DI
LORENZA GHINELLI
carmillaonline.com
Sono giunta al Salone Internazionale del Libro venerdì, verso l’ora di pranzo. Addentrandomi di appena pochi passi al suo interno, la visione dello stand del Movimento per la vita mi ha immediatamente chiuso lo stomaco. Cosa c’entrasse un simile stand con la cultura, e nello specifico con la fiera del libro, ancora non l’ho capito.
In generale mi è sembrata una fiera atipica, in cui il lezzo della crisi era immediatamente percepibile. In questo, la maggioranza degli editori non sembra mostrare pudore né lungimiranza: si punta sul caso del momento, pompandolo a dovere ed esaurendolo per poi rimpiazzarlo. Facendo insomma malaeconomia.
Nonostante questo c’è chi non si adegua e resiste. Alle 13 di sabato, ho avuto il piacere di assistere alla presentazione di un libro importante: New York Regina Underground, scritto da Davide Grasso ed edito da Stilo Editrice.
Davide Grasso alla sua presentazione non c’era.
Il motivo è semplice: è latitante.
La causa per cui è costretto a esserlo è invece assurda, stupida, inconcepibile: la procura di Torino ha ordinato il suo arresto (lo scorso autunno) per essersi macchiato di un crimine evidentemente considerato orribile nel nostro Paese: manifestare e occupare (per circa un’ora) gli uffici della Geovalsusa, azienda legata al cantiere TAV di Chiomonte.
E mentre nel nostro Paese un pedofilo incallito e spietato come il cardinale O’Brien se la cava con uno scappellotto ricevuto dalla mano di Papa Francesco (per poi essere spedito a Mikonos o a San Francisco avendo pure la faccia, diciamo tosta, di avanzare la richiesta di portare con sé un rosario e un chierichetto…), un ragazzo che lotta perché la propria società non puzzi di marcio rischia di essere sbattuto in carcere.
Mentre da una parte il Papa, certamente in ottima fede, tranquillizza i pedofili di tutto il mondo (perché se per un simile crimine si paga lo scotto che pagherebbe un bambino sorpreso con le mani nella marmellata, di certo la pena non è un deterrente), dall’altra c’è uno Stato che educa al terrore della disobbedienza, uno Stato che opprime e perseguita i suoi cittadini rendendoli sudditi quando questi mostrano di trovarsi, e a ragione, in totale disaccordo col suo operato.
Uno Stato che non sa dialogare è un antistato. È una dittatura.
Nella nostra bella Italia Democratica, Berlusconi ha ancora il potere di tenere comizi. Anche se il suo posto non è nelle piazze, ma dietro le sbarre. Eppure, al comizio che ha tenuto a Brescia, il ministro dell’Interno e vicepresidente del consiglio dei ministri Angelino Alfano ha avuto la faccia, diciamo sempre tosta, di partecipare scodinzolando. E sempre nella nostra bella Italia c’è chi Berlusconi vorrebbe farlo addirittura costituzionalista. Quel che è peggio, è che nella nostra bella Italia tutto questo ci sembra normale. Ma se una donna incensurata ruba un pezzo di formaggio e un tozzo di pane per fame, per lei non c’è pietà.
E se uno scrittore manifesta per difendere il suo diritto a restare umano, per lui non c’è pietà.
Basta questo a renderci criminali, tutti: contingenze e lotta.
Ma andiamo con ordine perché quello che vorrei fare è raccontarvi quel che è successo sabato durante la presentazione del romanzo di Grasso.
Le veci dell’autore le ha egregiamente fatte Girolamo De Michele, ovviamente si è parlato del libro, ma altrettanto ovviamente, con tutte le premesse che ho riportato sopra, non poteva limitarsi solo a quello. Allo stand Puglia, verso le 13, ha cominciato ad affluire tanta bella gente (basta sorvolare sulla polizia in borghese), pronta ad ascoltare Girolamo che ha saputo introdurci e accompagnarci per mano nella New York Regina Underground di Davide Grasso.
L’editore ha sentito la necessità di precisare che al momento della pubblicazione di questo romanzo si trovava completamente all’oscuro delle “delicatissime implicazioni giudiziarie” di Grasso. Precisa inoltre di averle apprese da pochissimi giorni. Ovviamente non spetta a me dire se sia vero o non vero, e per la verità non me ne frega nulla. Quello su cui invece mi interessa riflettere è altro: c’era bisogno di precisarlo? E se sì, perché? A pensarci lucidamente l’unico motivo è la paura. Soprattutto quando si è editori piccoli, che pubblicano libri coraggiosi e che ogni giorno faticano a tirare avanti. Resto fermamente convinta però che si tratti solo di paura. E se abbiamo paura allora vince la mala Italia. Vince la prepotenza che ci vuole unicamente asserviti e muti, eternamente consenzienti come pupazzi scemi.
Io non credo che ci fosse bisogno di specificare di essere o meno a conoscenza delle “delicatissime implicazioni giudiziarie” di Grasso.
Ma andiamo avanti. La presentazione è iniziata e Girolamo ci ha condotti nell’anima del libro, nelle sue motivazioni profonde, e avendolo anche recensito non spetta a me indagarne l’aspetto letterario. Quindi proseguo raccontando l’intervento successivo di Marco Phillopat, le prime parole che ha pronunciato sono state queste: «Sono io Davide Grasso», e il concetto è proprio questo. La vicenda che ha toccato Davide tocca tutti. Tutti siamo Davide Grasso.
Marco ha sottolineato un fatto fondamentale: questo è un libro di parte, «Dalla parte degli sfigati di New York, quindi puttane, drogati, rovinati, barboni, ubriachi, precari…» e che il linguaggio che Grasso usa è un linguaggio nato e maturato all’interno dei movimenti sociali, il linguaggio di chi lotta, di chi vuole capire e di chi è disposto a mettersi contro, quando serve. Ed è stato proprio Marco Philopat a ricordare a tutti l’importantissima raccolta di firme che troverete qui, assieme agli approfondimenti che riguardano le “delicatissime implicazioni giudiziarie” dell’autore.
Davide Grasso è stato comunque presente non solo come simbolo, ma anche attraverso le sue stesse parole. Ha infatti consegnato ai suoi compagni una lettera scritta di suo pugno affinché venisse letta lì, in quel momento, per tutti noi. Una lettera ironica e amara «Scusate la mia assenza ma in questo periodo sono molto ricercato…», ma soprattutto lucida e affilata. Una lettera politica di chi non rinuncia a esistere e a lottare.
Dalla letteratura siamo quindi inevitabilmente e necessariamente approdati al sociale e alla piaga della TAV.
È stato a questo punto che la responsabile dello stand si è sentita in dovere di precisare che nel loro spazio ospitano eventi che amano concordare prima. In sostanza, parlare di movimento No Tav non era stato concordato. Eppure l’elettricità che c’era nell’aria era bella, eppure si stava parlando esattamente di ciò di cui era urgente parlare. Ciò da cui non si può prescindere se si parla di un libro scritto da Davide Grasso e in cui Davide Grasso non c’è, non ci può essere, in quanto latitante.
La responsabile ha cortesemente invitato a rientrare nei binari (perdonatemi il gioco di parole ma era irresistibile) e ha ricordato che nel loro stand avremmo potuto trovare fantastici libri sulla Puglia.
La Puglia è fantastica, si sa. È fantastica anche la Val di Susa.
E dopo il discorso della responsabile si è alzata Nicoletta Dosio, che con sguardo basso ma testa mai china mi ha commosso per la forza, la determinazione e il coraggio con cui difende la causa No Tav. «La Valle di Susa non è solo una dimensione geografica, ma è diventata una dimensione storica e morale. La nostra lotta che dura da trentadue anni è proprio contro questo mondo disumanizzato, fatto di grandi interessi, di grandi solitudini e di grandi ingiustizie, la lettera di Davide dice bene tutto questo, come lo dice il suo libro». Nicoletta ha sottolineato con forza come il movimento No Tav sia un movimento culturale che si oppone con forza agli abusi e ai soprusi a cui siamo sottoposti. In Val di Susa lottano per un futuro migliore «Noi abbiamo imparato a riconoscere l’arbitrio contro cui lottiamo giorno dopo giorno, è l’arbitrio delle istituzioni che stanno dalla parte dei potenti, è l’arbitrio delle grandi opere che distruggono i territori dove le persone vivono, e dove vivono alberi e animali». Libertà liberazione e cultura, come ricorda Nicoletta, sono valori inscindibili «Perché il pensiero, insieme all’azione, è davvero l’elemento che spinge a cambiare il mondo».
Ma soprattutto credo che il punto cruciale, il motivo delle violente repressioni che colpiscono gli abitanti della Val di Susa e tutti i militanti No Tav, emerga vivido dalle parole di Nicoletta: «Noi, in tutti questi anni, abbiamo acquisito grandissimi valori e grandi socialità. Anche la Valle era un luogo dov’era difficile vivere. Ma la lotta ha ricreato, ha creato dal nuovo, la storia del passato, quella della nostra Resistenza. Ha creato legami nuovi, ha creato legami indissolubili, ha annullato le differenze generazionali, perché chi ci è vicino in questa lotta è nostro figlio, è nostro fratello, è quello con cui vogliamo condividere una vita diversa e con cui vogliamo costruire un mondo nuovo».
Credo sia soprattutto per questo che il movimento No TAV viene criminalizzato. Per questo lo “Stato” ha distrutto anche l’ultimo presidio che sovrastava gli scavi. Perché i militanti, questi “criminali”, non tollerano che i boschi vengano indiscriminatamente rasi al suolo «per fare deserti di cemento, per strappare alle viscere della terra amianto e uranio, e tutto questo è il segno di quanto sia arrogante e intollerabile un potere che fa della vita umana e della natura merce vile da vendere e buttare quando non serve più»
Al Salone del Libro di Torino il posto di Grasso non era vuoto. La sua assenza urlava.
Lorenza Ghinelli
Fonte: www.carmillaonline.com
Link: http://www.carmillaonline.com/2013/05/19/quando-anche-le-assenze-lottano/