, infatti, sarebbe così stolto da voler rinunciare a possedere un proprio territorio, una patria? Quale popolo potrebbe desiderare di non essere libero, di non conoscere neanche la lingua di coloro che lo governano, insomma di dipendere da stranieri sui quali non può incidere in nessun modo?
Il Parlamento europeo è pura finzione, come i politici sanno bene, in quanto non ha alcun potere reale sulla volontà della Banca Centrale, dei Capi di governo e dei Commissari, i quali sono tenuti, in base al trattato di Maastricht, a “non sollecitare e a non accettare istruzioni da alcun Governo né da alcun organismo”(Art.157). Nessuno, perciò, ha il diritto di affermare che in Europa vige la democrazia. La costruzione dell’Unione Europea è semmai la prova irrefutabile di come si possa, con innumerevoli sotterfugi, astuzie e stratagemmi formali, ingannare l’opinione pubblica ed esautorare qualsiasi presidio democratico. Del resto se ne è avuta l’ennesima conferma proprio in questi giorni: dall’ultima ricerca svolta sul gradimento dell’Unione fra le popolazioni d’Europa è risultato che soltanto il 35% degli Italiani è favorevole. Importa forse qualcosa ai governanti che la maggioranza dei cittadini non voglia l’unificazione?
Vanno avanti allegramente a programmarsi le votazioni per il Parlamento europeo, assegnando i posti, riccamente retribuiti, ai candidati che vogliono togliersi di torno perché difficilmente collocabili in Italia a causa della loro ignobile condotta politica (come è noto si è fatto il nome di Bassolino e della Jervolino) tanto è sicuro che così non potranno più disporre di nessun potere: il parlamento europeo e il nulla si equivalgono. Scriveva nel 1997 Enrico Letta in un volume di incitamento all’accettazione dell’euro intitolato “Euro sì”, che “sarebbe necessario che cambiasse l’idea che l’approdo a Bruxelles debba seguire la sconfitta in qualche scontro interno di partito o sia l’anticamera del pensionamento rispetto a lunghe carriere politiche nazionali”. Sono passati undici anni, l’Europa imperversa, ma i criteri di scelta dei parlamentari sono rimasti gli stessi, per il semplice motivo che oggi come allora il parlamento europeo è esclusivamente un comodo sedile a disposizione dei partiti.
La cosa più grave, però, è che i governanti non si sono fermati a riflettere sul fallimento del Progetto neanche di fronte all’attuale crisi economica, al crollo delle Banche e delle Borse, fenomeni che segnano il punto culminante del disastro del Progetto stesso, il segnale che tutto l’edificio sta per crollare. Non si può sbagliare, infatti, davanti all’evidenza: non sono le corruzioni, i furti, le truffe, gli errori dei singoli operatori e dei singoli amministratori delegati delle grandi industrie ad aver provocato la catastrofe, ma l’Idea che ne è stata all’origine e che per la sua stessa natura permette o addirittura provoca questi comportamenti.
Quale era questa Idea? Creare un mondo tutto uguale, in funzione del dogma della globalizzazione, senza frontiere, senza dazi, senza confini, senza Stati, senza distinzioni di popoli, di culture, di razze, di territori, di lingue, di costumi, di leggi, di religioni, di governi, di monete: un immenso, unico mare di “uguali” sul quale il Dio Mercato potesse navigare in assoluta libertà. L’Unione Europea (non si è voluto, infatti, che si chiamasse “Stati Uniti d’Europa” in quanto gli Stati non debbono sussistere) doveva esserne il perfetto prototipo, la realizzazione esemplare, quella che il resto del mondo avrebbe dovuto ammirare ed imitare per raggiungere la felicità. Non dimentichiamoci che è questo che promette ai popoli la costituzione europea: la felicità, commisurata al PIL, al prodotto nazionale lordo.
Un’idea del tutto folle, naturalmente, come la situazione attuale ha dimostrato e sta ancora dimostrando. Nessuno aveva mai pensato in precedenza che si potessero mettere in funzione dei “sistemi” privi di qualsiasi interruttore, di una qualsiasi valvola o chiusura di sicurezza; nessuno aveva mai ritenuto che gli uomini fossero “oggetto dei bisogni del mercato” invece che soggetto agente dei propri bisogni. E’ in base a questi principi che il crollo delle Borse ha contagiato tutto il mondo: era stato eliminato, in nome della libertà del mercato e della sua capacità di autoregolarsi, ogni forma di controllo. Ed è in base a questi stessi principi che i governanti oggi, invece di chiedersi in che cosa il sistema fosse sbagliato e cominciare a cambiarlo, insistono nell’esortare i cittadini a spendere in funzione del mercato, annientando così perfino quel buon senso che di solito guida l’uomo intuitivamente verso la salvezza prima di cadere nell’abisso. La formula: “dato che non avete soldi e prevedete che domani ne avrete ancora di meno, spendete più che potete” apparirebbe, come di fatto è, quella di suicidi sul punto di spararsi se non fossero i governanti a proclamarla. Ma l’aspetto più terribile di questa situazione è che siamo costretti a presupporre che una parte almeno dei governanti sia in buona fede, e che non si accorga che i “fondamentalismi” dell’Occidente sono altrettanto distruttivi quanto quelli del terrorismo orientale. E’ infatti fondamentalismo allo stato puro la certezza dei governanti d’Europa che le leggi sulle quali si fonda il Mercato siano inamovibili, identiche a quelle della Fisica, e che gli uomini, identificati esclusivamente come “consumatori”, debbano necessariamente piegarvisi. La verità è, invece, che la legge: consumare sempre più merci per produrre sempre più merci, annienta l’Uomo. Il pensiero, l’anima, il sentimento, il valore, tutto ciò che fa dell’uomo l’Uomo
Fonte: www.disinformazione.it