DI

CLAUDIO MARTINI
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Ho trovato su questo blog una notizia molto interessante: JP Morgan ha emesso un documento, nel quale viene presentata un’analisi del processo di aggiustamento degli squilibri macro-economici dei paesi del sud. Ma il documento non si limita a parlare di inflazione o di partite correnti. Entra nel merito dei “difetti” dei paesi del sud. A proposito dei limiti tipici di questi paesi, si dice:


Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica: debito pubblico troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti, e varie rigidità strutturali. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea. Quando i politici tedeschi parlano di processi di riforma decennali, probabilmente hanno in mente sia riforme di tipo economico sia di tipo politico.

è singolare che si tracci questo parallelo tra ciò che è scaturito dalla lotta antifascista e ciò che non ci permette di integrarci adeguatamente nel sistema dell’euro. Il problema è chiaramente individuato nelle costituzioni. Per fortuna i politici tedeschi lo sanno. Ma andiamo avanti.

I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo.

Ecco arrivati al dunque: il complotto dei rossi. Aveva ragione Berlusconi, la nostra Costituzione è sovietica. Il fatto è che anche quella portoghese lo è. E non solo: in effetti tutti i popoli mediterranei sono dovuti uscire dal giogo di dittature fasciste o para-fasciste (negli anni ’70, sopratutto). Perciò hanno approntato delle leggi fondamentali che si distanziassero il più possibile dalla precedente esperienza. E ciò ne fa delle costituzioni inadatte all’eurozona.

I sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite  modifiche dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia).

Chiaramente, ci vogliono esecutivi più forti. Abbiamo già chiarito a cosa servano. I paesi del sud presentano dei sistemi politici improntati ad un odioso partecipazionismo, e non accolgono il sano principio che ci vogliono governi forti per attuare riforme coraggiose. Tipo quelle miranti a limitare i diritti dei lavoratori.

Come al solito, nulla è nascosto, nulla è celato, tutto è mainstream. L’aristocrazia finanziaria internazionale ci dice chiaramente che se vogliamo tenerci l’euro dobbiamo rinunciare alla Costituzione. Eduardo Galeano riporta nel suo libro “Specchi” di un graffito su un muro argentino, “ci pisciano in testa e ci dicono che piove“. Non è più vero. Ci pisciano in testa e ci dicono che ci pisciano in testa.

Claudio Martini
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