di
Luigi Franco
I risultati del report della società di consulenza e assistenza legale nelle cause contro gli istituti di credito. Sul 99% dei quasi 47mila conti correnti aziendali analizzati sono state rilevate anomalie: usura oggettiva (nel 71% dei casi i tassi di interesse passivi erano superiore al tasso soglia fissato trimestralmente dalla Banca d’Italia), soggettiva (nel 74% dei casi sono state applicate condizioni particolarmente gravose, considerata la situazione di difficoltà economico-finanziaria dell’azienda) o anatocismo (calcolo di interessi su interessi, 71 volte su 100).
“Un fenomeno imponente e devastante sotto il profilo dell’etica e della convivenza civile”. Tanto da mettere a rischio l’esistenza stessa di molte imprese italiane e di conseguenza decine di migliaia di posti di lavoro. E qui non si parla di corruzione, criminalità organizzata o altre piaghe tipicamente italiane. Ma di banche, delle conseguenze dei tassi usurari nascosti nei contratti e delle pratiche di anatocismo, secondo le valutazioni del Report nazionale sull’usura praticata dalle banche, preparato dalla Fondazione Sdl sui dati forniti da Sdl Centro Studi, società di Brescia pioniera nell’offrire consulenza e assistenza legale nelle cause contro gli istituti di credito. Sul 99% dei quasi47mila conti correnti aziendali analizzati sono state rilevate anomalie: in particolare usura oggettiva (nel 71% dei casi i tassi di interesse passivi erano superiore al tasso soglia fissato trimestralmente dalla Banca d’Italia), usura soggettiva (nel 74% dei casi sono state applicate condizioni particolarmente gravose, considerata la situazione di difficoltà economico-finanziaria dell’azienda) o anatocismo (calcolo di interessi su interessi, 71 volte su 100). Benché le analisi siano state effettuate sui documenti inviati a Sdl dalle aziende che già nutrivano qualche sospetto, il dato è allarmante. Soprattutto perché tali fenomeni vanno a pesare sui bilanci di aziende già in difficoltà per la crisi.
Usura e anatocismo nei conti correnti: “Colpiti soprattutto i settori produttivi” – Il rapporto, curato dall’esperto della Consulta nazionale antiusura Maurizio Fiasco, verrà presentato il 15 ottobre a Bari in un convegno organizzato dalla Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria privata). I dati analizzati provengono dai documenti relativi ai conti correnti di 14mila imprese, che in tutto impiegano 125mila lavoratori. Le aziende che, secondo le valutazioni di Sdl, sono state colpite da usura bancaria e anatocismo appartengono in prevalenza ai settori direttamente produttivi: in tutto il 50,1%, con la manifattura a incidere per il 24,54%, le costruzioni per il 23,56% e l’agricoltura per il 2 per cento. Rilevante anche il numero di aziende del settore del commercio e del turismo (34,4%), seguono quelle impegnate in attività immobiliari, finanziarie e assicurative (10,21%), e in attività professionali e artistiche (5,28%).
“La crisi finanziario-economica – commenta il socio fondatore di Sdl, Serafino Di Loreto – da un lato provoca acuta sofferenza nelle famiglie e nelle imprese, dall’altro attiva inaccettabili comportamenti di ‘business sulle difficoltà’, con aggressioni al patrimonio industriale, artigianale, agricolo e dei servizi che connota il tradizionale corpo produttivo dell’Italia”. Le istituzioni farebbero bene ad accorgersi di tutto ciò, visto che l’84% delle aziende prese in considerazione è ancora attivo. E che il maltolto appare tutt’altro che trascurabile: le analisi di Sdl stimano che il rapporto tra le somme recuperabili dalle aziende perché non dovute e quanto pagato alla banca tra interessi, commissioni e spese varie è del 62% per le aziende manifatturiere, del 65% per quelle di costruzioni, del 70% nel settore agricolo e sale addirittura all’82% per le attività alberghiere e di ristorazione. A essere colpite maggiormente sono quelle attività di solito portate avanti da un singolo individuo e dalla sua famiglia. Il rapporto tra somme non dovute e somme pagate, infatti, è in media intorno all’80% per le imprese individuali, compreso tra il 70 e l’80% per le società in accomandita semplice e per quelle in nome collettivo, compreso tra il 60 e il 70% per le società a responsabilità limitata, mentre scende sotto il 50% per le società per azioni.
“Usura in mutui e leasing”. Ma i tribunali vanno in ordine sparso – Il report, primo nel suo genere, si è concentrato quest’anno sui conti correnti, andando a rilevare i casi in cui le aziende si sono trovate di fronte ad anomalie e a situazioni illecite per gli interessi versati ad esempio per anticipo fatture, fidi, o perché finite con il conto in rosso. Ma i problemi non si fermano qui secondo Sdl, che in passato ha diffuso altri dati sulle preanalisi svolte gratuitamente per i clienti che sospettavano di avere subito condizioni vessatorie dalle banche: dal 2010 a oggi, negli oltre 370mila casi esaminati, tra conti correnti, mutui, leasing, derivati e swap, la presenza di usura o anatocismo è stata rilevata circa il 90% delle volte. Dopo le preanalisi molti clienti hanno deciso di portare gli istituti di credito in tribunale: 12mila sono le cause seguite sinora da Sdl, attraverso una rete di 300 avvocati sul territorio nazionale. “Tra transazioni, mediazioni e minori debiti riconosciuti dai giudici abbiamo ottenuto per i nostri clienti più di 60 milioni di euro”, spiega Di Loreto.
La battaglia è quotidiana, visto che in molte cause sulla presunta applicazione di tassi di usura in contratti di mutuo e di leasing i tribunali stanno andando in ordine sparso. L’anno scorso una sentenza della Cassazione ha stabilito che i tassi di mora, applicati alle rate pagate in ritardo, devono essere presi in considerazione nella verifica del superamento della soglia di usura, un’eventualità che rende nullo il contratto e può costare alla banca la restituzione di tutti gli interessi incassati. Ma l’orientamento dei giudici è diviso tra chi ritiene che il tasso di mora, in tale verifica, non vada sommato aritmeticamente a quello degli interessi corrispettivi e chi invece ritiene che la somma vada fatta.
“La giurisprudenza è ancora in via di formazione. In ogni caso l’importante è che stiamo dimostrando che da banche e da altri operatori finanziari ci si può difendere”, commenta l’avvocato Massimo Meloni, che si è trovato di fronte a casi come quello di un contratto di leasing tra Comifin e una farmacia di Roma in cui il tasso di mora veniva calcolato come tasso soglia “maggiorato di 3,15 punti percentuali”. Tra i risultati ottenuti di recente da Meloni e da altri colleghi, quali l’avvocato Biagio Riccio, c’è stata la sospensione disposta dai giudici dell’esecuzione di alcuni pignoramenti e di aste su beni già pignorati in presenza del sospetto di usura.
“Carenza di credito? Anche qui banche colpevoli” – A doversi difendere da pratiche illecite non sono solo le aziende, ma anche i privati. E qui i problemi, oltre che da mutui e conti correnti, potrebbero venire da contratti di cessione del quinto dello stipendio, prestiti personali, carte di credito revolving. Per fornire tutela su tali questioni al personale delle Forze Armate, Sdl ha firmato ad agosto una convenzione con lo Stato maggiore della Difesa. Ma c’è dell’altro, secondo Di Loreto. Oltre alle anomalie del credito, va affrontata anche la carenza del credito stesso. “La Banca centrale europea ha concesso prestiti a buon mercato agli istituti di credito perché questi dessero ossigeno all’economia reale – spiega il fondatore di Sdl -. Ma in Italia le banche hanno utilizzato gran parte del denaro della Bce non per fare credito alle aziende, ma per acquistare titoli di stato con rendimenti superiori al 6%. Questa per me si chiama appropriazione distorta, che rientra nella pratica della ‘bancocrazia’”.
A questa colpa, secondo Di Loreto, si aggiunge per le banche quella di essere venute meno anche a una delle funzioni pubbliche assegnate loro dalla Costituzione, cioè proprio quella di sostenere l’economia attraverso la concessione di credito. I dati diffusi dagli istituti sulla concessione di mutui, continua Di Loreto, nascondono un trucco: “In molti casi non siamo davanti a reali finanziamenti per le attività di un’impresa, ma a una strategia utilizzata dalle banche per trasformare i crediti liquidi in crediti solidi. Da un lato cioè viene chiusa una linea di credito a rischio, dall’altro viene aperto un mutuo sulla base delle garanzie personali messe dai soci dell’azienda”. Una pratica che di fatto trasforma le società di capitali, per le quali i soci in caso di fallimento dovrebbero essere responsabili solo fino al capitale versato, in società di persone. E a fronte della quale gli avvocati che lavorano con Sdl chiedono in tribunale la nullità dei contratti di mutuo.