di
Isy Pedia
Capire cosa dice la scienza quando si parla di vaccini, negli ultimi mesi è diventato davvero importante.
Purtroppo i media e i social hanno lavorato affinché quello che potrebbe e dovrebbe essere un dibattito civile e serio, diventasse uno scontro tra fazioni pro e contro vaccinazioni. Cosa che non rispecchia assolutamente la realtà dei fatti ed il bene del Paese. La maggior parte di quelli che vengono etichettati come antivax, sono persone che chiedono chiarezza, trasparenza, la possibilità di vaccinare i propri figli in modo graduale, solo per le malattie per cui è realmente necessario, e soprattutto di poter controllare lo stato del sistema immunitario dei bambini prima della vaccinazione, cosa purtroppo ancora praticamente impossibile da ottenere.
Sui social, in particolare, mi sono trovata più volte a veder denigrata e presa in giro una persona che stimo molto, una ricercatrice e una scienziata che ha ricevuto e continua a ricevere riconoscimenti dalla comunità scientifica mondiale, la Dottoressa Antonietta Morena Gatti, che insieme al marito Stefano Montanari gestisce il laboratorio privato Nanodiagnostics, a Modena.
Li ho conosciuti circa quattro anni fa, quando io cercavo un assegno di ricerca e loro cercavano qualcuno che sapesse crescere piante in ambiente inquinato e avesse esperienza di microscopi e laboratorio, per un progetto europeo che avevano vinto come capofila: il progetto INESE.
Ero io! Sono stata assunta dall’ISTEC CNR di Faenza, dove la Dottoressa Gatti faceva parte dell’organico come Professore Associato esterno e pagata con fondi nazionali per un anno, per studiare gli effetti delle nanoparticelle sullo sviluppo delle piante che coltivavo in serra e poi preparavo e osservavo al microscopio elettronico, proprio a Faenza.
Quando ho visto il polverone che si sollevava in torno a lei e al marito per aver analizzato una quarantina di vaccini e aver pubblicato i risultati, non potevo crederci. Ho deciso di chiedere alla Prof. di incontrarmi e di rispondere alle domande che so che tanti avrebbero.
Come vedrete, qualcuno mette addirittura in dubbio la veridicità dei suoi titoli accademici e qualcun altro ha cavalcato l’onda, approfittando del bisogno di sicurezze e di streghe da bruciare della folla urlante, per diventare il paladino della scienza.
Per farlo, come vedremo, utilizza tutto, tranne un metodo scientifico, e sbaglia pure a fare i conti!
Matematica e fisica, per fortuna, sono ancora delle sicurezze e non delle opinioni.
Parlo di Medbunker, dove il Ginecologo Salvo di Grazia esprime il suo amore per la scienza e cerca di mettere al bando i cialtroni. Con metodi a mio parere discutibili e dando informazioni parziali, ma vediamo cosa è successo nel caso della Prof. Gatti, la cui fotografia sta facendo il giro dei social associata a sbeffeggiamenti vari:
Il link porta ad un articolo in cui Di Grazia, tra lazzi e insinuazioni, vuole dimostrare che il lavoro di Gatti e Montanari non è scientifico e che la quantità di nanoparticelle nei vaccini è talmente piccola da non dare sicuramente problemi di salute, proprio per loro dichiarazione.
Scherza sul fatto che si definisca esperta di «Misterious diseases». In inglese si traduce, non c”esperta di ufo” come farebbe Giacobbo, ma semplicemente di «malattie difficili da spiegare ed identificare». Cosa c’entrano, poi, i Balcani, la Guerra nel Golfo e il 9/11?
Ve lo spiego io, che ho lavorato con loro e ho visto quanta gente arriva a chiedere aiuto:
Gatti e Montanari sono gli unici ricercatori che si battono per individuare una correlazione tra le malattie che sviluppano militari e operatori che si recano nelle zone di guerra con il “lavoro” stesso che fanno. In tanti, rientrano a casa e si ammalano di tumori e altre malattie poco simpatiche. E muoiono. Dato che le malattie sono tutte diverse tra loro, e colpiscono organi diversi, per il governo italiano non sono correlate al lavoro svolto. Quindi queste persone, spesso molto giovani, spesso con famiglia, vengono lasciate a se stesse,ammalate e senza una pensione. La Prof. Gatti si è recata di persona nelle zone di guerra, nei poligoni militari e ha raccolto campioni. Trovando all’interno delle biopsie di queste persone nanoparticelle degli stessi elementi (da combustione/esplosione) presenti sul loro luogo di lavoro, ha potuto dimostrare una correlazione con la patologia e permettere a queste persone di avere una pensione.
La stessa cosa è spesso chiamata a fare per le vittime che continuano a mietere le polveri che si sono sviluppate a New York per il crollo delle Torri Gemelle. Questo lo racconterà bene lei nell’intervista. Io mi domando come, tutti quelli che hanno diffuso per anni sulle loro bacheche di Facebook il loro amore sviscerato per i Marò, possano non portare rispetto a chi fa veramente qualcosa di concreto per i militari italiani.
Ma continuiamo ad analizzare l’articolo di Di Grazia.
Dato che non sa nulla di microscopia elettronica, Di Grazia ritiene lacunosa la spiegazione di come si preparano i campioni e chiede all’autrice delle analisi di dimostrare che tutto quello che a trovato non provenga dall’inquinamento del suo lurido microscopio elettronico personale.
Per dimostrare la scientificità del loro operato, Gatti la Prof. Gatti dovrebbe insegnare a Di Grazia, nell’ordine, a:
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Utilizzare il microscopio elettronico
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La strada per arrivare all’Arpa di Pesaro, in modo che lui possa chiedere ai ricercatori se puliscono il microscopio ed se è a norma, dato che Gatti e Montanari utilizzano quello per le loro analisi e non hanno microscopi privati.
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Riconoscere i globuli rossi dalle vertebre fossili di ittiosauro.
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Spiegargli che il microscopio è dotato di meccanismi che impediscono l’inquinamento al suo interno, cosicché lui possa riprodurre l’esperimento una volta che imparerà ad utilizzare lo strumento.
Come mai nessuno scienziato che si occupa di nanotecnologie e che sa utilizzare un microscopio elettronico ha sollevato tali obbiezioni al loro metodo?
Non mi dilungo su questo perché nell’intervista la Prof. Gatti risponde a tutto in modo chiaro, anche al perché non siano state analizzate fiale di acqua distillata come confronto. Vediamo invece come Di Grazia cerchi di smontare la validità dell’articolo, e a lui si unisca anche un altro medico in cerca di notorietà, tale Guido Silvestri.
Ecco cosa pubblicano: Di Grazia
E Silvestri che ho avuto il piacere di vedere citato da un compiaciuto Enrico Mentana. Stavo lavorando a questo articolo da un po’, e non nascondo di essermi sbrigata a terminarlo anche in suo onore.
Come potete leggere voi stessi, entrambi, generosamente, CI RISPARMIANO I CALCOLI CHE HANNO FATTO.
In realtà ce li risparmiano perchè i conti non li hanno fatti loro, hanno copiato entrambi quello che ha pubblicato un blogger americano di nome Orac.
Copiando i calcoli altrui però, sarebbe bene come minimo controllare che siano giusti. Io non sono né laureata in fisica, né in chimica, ma mi sono accorta subito che qualcosa non andava. Curiosando tra i commenti lasciati sotto all’articolo di Di Grazia, trovo che anche qualcun altro ha avuto dei dubbi: un certo Paolo Nicolini.
Lo riscrivo in grande per chi non leggesse:
Salvo di Grazia risponde al conto che gli propone Nicolini:
“Non ricordo il conto che ho fatto (perché non l’ho fatto io ma un fisico e poi l’ho trovato identico in altri articoli in giro per il web), i tuoi mi sembrano corretti ma non ho idea se corrispondono ad un dato attendibile. Se ne sei sicuro provo a chiedere a chi mi ha fatto quei calcoli. Ciao!”.
IL METODO SCIENTIFICO DELLO SCOPIAZZAMENTO DA IGNOTI?
Quindi Di Grazia avrebbe scritto un intero articolo per sbugiardare la Gatti basandosi su numeri sbagliati, e già così non sarebbe una bella figura.
“Se i conti sono giusti o no, i tuoi mi sembrano corretti, rifalli, se pensi siano davvero corretti provo a chiedere a chi mi ha fatto il primo conto.”
Con questa supercazzola Salvo di Grazia conclude la discussione con Nicolini.
Naturalmente non chiederà mai al suo amico fisico, né controllerà i conti. Se lo avesse fatto, e con lui Luigi Silvestri, forse si sarebbe accorto che l’errore di Orac e quindi anche il loro, è ancora più grave.
Non ho trovato tutte le risposte da sola, non sono così brava. Anzi, in matematica ho sempre fatto abbastanza schifo. Ma sono una scienziata, quindi, dato che qualcosa ancora non mi tornava, ho chiesto aiuto. Ad una ricercatrice laureata in fisica, che ha chiesto di non essere citata, e a Roberta de Carolis, Dottoressa in chimica e mia collega qui su Greenme che è intervenuta in mio aiuto nella seconda fase, quando mi sono accorta che l’errore era doppio.
Ho mostrato alla prima i conti di Orac e quelli di Nicolini, insieme alle elucubrazioni dei due medici sopracitati.
Mi ha risposto che:
“ Sbagliano entrambi: la massa di un migliaio di particelle dovrebbe essere dell’ordine dei 0,01 ng
Per calcolarla ho fatto così:
Volume della nanoparticella = 4/3*pigrecor^3
Densità di ossido di alluminio =trovata su wikipedia
Peso della nanoparticella:Volume *densità
Peso di 1000 nanoparticelle = peso della singola nanoparticella *1000
(*= x =moltipicazione)
A mio parere, però, la Dottoressa in Fisica mi aveva liquidato troppo in fretta e con poche spiegazioni. Non aveva letto tutto l’articolo, rapita dal macho fascino scientifico di Di Grazia. Il mio sesto senso continuava a dirmi che qualcosa non quadrava. Ma cosa?
Da brava, mi sono rimessa a guardare i numeri e le tabelle e ho trovato l’ERRORE VERO.
Il calcolo della Dottoressa in Fisica poteva essere corretto, ma per farlo, la ricercatrice aveva dato per scontato che i dati riportati da Gatti e Montanari fossero stati letti ed utilizzati correttamente, cosa che non è stata.: OLTRE A SBAGLIARE I CONTI, Di Grazia riporta che:
“Nel campione di Cervarix (sempre vaccino anti-HPV) sono state trovate 1569 particelle di idrossido di alluminio che rappresentano 0.000000000001 ng (nanogrammi) di alluminio in una fiala intera di vaccino (!). Il nulla.”
Ma non è vero!! 1569 sono particelle con ben otto composizioni differenti, tra le quali c’è anche alluminio!
Mentre l’alluminio è citato unicamente per indicare ulteriormente la sua presenza o meno nel mix di particelle.
Solo in un vaccino, il numero 1, è stato trovato unicamente Alluminio.
QUESTO E’ UN DATO IMPORTANTISSIMO. IL NUMERO CHE INDICA DIGRAZIA NEL CERVARIX SONO PARTICELLE MISTE.
LE PARTICELLE HANNO DIVERSA DENSITÀ’ E VOLUME QUINDI QUESTO CALCOLO NON SI PUÒ’ FARE!!
questo si capisce ancora meglio osservando la tabella 3, che qui ho condensato mostrando meglio Cervarix.
Lo stesso problema si presenta quando si mette a fare i conti Guido Silvestri. Quasi si stupisce che Gatti e Montanari, gli autori, non traducano il numero di particelle in una concentrazione specifica. C’è un motivo: perché essendo tutte particelle si sostanze diverse, non si può fare!!!
Riporto la replica della Prof. Gatti sui social a Silvestri. Replica che probabilmente in pochi hanno compreso. Ma quei pochi sono stati zitti!
“Non ho parole…Si stravolgono le leggi della Chimica a proprio uso e consumo. Questo signore confonde atomi e molecole con reticoli cristallini, aggregati, composti organometallici…: Fa calcoli pensando che le nanoparticelle e le micropolveri, cioè uno stato solido, abbiano lo stesso ordine di grandezza di molecole; fa un errore di 2, 3 ordini di grandezza e fa calcoli palesemente sbagliati dal punto di vista concettuale… Se il signore di cui sopra avesse letto l’articolo sulle nanocontaminazioni in una giornata di sole e l’avesse letto fino in fondo, capendolo, si sarebbe accorto che ci sono termini tecnici che sono alla base di nuove ricerche mondiali, finanziate. Biocompatibilità di materiali, nanobiointerazioni, denaturazione di proteine sono parole di nessun senso per lui.»
Ma se anche le nanoparticelle nei vaccini fossero pochissime e i vaccini sarebbero comunque paragonabili all’acqua fresca? La risposta purtroppo è no.
Tutta questa fatica da Parte di Di Grazia e Silvestri, è stata fatta per dimostrare che la quantità di inquinanti nei vaccini è talmente infinitesimale da non costituire un rischio per la salute. Non è così. Si deve pretendere che queste sostanze non siano presenti, perché le nanoparticelle, una volta iniettate, respirate, ingerite, non vengono sempre espulse, ma possono entrare nel circolo sanguigno per essere poi rapidamente sequestrate da vari organi (reni, fegato, ecc.), dove restano indefinitamente perché non sono biodegradabili.
Il problema è che sono dei corpi estranei e l’organismo li vede come tali, facendo partire una reazione infiammatoria (granulomatosi) che si cronicizza e può diventare cancro o restare, comunque, un’infiammazione che è pur sempre una malattia.
Secondo di Grazia, però, assumiamo 6 mg di alluminio ogni volta che mangiamo un piatto di pasta, quindi perché preoccuparci dei vaccini?
A parte il fatto che un bambino di tre mesi la pasta non la mangia e il paragone non ha senso, dove ha trovato questi dati?
Ero curiosa quindi ho cliccato su “sapete” nell’articolo, pensando di trovare il link alla fonte di questo dato.
Mi si è aperto questo link: https://www.assomet.it/ che porta alla pagina dell’ Associazione Nazionale Industrie Metalli non Ferrosi. Li ha trovati lì questi dati? Perché sarei curiosa di sapere, se le trafile per la pasta sono in bronzo, o in acciaio, perché ci dovrebbe essere dell’alluminio nella pasta.
Ho cercato ovunque, in rete, senza trovare traccia di questi dati. Ma naturalmente posso non averli visti, e chiedo aiuto a chi potrà illuminarmi.
Di Grazia stesso ammette di non sapere quali siano le reazioni del corpo alle nanoparticelle.
Ma “l’evidenza e l’esperienza” (scientificamente cosa significa??) secondo lui ci dicono che non ci sono rischi per la salute. Quindi lui ci può assicurare del fatto che tutti i malati di tumore in Italia e nel mondo possono stare tranquilli, le nanoparticelle, che si stanno iniziando a comprendere adesso, sono innocue, anche se l’EFSA stessa dice che:
“L’alluminio ha mostrato effetti neurotossici nei pazienti dializzati e per questo cronicamente esposti ad elevate concentrazioni di alluminio. È stato inoltre suggerito che l’alluminio sarebbe associato al morbo di Alzheimer e ad altre malattie neurodegenerative dell’uomo; tuttavia, in base ai dati scientifici a disposizione, il gruppo di esperti scientifici non ha ritenuto che l’esposizione all’alluminio tramite gli alimenti costituisca un rischio per l’insorgenza del morbo di Alzheimer.
Sono poi andata a controllare sul sito dell’EFSA.
Dice che:
“L’alluminio contenuto negli alimenti è dovuto alla sua presenza in natura, all’uso di additivi alimentari che lo contengono e alla presenza di alluminio nei materiali a contatto con gli alimenti, come vasi, padelle e pellicole di alluminio. Gli alimenti che maggiormente contribuiscono all’assunzione alimentare di alluminio sono i cereali e i prodotti a base di cereali (come pane, dolci, biscotti e pasticceria), verdure (come funghi, spinaci, rafano e lattuga), bevande (come tè e cacao) e alcuni alimenti per lattanti. L’acqua potabile rappresenta una fonte di esposizione secondaria. Un’ulteriore esposizione può derivare da medicinali e prodotti di consumo che contengono composti dell’alluminio.”
Cioè anche loro non hanno dati scientifici a sufficienza per dirci che non ci sono pericoli, ma sulla base delle loro impressioni, dobbiamo stare tranquilli.
LA SCIENZA NON FUNZIONA COSI’. SE NON SEI SICURO, AMMETTI DI NON SAPERE E FAI ESPERIMENTI FINCHÉ’ NON RIESCI A DIMOSTRARE CHE E’ VERO.
ALTRIMENTI PRETENDI CHE LA GENTE ABBIA FEDE E QUESTA SI CHIAMA RELIGIONE. E NON HA NULLA DI SCIENTIFICO.
Davanti a un fenomeno di cui non conoscono la causa, gli scienziati: compiono osservazioni sistematiche; formulano una domanda; elaborano un’ipotesi, ossia una possibile soluzione alla domanda; traggono previsioni dall’ipotesi; controllano la validità delle previsioni con ulteriori osservazioni o esperimenti. Il procedimento che parte dall’osservazione, prevede la formulazione di ipotesi e previsioni, e infine verifica la correttezza delle previsioni e costituisce quello che chiamiamo metodo scientifico.
Cito le conclusioni dell’articolo incriminato di Gatti e Montanari, dimostrandovi che hanno diffuso interpretazioni fantasiose di ciò che hanno scritto. Se non conoscete l’inglese, usate google translator. Alla voce Conclusions nell’articolo pag. 11 e 12.
“Le analisi effettuate mostrano che, in tutti i campioni controllati, i vaccini contengono sostanze estranee non biocompatibili e bio-persistenti, contro cui il corpo avrà sicuramente una reazione, che non sono stati dichiarate dai produttori. Questa nuova indagine rappresenta un nuovo mezzo di controllo di qualità, che può essere adottato per valutare la sicurezza di un vaccino. La nostra ipotesi è che questa contaminazione sia involontaria, probabilmente dovuta a componenti o procedure inquinanti di processi industriali (ad esempio filtri) utilizzati per produrre i vaccini, non indagati e non rilevati dai produttori. Se la nostra ipotesi corrisponde a realtà, un controllo stretto dei luoghi di lavoro e la piena conoscenza dell’intera procedura di preparazione del vaccino, probabilmente permetterebbe di eliminare il problema. Una ulteriore purificazione dei vaccini potrebbe migliorare la loro qualità e probabilmente potrebbe ridurre il numero e la serietà degli effetti avversi avversi.”
Vi sembrano le parole di qualcuno che è contrario ai vaccini, o di chi cerca di tutelare la salute dei cittadini?
Ah dimenticavo! Ora io entrerò a pieno titolo a far parte delle fila dei complottisti. Per fortuna non lavoro più all’università e non sono un medico, quindi non posso essere radiata.
IL COMPLOTTO
Se non abbiamo argomenti scientifici, allora cosa facciamo? Diffamiamo i nostri avversari, distruggiamo la loro credibilità, li facciamo passare per ufologi. Anzi, arriviamo a mettere in dubbio la loro laurea e i loro titoli. Diventano pseudoricercatori. Sono curiosa di sapere cosa diventerò io dopo questo articolo.
E se, come la Prof. Gatti, sparirò anche io dal database dell’università. Nel video ho documentato tutto, date un’occhiata.
E ho capito perché blogger in cerca di fama come l’Oca Sapiens de La Repubblica, anche lei fan di ORAC, possono permettersi di affermare, seguiti dai pecoroni avidi di malevolenze, che: “All’estero hanno dubbi sulle credenziali di Antonietta Gatti in Montanari. Vanta – vantava? – un’affiliazione con il CNR di Faenza, anche se non in un istituto di nanopsicopatologia dei morgelloni, ma ho trovato solo questo.”
Naturalmente, in Europa e in America, le commissioni permettono a gente non laureata o che millanta i propri titoli di vincere e gestire progetti scientifici del valore di migliaia di euro senza controllare…. ma facendo un giro su internet, si vede come sia il CNR che l’Università di Modena e Reggio Emilia (1979/2011) abbiano cancellato ogni riferimento inerente alla Prof. Gatti. Censura o gomblotto?
Anche il sito del progetto INESE, nei link delle università partner, non è raggiungibile, o lo è unicamente in modo parziale.
Sarò una gomblottista, ma nel 2016 i media diffondono la voce che la Prof. Gatti sia stata nominata dalla parte contraria alla vaccinazione di una coppia, come perito. Nella disputa tra i genitori sulla vaccinazione o meno della prole, in realtà l’avvocato di una di queste aveva unicamente citato uno studio a firma della Prof.
Lei non c’entrava assolutamente nulla e risponde con una nota stampa: La dottoressa Antonietta Gatti, chiamata in causa nel caso giudiziario in cui due genitori sono divisi sulla decisione di vaccinare o meno la figlia, chiarisce di non “avere nulla a che fare con il caso”.
Ma l’Università ormai aveva diffuso questo simpatico comunicato in cui ribadisce la propria posizione a favore dei vaccini e sottolinea che ” la dottoressa Antonietta Gatti, nominata dalla parte contraria alla vaccinazione come perito, non fa più parte dell’organico dell’Università da novembre 2011″.
Mi fermo qui.
Invitandovi a controllare ciò che viene scritto da chiunque. Io non so tutto e mi sono fatta aiutare, ho chiesto e indagato finché le cose non sono state chiare. Se mi sbaglio, non basterà affermare che sono solo una stupida botanica-pasticcera-quasivegana-adoratricedellaluna. Aspetto che siano confutati i numeri, matematica e fisica.
Diffidate di chi è troppo arrogante e che per poter diffondere le sue idee ha bisogno di infangare e distruggere l’avversario, andando anche sul personale pur di mettere in dubbio la sua credibilità. Significa che non ha argomenti a sufficienza e da un pessimo esempio ai giovani. Condanniamo il bullismo nelle scuole, ma i bulli cresciuti diventano delle star del web. Non va bene.
Vi lascio alla visione dell’intervista con la Dottoressa Gatti, sono sicura che la apprezzerete.