È in corso in queste ore una formidabile battaglia nella valle afghana di Helmand, a sud di Kabul. 4000 marines americani e 650 soldati afghani, al comando del colonnello Eric Mellenger della II brigata marines, provano a stanare le milizie talebane dalle loro basi operative da cui impongono la legge islamica sharia e il traffico degli oppiacei. Si spara poco, per ora. (…) combattere la guerriglia, impresa che richiede pazienza, tempo e non è mai semplice, diceva Lawrence d’Arabia. Oggi, nell’epoca dei media attivi 24 ore su 24, la guerra è pace, come Tolstoj non avrebbe mai immaginato. Non si vince solo uccidendo e distruggendo, ma contemporaneamente ricostruendo e insegnando. È dunque felice l’arrivo parallelo di due libri assai diversi tra di loro, ma che rispondono alla stessa domanda: come si combatte e come ci si rappacifica nel XXI secolo?
(Gianni Riotta, “Se la guerra prepara la pace”, Il Sole 24 ore, 5 luglio 2008)
Il ministero della Verità, Miniver in neolingua, era molto diverso da ogni altra costruzione che si potesse vedere all’intorno. Consisteva, infatti, in una enorme piramide di lucido candido cemento, che saliva, a gradini, per cento metri. Dal luogo dove si trovava Winston, si potevano leggere, stampati in eleganti caratteri sulla sua bianca facciata, i tre slogan del partito:
LA GUERRA E’ PACE
LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’
L’IGNORANZA E’ FORZA
Non esiste, ben inteso, nessuna ragione perchè i nuovi totalitarismi somiglino ai vecchi. Il governo basato su manganelli e plotoni di esecuzione, carestie artificiali, imprigionamenti e deportazioni di massa, è non soltano disumano (cosa che oggi come oggi non preoccupa nessuno più di tanto), ma provatamente inefficiente. E questo, in un’era di tecnologia avanzata, è un peccato contro lo Spirito Santo. Uno stato totalitario davvero “efficiente” sarebbe quello in cui l’onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e il loro esercito di direttori soprintendessero a una popolazione di schiavi che ama tanto la propria schiavitù da non dovervi essere neanche costretta. Far amare agli schiavi la loro schiavitù: ecco qual è il compito ora assegnato negli Stati totalitari ai ministeri della propaganda, ai caporedattori dei giornali e ai maestri di scuola.
(Aldous Huxley, Nuova prefazione a “Mondo nuovo”)
La guerra – oggi – sarà anche pace. Ma i morti sono sempre morti. Non è vero, signor Riotta?
P.S. Ovviamente Gianni Riotta – che per chi non lo sapesse è il direttore de “il Sole 24 ore” – si riferiva ad altri libri e ad altri scrittori, non a Orwell e Huxley. Erano Orwell e Huxley che – forse e senza (ancora) saperlo – si riferivano a lui
Aggiunta: chi scrive sente di dover correggere (un pochino) il tiro. I due scrittori inglesi forse immaginavano maestri di propaganda un po’ meno naif e al sugo all’amatriciana. Ma insomma nel Belpaese, si sa, che c’è quello che c’é. S’intende: lo dico per rispetto all’intelligenza di Orwell e Huxley. Non per Riotta.