A commento del famigerato articolo del Washington Post che faceva le prime “liste di proscrizione” dei siti internet, l’analista di Strategic Culture W. Madsen scrive: “L’articolo del Washington Post è degno dell’operazione Mockingbird, propaganda della CIA in piena Guerra Fredda”.
Nel proseguo della sua analisi (qui per la traduzione completa), Madsen sottolinea come il WP porti a sostegno del suo “scadente” articolo noti adulatori della Cia come il “The Daily Beast; l’ex-ambasciatore a Mosca Michael McFaul; Rand Corporation; Elliott School of International Affairs della George Washington University; Foreign Policy Research Institute di Philadelphia e un sito chiamato “PropOrNot.com”, o “Is It Propaganda o no?”, collegato “non solo ai siti russofobi finanziati da George Soros, ma anche ad agenti della disinformazione della CIA come Snopes.com”.
E qui un aspetto molto importante in relazione anche al fenomeno del cosiddetto “debunking” divenuto d’attualità anche in Italia nel similare tentativo in atto: “L’articolo del Post non è altro che pubblicità per PropOrNot.com, che si autodefinisce “Servizio d’identificazione della Propaganda dal 2016”. Dopo aver ricordato che il proprietario del WP, Jeff Bezos, è anche il proprietario di quella Amazon che nel 2013 ha firmato un contratto da 600.000.000 di dollari con la CIA per fornire servizi di “cloud computing”, Madsen sottolinea come “il Post riporta una “lista nera” di presunti “siti di notizie false” creata dalla misteriosa PropOrNot.com, che twitta e ritwitta russofobia da varie fonti e che esiste solo da agosto”. E, prosegue Madsen, “è molto probabile che PropOrNot.com sia una creazione del socio del cloud computing del padrone del Washington Post, la CIA”.
E la conclusione di Madsen da leggere molto attentamente: “La lista nera evidenziata dal Washington Post sembra essere più l’elenco della censura creata dalla mancata amministrazione di Hillary Clinton. […] Se si cercano “notizie false” si vada dal complesso d’intelligence-aziendale. Dalle notizie ufficialiste sulle fasulle armi di distruzione di massa irachene all’assunzione dal Pentagono della società di pubbliche relazioni inglese Bell Pottinger, per creare notizie false sugli attacchi terroristici in Iraq, all’uso del gruppo dei “caschi bianchi” per pompare storie fasulle sul governo siriano, i grandi media rigurgitano “notizie false” alimentate dall’onnipresente infrastruttura da guerra psicologica dell’intelligence degli Stati Uniti”.