di
Michele Mendolicchio
La partita sulle intercettazioni, che vede alleati maggioranza e opposizione, è una foglia di fico.
Furbescamente il presidente del Consiglio Berlusconi ha utilizzato l’inchiesta Why not del pm De Magistris per lanciare l’allarme sulla privacy, a suo dire in pericolo L’intento è quello di forzare la mano anche al Pd per arrivare al più presto ad una riforma sulle intercettazioni. L’intento è quello di mettere la museruola bipartisan ai magistrati coraggiosi, prima al gip Clementina Forleo che aveva accusato D’Alema e Fassino per il caso Unipol, poi al pm De Magistris che aveva iscritto nel registro degli indagati l’allora presidente del Consiglio Prodi. Ora a Gioacchino Genchi, ex consulente di De Magistris, accusato di aver messo sotto controllo migliaia di utenze, costituendo negli anni una sorta di grande archivio segreto. Il che non è assolutamente vero, come ha avuto modo di dire lo stesso mago dell’informatica: “Io non ho mai intercettato nessuno e non esiste un archivio Genchi”. E allora dietro l’allarme lanciato da Berlusconi, condiviso dal Pd e dai sindacati, c’è la volontà di affossare definitivamente le inchieste di De Magistris, in primis Why not e Poseidon, una sorta di torta di fondi europei gestita dall’imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere pubbliche della Calabria. A beneficiarne non erano solo i partiti di centrosinistra e di centrodestra ma anche assessori della stessa giunta calabrese e dell’opposizione e inoltre sindacati, patronati, imprenditori e, dulcis in fundo, ufficiali della Guardia di finanza e di altri corpi delle forze armate. Insomma, al banchetto partecipavano quasi tutti. E per questo De Magistris è stato fermato. Prima, nell’estate del 2007, con la richiesta di trasferimento dell’ex Guardasigilli Mastella, poi con l’avocazione delle inchieste da parte del pg Dolcini e, infine, con l’intervento inquisitorio del Csm che ne ha disposto il trasferimento alla procura di Napoli. Senza contare la vicenda della cosiddetta guerra tra procure, tra quella di Salerno e quella di Catanzaro, cui ha posto fine il Csm con la rimozione del capo della procura campana e di altri suoi assistenti. E anche in questo caso si è trattato di un bavaglio istituzionale, tra Guardasigilli Alfano, Csm e Quirinale. Va ricordato che la procura di Salerno stava indagando, su denuncia di De Magistris, sull’avocazione illegittima delle inchieste Why not e Poseidon. Ed è stata fermata. A chiudere il cerchio ci pensa il presidente del Consiglio Berlusconi con il suo clamoroso monito di allarme a difesa della privacy, messa a rischio dall’archivio Genchi. E il Pd finito nella rete delle inchieste, prima quella abruzzese con la decapitazione dell’intera giunta retta da Ottaviano Del Turco, poi con quella campana con l’arresto di assessori della giunta Iervolino e dell’imprenditore Romeo, distributore di tangenti ha tutto l’interesse ad accordarsi con il nemico Berlusconi per mettere a punto la stretta sulle intercettazioni. Blaterando la minaccia del grande orecchio Genchi si vuole in realtà affossare definitivamente le varie inchieste di De Magistris, in cui sono invischiati quasi tutti, dai partiti ai magistrati, dagli imprenditori ai sindacati, per finire agli ufficiali delle varie forze armate. Quindi, dalla Calabria i rivoli delle tangenti si diffondevano in tutto il Paese. A proposito della messa in castigo dei pm della procura salernitana, ricordiamo quanto detto dal consulente Genchi. “Quando è stata scippata l’indagine a De Magistris -ha chiosato in una recente intervista a Sky- ben tre magistrati della procura di Salerno hanno considerato criminogena quella condotta. Se continua così in Italia i provvedimenti giurisdizionali dei pubblici ministeri e le decisioni dei giudici conteranno meno dei bond della Parmalat”.
“Esploderà il più grande scandalo della nostra storia”, ha annunciato il presidente del Consiglio, in riferimento al presunto archivio Genchi ben sapendo che il più grande scandalo è l’aver messo la museruola bipartisan, prima al gip Clementina Forleo, adesso al pm De Magistris. E così con la nuova legge sulle intercettazioni, governo e opposizione vivranno felici e contenti, senza più il terrore delle prove inconfutabili di maghi dell’informatica come Genchi.
Fonte: www.rinascita.info