di Maurizio Blondet

 

 

Questa non la sapevo, ho dovuto apprenderla da un articolo di John Laughland, intelligente giornalista britannico controcorrente (1).
Laughland racconta ai suoi lettori lo sdegno ipocrita che, in Italia e in Europa, ha accolto le frasi di Alemanno sul fascismo (non era il male assoluto, lo è diventato solo per le leggi razziali del ’38) e di Larussa (anche gli italiani che aderirono a Salò lo fecero per amor di patria). Dopo queste dichiarazioni “l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni s’è dimesso dalla direzione del Museo della Shoah nella capitale, di cui Alemanno è presidente”.
Tutti si sono strappati le vesti, gridando al fascismo che torna, anche la lobby ebraica italiana. Ma quale fascista, scrive Laughland: Alemanno “l’ho intervistato per The Spectator, e l’ho trovato non solo stufo marcio di doversi difendere continuamente da queste accuse, ma anche molto più vicino ai neoconservatori che ai fascisti. Alemanno ha persino creato un gruppo chiamato Kadima World Italia, …
… il cui scopo, come dice il nome, è sostenere le politiche del partito israeliano fondato da Ariel Sharon. Alemanno m’ha detto: “Difendere Israele è difendere l’Occidente”.
Ecco a cosa s’è ridotta quel che chiamiamo democrazia. Votiamo un politicuccio italiano nel presupposto che, almeno, sostenga gli interessi italiani, o dei romani di cui è sindaco, e lui invece è lì per difendere, prima, gli interessi di un partito israeliano, di quello attualmente al potere. La fedeltà e lealtà del politico da noi votato vanno ad Israele.
Ma l’abbiamo poi votato? Abbiamo espresso la nostra preferenza? Alemanno è stato messo lì da un accordo fra segreterie, su indicazione di una lobby, selezionato in base ad alchimie di partito in cui, come cittadini votanti, non abbiamo voce in capitolo.
Ha ragione Laughland: è il gran partito occidentale dei neoconservatori israeliani. La versione comica e piccina della “democrazia” americana. Anche Bush è stato “eletto” non dai votanti ma dalla Corte Suprema, che ha sancito che a lui erano andati 500 voti di differenza sul suo rivale Al Gore (allo sconfitto per decreto è stato dato, come consolazione, il Nobel per Nullità); e non solo Bush, ma i candidati alle elezioni americane, si affannano a proclamare che metteranno l’interesse di Israele davanti a quello degli Stati Uniti.
Evidentemente non fanno appello al voto dei cittadini, non è il loro giudizio che temono nè il loro favore che cercano, ma quello dell’AIPAC, American Israeli Political Committee.
E chiamiamo ancora tutto questo “democrazia”.
Alemanno ha dovuto difendersi, balbettante, dallo sdegno della comunità ebraica di cui è amicissimo, o meglio servo. Prosegue Laughland: “Ciò che più disgusta in qusta falsa indignazione sul presunto fascismo di Alemanno è che la stessa gente che la esprime non fanno lo stesso nei riguardi di certi politici europei” che proclamano apertamente la loro simpatia per il nazismo.
“Parlo”, dice Laughland, “dell’ex premier dell’Estonia Mark Laar, che è il cocco dell’establisment di Washington ed ospite fisso dell’AmericanEnterprise (il think-tank di Wolfowitz, Perle e Ledeen: insomma dei gestori dell’unilatealismo aggressivo americano)”. Laar è “un simpatizzante delle Waffen SS estoni…Laar è autore di un libro che esalta la resistenza antisvietica in Estonia che fu condotta dalle Waffen SS; si è anche opposto alla rimozione di un monumento celebrativo delle SS che sorge in un villaggio” estone.
Perchè la comunità ebraica, così urtata dalle incaute frasi del loro membro Alemanno, non rivolgono il loro sdegno verso Laar? Se il fascimo italiano è il male assoluto, il nazismo tedesco cos’è?
Continua Laughland: “Non ci sono state proteste nemmeno contro il presidente lituano Valdan Adamkus, che come i suoi colleghi di Lettonia ed Estonia è nato e cresciuto da cittadino americano (ecco la democrazia baltica: tre americani come presidenti), che ha combattuto personalmente nell’armata germanica e lo proclama nel suo website.
Silenzio anche quando il governo lettone ha creato a Lestene un cimitero con migliaia di tombe per la Divisione Lettone SS che combattè i sovietici”. Le nuove “democrazie” baltiche, nota il giornalista britannico, sono come minimo “revisioniste”: fondano musei anti-russi dove proclamano che i loro paesi furono “occupati” dall’Urss, mentre molti estoni e lettoni furono bolscevichi entusiasti”.
Varrà la pena di ricordare che fu un reparto di fucilieri lettoni, al comando dell’ebreo e segretario del Comitato Centrale Jacob Sverdlov, a sterminare lo zar e la sua famiglia ad Ekaterinburg; la città dell’eccidio fu poi rinominata “Sverdlovsk”, dal nome dell’assassino glorioso.
“Eppure, non senti mai qualche politico che esprime allarme alla inclusione di questi personaggi e dei loro stati entro l’Unione europea e la NATO. Forse perchè l’imperativo geopolitico è di averli a bordo, questi estremisti, allo scopo di usarli come punte di lancia dell’accerchiamento della Russia operato dalla NATO , è ritenuto più importante dei tabù del politicamente corretto”.
Ecco un argomento che Alemanno potrebbe opporre al suo capo, Riccardo Pacifici: Badrone, perchè te la prendi con me povero negro, quando avete imbarcato dei nazisti biondi, orgogliosi di esserlo, e li chiamate pure “democratici”? Non sono “democratico” anch’io, badrone?
A sua discolpa Alemanno potrebbe persino esibire il numero del 13 settebre di Libération, il quotidiano trotzkista (attualmente proprietà dei Rotschild), che dà ampio spazio a una tirata anti-russa di Andriu Kubilius, presidente della commissione affari europei della Lituania, Marko Mihkelson, suo pari-grado in Estonia, e Vaira Peagle, altro pari-grado della “democrazia” lettone (2). Questi sono tre neonazisti dichiarati, perché deplorano “la disfatta dal nazismo” che rese possibile “il disegno di Stalin per l’Europa, porre le democrazie dell’Est sotto la tirannia sovietica”. D’accordo: ma allora non è il nazismo il male assoluto, bensì Stalin? Nei paesi baltici, il nazismo è autorizzato. Dalla lobby, dall’”Occidente”. Si può.
I tre nostalgici autorizzati di Hitler dicono ora, sul Libé della gauche-caviar-Rotschild, che Putin è il nuovo Stalin; che lo ha dimostrato con “l’aggressione militare brutale della Russia alla Georgia” (ma Berlusconi non dice il contrario, che è stata la Georgia ad aggredire?); che dunque la NATO deve difendere le piccole “democrazie”, e sparare bombe contro la Russia. Morire per Tbilisi, come ci ha ordinato Bernard-Henry Lévy.
Alemanno è dunque davvero non fascista (questo no, è il male assoluto), ma nazista – almeno nella misura in cui Israele lo permette a un goy. Difatti, aderisce al partito Kadima, quello fondato da Sharon il massacratore di palestinesi, quello che ha rinchiuso Israele dentro un Muro di 800 chilometri, su terra rubata alla razza inferiore, per preservarne la purezza razziale (si sa, le donne ebree possono cedere agli arabi, notoriamente lubrichi e sessualmente potenti; nascerebbero bastardi di razza mista). E’ il nazismo al Talmud. E il diritto talmudico: due pesi e due misure.
Ecco qui la “democrazia” cui siamo soggetti.
B’Tselem, la benemerita organizzazione ebraica che si batte per i diritti umani, ha pubblicato un rapporto (3) sulle occupazioni di terre palestinesi, da parte di coloni illegali e impuniti, in Cisgiordania, al difuori del Muro – dunque in territorio che Israele riconosce come non suo.
“L’annessione di questi terreni”, si legge nel rapporto, “avviene con vari mezzi, ma due sono i più usati: 1) i coloni, insieme a volte a membri dell’IDF (l’esercito di Sion), aggrediscono fisicamente e molestano violentemente i palestinesi che si avvenurano presso i loro insediamenti; e 2) elevando recinzioni e steccati fisici, con apparecchi elettronici di sorveglianza, per bloccare l’accesso dei palestinesi ai propri terreni”. Di fronte a questo esproprio continuo “le autorità israeliane chiuedono tutti e due gli occhi, evitando sistematicamente il loro dovere di far applicare la legge contro i coloni”.
La terra rubata a questo modo – terrasanta, terra “sacra” ai giudei – ha più che raddoppiato l’estensione degli insediamenti ebraici, aumentati di due volte e mezzo. “Negli ultimi anni Israele ha formalizzato la chiusura di queste terre legalizzandole con ordini militari come Special Security Areas”. Si tratta di ampliare le aree “per motivi di sicurezza, onde proteggere i colonoi” ebraici dalle “aggressioni” dei palestinesi, dicon o le autorità militari: sono terre di nessuno, in cui nessuno deve accedere, onde si possano vedere da lontano i “terroristi” avvicinarsi ai deboli coloni. Come si sa, Israele è perennemente in pericolo.
“Ma come può dimostrare B’Tselem, le autorità permettono ai coloni di entrare e coltivare queste cosiddette “aree di sorveglianza” vietate ai palestinesi, che non riescono più a coltivare quei loro terreni. Ciò contraddice la scusa di ragioni di sicurezza addotte dall’esercito”.
Ovviamente. E’ il diritto talmudico: due pesi, due misure.
Tutto per la razza eletta, niente alla razza inferiore. E poi veniteci a parlar male dle Terzo Reich. Bisogna leggere le testimonianze dei palestinesi privati delle loro terre, raccolte da B.Tselem: la vedova costretta a fuggire dal suo uliveto dai coloni ebraici armati di fucili, che per la paura ha dovuto lasciare sul posto le scale e le reti per la raccolta delle olive a terra, e le ha trovate bruciate, e oggi non può più andare là al suo campo, perchè “ci sono l miliziani dei coloni, e noi ci nascondiamo quando li vediamo”.
O la testimonianza del pastore che ha visto ammazzare a colpi di pistola, senza motivo, da un colono in kippà accompagnato dal figlio 14 enne, un altro compagno pastore. O l’altro coltivatore di olivi di Betlemme aggredito da una torma di coloni giudaici, picchiato a sangue, davanti ai militari israeliani che non hanno alzato un dito: sono lì a difendere i coloni, i deboli coloni circondati da nemici. Il Quarto Reich ha questo di meglio del Terzo: che è pure vittimista.
La filiale israeliana di un’altra associazione umanitaria, i Medici per i Diritti Umani (Physicians for Human Rights) ha documentato in che modo lo Shin Beth, la polizia politica israeliana (la Gestapo di Sion, diciamo) arruola informatori e collaborazionisti palestinesi a Gaza: i malati che chiedono di uscire da Gaza assediata per farsi curare in un ospedale israeliano si vedono rifiutare il permesso, se non accettano di “collaborare”, di spiare i loro vicini e conoscenti.
Alcuni hanno rifiutato, come Shaban Abu Obeid, che ha un pacemaker che richiede periodica messa a punto, e preferisce morire che tradire; o come Bassam Waheidi, 28 anni, che avendo rifiutato di collaborare, si è visto negare il permesso, ed è diventato cieco da un occhio per mancanza di cure.
Molti cedono, per debolezza, di fronte a questi piccoli favori. Per lo più, è piccola gente: le “informazioni” che danno ai loro persecutori sono meschine, di basso livello, tradimenti minimi di vicini e parenti senza potere. Ma con ciò, gli aguzzini rendono la società prigioniera di Gaza “sospettosa di sè, malata, in cui ognuno si domanda se il vicino è qualcuno di cui deve diffidare”. Anche così si piegano le volontà, così si degradano le anime, esattamente come nella fu Unione Sovietica, come nella Germania Est per opera della Stasi.
Ed è questo “l’Occidente” che Alemanno proclama di difendere “difendendo Israele”? Non in nostro nome, servo del Reich di Katz: non ti abbiamo votato noi, la tua patria non è qui. No, non fu il fascismo il male assoluto, visto che si può far di peggio. E tu ne sei complice.
Maurizio Blondet (Effedieffe)
Note
1) John Laughland “Bogus Outrage: why some are criticized over Nazism and others are not”, Brussels Journal, 11 settembre 2008.
2) Kubilius, Mihkaelson, Peagle, “Le neo-imperialisme russe plane sur l’Europe”, Libération, 13 settembre 2008. In questa vasta campagna anti-russa è molto attivo – è stato attivato – anche il nostro partito radicale, la cui radio è da noi pagata con 20 miliardi di lire annue.
3) “B’Tselem Report: Israel increased area of dozens of settlements east of the Separation Barrier by tens of thousands of dunams”, B’Tselem, 11 sette,bre 2008.
4) Jonathan Cook, “Israel and the Dark Arts”, Counterpunch, 12 settembre 2008. Jonhatan Cook è un coraggioso giornalista che ha scelto di vivere a Nazareth, fra I detenuti del lager giudaico, onde documentare le atrocità della “sola democrazia del Medio Oriente”. Fra i suoi ultimi saggi, “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” (Pluto Press) e “Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” (Zed Books). Il suo website è www.jkcook.net.

fonte:

http://www.effedieffe.com/content/view/4493/176/ 

www.luogocomune.net