Ecco che cosa si nasconde dietro il trattato sul libero scambio transatlantico i cui negoziati sono stati secretati. Renzi ha già annunciato «l’appoggio totale e incondizionato» del nostro governo.


di

Francesca Morandi

Le trattative sul TTIP potrebbero aprire le porte d'Europa agli alimenti Ogm

Le trattative sul TTIP potrebbero aprire le porte d’Europa agli alimenti Ogm

L’accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea danneggerà i diritti di lavoratori e consumatori europei, le produzioni agroalimentari tipiche e la sovranità degli Stati a vantaggio delle multinazionali. Lo sostengono autorevoli economisti, rappresentanti sindacali, organizzazioni che tutelano la sicurezza alimentare e inchieste di stampa, italiane ed estere.
Contro il TTIP, acronimo dell’inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, lo scorso 11 ottobre migliaia di cittadini sono scesi in piazza in diverse città europee, da Londra a Parigi, da Madrid a Berlino, da Vienna ad Amburgo, da Helsinki a Lubiana. Cartelli di protesta contro l’accordo spuntano sempre più frequenti anche in manifestazioni italiane e su Twitter è stata lanciata la campagna internazionale #NoTTIP. Tuttavia, il premier Matteo Renzi ha dichiarato che il trattato ha «l’appoggio totale e incondizionato del governo» italiano.
Intervenendo a un convegno sul TTIP a Roma, Renzi ha affermato che il semestre italiano di presidenza Ue procederà ad una celere chiusura dell’accordo, che ha definito «una scelta strategica e culturale per l’Ue». Scelta che, a quanto pare, non può essere oggetto di discussione pubblica né tantomeno di un referendum. Considerando poi che gli atti di tutte le riunioni tra i negoziatori americani e la Commissione Ue sono secretati, dubbi sulla democraticità dell’accordo sorgono prepotentemente. Una modo di procedere che ricorda l’approvazione del Fiscal Compact, ratificato, nel quasi totale silenzio di stampa e politica, il 19 luglio 2012 dai nostri governanti (c’era Monti) che hanno così incatenato l’Italia a parametri europei che porteranno la nostra economia al fallimento.
Il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti è un colossale accordo di libero scambio tra gli Usa e Ue che, secondo i calcoli del governo americano e di quello europeo, dovrebbe portare a un rafforzamento della crescita economica dei due Paesi e alla creazione di due milioni di posti di lavoro. L’aumento degli scambi Usa-Ue di beni e capitali sarebbe ottenuto attraverso l’abolizione di dazi e regolamentazioni unificate tra le due sponde dell’oceano. Con conseguenze nefaste, secondo gli oppositori dell’accordo, su una vasta gamma di diritti.
«L’intenzione del TTIP è eliminare gli ostacoli al libero commercio. Tuttavia, gli ostacoli al libero scambio sono le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori, dei lavoratori» ha ammonito dall’Italia Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia, sollecitando l’Europa a non firmare il TTIP perché «è iniquo, rischia di danneggiare i lavoratori e accrescere le disuguaglianze sociali, dando profitti a poche compagnie multinazionali a spese dei cittadini».
Nel braccio di ferro negoziale Usa-Ue sul TTIP è probabile che si arrivi a una regolamentazione unificata transatlantica più vicina agli standard americani che, come noto, in materia di tutela dei lavoratori offrono minori garanzie. Il rischio è inoltre che l’occupazione cresca negli Usa, ma non nella Vecchia Europa. Stando al TTIP, le aziende statunitensi avranno, fra l’altro, accesso agli appalti pubblici per la gestione di servizi essenziali come acqua, sanità e rifiuti. Dal canto loro, le imprese italiane dovranno fronteggiare le concorrenza delle colleghe tedesche, francesi, svedesi ecc. per aggiudicarsi commesse negli Usa.
Dall’abbassamento o abolizione dei dazi potrebbero trarre vantaggio le aziende italiane del settore tessile, calzaturiero e del lusso, mentre l’agroalimentare “Made in Italy” risulterebbe danneggiato. In Europa le produzioni alimentari sono tutelate da un sistema di denominazioni di origine, ma le trattative del TTIP potrebbero spingere verso una omologazione alimentare, ai danni delle nostre specificità locali e della concorrenzialità del business italiano. Non basta. Allineando le normative sugli standard di sicurezza alimentari, è possibile che il TTIP apra le porte dell’Europa a organismi geneticamente modificati (Ogm), oggi vietati dalle leggi Ue ma in commercio in America, dove il 70% dei prodotti venduti nei supermercati contengono ingredienti Ogm.
Le norme americane prevedono, inoltre, restrizioni blande sull’uso di pesticidi e consentono trattamenti sugli animali a base di ormoni della crescita, ritenuti cancerogeni dall’Ue. Ad essere lecito negli Usa è anche l’utilizzo di antibiotici a fini non terapeutici sul bestiame. In America sono poi praticati gli “allevamenti intensivi” che raggiungono i 50-60 mila capi. Risultato: la carne Usa rispetto a quella italiana sarà meno costosa e senza la certezza di una etichettatura “trasparente”.
L’accordo transatlantico spaventa anche per la facoltà per un’azienda estera di obbligare uno Stato a comparire in un arbitrato internazionale qualora si ritenga danneggiata da una normativa politica. Su questa ipotesi è intervenuta Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana, secondo la quale «il Trattato transatlantico per il commercio e per gli investimenti tra Ue e Usa consentirà alle corporation di mettere sotto accusa gli Stati che non trasformeranno in leggi le regole dettate a favore» delle stesse multinazionali. Questo, ha aggiunto, significherà «istituire tribunali diversi da quelli degli Stati» e «rubare i diritti stabili delle costituzioni nazionali», dando «potere alle imprese estere sugli Stati».     Fonte

 

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