DI
ANDREA CARANCINI
Mi pare, dalle ultime notizie (il 41 bis comminato a Massimo Carminati [1]), che valga la pena di proseguire il discorso iniziato con il post Mafia Capitale: bilancia della giustizia o balance of power?
La domanda che mi sono posto è la seguente: l’operazione Mafia Capitale è funzionale alla selezione di una malavita più servizievole di quella rappresentata da Carminati?
Esiste infatti un precedente: quello rappresentato dallo smantellamento della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo – all’epoca del sequestro Cirillo – di cui parlò a suo tempo il noto magistrato Otello Lupacchini (in un importante articolo apparso sul Corriere Adriatico, e da me ripreso sul mio blog):
«Tornato a casa Ciro Cirillo, Raffaele Cutolo e gli altri affiliati della Nuova Camorra Organizzata divengono, ben presto, una “mina vagante” sia per i politici sia per gli uomini del Servizio di sicurezza, che se ne sono serviti per trattare la liberazione dell’assessore regionale. E, allora, li scaricheranno, puntando su due nuovi boss: Carmine Alfieri ed il suo luogotenente Pasquale Galasso»
Otello Lupacchini: Quei Servizi per Cirillo
Lo Stato che scarica dei boss e punta su altri boss?
Per quanto la cosa sia enorme, è proprio questo che è accaduto: lo dice un magistrato.
Ritorna qui un dato che, personalmente, ho appreso la prima volta dagli scritti di Vincenzo Vinciguerra: quello della malavita come polizia ausiliaria dello Stato[2].
Cutolo e i suoi vennero eliminati perché, evidentemente, avevano delle pretese più grandi di quelle che lo Stato è disposto a tollerare: in particolare, nel loro rapporto con la politica, furono più riottosi e meno “servizievoli” del previsto.
Mi sembra che, in sostanza, sia la stessa cosa che viene ora rimproverata a Massimo Carminati. Ecco, ad esempio, come si esprime un noto giornalista come Paolo Graldi:
«Biografie, comportamenti, dialoghi, linguaggio: il mosaico criminale di “Mafia Capitale” si compone di queste tessere e la loro esatta collocazione ci restituisce l’affresco di una criminalità che rovescia tutti i parametri, ribalta gli schemi, sgombra il campo degli stereotipi. Insomma si fa mafia imprenditrice, si mette su un trono di spietate carezze e di arroganza velenosa sopra la politica che tiene al guinzaglio corto, alla quale detta legge … Individuati i ventri molli di passate-recenti gestioni della Capitale la cosca Carminati e il suo sodale Buzzi ha dato vita, e fatto prosperare grazie alla disponibilità delle controparti, ad un metodo che rovescia tutti i rapporti di forza: è la banda che detta legge, che indica gli appalti da agguantare, i settori da mettere sotto controllo, i personaggi da intimidire, e quelli da iscrivere a libro paga»
Ricorso al 41 bis Il grimaldello che scardina il sistema
Facciamo ora un passo indietro. L’anno scorso, guardando un telegiornale, fui molto colpito da un servizio riguardante il famigerato camorrista Pasquale Barra: nel servizio in questione veniva detto che costui viene tuttora considerato dallo Stato come un “pentito” ed è sottoposto ad un regime carcerario assolutamente premiale.
Di Pasquale Barra ricordavo due cose: la sua partecipazione (nel 1981) all’orripilante omicidio, avvenuto in carcere, del boss della mala milanese Francis Turatello (un altro boss in pessimi rapporti con la politica), e la sua partecipazione (nel 1983) alle false accuse, perpetrate insieme ad altri “pentiti” della camorra, che costarono il carcere (e la vita) a Enzo Tortora.
Per saperne di più, ho controllato la voce Wikipedia relativa a Barra. Da questa fonte ho appreso le seguenti, stupefacenti, notizie:
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Costui è autore di 67 (sessantasette) omicidi, la maggior parte dei quali avvenuti in carcere;
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È soprannominato “il boia delle carceri” per l’incredibile facilità con cui uccide i carcerati su commissione;
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Quello di Barra non può definirsi un vero pentimento: infatti continua a definirsi camorrista.
Sessantasette omicidi e nessuna traccia di 41 bis: è difficile sottrarsi all’impressione che le condizioni carcerarie privilegiate di cui gode questo signore siano un premio per gli immondi servigi resi come “killer delle carceri”, piuttosto che per il suo “pentimento” di camorra.
Ma c’è di più: ho anche letto che a Barra i magistrati permettono persino di fare passerella in video-conferenza, quando viene ascoltato come “esperto” di fatti camorristici. Evidentemente, a questi magistrati, nella loro vanagloria, sembrerà di emulare la detective Jodie Foster del Silenzio degli innocenti!
A Massimo Carminati invece il 41 bis è stato dato: decisamente, non era servizievole come Pasquale Barra!!
Una curiosità: il predetto Paolo Graldi, attuale editorialista del Messaggero, è lo stesso Paolo Graldi che, nel 1979, pubblicò quella velina dei servizi segreti che affossò l’inchiesta del giudice Pietro Calogero sulla “scuola di lingue” Hyperion di Parigi (quella legata al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro):
«La terza tappa di questo affossamento di una indagine che poteva aprire scenari davvero nuovi e chiavi di interpretazione di tanti misteri italiani, fu una fuga di notizie organizzata dai servizi segreti italiani che portò definitivamente all’affossamento dell’inchiesta: il 24 aprile 1979 il Corriere della Sera pubblicò un dettagliato articolo a firma di Paolo Graldi dal titolo Secondo i servizi segreti era a Parigi il quartier generale delle Brigate Rosse. La fuga di notizie ebbe conseguenze irreparabili perché le autorità francesi troncarono la collaborazione che inizialmente aveva offerto, ignare che stavano per pestare i piedi a qualcuno poco propenso alle pubblicità»
Rivelazione shock del magistrato del 7 aprile: fu stoppato sul centro Hyperion
Gli interessati potranno leggere un resoconto più dettagliato su questo grave episodio alle pagine 150-153 del libro di Silvano De Prospo e Rosario Priore Chi manovrava le Brigate rosse?
Questo, come potete notare, è un post “complottista”. Per avere un punto di vista diverso sulla questione ho interpellato un giornalista che complottista non è: Ugo Maria Tassinari, al quale ho posto la domanda iniziale (l’operazione Mafia Capitale è funzionale alla selezione di una malavita più servizievole di quella rappresentata da Carminati?). Ecco la sua risposta (che mi sembra completi, più che annullare, il ragionamento fatto finora):
«Io penso che servirà piuttosto a smantellare una serie di benefici riconosciuti alla cooperazione sociale».
Per concludere: a parte quanto detto finora, è difficile non essere complottisti quando si vedono trasmissioni televisive come quella in cui si vede il boss Enrico Nicoletti (il cassiere della Banda della Magliana) rivendicare tranquillamente il fatto di aver venduto all’Università di Tor Vergata l’edificio del rettorato …
Enrico Nicoletti a Report: “De Pedis? Una bravissima persona, mi faceva la camomilla in cella
Andrea Carancini
Fonte: http://blog.libero.it
[1] La decisione del ministro Orlando: 41 bis per Massimo Carminati: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11736327/La-decisione-del-ministro-Orlando-.html
[2] In scritti quali L’Organizzazione (http://fncrsi.altervista.org/Organizzazione.htm ) e I vivi e i morti (http://andreacarancini.blogspot.it/2010/05/vincenzo-vinciguerra-i-vivi-e-i-morti.html).