di
Marco Cedolin
Nel mondo globalizzato governato dai grandi organismi mondiali, si susseguono gli incontri ai massimi livelli. Riunioni, summit, forum, conferenze, G7, G8, G20, continuano a riproporre a latitudini diverse la medesima congrega di premier, ministri, magnati dell’industria e della finanza, impegnati a plasmare il futuro di alcuni miliardi di esseri umani e di un intero pianeta nella maniera che risulta più funzionale ai propri interessi. Si tratta degli stessi individui, degli stessi organismi e delle stesse multinazionali che hanno creato la crisi economica, la crisi finanziaria e la crisi ambientale ed ora stanno tentando di vendere, come tanti piazzisti, la cura miracolosa consistente nel farne pagare il conto a quei miliardi di persone che già stanno subendone le pesanti conseguenze all’interno del proprio quotidiano.
S’inserisce perfettamente in questa logica il Forum dell’acqua, apertosi ieri ad Istanbul e organizzato dal Consiglio Mondiale dell’acqua, una sorta di think – thank privato, diretta emanazione della Banca Mondiale e delle grandi multinazionali che proprio speculando sull’acqua
costruiscono i propri profitti. All’incontro prenderanno parte 3000 organizzazioni, circa 20 capi di stato e 180 ministri dell’ambiente di altrettanti paesi del mondo, fra i quali l’Italia rappresentata dal ministro Stefania Prestigiacomo.
I partecipanti hanno iniziato a discutere delle questioni relative alla disponibilità e alla sicurezza dell’acqua, partendo dall’allarme lanciato dall’ONU riguardo al fatto che nel 2030 la metà della popolazione mondiale si ritroverà a fare i conti con la penuria d’acqua a causa dei cambiamenti climatici, dell’aumento di popolazione, della crescente domanda di energia, e dell’incapacità politico-gestionale della classe dirigente mondiale.
Sono stati in molti a vedere un cortocircuito logico nel fatto che ad affrontare lo spinoso argomento fosse delegata proprio quella classe dirigente che ha contribuito a creare i presupposti della crisi idrica globale. Sono stati in molti (alcune centinaia secondo i pochi giornali che hanno dato la notizia) a protestare ad Istanbul contro l’apertura del quinto Forum internazionale dell’acqua, prima di venire caricati e manganellati dalla polizia (vedi foto) ricevendo il trattamento standard che le democrazie occidentali riservano abitualmente a chiunque osi dissentire.
Sono state 118 organizzazioni facenti capo a 33 paesi a sottoscrivere una lettera indirizzata al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, all’interno della quale gli estensori della stessa domandano al capo dell’Onu di ritirare il proprio sostegno al Consiglio Mondiale dell’Acqua, mettendone in dubbio la legittimità e la trasparenza.Saranno in molti ad organizzare, proprio in questi giorni ad Istanbul, un Forum alternativo composto da tutti coloro che non riconoscono la legittimità del Consiglio Mondiale dell’Acqua, avendo ben compreso la reale natura dell’incontro, finalizzato a discutere la spartizione della risorsa acqua in funzione d’interessi assai lontani da quelli della collettività.