di Israel Shamir
(Aggiornato alla decisione della casa editrice francese Balland di ritirare dal mercato e bruciare il mio libro "L’autre visage d’Israel" dopo le minacce ricevute dai sionisti).
La storia della breve vita e della prematura scomparsa del mio libro "L’autre visage d’Israel" – traduzione francese de "Fiori di Galilea" – e’ un caso interessante per discutere dell’influenza sionista in Francia.
I suoi personaggi principali sono:
– un bravo uomo, Franck Spengler, delle edizioni Blanche
– Il proprietario di Balland e di un sito ebraico-sionista, Denis Bourgeois, ex-presidente della Calmann-Levy.
Il libro fu pubblicato dalle Edizioni Blanche, una sussidiaria delle Edizioni Balland, il 9 ottobre 2003 e, immediatamente, un sito web francese-sionista chiamato www.proche-orient.info lo attaccò. In una lunga e tediosa diatriba, un certo Johan Weisz insisté che il libro era perseguibile secondo le "leggi sull’odio razziale", poiché esso invocava la cooperazione tra Cristianesimo e mondo Islamico.
Non deve suscitare alcuna sorpresa: i sionisti si sono arrogati il diritto supremo di decidere chi debba essere odiato o amato al mondo. Come se le due guerre mondiali dell’ultimo secolo non fossero abbastanza, ora essi insistono che i cristiani ed i musulmani debbano combattersi fino alla fine, per la maggiore gloria di Israele.
Il mio sollecito editore, il buon Franck Spengler delle edizioni Blanche, rifiutò le insinuazioni dei fomentatori d’odio sionisti in una arguta lettera al proprietario di Balland, Denis Bourgeois.
Quest’ultimo, però, aveva ricevuto il suo attuale incarico solo dopo aver dimostrato la sua devozione alla causa del presidente della Calmann-Levy, una grande compagnia editoriale ebraica. Dopo aver udito la Voce del Padrone, Denis Bourgeois ordinò che il libro fosse ritirato dagli scaffali e fosse messo al rogo. Ecco le maniere dell’influenza sionista: comprano gli editori, promuovono i loro devoti servitori e poi erodono la libertà di stampa e la libertà di parola.
Gli aristocratici dell’Ancient Regime della Francia pre-rivoluzionaria non furono abbastanza cinici da inventare le "leggi sull’odio razziale", e questo fu la loro rovina. Se avessero affittato un Johan Weisz, Voltaire sarebbe stato condannato per "incitamento all’odio razziale" e la Francia sarebbe oggi governata da, diciamo, Luigi 25esimo. I britannici non sapevano che George Washington avrebbe potuto essere accusato di "denigrare e demonizzare l’intero popolo inglese, inclusi uomini e donne innocenti". Ma una voce interiore mi dice che George Washington e Massimiliano Robespierre sarebbero rimasti sconcertati.
Non ho nessun rimprovero da fare al sito sionista: fanno solo il loro consueto peggio. Ma i loro tirapiedi francesi, come Denis Bourgeois, che stanno preparando l’occupazione americano-sionista della Francia, sono inaccettabili. Essi preparano il terreno per Parigi ai tanks americani di ritorno da Baghdad. Essi partecipano pienamente alla distruzione di Rafah, ai massacri di Gaza e Jenin, alla preparazione dell’assalto a Damasco e Teheran. A causa loro il presidente Chirac e’ stato costretto all’umiliante "condanna" delle stupefacenti parole del dottor Mahathir. Non hanno argomenti, ma potere e denaro, che usano malamente per spegnere le voci del dissenso. La Francia non potrà essere libera, né guidare il resto del mondo verso la libertà, fino a che questi tirapiedi non siano messi in evidenza e denunciati.
Se sentite il bisogno di esprimere i vostri sentimenti a Bourgeois: denis.bourgeois@balland.fr
o al bravo e nobile Franck Spengler: blanche@editions-mango.fr.
Non dovremmo permettere ai nostri nemici di adottare ed abusare della bandiera anti-razzista. Non la meritano. Recentemente, il quotidiano israeliano Ma’ariv ha pubblicato un articolo che dichiara: "Se siamo obbligati a mandare i fiori della nazione nell’inferno della guerra, allora abbiamo sicuramente il diritto di rimuovere milioni di individui di un’altra razza che si nutrono come vermi. Poiché noi non combattiamo solo per noi, ma per l’intero mondo". L’articolo non ha suscitato sorpresa né in Israele né nelle comunità ebraiche all’estero, nonostante il fatto che esso fosse stato scritto molti anni fa – senza che essi lo sapessero – da Adolf Hitler. La pubblicazione dell’articolo di Hitler e la successiva mancata risposta da parte del pubblico israeliano hanno rappresentato un convincente esperimento: il discorso sionista ha pienamente invertito ed adottato la propaganda nazista.
I sionisti ed i loro alleati sono diventati i più grandi produttori di propaganda d’odio. In Francia ed Italia essi supportano la pubblicazione e la distribuzione di Oriana Fallaci, in Canada (Daniel Pipes, nel National Post di Israel Asper) scrivono che "i musulmani violentano le ragazze bionde", negli USA una lista nazista raccomanda molti libri filo-sionisti, incluso "La vera guerra dell’America", del Rabbino Daniel Lapin, "Diffamazione: Bugie liberali sulla destra americana", di Ann H. Coulter, "Invasione: come l’America accoglie ancora criminali, terroristi ed altre minacce estere sui nostri lidi", di Michelle Malkin. Quest’ultimo libro porta la seguente spiegazione da parte di un ultra-razzista americano: "Invasione, di Michelle Malkin, e’ forse il più importante libro scritto in quest’ultimo anno. Il soggetto e’ l’immigrazione, a cui bisogna dire stop: I TERRORISTI MUSULMANI stanno sommergendo l’America".
I devoti filo-semiti Robert Spencer e David Pryce-Jones hanno pubblicato "L’Islam svelato: domande allarmanti sulla fede in più rapida espansione al mondo". Lo stesso commento razzista: "L’Islam svelato e’ un libro profondamente inquietante perché offre scarse speranze che l’occidente possa vivere in pace con l’Islam, a meno che questo non cambi radicalmente. E questa e’ una speranza ancora più impossibile".
Tutti questi libri circolano liberamente in Europa, Canada e negli USA, poiché le cosiddette "leggi contro l’odio razziale" e le "campagne anti-razziste" sono a beneficio esclusivo dei sionisti. Difatti nessuno, sinora, e’ riuscito ad applicarle contro i razzisti ed i fomentatori d’odio sionisti. La gente che ha privatizzato l’anti-razzismo e’ il braccio armato dell’ebraismo organizzato. In Francia, viene chiamato LICRA, mentre l’equivalente tedesco e chiamato ANTIFA. Il rappresentante del LICRA, Marc Levy, ha minacciato l’editore di intraprendere un’azione legale.
Questi delinquenti fingono di essere anti-razzisti. Ma, in realtà, sono sotto-agenti dell’Anti Defamation League, "la più grande agenzia spionistica non statale al mondo", secondo Jeff Blankfort. Ecco un’immagine che lo dimostra:
Nell’immagine, ANTIFA, l’equivalente del LICRA francese manifesta sotto un gruppo di bandiere sioniste in onore del "bombardiere" Harris, il massacratore di massa britannico che uccise milioni di persone innocenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Harris sorpassò Eichmann, ma uccise Goyim e non ebrei, ecco perché viene festeggiato da questi delinquenti razzisti sionisti.
Non dire "ebrei", dici "sionisti", mi scrivono i miei attenti lettori. Non e’ difficile venire incontro a questa richiesta, ma il fatto e’ che diviene sempre più insignificante farlo. Ora in Australia e’ in atto una crudele campagna contro Hanan Ashrawi, la mia meravigliosa compatriota. Peter Wertheim, ex-presidente della Jewish Deputies Board, ha pubblicato un pezzo op-ed sul Sidney Morning Herald (di proprietà di Conrad Black, che possiede anche il Jerusalem Post, il Daily Telegraph e chissà cos’altro), in cui scrive che "l’opposizione alla Ashrawi non proviene dalla "lobby sionista", ma dall’intera comunità ebraica". Naturalmente, nessuna accusa di razzsmo e’ venuta fuori dall’ANTIFA, dal LICRA, dall’ADL e dal resto.
Il termine "sionista" ha perso il suo smalto. Un supporter ebreo medio di Sharon, sia in Francia che negli USA, non si definisce più un "sionista". Può odiare i palestinesi, invocare la guerra contro la Siria, credere nel supremazismo ebraico, ma non si definisce "sionista". Questo termine viene usato esclusivamene dalle persone che hanno paura di usare il termine-E. Ne hanno paura per una giusta causa. Lenni Brenner ha scritto di recente: "Gli ebrei sono la categoria etnico-religiosa più ricca negli USA, ed anche la minoranza davvero credente ha un’incredibile potenza economica da gettare ai politici". Di certo non sono i tipi che vorresti infastidire.
Il termine "sionista" e’ poco appropriato. Negli anni ’20, gli ebrei francesi idearono una cospirazione per comprare e controllare alcuni giornali del paese, come ha riportato Simcha Epstein alla Conferenza Vidal Sassoon sull’anti-semitismo a Gerusalemme. Io ne ho scritto, ma nessun giornale francese ha osato farne una copertura informativa – anche se Le Monde e Liberation hanno condannato le mie parole (evitando attentamente la frase di Epstein), definendole "anti-semite". Perché dovremmo sempre riferirci ai "sionisti" quando queste persone dichiarano apertamente di non esserlo?
Qualche giorno fa, la polizia russa ha arrestato Khodorkovsky, un miliardario ebreo-russo, uno degli uomini più ricchi della terra. I giornali posseduti da ebrei, dal Jerusalem Post al New York Times, hanno condannato l’arresto. Khodorkovsky non e’ un sionista. Dovremmo dire che viene internazionalmente supportato perché sionista?
Per noi israeliani c’e’ una difficoltà in più. Per gli ebrei progressisti americani (o francesi) e’ facile dare la colpa ai "sionisti", ma i "sionisti" siamo noi e riteniamo che la condanna debba essere condivisa tra tutti i supporters dell’attuale politica d’Israele. Pochissimi israeliani si definiscono "sionisti", come pochissimi russi, ai tempi di Gorbachev, si definivano "bolscevichi" o "comunisti". Inoltre, lo stato d’Israele non e’ chiamato "stato sionista", ma "stato ebraico" e questo non e’ un termine vuoto. La gente che si identifica come "ebrea" – i baroni dei media, i capi dell’ADL e della pletora di organizzazioni ebraiche, così come i ricchissimi magnati europei ed americani sono decisivi su ciò che accade qui ben più del "sionista" israeliano medio.
Per noi israeliani, la soluzione non e’ la de-sionistizzazione (emigrazione?), ma la "de-ebraizzazione". Per uscire dall’impasse, dovremmo spezzare il legami con il popolo ebraico, poiché essi supportano il peggio che il nostro paese possa produrre. Senza di essi, senza i loro vaneggiamenti di supremazismo, potremmo avere l’occasione reale di tornare normali e di fare la pace con i palestinesi.
E’ ugualmente importante per voi. Io ed i miei amici ebrei "anti-sionisti" riceviamo richieste giornaliere di scrivere o parlare in difesa dei palestinesi, contro la guerra in Iraq, contro i piani per bombardare l’Iran, poiché la gente ordinaria (i "goyim") sente che la sua voce non può essere ascoltata. Pensa che solo gli ebrei, come i membri del Partito nell’epoca sovietica, possono esprimere la loro opinione. Il resto – cinque miliardi di persone – non conta. In verità, un giornale medio, sia in Francia che negli USA, cita gli ebrei molto più frequentemente rispetto a quanto citi i nativi. E’ una situazione insostenibile. Dovrebbe essere cambiata, e la "paura degli ebri" dovrebbe essere spezzata, nell’interesse della democrazia.
Il sotterfugio dei "sionisti" non funziona più comunque perché tutti sanno cosa vuol dire. Johan Weisz, che ha attaccato me ed il mio libro sul web-site sionista, ha scritto: "Shamir menziona frequentemente l’intellettuale palestinese Edward Said, con il quale condivide la visione di una Palestina "dal Giordano al mare", senza però condividere la determinazione di Said contro l’anti-semitismo ed il negazionismo". Ma tutta la simpatia di Said verso gli ebrei e tutte il suo stretto uso del termine "sionismo" non lo hanno aiutato neanche un po’: gli stessi ebrei che lodano la sua "mancanza di anti-semitismo" avvelenarono la vita del nostro caro e rimpianto Edward Said e stanno studiando il modo di diffamare la sua memoria dopo la prematura scomparsa.
Negli USA, sempre più ebrei ordinari decidono di rompere i legami con il Giudaismo. "Il mio popolo sono gli americani", ha dichiarato Gershwin e, secondo Lenni Brenner, più della metà dei figli di genitori ebrei decidono di "starne fuori". E’ un fenomeno benedetto. Tutti possono "starne fuori" e diventare, in questo modo, americani, francesi, palestinesi normali. Lo so dalla mia esperienza personale: quando entrai a far parte della Chiesa, i miei lettori mi scrissero, dicendo: "Adesso la tua opinione non sarà più ascoltata perché hai cessato di essere un ebreo". Io non voglio una posizione speciale, risposi, voglio essere ascoltato in quanto Israel Adam Shamir, e non in quanto ebreo. Non me ne sono pentito neppure per un momento. "Pensano che sono importante perché appartengo all’Irlanda, disse Stephen, il personaggio principale dell’Ulisse, ma io credo che l’Irlanda sarà importante a causa mia".
Ecco perché mando le mie congratulazioni alla lobby ebraica francese, che ha dimostrato il suo valore e la sua capacità nel difendere i francesi da certe idee scomode. Essi davvero governano l’occidente, perché e’ l’occidente a sottomettersi al loro controllo. Le mie più profonde condoglianze al mio meraviglioso traduttore francese, Marcel Charbonnier, al mio editore Maria Pournier, a a tutti gli altri che mi hanno aiutato a pubblicare il libro. Sono certo che le sue idee continueranno a vivere, perché, se la carta brucia a 451°F, lo spirito umano resta invincibile.
traduzione a cura di www.arabcomint.com
da www.israelshamir.net