vedovella

DI

MARCO BERSANI

 

Si inti­tola «Una nuova poli­tica indu­striale dei ser­vizi pub­blici locali: aggre­gare e sem­pli­fi­care» la rela­zione svolta dal pre­si­dente di Cassa Depo­siti e Pre­stiti, Franco Bas­sa­nini al con­ve­gno di Fede­ru­ti­lity del 14 otto­bre scorso a Roma. Si tratta di 24 pagine in cui Bas­sa­nini (pros­simo pre­mier in pec­tore?) enu­clea le linee guida sui ser­vizi pub­blici locali, non a caso dive­nute poi nor­ma­tive con­crete con il decreto «Sblocca Ita­lia» e con la Legge di stabilità.
Qual è la filo­so­fia di fondo? Tra­sfor­mare i ser­vizi pub­blici locali, a par­tire dall’acqua, da garanti di diritti uni­ver­sali in mer­cato red­di­ti­zio e com­pe­ti­tivo al ser­vi­zio dei grandi capi­tali finan­ziari.

«L’obiettivo da per­se­guire è quello di porre le con­di­zioni per­ché nascano ope­ra­tori di grandi dimen­sioni, capaci di com­pe­tere con i grandi players euro­pei anche nei mer­cati emer­genti» dice Bas­sa­nini, rile­vando come nei com­parti ener­ge­tico, idrico e rifiuti ope­rino attual­mente 1.115 società ter­ri­to­riali che, nel dise­gno suo e del governo, dovranno dive­nire non più di 4–5 colossi mul­tiu­ti­lity. Tutto que­sto con­si­de­rato neces­sa­rio per garan­tire 5 miliardi di investimenti/anno nei ser­vizi idrici, altri 5 nell’igiene urbana e 1 nella distri­bu­zione del gas.Impos­si­bile ricor­dare al “nostro” come gli inve­sti­menti, in que­sti anni di società per azioni e di col­lo­ca­mento in Borsa, siano crol­lati a meno di un terzo rispetto a quelli che face­vano le vitu­pe­rate muni­ci­pa­liz­zate, per­ché Bas­sa­nini è troppo con­cen­trato su un altro obiet­tivo: il taglio dra­stico dei posti di lavoro: «(..) rispetto agli attuali 1.100 ope­ra­tori com­ples­sivi dei tre com­parti, occorre pre­ve­dere una loro ridu­zione a 60–190, ed è auspi­ca­bile che si arrivi ad un numero vicino all’estremo infe­riore dell’intervallo».

Obbligo alla fusione tra società di ser­vizi pub­blici locali, gestore unico per ogni ambito ter­ri­to­riale otti­male (che vanno ride­fi­niti su scala almeno regio­nale), ruolo di «con­trollo» esterno o con quote di asso­luta mino­ranza degli enti pub­blici e aumento delle tariffe: ecco il puzzle per con­se­gnare tutti i beni comuni ter­ri­to­riali ai quat­tro colossi col­lo­cati in Borsa che già fre­mono ai binari di par­tenza: A2A, Iren, Hera e Acea (con la chicca di pre­ve­dere per il com­parto rifiuti la costru­zione di 97 inceneritori!). E per farlo, il governo Renzi ha inse­rito nella Legge di sta­bi­lità la pos­si­bi­lità per gli enti locali di spen­dere fuori dal patto di sta­bi­lità le cifre rica­vate dalla ven­dita delle loro quote nei ser­vizi pub­blici locali.
Ma chi inve­stirà nei ser­vizi pub­blici locali final­mente con­se­gnati ai capi­tali finan­ziari?
Cassa Depo­siti e Pre­stiti, attra­verso finan­zia­menti diretti (3 miliardi di euro già inve­stiti nel trien­nio 2011–2013) o con i pro­pri fondi equity FSI (500 milioni a dispo­si­zione per favo­rire le fusioni ter­ri­to­riali) e F21 ( già attivo nei ser­vizi idrici, nella distri­bu­zione del gas, ener­gie rin­no­va­bili, rifiuti, in auto­strade, aero­porti e tlc). Natu­ral­mente con inte­res­santi joint ven­ture con capi­tali stra­nieri, a par­tire dal colosso cinese State Grid Cor­po­ra­tion of China, che, con la bene­di­zione estiva di Renzi, ha acqui­sito il 35% di Cdp Reti, la società di Cassa Depo­siti e Pre­stiti, che tiene in pan­cia il 30% di Snam (gas) e il 29,85% di Terna (ener­gia elettrica).
Come si può intuire, siamo di fronte al più pesante attacco sinora ten­tato ai beni comuni e alla loro gestione ter­ri­to­riale e par­te­ci­pa­tiva. Vogliono chiu­dere defi­ni­ti­va­mente la straor­di­na­ria sta­gione refe­ren­da­ria. Vogliono con­se­gnare le nostre vite alla finanza.

Occorre rea­gire in ogni luogo. Il tempo è ora.

Fonte: www.ilmanifesto.info