Con l’espressione ‘corte dei miracoli’ venivano denominate nel medioevo quelle aree degradate delle città dove bivaccavano pezzenti e delinquenti che usavano eleggere un proprio re.
di
Piero Cammerinesi
(corrispondente dagli USA di Altrainformazione)
Houston, 15 Settembre 2015 – Quei miserabili erano il popolo di quel ‘sovrano’ e in quei ‘cortili’ avevano luogo i ‘miracoli’.
In cosa consistevano i ‘miracoli’?
Semplice: di notte venivano ‘miracolosamente’ guarite quelle finte infermità dei mendicanti che erano ostentate di giorno per impietosire i passanti.
Da allora non molto è cambiato, solo che oggi le ‘corti dei miracoli’ non si trovano più nei quartieri degradati delle città ma sopravvivono nella complessa e grottesca scenografia della finta democrazia che pretende di eleggere un‘comandante in capo’ in grado di risolvere – almeno nelle promesse elettorali – ‘miracolosamente’ i problemi di un Paese.
Da questa sponda dell’Atlantico seguire le primarie delle elezioni presidenziali americane dà allo spettatore autocosciente esattamente l’impressione di essere sbalzato per magia in una di queste ‘corti’.
Sulla stampa italiana trapela poco di quanto sta accadendo qui, ma vi assicuro che è davvero uno spettacolo imperdibile.
Ad oggi ci troviamo in una situazione in cui i capolista dei due schieramenti – repubblicano e democratico – sono davvero un esempio di umanità degenerata.
Per i republican abbiamo in netto vantaggio Donald Trump con il 43,5% mentre per i democrat l’inossidabile Hillary Clinton è stabilmente in testa con il 46,3%.
Il primo, Trump, è un miliardario che oggi confessa candidamente di aver da sempre pagato un sistema politico corrotto per poter avere vantaggi per le proprie aziende e oggi gioca a fare il rottamatore di un sistema che ha fedelmente servito per decenni.
Come afferma apertamente nell’ultimo confronto tra i candidati repubblicani: “Ero un uomo d’affari. Ho dato a tutti. Quando chiedono, io do. E sai una cosa? Quando ho bisogno di qualcosa da loro, due anni più tardi, tre anni più tardi, io li chiamo, e loro sono lì per me”.
La seconda, ultramilitarista, fautrice del bombardamento di Belgrado, dell’intervento in Iraq, in Libia, in Siria, oggi parla apertamente di uso di armi nucleari che chiama – bontà sua –peacekeeping deterrents, deterrenti per mantenere la pace.
Da First Lady, e successivamente da senatrice di New York e poi da Segretario di Stato ha sempre avuto una posizione favorevole alla guerra, al business senza limitazioni, ostile ai sindacati e alle istanze liberali.
La Clinton non ha programmi destinati a ridurre la disoccupazione, la sotto-occupazione o la riduzione della povertà, la sua agenda politica è sì socialista ma solo per le élite mentre è neoliberale per tutti gli altri, appoggiando senza se e senza ma la politica di dominazione e di invasione di altri Paesi ormai quasi unanimemente abbracciata dalla governance USA.
Tra le sue ‘perle’ di politica estera, ricordiamo queste affermazioni: “Voglio che gli iraniani sappiano che se io sarò eletta presidente, noi attaccheremo l’Iran. Nei prossimi 10 anni, durante i quali essi potrebbero prendere in considerazione stupidamente di lanciare un attacco verso Israele, noi saremmo in grado di cancellarli completamente dalla faccia della terra”.
Ecco, questa è la situazione dei due capolista.
Non molto meglio stiamo con gli altri candidati, a parte le due pregevoli eccezioni di Rand Paul per i repubblicani e Bernie Sanders per i democratici che, tuttavia, a meno di sorprese poco probabili dei prossimi mesi, non hanno grosse chance di arrivare alla nomination del proprio partito.
Ora è risaputo che ogni sessione elettorale per le presidenziali degli Stati Uniti sono processi corrotti influenzati da enormi quantità di denaro che non possiedono legittimità di sorta. Nonostante la loro grande partecipazione, gli elettori non hanno alcuna voce in capitolo, anche se non se ne rendono minimamente conto.
Il popolo americano crede ingenuamente che eleggere nuove marionette al posto di quelle vecchie possa in qualche modo migliorare le cose. In realtà le loro scelte sono all’interno di una rosa di candidati da lungo tempo comprati e pagati per realizzare quanto più possa danneggiare la gente.
Come bene disse Gore Vidal “nel momento in cui un candidato inizia ad essere pronto per le elezioni presidenziali, lui/lei è stato già comprato/a dieci volte. Esiste un solo partito negli Stati Uniti, il Partito della Proprietà, con due settori a destra: quello dei repubblicani e quello dei democratici”.
Così, se le cose continuano ad andare come stanno andando adesso – domani avremo un importante confronto-show televisivo sulla CNN – per il prossimo presidente dell’unica superpotenza mondiale, la scelta sarà tra la padella e la brace.
E vi assicuro che la cosa non è propriamente tranquillizzante.