di
Maurizio Blondet
Il Corriere: “Il Pentagono pubblica per la prima volta le immagini del volo AA 747 che si schiantò sulla Difesa Usa. Una svolta che annienta la teoria del complotto”.
Due notizie false in tre righe. La prima: l’FBI ha già pubblicato queste foto nel 2011,in occasione del decennale dell’Evento, come ha attestato il sito di ‘scopritori di bufale” Metabunk:
La seconda è che questa ripubblicazione annienti le teorie del complotto. Tali teorie sono nate dal dubbio che un aereo gigantesco, come un Boeing 757, si fosse schiantato sul Pentagono volando a raso terra, ed hanno sospettato l’azione di un missile o di un drone.
Fra le foto oggi ripubblicate dall’Fbi, scarsamente significative, riprese palesemente diverse ore dopo l’Evento, coi pompieri al lavoro e i veicoli di soccorso che ingombrano l’area dove avrebbe dovuto essere passato (a raso terra) il Boeing, c’è questa:
Cosa ha potuto entrare in questo buco? La prua di un Boeing 747?
Avete presente com’è grosso un Boeing 757? Vedete qui la storia, da un sito complottista:
E’ alto 13,6 metri da terra. Come mai il buco è raso terra?
Ah, sì, magari il buco l’ha fatto uno dei motori Rolls-Royce dl Boeing: ovviamente le due turbine sono la parte più pesante di un aereo (il resto è, sostanzialmente, un guscio di alluminio) e nell’urto si sono proiettate contro il muro, producendo il buco circolare. Sorvoliamo sul fatto che i buchi dovrebbero essere due – essendo due i motori in dotazione,domandiamo alla giornalista che Corriere: ha una vaga idea di quanto sia grosso un motore RR del genere?
All’epoca, hanno fornito ai media questa foto, dicendo che era il resto di uno dei motori del Boeing 757.
E’ proprio da qui che si sono alimentate le teorie del complotto.
Ma la giornalista del Corriere esulta: sgominati i complottisti! “Particolarmente significative le immagini in cui si legge il numero del volo”!
Era proprio lui! Si legge chiaramente!
E qui ci dobbiamo dichiarare vinti: sì, la anticomplottista ha ragione. L’aereo aveva lasciato sul posto la carta d’identità., e non ce ne eravamo accorti. L’aveva lasciata lì, sul fresco fraticello, con tanto di scritta AA, American Airlines.
Come il fratello Koauchi che dopo la strage a Charlie Hebdo ha dimenticato il sua in macchina. Come lo stragista di Nizza, Lahouaiej-Bouhlel. Come Anis Amri, lo stragista di Berlino che la lasciò sul camion della strage di Natale.
Già sedici anni prima di loro, il Boeing lanciato sul Pentagono ha dimostrato: Sono proprio io, guardate la mia sigla qui sl prato.
Ai media, i documenti bastano sempre come prove definitive. La loro presenza annulla le teorie del complotto. Bello, il loro mestiere. Facile. E ben pagato.