DI
PAOLO DE GREGORIO
Francamente non capisco quale entusiasmo possa mostrare l’esito di un campionato di calcio italiano, dove da decenni lo scudetto è proprietà privata di solo 3 squadre, tutte del nord, Juve, Inter, Milan, che hanno dietro i gruppi economici più facoltosi della penisola, che fanno a gara per comprare i migliori giocatori del mondo, al punto che nell’Inter non si vede neanche un nome italiano. Il capitale si è impossessato anche dello Sport e ne ha fatto la cinghia di trasmissione della cultura di massa del potere del denaro, ha introdotto le logiche di mercato, di profitto, di potere politico, di corruzione, di doping, regalando ai “sudditi” uno spettacolo abbagliante che “solo” i capitalisti sanno e possono fare. Lo scenario che rivela è quella della dittatura del denaro e dei presidenti. Le loro decisioni da monarchi vincenti e infallibili, la replicazione nello sport della nostra società basata su chi comanda e chi obbedisce e assiste.
La cosa disgustosa del nostro tempo è quella che coloro che straparlano ogni piè sospinto di democrazia e libertà sono proprio quelli che in fondo parlano solo della propria libertà, quella di padroni onnipotenti, che la vogliono solo mantenere. La democrazia è parola vuota, se non favorisce la partecipazione dei cittadini come reali protagonisti, e qui si fa di tutto per creare solo sudditi.
In Spagna vi è una eccezione, vi è il Barcellona, una squadra vincente, il cui proprietario è una “public company” formata da 165.000 soci, che sulle maglie invece degli sponsor porta il simbolo dell’Unicef, dove si punta soprattutto sul vivaio, il “plantel”, e dove si elegge il presidente ogni 4 anni, massimo due mandati, dando così una lezione di democrazia a tutti.
Tra il Milan di Berlusconi, usato per dimostrare di essere vincente ed essere promosso in politica, e il Barcellona vi è la stessa differenza fra dittatura e democrazia. Se poi ci ricordiamo che alla proprietà del Milan si deve aggiungere la proprietà dei principali media italiani, i giornali, le riviste di gossip, le mani sulla RAI, l’impunità penale avuta con il “lodo Alfano”, eccoci arrivati ad una figura dittatoriale, costruita con regole “democratiche”, che è ora di rivedere drasticamente, perché è ormai chiaro che la concentrazione di potere economico affiancato al potere politico è incompatibile con la democrazia.
Fare della RAI, ente in mano al potere politico, una “public company” dei cittadini azionisti (solo quelli che pagano il canone), senza pubblicità, autogestitita democraticamente, totalmente indipendente dal potere politico e industriale, sarebbe un valido esempio di inizio di democrazia, capace di incrinare il potere assoluto del “pensiero unico” di matrice piduista e realizzato dal caro “papi”.
Fonte: www.comedonchisciotte.org