Gli euroscettici potrebbero conquistare 90 seggi
Allarme rosso per Europee, Ue teme ondata populista
BRUXELLES – La marea nera avanza. Il voto alle municipali in Francia conferma quello che per molti, a Bruxelles, è visto come un vero e proprio incubo: un grande successo, alle prossime elezioni di maggio, delle forze radicali e populiste che hanno come obiettivo la fine della Ue e del suo nocciolo duro, l’euro. Ne è convinto l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, secondo il quale l’affermazione del Front National altro non è che il segnale che annuncia lo “tsunami” che la Le Pen ed i suoi alleati, grazie ai risultati delle Europee, lanceranno contro la costruzione europea.
L’ultimo sondaggio realizzato il 19 marzo da Poll Watch dà 90 seggi ai partiti che ora si trovano sotto le insegne dei non iscritti, sigla che riunisce formazioni di estrema destra e populiste che fino ad ora non sono riuscite a fare famiglia.
Oggi sono solo 32, poco più di un terzo di quanto potrebbero essere a urne chiuse. A loro vanno inoltre aggiunti partiti, come la Lega Nord, che al momento sono nel gruppo dell’Europa della libertà e della democrazia, EDF, ma che hanno già promesso fedeltà a Marine Le Pen. E’ proprio lei, assieme all’olandese Geert Wilders, a guidare questa crociata che punta a creare un nuovo soggetto anti-Ue, più marcatamente nazionalista e di destra, da affiancare all’EDF ed al gruppo dei conservatori, altre formazioni che mal digeriscono l’Europa e le sue istituzioni.
Altra incognita, la posizione del Movimento 5 Stelle.
Al di là dei sondaggi, non si annunciano semplici i giochi per formare un gruppo politico a Strasburgo. Per crearlo ci vogliono 25 deputati da 7 Paesi diversi, la coppia Le Pen-Wilders non ha problemi di numeri, ma sì di passaporti.
Oltre al FN ed al Partito della libertà olandese, ci sono gli austriaci del FPO e del BZO, i belgi del Vlaams Belang e il Carroccio (se supererà la soglia del 4%), mancano alla conta ancora 2 paesi. La Le Pen, alla ricerca di una patina di moderazione, ha escluso le formazioni estremiste dell’Est Europa – dagli ungheresi di Jobbik ai romeni di Romania Mari, dai bulgari di Ataka al Partito Nazionale Slovacco – perché bollate come troppo di destra. Altro fronte aperto quello della Scandinavia, ma qui le posizioni si invertono. Il Partito del Popolo danese guarda ai conservatori e non vuole stare con La Pen mentre i democratici svedesi hanno già avuto contatti con la leader del FN ma non hanno ancora deciso se seguire lei o il Partito del Popolo danese. I Veri finlandesi sono nell’EFD. Altra ipotesi: qualora né gli euroscettici dell’EFD né la Le Pen arrivassero a trovare deputati da 7 paesi, allora potrebbero unirsi in un unico supergruppo anti-Ue in grado di diventare la quarta o quinta forza dell’emiciclo. “Saranno tanti, ma diversificati, un ‘fritto misto’ che difficilmente avrà grande influenza nel Parlamento”, l’opinione di Yves Meni, politologo ex direttore della Scuola europea di Firenze. “Ma il segnale che sarà inviato all’Europa il 25 maggio – continua – sarà fortissimo: la Ue deve prendere in considerazione le conseguenze delle sue azioni, è l’unica istituzione in cui chi decide non assume le responsabilità finali di fronte agli elettori. Questo voto dimostrerà che c’è un limite a questa mancanza di responsabilità”.