di
Alberto Michelazzi
Il 19 gennaio, dopo quasi 9 ore di requisitoria interrotta solo da un paio di brevi pause-caffè Michele Ruggiero, il coraggioso Pubblico Ministero che ha processato Fitch e Standard&Poor’s, appariva come un faro che aveva appena illuminato una porzione di mare buio e tempestoso, rivelandone inquietanti verità.
Non è stata una requisitoria come altre perché si è spinta ben oltre l’articolazione delle condotte penali da parte degli imputati e la conseguente richiesta di condanne. Sulle condotte in sé avrebbe potuto limitarsi ad un paio di evidenze inconfutabili, che lo stesso PM ha chiamato “bazooka fumanti”. Ma Michele Ruggiero ha fatto molto di più: ha svelato i meccanismi opachi che regolano il funzionamento interno dei gangli del vero potere finanziario che ha sede nella City di Londra e le interessenze che questo stabilisce con le istituzioni dei Paesi che di sovrano, ormai, hanno solo il debito, e tramite questo finiscono per diventare oggetto dell’altrui governo.
La mole di materiale prodotto e ricostruibile sulla base di tre anni di intensa attività processuale ci ha convinto ad organizzarne la divulgazione per macro-temi che presenteremo a puntate in esclusiva su Pandora TV a partire dalla settimana prossima.
Vi è anzitutto il tema della manipolazione in senso stretto, di cui alle condotte illecite da parte degli analisti di S&P, una manipolazione perpetrata da Maggio 2011 a Gennaio 2012 attraverso azioni “consapevoli e ripetute” di pubblicazione di informazioni oggettivamente false e palesemente contrastanti con i dati pubblicamente disponibili. Il caso più eclatante, sebbene non certo l’unico, riguarda l’argomentazione di S&P richiamata dal PM che condusse al duplice taglio del rating del Gennaio 2012, secondo la quale il debito pubblico e bancario italiano detenuto da soggetti esteri sarebbe “alto” e quindi motivo di forte preoccupazione, mentre i dati pubblicati da organismi terzi quali FMI, OCSE e Commissione Europea evidenziano proprio l’opposto, cioè un debito verso l’estero “basso”, molto al di sotto della media dell’Eurozona e persino in decrescita dal 2010 al 2011.
Vi è poi un secondo tema, che chiamerei politico, dell’ingerenza indebita nei fatti del Paese, della lesione di sovranità nazionale, laddove ad esempio la requisitoria dimostra che le revisioni dell’outlook del Luglio 2011 e del Dicembre 2011 furono selettive nella tempistica e precedettero di poche ore importanti comunicazioni del Governo relative, rispettivamente, alla bozza della manovra di bilancio 2011 ed al programma di emergenza dell’appena insediato Governo Monti. Quindi volevano influenzare le agende governative.
Ma la requisitoria del Pubblico Ministero ha raggiunto il suo apice quando ha svelato un terzo tema chiave, lo spaccato delle pratiche quotidiane della City di Londra, in base al quale scopriamo che il 3 Agosto 2011 una analista senior di S&P si lamentò con il Presidente Deven Sharma (imputato) dell’inadeguatezza dei loro analisti per la gestione del rating di Paesi sovrani ma venne ignorata; scopriamo che il 12 Gennaio 2012 Renato Panichi, super esperto di Banche di S&P, cercò con una email di far modificare il report del doppio downgrade contro l’Italia che i suoi colleghi avevano alterato riportando dati fasulli sul settore bancario, ma venne scientemente silenziato.
Si scopre anche che la “prestigiosa” FSA, la Financial Services Authority, oggi accorpata nella Banca d’Inghilterra col nome di FCA (Financial Conduct Authority), alla richiesta della Consob di acquisire dati rilevanti quali i verbali delle riunioni del comitato rating di S&P, decise di rifiutarsi di collaborare e preferì favoreggiare l’agenzia di rating nell’occultamento delle prove (per esperienza diretta posso riferire che si tratta della stessa FSA che operò simili occultamenti nel 2008 circa il fallimento della Lehman Brothers e nel biennio 2009-2010 circa la manipolazione del tasso Libor…).
Fatti e scene che non ci aspetteremmo di vedere neanche nel più bizzarro dei thriller finanziari ma che sono evidentemente normalità nella City di Londra (e chi ci ha lavorato per anni li conosce bene….).
Emerge infine dalla requisitoria un ulteriore tema chiave, il legame a doppia mandata tra gli analisti della City ed i dirigenti politici italiani che contano, quali Maria Cannata, Direttore del debito pubblico presso il Tesoro che nel 2010 aveva tolto a S&P un contratto di consulenza che durava da 17 anni (…), Vittorio Grilli, allora Direttore Generale del Tesoro ed oggi ai vertici della JP Morgan di Londra, Pier Paolo Padoan allora Ministro dell’Economia e delle Finanze che ha deciso per conto di 60 milioni di italiani di non costituirsi parte civile a Trani, negandoci quindi la possibilità di ottenere un parziale rimborso del danno subito dalle agenzie di rating, stimato dalla Corte dei Conti in oltre 120 miliardi di Euro.
Tutte queste alte autorità fecero spallucce benché sapessero quanto stesse accadendo come si evince dalle loro stesse ammissioni rese durante gli interrogatori di Trani e dalle email acquisite e dalle intercettazioni che li riguardano, quasi non fosse un loro problema.
Ed in fondo non era un loro problema; infatti era un problema delle famiglie italiane, che ignare di questi retroscena venivano dirottate sui retroscena del bunga bunga, sui finti battibecchi di mediocri politicanti ospitati nei salotti di Vespa, sui temi vuoti delle campagne elettorali, sulle ricostruzioni al plastico della villetta dell’orrore di Avetrana e via discorrendo. Questo è quello che succedeva normalmente mentre i banchieri manipolavano artatamente le nostre vite.
A prescindere dal fatto che i giudici confermino le richieste di condanna da 2 a 3 anni per ciascuno dei 5 analisti della S&P (oltre all’ammenda di 4,6 milioni di euro per la società di rating) l’alto valore politico che il processo di Trani ricopre è ben altro: svelarci il drammatico reality della finanza che conta, quella vera che ha radici nella City di Londra, quella che decide per noi senza dircelo, che usa dati falsi per indurci in errore, che manipola il mercato per sottrarci oltre 100 miliardi di ricchezza, che usa la menzogna per imporre governi tecnici di cui, oggi lo sappiamo con certezza, non vi era alcuna necessità dato che anche lo spread era un menzogna!
C’è un filo rosso che lega la manipolazione del rating alle truffe dei derivati, alla menzogna dell’austerità, all’anatocismo del debito pubblico, alla disperazione di ogni giorno, alle catene che ci imprigionano. E’ un sistema, una matrice dalla quale dobbiamo uscire.
Lungo una delle trincee dove siamo costretti a combattere stiamo scoperchiando una parte di questo sistema omertoso, imperniato su un mix di menzogna e speculazione, che è peggio della peggiore mafia “nostrana”, che ha mezzi finanziari illimitati, che ha radici al di fuori del nostro Paese. Un sistema, non dimentichiamolo, imperniato sul debito, che si nutre dei nostri gesti, che usa le nostre mani, e che può soltanto essere combattuto da una larga forza popolare che prenda coscienza e controllo del proprio destino, trainata da una nuova idea capace di ispirare un modello economico e sociale libero dal debito.